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MAX STIRNER
Nella casa senza fondamenta dell´anarchia
Italia la casa sul mare

Di Mario Frisetti

„Ho fondato le mie brame sul nulla“
Goethe 1804, VANITAS

„Io non sono già il nulla vacuo, bensí il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso creo ogni cosa.”
Stirner, 1844, L´UNICO, 1° traduzione italiana di Ettore Zoccoli 1902 (IV edizione)

„Bisognerebbe pertanto che ci si cacciasse in testa che il supremo obiettivo dell´uomo non è l`istruzione o l´incivilimento, bensí la libera creatività.”
Stirner, 1842, Il FALSO PRINCIPIO DELLA NOSTRA EDUCAZIONE OVVERO UMANESIMO e REALISMO, traduzione Angelo Treves, 1923

L´INDIVIDUALISMO ANARCHICO
L´individualismo è la base imprescindibile dell´anarchismo.
Chiunque voglia nominarsi anarchico senza riconoscersi individualista, si pone fuori dall´anarchismo. In altre parole, non esiste anarchismo non individualista.

GLI ALTRI
Esistono però altre forme di individualismo, alcune famose ed invasive, come l´individualismo borghese, antitetico ed incompatibile con quello anarchico. Lo stesso Errico Malatesta affermera “Tutti gli anarchici sono individualisti, non tutti gli individualisti sono anarchici.”

INDIVIDUALISMO BORGHESE
La borghesia dichiara l´individuo entità suprema. Come tale egli può utilizzare qualunque mezzo per affermare la sua preminenza sugli altri. Solo in cima ad una qualche gerarchia, l´individuo borghese si realizza.
I disastri planetari portati dall´industrializzazione di questa forma mentis che caratterizza la borghesia capitalista sono davanti a tutti e si avviano a pregiudicare la vita stessa sulla terra.
Ma quello che interessa qui è rimarcare la completa differenza ed incompatibilità fra l´individualismo borghese e quello anarchico, sia nei mezzi che nei fini. Nei fini, poiché capeggiare una qualche gerarchia umana o animale in genere, non è  - con tutta evidenza – un obiettivo anarchico ma è proprio quanto gli anarchici combattono. Nei mezzi perché l´utilizzo di “qualunque mezzo necessario” (recente slogan comunista e antica pratica comune a tutti gli autoritari) per raggiungere anche il più nobile degli obbiettivi, non è ammissibile dall´anarchico che tende alla coerenza del mezzo col fine.

COMUNISTI
La separazione irriconciliabile e cosciente fra due strade divergenti verso l´emancipazione dallo sfruttamento borghese-capitalistico, l´una autoritaria: quella marxista, l´altra antiautoritaria proposta da Bakunin trova uno  dei motivi principali nella coerenza fra fini e mezzi proposta dal russo e irrisa dal tedesco.
L´anarchico che transigesse sulla coerenza fra fini e mezzi rinuncerebbe ad una delle concezioni che lo caratterizzano come tale, semplicemente non sarebbe più anarchico, bensì un autoritario che ha fretta di affermare il proprio potere, camuffandosi da anarchico. Per ciò che concerne il Comunismo, e cioè l´ideologia marxista-leninista e le sue applicazioni statuali, non si pone neanche la questione. Il comunismo sia nella teoria che nella pratica ritiene l´individuo gerarchicamente sottomesso al volere della comunità o più precisamente sottomesso alle gerarchie piramidali che informano, dirigono e controllano la comunità. Soltanto i situazionisti nella seconda metà del 900 rigettando l´ideologia come fondamento  d´illibertà, pur essendo di formazione e dipendenti dal marxismo e quindi clamorosamente contradditori, cominciano a rivalutare, con un buon secolo di ritardo, la liberazione individuale come premessa indispensabile per la sovversione dell´esistente. Encomiabile e coraggiosa revisione in senso libertario, giunta troppo tardi dall´interno di un movimento che a livello planetario ha sterminato gli individui a decine di milioni in nome di qualcosa di superiore ad essi: il popolo, definito ora classe operaia, ora più genericamente proletariato; “la più odiosa delle dittature” come la predirà Bakunin.

