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Benedetto CROCE

Pescasseroli 1866 - Napoli 1952


 

Malinconica e triste che possa sembrare la morte, sono troppo filosofo per non vedere chiaramente che il terribile sarebbe se l'uomo non potesse morire mai.

Croce, dis. di R. Grossman

BIOGRAFIA

Nel 1883 aveva perso tutta la famiglia (padre-madre-sorella) sotto le macerie in seguito al terremoto a Casamicciola (Ischia - più di 2000 vittime) ove si trovavano i genitori per cure termali. Ebbe in seguito come tutore a Roma Bertrando Spaventa, Lì ascoltò le lezioni di filosofia morale dell'herbartista Antonio Labriola. Nel 1886 torna a Napoli, dove abita da solo e si inserisce nel circolo della Società Storica (De Blasiis, Di Giacomo, Schipa). 

Libero da legami ufficiali (aveva abbandonato gli studi giuridici), Croce si era affermato come studioso (dai primi scritti di critica letteraria sotto influenza del De Sanctis a   "La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte" alla conoscenza della cultura inglese francese e tedesca)  progettava una rivista che avesse come obiettivo l'illustrazione della vita intellettuale italiana degli ultimi cinquanta anni, con la conseguente demistificazione della cultura accademica ufficiale.  Nei primi anni della sua rivista "La critica" (1903-1944) la parte riguardante la vita intellettuale italiana  era curata espressamente da Croce, mentre la parte riguardante la filosofia era di competenza di  Gentile.

Nel 1907 inizia la pubblicazione delle sue opere presso il giovane editore Laterza con  "Ciò che è vivo e ciò che è morto della filosofia di Giorgio Hegel"due anni dopo con la Logica, e nel 1911 con la monografia su Vico (di cui C. si è sempre considerato ideale discepolo "un misura maggiore che non rispetto ad Hegel" (FRANCHINI 1953, 29).

Nel 1910 era stato nominato senatore (su proposta del ministro Sonnino indicatogli da Giustino Fortunato). Nei cenni biografici autorizzati dal Croce pochi mesi prima della sua morte (FRANCHINI 1953,30) si riporta con risalto la battaglia senatoriale di Croce contro l'istituzione di una cattedra di "filosofia della storia". Fedele alla logica vichiana di storia come unità pensiero-azione, Croce non accettava di distaccare le situazioni di fatto dalla filosofia, la filosofia essendo "essa stessa storiografia"

Risale al 1912 il distacco dall'attualismo Gentile, completato con il 1922 (quando quest'ultimo passò a fare il ministro del governo fascista) e con l'adesione al neonato Partito Liberale italiano fondato a Livorno nel 1924. 

Contrario per convinzione filosofica all'autobiografia ("la mia vita è tutta nelle mie opere") , nel 1915 pubblica la prima edizione di "Contributo alla critica di me stesso" ove delinea il quadro dello sviluppo culturale della sua epoca piuttosto che la sua biografia. 

L'ascesa del fascismo non fu immediatamente percepita dal Croce come un pericolo. Seguace di Giolitti, manifestava inizialmente l'idea di quest'ultimo, secondo il quale la pratica parlamentare avrebbe finito per "trasformare le velleità totalitarie del fascismo ... così come era avvenuto per il socialismo  non massimalista". Ma dopo il discorso parlamentare del 3 gennaio 1925 passò apertamente all'opposizione e si mantenne sempre su questa linea durante il ventennio. Iniziò con il rispondere al manifesto gentiliano degli intellettuali fascisti stendendo ai primi di maggio del 1925 - su invito di Giovanni Amendola - il "Manifesto degli intellettuali antifascisti", votò anche contro la pena di morte e l'istituzione del tribunale speciale fascista, le leggi che sopprimevano la libertà di associazione e di stampa, la "riforma elettorale"! che predisponeva i plebisciti a favore del fascismo (1929 e 1934), il concordato tra stato e Chiesa (seduta Senato del  24 maggio 1929). 

dal manifesto degli intellettuali antifascisti

Quella fede che si compose di amore alla verità, di aspirazione alla giustizia, di generoso senso umano e civile, di zelo per l'educazione intellettuale e morale, di sollecitazione per la libertà,
forza e garanzia di ogni avanzamento

Dopo l'assassinio a Bologna - da parte dei fascisti - di un supposto attentatore alla vita del Duce, il 1 novembre 1926 un gruppo di fascisti invase e devastò la casa di Croce. Rimasto isolato (piantonato, nel senso che un agente in borghese era sempre davanti alla sua casa), in quegli anni si dedicò allo studio storico - inteso come studio di poesia, scienza, arte, filosofia ("Storia dell'età barocca in Italia") e portò avanti la sua rivista, scrivendola in buona parte da solo. Nel 1938 pubblica il risultato filosofico dei suoi lavori: "La storia come pensiero e come azione", in cui polemizza con gli storiografi a-problematici (Ranke, Burckhardt), e delinea il suo sistema filosofico basato sulla libertà del pensiero e dell'azione, da cui si genera perpetuamente la storia pensata e vissuta. 

