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Psicologia in Tommaso

 L’anima è entelechia, organicità fisica, ed è anche – passando da Arrisotele ad Agostino – il primo e immanente principio di attività intellettuale. Per T. dall’attività pensante si deduce l’incorporeità e spiritualità dell’anima: se l’uomo con il suo intelletto conosce le nature corporee, deve aver un’essenza non corporea; se l’anima fosse corporea, dovrebbe svolger la sua attività pensante con organi corporali, e perciò sarebbe determinata e limitata  in modo da non poter conoscere – nel senso di comprendere -  le entità corporee.  Invece l’illimitata capacità espansiva del pensiero umano, l’autocoscienza come attività diversa rispetto all’attività sensibile, provano l’immaterialità dell’attività pensante. In  quanto operante senza l’unità con il corporeo, l’anima è sussistente, sostanziale, entitativa. Questo argomento ontologico viene da T. congiunto ad un argomento psicologico: all’anima umana operante è immanente il desiderio di esistere per sempre (appetitus perpetuitatis), spinta che non può essere vana, ma necessariamente ricondotto al principio trascendentale. Mi pare che tale aspetto sia ripreso nel postulato kantiano dell’immortalità dell’anima.

Nell’uomo in quanto unità di corpo e anima, quest’ultima ha la funzione di forma sostanziale del corpo (Summa, I, 76, 1). Tommaso respinge nettamente la tesi per cui tutti gli uomini hanno un’anima unica, l’intellectus agens (monopsichismo dell’averroismo latino), per sostenere invece che tante sono le anime quanti sono i corpi.

Allentandosi da Agostino e riappropriandosi di Aristotele, T. distingue tra sostanza dell’anima e facoltà dell’anima. La sostanza è unica, le facoltà sono cinque, secondo i rispettivi oggetti specifici: vegetativa, percettivo-sensitiva (i 5 sensi esterni e i 4 interni di sensorio comune / fantasia / giudizio sensitivo /memoria sensitiva), appetito sensitivo, facoltà della libera mozione, potenze spirituali dell’intelletto e della volontà. L’intellectus si bipartisce in agens (che estrae dalle immagini portate dai sensi le parti universali -species intelligibiles) e in possibilis (che su induzione dell’agens procede all’atto di cognizione intellettuale e apprensione concettuale dell’essenza delle cose, apprensione oggettiva in quanto inerente all’essenza immanente delle cose). T. ritorna ad Agostino nel concepire l’íntellectus agens come partecipazione – per illuminazione – all’intelletto divino.



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