Prev Up Top Next Contents
5 Fisiologia e Dietetica
Insomma niente di particolare sul piano tecnico.
Tutta l'attenzione fu posta invece sui due problemi essenziali:
l'alimentazione e l'allenamento.
Marchetto-Varvelli
In speleologia viene richiesto al corpo umano uno sforzo non eccessivamente
intenso, ma prolungato per molto tempo (spesso ben oltre le dieci ore) e
con intervalli di recupero [
450] [
451] [
452]
[
453] [
454] .
Il processo di produzione del lavoro necessario per sostenere uno
sforzo di questo tipo e`
aerobico
cioe` consuma ossigeno, immesso mediante la respirazione.
Questo processo utilizza anche le riserve energetiche accumuate nel corpo
(glucidi e acidi grassi), che seppur non rimpiazzabili completamente nel
corso dell'attivita` speleologica, possono tuttavia essere
parzialmente reintegrate mediante una alimentazione adeguata.
Adeguata, non vuol dire eccessiva, altrimenti si sovraccarica
l'apparato digerente quando invece bisogna muoversi.
L'ambiente speleologico alpino e` caratterizzato da
una temperatura variabile da zero a una decina di gradi centigradi
e una alta umidita`
sia nell'aria che per la presenza di acqua e fango.
Quindi e` necessaria una adeguata protezione termica per il corpo.
Pero' le due situazioni, di riposo e di sforzo, in cui si viene a
trovare lo speleologo richiederebbero la prima una protezione termica
che lo isoli dall'ambiente, e la seconda una protezione "meccanica"
che lo ripari, ma che gli permetta di dissipare il calore in eccesso
prodotto durante lo sforzo.
La soluzione attuale, sottotuta (protezione termica) e tuta (protezione
meccanica), rappresenta un compromesso fra queste due opposte esigenze,
con il risultato che se si sforza troppo, si suda molto e si resta
"bagnati".
Quando si e` "bagnati" si riduce drasticamente la capacita` di isolamento
termico del sottotuta, per cui ci si raffredda piu` facilmente
durante le soste, e, anche se non ce ne accorgiamo, il nostro corpo deve
consumare piu` energie per mantenere la temperatura corporea.
L'aumento di sodurazione e` la principale
risposta dell'organismo umano alla
produzione di calore in eccesso, in seguito ad uno sforzo fisico.
La dissipazione di liquidi e la loro evaporazione sottraggono calore
al corpo, riequilibrando cosi' la temperatura corporea.
Inoltre l'aumento della attivita` fisica richiede un aumento del
fabbisogno di ossigeno ai muscoli; questo viene fornito (nei limiti delle
capacita`) incrementando il ritmo della respirazione e la frequenza
cardiaca.
L'aumento di attivita` fisica comporta anche un aumento delle
tossine che passano nel sangue per essere eliminate dai reni, con
le urine.
Il risultato e` la perdita di
acqua e sali minerali,
principalmente sodio e potassio, essenziali per le funzioni
metaboliche.
La perdita d'acqua (disidratazione) e sali
riduce il rendimento fisico.
Per sopperire a cio' bisogna sforzarsi di bere spesso durante le
uscite speleologiche, anche se non c'e' lo stimolo della sete
perche' attenuato dalle condizioni ipogee
[
455] [
456] [
457] [
458] [
459] .
Questo capitolo e` dedicato all'analisi fisiologica della attivita`
speleologica. Si vedra` che le energie consumate non sono
completamente reintegrabili nel corso dello svolgimento dell'attivita`
stessa.
Percio` il consumo energetico deve essere controllato in modo da evitare
che una uscita si trasformi in un penoso "ritorno fuori" o che la
spossatezza conduca ad incidenti.
I piu` esperti speleologi devono controllare sia il proprio andamento
che quello dei compagni. Un problema ad un componente della squadra
manda in crisi l'intera spedizione. Quando uno si sente troppo
affaticato deve comunicarlo ai compagni, passare in testa e determinare
l'andatura.
Questo capitolo ci deve servire per conoscere noi stessi, ma anche per
capire i nostri compagni di esplorazione.
marco corvi - Mon Aug 25 23:10:19 2008
Prev Up Top Next Contents
This work is licensed under a Creative Commons
Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Italy License.