RELIGIONE
Lo stesso discorso fatto per l´ideologia vale per le religioni monoteiste e particolarmente per quella che affliggeva e affligge il mondo di Stirner, quella cristiana. Secondo i cristiani la vita dell´uomo non è dell´uomo ma di Dio, che gliel´ha donata e gliela riprenderà quando crederà. L´individuo per i cristiani non può decidere neanche la data della propria morte.
L´individuo non appartiene a se stesso come chiunque ingenuamente potrebbe credere, ma è espropriato di sé dall´Entitá Divina che con un atto d´amore supremo l´ha creato e quel che è peggio, dei suoi emissari in questa valle di lacrime (Papa, gerarchie ecclesiastiche e tutte le gerarchie di qualunque potere radicato connivente e perciò santificate). Concludo questo capitolo citando uno scritto di Stirner del 1842: “Arte e religione” dove l´autore critica l´incompatibilità  con l´individualismo della religione in una forma estensibile alla versione laica parascientifica della religione, l´ideologia. “Soltanto il fondatore di religione è geniale, ma egli è pure il creatore dell`Ideale con la creazione  del quale è resa impossibile ogni ulteriore genialità.”

RELIGIONE IDEOLOGIA DUETTO AUTORITARIO
Per ideologia e religione l´individuo deve essere un numero. Se sottomesso, da addizionare e moltiplicare, se no da dividere e poi sottrarre.
Risalta che il pensiero, borghese-capitalista, marxista o cristiano hanno come premessa indispensabile alla propria diffusione e pratica l´annichilimento dell´individuo sotto le piramidi delle proprie gerarchie. Più insidioso il pragmatico pensiero borghese che giura di esaltare l´individuo, altrettanto non possono permettersi d´affermare marxisti e cristiani, pena il ridicolo. Ma anche il pensiero borghese più variegato e soprattutto non formalizzato in ideologia cristallizzata mostra il proprio orrore. Di fronte ad un ordine mondiale che costringe in miseria tre quarti degli individui del pianeta, a favore di piccole minoranze di privilegiati, e dei loro numerosi servi e complici, la sbandierata maggior “umanità” dei regimi democratici-borghesi, assume la forma di una sanguinosa provocazione.