Durante il secondo conflitto mondiale si rese chiaramente conto della radicalità della scelta da fare: si trattava - come scrisse in appendice alla seconda ed. di "Contributo alla critica di me stesso" - di una "guerra di religione", nella quale più che i popoli erano impegnati gli ideali della libertà e della ragione contro la tirannide e il fanatismo.

Partecipa al congresso antifascista di Bari del 29 gennaio 1944, nel marzo entra come ministro senza portafoglio in un governo di coalizione, dal quale si dimette in giugno; si dichiara per la monarchia nelle elezioni del giugno 46 per la Costituente (di cui egli venne eletto deputato), e in veste di costituente fece un intervento memorabile in favore della scuola di stato. 

Sempre nel '46,  in occasione del suo settantesimo anno, Francesco Flora gli dedicò una monografia (sulla "Rassegna d'Italia", fascicolo doppio), e l'anno seguente si inaugurò a palazzo Filomarino di Napoli (dove aveva insegnato Vico) l'istituto Italiano per gli Studi Storici, fortemente voluto da Croce. 

Una delle ultime sue fatiche fu "Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici". Aveva ripreso la pubblicazione di una rivista, intesa come prosecuzione della "Critica" terminata nel 1944. Nell'ultimo numero di tale rivista, che usciva a intervalli liberi, e che aveva voluto chiamare "'Quaderni della 'Critica'" Croce ha scritto "La morte sopravverrà a metterci a riposo, a toglierci dalle mani il compito a cui attendevamo; ma essa non può fare altro che così interromperci, come noi non possiamo fare altro che lasciarci interrompere, perché in ozio stupido essa non ci può trovare".  Così lo coglie lo morte, a Palazzo Filomarino il 20 novembre 1952 alle ore 10.50.

Croce nel 1952 (FRANCHINI 1953)

note metafisiche (elaborazione da DEBARTOLOMEO-MAGNI 1998)

Nello Storicismo assoluto di Croce  è la vita stessa, la realtà, ad essere storia, "nient'altro che storia", storia dello Spirito, dell'infinito realizzarsi dell'assoluto, che è una razionalità immanente alla realtà, una razionalità dialettica, operante concretamente nella storia.

Per Croce vale il carattere immanentistico dell'idealismo hegeliano, ma il movimento dello spirito non è contraddistinto, come in Hegel, da opposizioni, né è basato sullo sviluppo triadico di tesi, antitesi e sintesi e sulla continua negazione dei momenti dei processo in un momento superiore. Esso è invece caratterizzato dal distinguersi di quattro momenti distinti (arte, filosofia, economia e morale) che sono le forme fondamentali ed eterne della vita dello Spirito. La dialettica crociana trasforma  l’hegeliana “dialettica degli opposti” in un “nesso dei distinti”.

Non è possibile la comprensione dell'universale se non come universale concreto, storico; e non c'è storia senza una comprensione teorica dei fatti accaduti. I problemi della filosofia sono quindi reali, non astratti. La filosofia si occupa solo di ciò che è concreto, di ciò che è effettivamente avvenuto o sta avvenendo: qualsiasi problema della filosofia va affrontato unicamente In riferimento ai fatti che lo hanno fatto sorgere e che bisogna intendere per intenderlo".

 Per Croce solo la filosofia è scienza, ed è scienza in quanto è storia della storiografia.

 

 

Croce si forma nei primi anni del ‘900 sotto l’insegnamento di Spaventa e De Sanctis, ed è amico dell’attivista Gentile.

Egli (nel suo pensiero) riprende e “modifica” l’idealismo italiano, il pensiero hegeliano e la storicità di Vico.

Croce, riprendendo lo Spirito di Hegel (idea in se e per se), ritiene che lo SPIRITO corrisponda alla dinamica PENSIERO - AZIONE  espressa in un tempo determinato e necessario. Per ciò si deduce che non vi è nulla fuori dalla storia (nemmeno la filosofia).

