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Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Bibliografia
Tabella 1
 
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In figura sono indicate le strutture tettoniche principali dell'area rilevata: la descrizione parte dai settori più esterni dell'anticlinale di Monte Nerone, la struttura plicativa principale (foto n° 78)


Analisi critica degli schemi descritti e approccio paleogeografico della stratigrafia delle successioni giurassiche: sedimentazione in sistemi graben- semigraben (tre tipi di associazioni di facies)

Centamore et al. (1971) offrono una prima "struttura" all'insieme di ipotesi proposte per la prima volta da Scarsella (1950) e approfondite da Colacicchi e Pialli (1967), relativamente al contesto tettonico-sedimentario-paleogeografico del Giurassico Umbro-Marchigiano. Il riconoscimento di tre Serie stratigrafiche distinte nelle facies, negli spessori e nel contenuto paleontologico rappresenta un primo tentativo di inquadrare la sedimentazione giurassica in accordo con le più accreditate teorie di quel momento sull'evoluzione paleogeografica del Dominio Umbro-Marchigiano e nel più ampio contesto dell'evoluzione della Tetide. Il riconoscimento di tre "settori" paleogeografici a sedimentazione peculiare controllati dal "regime distensivo" (vedi capitolo 1) in atto dal Trias superiore rimane una conquista basilare. È da notare come Jacobacci et al. (1974) abbiano modificato lo schema delle tre successioni proposte da Centamore et al. (1971) probabilmente con lo scopo di migliorare la rappresentazione cartografica delle "serie condensate e composte".

Di fatto le modifiche apportate allo schema originario di questi ultimi Autori risultano una semplificazione della stratigrafia giurassica relativa alle zone di alto strutturale e dei settori di transizione con le aree bacinale. Jacobacci et al. (1974) intendono infatti per "Successioni Condensate" le "Serie Condensate Continue" e le "Serie Composte Continue" di Centamore et al. (1971), così come associano le "Serie Condensate Lacunose" e le "Serie Composte Lacunose" di questi ultimi Autori alle "Successioni Ridotte". Questa semplificazione, da un punto di vista strettamente stratigrafico e quindi paleogeografico rappresenta una perdita delle informazioni che erano messe in risalto dallo schema di Centamore et al. (1971) e che erano indicative dell'articolazione e dell'eterogeneità della sedimentazione giurassica relativa a questi settori.

Lo schema delle cinque successioni di Cresta et al. (1988) rappresenta un'articolazione degli schemi precedenti ed apporta notevoli chiarimenti sulla distribuzione spaziale e temporale dei sedimenti giurassici, ma anche perchè mette in evidenza il profondo significato della lacuna stratigrafica bajociano-Peritidale" produttiva. kimmerdgiana, riconosciuta in tutto l'Appennino Umbro-Marchigiano. In questo senso il termine "condensato", usato comunemente per rappresentare le sequenze sedimentarie di alto strutturale, richiede una revisione dato che, oramai, non può certamente più essere inteso nel senso di Centamore et al. (1971), in quanto viene a mancare la supposta continuità della sedimentazione.

Recentemente è stato sviluppato da Santantonio (1994) un nuovo metodo di studio per i sistemi deposizionali di tipo graben-semigraben che considera le successioni stratigrafiche rappresentative della storia deposizionale di un settore di studio, in relazione alla paleogeografia dello stesso. Innanzi tutto Santantonio (1993,1994) descrive i principali tipi di sistemi graben-semigraben che sono stati riconosciuti, tramite interpretazioni paleogeografiche e ricostruzioni palinspastiche, nell' Appennino, nelle Alpi ed in altri sistemi orogenici. Ciascuno di questi è caratterizzato da una storia deposizionale peculiare legata alla articolazione batimetrica, all'entità del rigetto delle faglie principali, alla riattivazione nel tempo di queste, alla profondità relativa dei vari settori appartenenti al sistema stesso ed alla interazione reciproca dei vari settori sulla sedimentazione. Un importante chiarimento concettuale espresso da Santantonio (1994) è rappresentato dalla definizione della "Piattaforma Carbonatica Pelagica" come evoluzione di una "Piattaforma Carbonatica"

L'aggettivo peritidale indica una fascia batimetrica interessata dai movimenti di marea ed è qui inteso anche per identificare una piattaforma i cui carbonati di calcio si formino in situ, nel fondale marino, attraverso meccanismi di accrescimento biochimici. Nella piattaforma carbonatica pelagica (PCP) la maggior parte dell carbonato di calcio è originato dall'accumulo, per ricaduta lungo la colonna di acqua, delle particelle carbonatiche (Santantonio, 1993). Il regime distensivo e la subsidenza differenziale sono i fattori essenziali responsabili del passaggio da una estesa piattaforma peritidale, quale quella che caratterizzava il Giurassico inferiore nel Dominio Umbro-Marchigiano, ad isolate PCP separati da zone bacinali attraverso paleofaglie dirette (Alvarez, 1990; Cecca et al., 1990). Le PCP possono allora essere definite come isolate aree sottomarine estese decine di Kmq o meno e soggette a sedimentazione pelagica e/o emipelagica. Le sequenze di PCP sono completamente prive di depositi risedimentati, e risultano in genere condensate e lacunose. Le figure presentate di seguito indicano i principali tipi di sistemi PCP/Bacino riconosciuti in letteratura. Ciascuno di questi è caratterizzato da vari settori in genere limitati da scarpate tettoniche. Ognuno di questi settori è caratterizzato a sua volta da una storia deposizionale che risente fortemente, oltreché di variazioni paleoambientali e biologiche su ampia scala, della intrinseca posizione paleogeografica e della vicinanza con i margini delle paleoscarpate, che per ovvi motivi rappresentano le zone più instabili dei sistemi in esame. In figura 10 è rappresentato il tipico sistema horst/graben in cui è evidenziata la localizzazione delle PCP nei settori di Horst (PCP s.s. di Santantonio, 1994). Queste sono limitate lateralmente da scarpate tettoniche, luogo di processi erosivi e di smantellamento della roccia "esposta" i cui frammenti, talora anche olistolitici, ricadono nei settori bacinali (graben) rimanendo inglobati nei sedimenti che qui si depositano.

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