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CAPITOLO 5
Premessa
Le seguenti considerazioni conclusive sono dedotte dall'insieme
delle informazioni ricavate dall'accurato rilevamento geologico
dell'area esaminata e dallo studio di dettaglio delle sezioni
stratigrafiche rappresentate nella stessa.Possiamo schematicamente
suddividere i risultati ottenuti in quattro aspetti principali:
cartografici, paleogeografici, stratigrafici e tettonici.
Caratteristiche della carta geologica sviluppata
Un risvolto fondamentale legato allo studio litostratigrafico
delle successioni giurassiche effettuato nell'ambito della tesi,
consiste nella rappresentazione cartografica di tutte le formazioni
giurassiche distinte sia in quelle di "alto" che in quelle di
"basso strutturale". Dal punto di vista cartografico sono state
apportate nuove e importanti innovazioni rispetto alla cartografia
all'1.50000 di Jacobacci et al. (1974), data anche la scala maggiore
(1.10000) di rappresentazione della nuova carta geologica presentata.
Gli Autori infatti per necessità tecniche, legate alla piccola
scala della carta, rappresentarono le unità di alto strutturale
del Monte Nerone sotto un unico termine (Formazione del Bugarone)
inglobando in questa le quattro unità di Centamore et al. (1971).
Inoltre nei settori del Bosso e del Burano, è rappresentata la
Formazione del Bosso, coniata per la difficoltà a rappresentare
planimetricamente le formazioni del Rosso Ammonitico e delle Marne
a Posidonia. Nella carta geologica qui presentata sono cartografate:
1) le unità della "Piattaforma Carbonatica Pelagica" del Monte
Nerone: Corniola equivalente, Rosso Ammonitico equivalente, Bugarone
inferiore e Bugarone superiore (sensu Cresta et al., 1988), Maiolica
(solo la base è giurassica). Le prime due unità sono il corrispettivo
della Corniola e del Rosso Ammonitico dei settori bacinali, e
differiscono da esse principalmente per le differenze litologiche,
per l'assoluta assenza di litofacies risedimentate e per la diversa
estensione cronostratigrafica. Il Bugarone inferiore e superiore
sensu Cresta et al. (1988) sono mantenute necessariamente distinte
perchè "separate" dalla lacuna stratigrafica Bajociano-Kimmeridgiana.
2) Le unità di "Bacino" (settori del Burano e del Bosso): Calcare
Massiccio del Burano (presso il settore omonimo), Corniola, Rosso
Ammonitico (comprendente anche le Marne di Monte Serrone), Marne
a Posidonia, Calcari Diasprigni, Calcari a Saccocoma ed Aptici
e Maiolica (solo la porzione basale è giurassica). Ricordiamo
che anche l'unità dei Calcari a Saccocoma ed Aptici, nonostante
l'esiguo spessore, è stata rappresentata cartograficamente, mentre
venne compresa nei Calcari Diasprigni da Jacobacci et al. (1974).
3) Le unità caratteristiche del settore di transizione di Pieia-Fondarca:
Corniola equivalente, Bugarone inferiore, Bugarone superiore,
Marne a Posidonia, Calcari Diasprigni, Calcari a Saccocoma ed
Aptici, Maiolica. In questo settore sono stati inoltre cartografati
i corpi conglomeratici. Si sottolinea comunque il fatto che per
la cartografazione di tutte le formazioni, giurassiche e cretaceo-mioceniche,
sono stati utilizzati i più recenti criteri di definizione dei
limiti, in più o meno completo accordo con i concetti fino ad
ora sviluppati nell'ambito del progetto CARG/ Regione Marche.
Un ulteriore contributo migliorativo della carta geologica è rappresentato
dall'indicazione delle aree mappabili degli affioramenti principali
a cui si riferiscono le schede di campagna allegate e dalle quali
è possibile trarre le informazioni geologiche essenziale sugli
stessi.
Paleogeografia giurassica
Centamore et al. (1971) per primi proposero uno schema di rappresentazione
della distribuzione spaziale e temporale dei terreni giurassici
in funzione dell'evoluzione paleotettonica del Dominio Umbro-Marchigiano.
Il riconoscimento di tre "serie stratigrafiche", complete, condensate
e composte caratteristiche di settori bacinali, di alto strutturale
e di transizione tra i primi due, rimane un conquista basilare.
Un sostanziale contributo ai fini dell'interpretazione della storia
deposizionale e tettonica del Giurassico Umbro-Marchigiano ci
viene dato da Cresta et al. (1988).