ANARCHICI
L´anarchismo come movimento storico si forma in Italia nel secondo ´800 come immediata scissione dalle teorie e dalle pratiche autoritarie (centralismo burocratico, calunnia come arma politica, sistemi d´indagine polizieschi, espulsioni unilaterali) che caratterizzano la prima internazionale di Marx ed Engels fin dai primi vagiti. Il primo comunista italiano, il primo lodato traduttore di un compendio divulgativo del Capitale, fu Carlo Cafiero (di Barletta). Ma egli fu anche il primo ad abbandonare i teorici tedeschi a favore della scelta antiautoritaria proposta da Bakunin. Da questo momento in su l´anarchismo italiano sarà un movimento tendente al comunismo libertario teorizzato in Italia proprio da Cafiero e da Malatesta, entrambi discepoli di Bakunin, che ha alla sua base la massima libertà individuale “ da ognuno secondo i suoi mezzi a ognuno secondo i suoi bisogni.” Via via l´egoismo grandioso proposto da Max Stirner trova il suo terreno ideale di diffusione nell´anarchismo italiano fino a permearlo profondamente all´inizio del ´900. L´Unico diviene uno dei testi base della formazione anti-ideologica degli anarchici italiani e lo è ancora oggi. Un ulteriore impennata l´individualismo radicale ed estremo di Stirner la subisce con la riproposta poetica di Nietzsche che da Stirner trae succo e sangue.* Nietzsche un tratto della sua vita lo trascorse in Italia a Torino dove scrisse “Il crepuscolo degli idoli”. Dobbiamo aggiungere che l´individualismo è una radicata tradizione nelle culture diversissime come le lingue degli italiani. Dal Sud al Nord, in modi diversi è viva una tradizione di rivolta individuale e gli attentati al re d´Italia di Passamonte e Acciarito, che certamente non conoscevano il pensiero di Max Stirner,  ne sono una riprova storica famosa. Possiamo affermare che l´essenza sovversiva dell´anarchismo italiano trova una delle sue sorgenti – mai inaridite – negli scritti di Stirner. E´grazie all´inesorabile critica di Stirner che all´anarchico non è più possibile, se non regredendo e sfigurandosi, ripiegare su tesi religiose o ideologiche. In una parola è grazie all´ pensiero di Stirner che all´anarchico dovrebbe risultare impraticabile la scorciatoia autoritaria sia essa ideologica (laica) sia essa fideistica (religiosa),  accomunate dalla lotta incessante per l´ annichilimento dell´individuo. Che l´individualismo sia componente storica primigenia fondamentale per gli anarchici italiani è evidente dalla storia. Ma dal 29–luglio-1900, giorno dell´attentato alla pistola di Gaetano Bresci che con 2 palle su tre centra il cuore del Re Buono, detto anche re Mitraglia, Umberto I di Savoia, è però evidente che la pratica della rivolta della fierezza individuale è entrata a far parte, come forma di lotta contro l´oppressione, della pratica quotidiana del movimento anarchico, che non la rigetta ma la stima e per questo la sostiene ed è pronto a subirne le ritorsioni repressive. Dopo il regicidio la repressione in Italia fu feroce, ma – salvo eccezioni - gli anarchici non si dissociarono ne rinnegarono Bresci,  cosa che fecero invece puntualmente i socialisti (Filippo Turati, leader supremo dei socialisti e avvocato, rifiuterà la difesa di Bresci, salvo dichiarare nelle sue lettere private che -aveva fatto bene -).  L´attentato di Bresci era nato in ambienti di anarchici tessitori Toscani (Prato) e Piemontesi (Biella) emigrati negli USA. In questi ambienti la tendenza antiorganizzatrice (Galleani) e individualista (Ciancabilla) era presente con forza. Anche gli attentati contro Mussolini vedranno protagonisti gli anarchici: Lucetti, Sbardellotto, Zamboni e Schirru, ben prima della “Resistenza” organizzata. Ma miriadi di gesti di rivolta individuale vengono compiuti dagli anarchici. Dal soldato Masetti che spara sul colonnello che arringa le truppe prima di partire per la spedizione coloniale in Libia, poco prima della grande guerra mondiale, al giovanissimo partigiano Brusasco che lancia bombe a mano contro le truppe di occupazione nazifascista durante la seconda. E infiniti altri vengono regolarmente cancellati dalla storia scritta dal potere e dai suoi servi. Per verificare l´influenza di Stirner sui giovani anarchici italiani è indispensabile ricordare due giovani anarchici che hanno concluso tragicamente la loro vita. Entrambi conoscevano, condividevano e praticavano il pensiero Stirneriano, Bruno Filippi e Renzo Novatore. Bruno Filippi muore diciannovenne ponendo un ordigno al club dei nobili nella Galleria di Milano il 7 settembre 1919. Ma Bruno Filippi non è soltanto un giovane anarchico d´azione: 
“Cani che leccate la mano di chi vi batte! Ed è per voi, proprio per voi che io dovrei insorgere? (…) Carogne imputridite nella rassegnazione (…) Neanche una sigaretta per voi. Io non voglio unirmi alla corte dei cortigiani del proletariato, che essi scusano, incensano, ornano di lauri. Lamentatevi della guerra, mentre siete voi i suoi autori e i continuatori perché la sopportate.”
(postumo 1920) >(Arte  libera di uno spirito libero).
(postumo 1920) >(In difesa di Mata Hari)
“Non compiango i soldati che morirono per causa tua.
La massa brutta, che si lascia trascinare al macello senza un moto di ribellione, che si lascia scannare così, senza un perché, che abbandona tutto ciò che ha di più caro, al semplice ordine di un foglio affisso ad una cantonata, è troppo vile:
merita la morte, merita il coltello del boia. E tu povera Mata eri bella!”

