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Giulio Cesare VANINI

1583-1619

ex monaco carmelitano, seguace dell'aristotelismo padovano. In Amphiteatrum divinae providentiae, 1615 e in De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis, 1616 considera l'uomo unicamente come pura entità biologica. La "divinità" razionalmente  non può essere concepita al di fuori della natura, ma si può risolvere unicamente entro di essa. 

 

Giulio Cesare Vanini, incisione dell'epoca

Di conseguenza cozzano contro la ragione i miracoli, in quanto ogni fenomeno della natura ha una sua determinata causa, l'immortalità dell'anima, quest'ultima risolvendosi unicamente nel corpo seguendolo anche nella sua disintegrazione, la  creazione del mondo, che richiederebbe una causa esterna al mondo stesso.

Le due opere principali sono tradotte dal prof Raimondi ,curatore degli atti del convegno, esimio latinista, nonché studioso del Vanini, edite anche queste da Congedo. 

Quando il Vanini soggiornò a Padova, in quegli stessi anni operava Galileo e si può supporre che i due si fossero conosciuti.Mancano però al momento documenti che confortano tale supposizione. (indicazioni fornitemi da Fatima Rollo). 

 

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