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Questi autori sviluppando uno studio litostratigrafico
di dettaglio e biostratigrafico con ammoniti riconoscono la presenza
di una lacuna stratigrafica di ampiezza temporale valutata intorno
ai 25 milioni di anni, all'interno delle successioni di alto strutturale.
Questa scoperta mette definitivamente in discussione la terminologia
usata da Centamore et al. (1971) (condensata) venendo a cadere
la supposta continuità della sedimentazione in questi settori.
Lo schema di classificazione di Cresta et al. (1988), più ampio
e dettagliato non è comunque, nonostante la sua articolazione,
rappresentativo di tutte le possibili, talora peculiari, situazioni
riconoscibili nell'Appennino Umbro-Marchigiano. Santantonio (1994)
ci viene in aiuto proponendo una semplice ma efficace classificazione
in tre tipi di associazione di facies, normale o risedimentata,
condensata, composta. Il parallelismo con lo schema di Centamore
et al. (1971) è solo terminologico ma non concettuale. Dalla distribuzione
di tali associazioni di facies nello spazio e nel tempo è possibile
riconoscere correttamente la storia deposizionale di un settore
e quindi l'evoluzione paleogeografica che ha subìto. Nell'ambito
dell'area di studio, le sezioni del Bosso e del Burano est, con
le loro successioni giurassiche spesse e "ricche" (soprattutto
al Bosso) in depositi risedimentati, sono rappresentativi dell'associazione
di facies normale o risedimentata. Nel settore del Monte Nerone,
le sezioni del Bugarone, del Sasso della Rocca per la quale è
stata presentata una colonna litostratigrafica inedita e di Pian
del Sasso, sono rappresentative delle cosiddette aree di Piattaforma
Carbonatica Pelagica ("PCP" di Santantonio, 1994), ovvero di posizioni
paleogeografiche in cui l'annegamento dell'originaria piattaforma
carbonatica peritidale, avvenne in tempi successivi rispetto alle
aree bacinali adiacenti. Nelle PCP si svilupparono facies condensate
e lacunose rappresentative delle associazioni di facies condensata
di Santantonio (1994). Il settore più complesso, in termini di
interpretazione dell'evoluzione paleogeografica e paleotettonica
giurassica, è quello di Pieia-Fondarca. Secondo Cecca et al. (1990)
esso subì al passaggio Carixiano-Domeriano una fagliamento successivo
a quello principale che dislocò l'area del Monte Nerone da quella
del Bosso, avvenuto a partire dal Giurassico basale (figura
36) L'effetto di questo assestamento consistette nella
creazione di un gradino morfologico conseguente al ribassamento
di una porzione del settore più sud-orientale della PCP di Monte
Nerone. Dai dati emersi durante il rilevamento si suppone che
il deposito conglomeratico rappresentato nel settore di Fondarca
sia meglio ricollegabile a fenomeni di risedimentazione sottomarina,
strettamente connessi con la morfologia articolata del settore,
senza che venga necessariamente messo in gioco un controllo strutturale
diretto, mediante lo sviluppo di paleofaglie. La prevalente appartenenza
dei clasti del conglomerato alle litofacies del Rosso Ammonitico
equivalente, oltreché del Calcare Massicio del Monte Nerone, l'individuazione
di residue tasche di sedimenti di PCP o addirittura del contatto
lacunoso tra Maiolica e Calcare Massiccio del Monte Nerone a SE
di Pian del Sasso, nonché il riconoscimento della successione
di pebbly mustones e di slumps nei Calcari a Saccocoma ed aptici
del settore di Pieia-Fondarca, supportano tutte l'ipotesi di un
controllo paleomorfologico diretto sulla configurazione deposizionale
del settore stesso. Uno studio più approfondito della zona permetterà
di acquisire nuovi dati, forse definitivi al fine di conoscere
l'evoluzione paleotettonica e paelogeografica del sistema PCP-Bacino
rappresentato in quest'area.
Stratigrafia giurassica
Ampliamo le considerazioni descritte delineando i criteri di
suddivisione in sottounità e di definizione dei limiti
litostratigrafici utilizzati per la distinzione delle unità
giurassiche di "PCP" e di Bacino.
Stratigrafia cretaceo-miocenica
Quattro sezioni stratigrafiche (del Bosso, di Pianello, di Moria,
della Roccaccia) sono state rivisitate e studiate in dettaglio
dal punto di vista litostratigrafico al fine di potere trovare
soluzioni ad alcuni aspetti ancora controversi, principalmente
connessi con la caratterizzazione dei limiti formazionali delle
unità cretacico-mioceniche.
Tettonica dell'area di studio
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