Renzo Novatore (Abele Ricieri Ferrari) è di Arcola in liguria vicino a Carrara. Qui conduce le prime lotte che lo vedono emergere per radicalità e coraggio. Anche Novatore come Filippi è scrittore. ** Dopo un periodo influenzato dal decadentismo Dannunziano viene folgorato dall´astro Futurista. A questo movimento nella sua prima fase ancora confusa fra rivoluzione e reazione egli partecipa con vari scritti e il futurismo influenzerà la sua prosa. L´acuminata  sensibilità moderna – perché stirneriana – di Novatore, emerge con forza nel gennaio del `21, quando, in risposta ad un altro individualista che lo critica per la collaborazione col giornale futurista fiumano “La testa di ferro”, esalta il gesto inequivocabilmente Dada di Guido Keller. Il 14. Novembre 1920, l`aviatore, compagno di squadriglia dell`asso Francesco Baracca, provenendo da Fiume dove partecipa attivamente all`occupazione, lancia dal suo aereo un pitale su Montecitorio “per farli morire nel ridicolo”. Ricordiamo che fra i firmatari del telegramma di congratulazioni a D`Annunzio per l´ occupazione di Fiume, nel settembre `19, inviato dal Club Dada di Berlino, spicca la firma di Johannes Baader, inventore e protagonista del – gesto Dada - . Baader era stato arrestato nel febbraio 1919 alla Costituente di Weimar perché vi era entrato a lanciare volantini dalla balconata (von den letzten Rängen) che annunciavano la presa di potere del Superdada (lui stesso). Si trattava in realtà di un numero unico del giornale “Cadavere verde” intitolato “I dadaisti contro Weimar” firmato “Consiglio Dada della rivoluzione mondiale”. Il gesto di Keller entusiasma soprattutto Novatore e quelli de “La testa di ferro” il giornale dei futuristi di fiume (abbandonata dai fascisti di Mussolini e dai carabinieri, minacciata militarmente dal Regno d`Italia) che hanno rotto con il fascismo e ospitano regolarmente articoli anarchici, specialmente inarco-individualisti, magari commentati dalle approvazioni di F.T. Marinetti. Novatore rispondendo a Mâro il Maligno sulla rivista milanese “Nichilismo” afferma che il raid di Keller su Montecitorio è un gesto più rivoluzionario di certe forme di lotta adottate dalle Camere del lavoro. Ma come Filippi, Novatore è uomo d´azione e nel 1922 viene ucciso in una osteria nei dintorni di Genova (Teglia) durante una sparatoria con i carabinieri, aveva 32 anni. Era in banda con Sante Pollastro espropriatore anarchico piemontese, pericolo pubblico numero uno per molti anni in Italia e in Francia. Novatore e Filippi collaboreranno alla rivista “Iconoclasta” di Pistoia, che nel ´20 pubblicherá  sotto il titolo “I grandi iconoclasti” gli scritti postumi di Filippi. Ho citato un esempio di grande levatura etica e di incomparabile grazia, il gesto estremo del tirannicida Gaetano Bresci, che nella modernità esprime una sensibilità indubbiamente stirneriana, pur ricollegandosi al ben più radicato magma astorico mediterraneo che va da Armodio ed Aristogitone (tirannicidi greci immortalati dalla statuaria ellenistica) a Felice Orsini attentatore repubblicano. Senza nulla togliere a questi gesti estremi contro l´ingiustizia - che speriamo i singoli individui conservino la facoltà di attuare -, il contributo dell´irridente critica stirneriana ci pare di ben più vasta portata ed il gesto di Bresci o di Lucetti, un aspetto estremo di una più ampia coscienza – stirneriana – che una volta acquisita ha consentito di lottare con “il coltello della critica” (Unico) contro tutte le forme dell´autoritarismo, ed in particolare di smascherare quelle più insidiose che si presentano come rivoluzionarie, facilmente riconoscibili per il prevalente uso di metodi autoritari “Massima gesuitica: Lo scopo santifica i mezzi” (L´Unico), ma ancor di più per la negazione gerarchica dell´individuo: la piaga in cui Stirner affonda il suo coltello recidendo canali da cui si diffonde la menzogna.