Nella ripresa dei 3 aspetti fondamentali della teoria di Hegel (tesi, antitesi e sintesi), che egli poi applica alle 4 seguenti forme di Spirito, Croce somma la PRATICA di Marx.

 

 

UNIVERSALE       VERO / FALSO 

    forma: LOGICA

“vero” si realizza nella STORIOGRAFIA

     BENE / MALE 

forma: ETICA

si concretizza con la LIBERTA’                    

PARTICOLARE BELLO / BRUTTO

forma: ESTETICA

 nell’adulto diventa ARTE

UTILE / DANNOSO 

 forma: ECONOMIA

  si concretizza con la POLITICA                                                                

   dimensione PRATICA     dimensione    TEORICA   

                                                                                e con la TECNICA                                                                (intuizione + sentimento)

                                                                          

                                                                                                                                         

 

1) ESTETICA = in cui ci si limita a CONOSCERE TEORICAMENTE le categorie di BELLO e BRUTTO (che nell’adulto diventerà ARTE), il tutto in modo SOGGETTIVO (forma più immediata).

2) LOGICA     = alla quale ci si arriva quando si raggiunge una dimensione UNIVERSALE pur restando in una sfera di conscenze TEORICHE costruite sulle categorie di VERO e FALSO (in cui si forma il CONCETTO).

Il “vero” realizzato diventa tale nella STORIOGRAFIA. Questo pensiero viene ripreso da Vico, il quale sosteneva che l’IDEA (il concetto) è vera solo se esiste nella STORIA (dell’uomo) e al quale Croce aggiunge il concetto che la SCIENZA non può raggiungere l’universalità concretadi questa (storia).

 

Lo Sirito, però, non è solo TEORIA (infatti l’individuo non si identifica con l’aspetto teorico), ma è anche PRATICA; quidi:

3) ECONOMIA = in cui il CONOSCERE è PRATICO, ma avviene in modo SOGGETTIVO, individuale. Inoltre essa si fonda sulle categorie dell’UTILE e del DANNOSO. Essa si concretizza con la POLITICA e con la TECNICA.

4) ETICA            = la quale si raggiunge nella dimensione PRATICA, ma UNIVERSALE; questa si realizza nelle categorie del BENE e del MALE e porta alla LIBERTA’.

 

 

       Di questo “sistema crociano”  Marx non avrebbe condiviso il posto assegnato all’ECONOMIA, in quanto egli sostiene che questa debba stare al primo     posto e che la TEORIA debba esistere in sua funzione. Inoltre il BENE e il VERO diventano parte dell’UTILE.

 

      Anche Gentile non accetta ne questo schema, ne quello di Hegel.

Per Gentile la STORIA non si riduce alla storiografia (fredda e morta), ma è indipendente dal soggetto: ha valore solo perché io gliene do. Infatti, se penso alla storia, all’oggetto allora quello è, altrimenti non esiste: è morto.

 

 

Croce ritiene che lo Spirito si realizzi in queste forme in modo continuativo e circolare, senza mai compiere un superamento: attua solo approfondimenti.

Egli inoltre sostiene che le 4 forme di Spirito abbiano uno sviluppo DISTINTO tra di loro, ovvero non sono tra loro opponibili; infatti la dimensione teorica esiste solo in simbiosi con quella pratica e così anche la realtà soggettiva può esistere solo collegata a quella universale. Per questo motivo la scienza si può definire solo come lo studio sistematico della STORIA.

Croce, nell’analizzare l’estetica (prima forma di Spirito), stabilisce che esiste un’identità tra intuizione ed espressione, e che quindi contenuto e forma nascono insieme. Così egli enuncia dei principi, quali:

- arte vista come “materia” autonoma dalle altre forme di spirito

- ogni tecnica artistica rappresenta l’aspetto pratico dell’arte

- arte = alla totalità dallo Spirito individuale.

L’analisi che Croce compie sulle categorie serva per la composizione di un GIUDIZIO STORICO. Infatti l’unico conoscere teorico è quello storico.

Opere

CROCE 1901 Benedetto Croce, Giambattista Vico primo scopritore della scienza estetica 1901

Fonti

DEBARTOLOMEO-MAGNI 1998  De Bartolomeo-Magni, Filosofia, tomo 0, BG:Atlas, 1998

FRANCHINI 1953  Raffaelo Franchini, Note biografiche di Benedetto Croce, TO:ERI 1953

Multimedia (vhs)

Linkografia

www.oneonline.it/users/dromano/appunti/paris9.htm neoidealismo di Croce e Gentile

 www.homolaicus.com/teorici/croce/croce.htm Croce e Gentile nel contesto della filosofia italiana 

 

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