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Filosofi in Italia

Cesare Beccaria

Giordano Bruno

Tommaso Campanella

Domenico Cirillo

Cesare Cremonino  

Benedetto Croce

* penetrazione dell'illuminismo nel '700

Marsilio Ficino

Gaetano Filangieri

Francesco Fiorentino (alla base delle formazione di Giovanni Gentile)

 * filosofi italiani del Novecento  

Galileo Galilei

Giovanni Gentile

Ludovico Geymonat

Antonio Gramsci

Raffaello Lambruschini

Leonardo Da Vinci

Giacomo Leopardi

Lorenzo il Magnifico

Alessandro Manzoni

Annibale Pastore

Federgo Pendasio

Pico della Mirandola

Pietro Pomponazzi

Giuseppe Prezzolini

Antonio Rosmini

Luigi Stefanini

Bernardino Telesio

Giulio Cesare Vanini

Giambattista Vico

Elémire Zolla (* = pagine in costruzione) 

Mi pare che il primo a parlare di filosofi italici sia stato Diogene Laerzio, ma la sua definizione aveva solo un carattere geografico, perché gli italici costituivano parte integrante fondamentale della lingua e cultura greca.

Sui temi dell'identità nazionale si sono avute divergenti opinioni al Congresso di Filosofia di Firenze (Società Filosofica Italiana, nov. 1999).

Ha senso definire-circoscrivere la filosofia in termini di luogo o di lingua o di nazione? NO, dal punto di vista teorico, perché la filosofia è per definizione universale. Il filosofo è cittadino del mondo.

D'altro canto per costituirsi come filosofi, per fare filosofia, bisogna salire sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto e che ci hanno offerto la loro visione in termini di leggibilità e comprensione prima di tutto linguistica, poi socio-economica, e solo nel punto più alto in termini culturali-teorici. E' totalmente comprensibile Hegel al di fuori della lingua tedesca? Ci si può appropriare del pensiero di Vico al di fuori della lingua latina e italiana? Possiamo capire I Ching al di fuori degli ideogrammi cinesi?

Il problema si risolverà quando parleremo tutti in termini logici - matematici? Oggi tale universalità ci è offerta, sul versante tecnico, dal linguaggio digitale.Tale linguaggio-macchina sta precostituendo la piattaforma su cui far viaggiare una lingua franca mondiale, che di fatto è l'inglese.

Gli storicisti e i "continentali" continuano a mantenere o a considerare l'ottica "nazionale", gli "analitici" privilegiano la visione globale, che viaggia su lingua inglese. Comunque la ricerca d'ora in poi in filosofia (esattamente come in ambito scientifico) avrà senso solo se condivisa a livello mondiale. Tale possibilità è oggi offerta dalla piattaforma digitale. Ritengo però importante precostituire su piano digitale la nostra presenza riassumendo la nostra storia. 

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