COSTRUTTIVO
Ma oltre a “peccare contro il concetto di Stato” e “ribellarsi al concetto di legge” (L´Unico) Stirner apre l´Unico riprendendo gli scritti raccolti ne “il falso principio della nostra educazione”, con illuminazioni decisamente propositive che indicano – netta – una strada e non altre, suggestioni stranamente trascurate dai numerosissimi detrattori, ma pure, e questo fa riflettere dai suoi apologeti anche in campo anarchico.
Nell´Unico si tratta propriamente della frase chiave che conferisce senso l´incipit “Io ho riposto le mie brame nel nulla”. Infatti la sua premessa verso la conclusione ci dice “Io non sono già il nulla del vacuo, bensì il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso creo ogni cosa.” Conclude, dopo aver dato un calcio alla moralità “io non sono ne buono, ne cattivo”, “Nessuna cosa mi sta a cuore più di me stesso.” Tutti hanno notato una super-valutazione dell´individuo che esalta, per alcuni il meglio, per altri il peggio del pensiero occidentale. Quasi tutti per scopi - bassamente egoistici – sorvolano sulla chiara e forte proposta di una vita creativa, che erompe inequivocabilmente dalla premessa. Per chi esprime la lucida passione di diffondere equivoci su questo aspetto basilare censurato di Stirner la lettura ideale è nel “Falso principio della nostra educazione” dove l´autore sviluppa in modo secco, sicuramente provocatorio, la questione centrale della creatività e la espone in modo che non si può più prestare a equivoci. “Bisognerebbe pertanto che ci si cacciasse in testa che il supremo obiettivo dell´uomo non è l´istruzione o l´incivilimento, bensì la libera creatività.”

DISUMANO STIRNER ANTI-UMANISTA
E`lo Stirner che più amiamo, autore eccessivo che prelude nella sostanza alla filosofia visionaria e poetica di Nietzsche, che ci propone una veduta cruda che egli definisce “disumana” per interpretare l´anarchismo, un´ interpretazione che fa giustizia delle più propagandate versioni umanitarie–umaniste di Kropotkin e di Malatesta, ma soprattutto degli innumerevoli tentativi di presentare l´anarchia come un ideologia  (ovvero un Sistema di idee che investe tutta la vita dell´uomo) a scimmiottamento del marxismo. 

ARTE
Apre decisamente alla liberazione della creatività dalle catene dell´Arte, un´altra menzogna borghese  (la redefinizione delle Arti liberali superiori a quelle meccaniche è opera dei filosofi neoplatonici alla corte di Lorenzo il Magnifico, (Firenze fine 1400).
Così la creatività non sterilizzata, riacquistata la sua carica rivoluzionaria, entrerá  inevitabillmente nel campo della sovversione sociale.

DADA
Nel 1916 a Zurigo nasce un movimento formato da “artisti” disertori e renitenti che daranno vita all´intuizione di Stirner, i suoi  sciamani si chiamano Tzara (da Zarathustra) o sono più specificamente degli appassionati estimatori di Stirner, come Picabia o semplicemente avranno una formazione anarchica come Man Ray o un entourage libertario come Duchamp.
I meno stirnneriani i Dada saranno proprio alcuni berlinesi di ideologia marxista come Heartfield e suo fratello Herzfelde ed il pittore Grosz, sempre che lo si possa definire dada. Il Disgusto dada sarà una delle più efficaci riproduzioni della disumanità di Stirner. Ma questa non è storia italiana bensì internazionale.

FUTURISMO
In Italia il provincialismo intellettuale e la conseguente tradizione ritardata didascalico – realista dell´Arte ha colpito fortemente le espressioni del movimento sovversivo ed emancipatore. L´unica decisa rivolta a questa palude stagnante è costituita dal Futurismo che basa le sue energie su personaggi come Carlo Carrà frequentatore e collaboratore di ambienti anarchici a Milano e a Londra con forti influenze Stirneriane. Egli stesso, nella sua biografia dichiarerà di essere un lettore di Stirner, di Nietzsche e di Kropotkin. Interessanti alcune impennate dello stesso Martinetti, che fin dal primo manifesto del 1909 pare apprezzare gli aspetti più clamorosi che discendono da Stirner “il gesto distruttore dei libertari”. Notevole la radicalità di Mario Carli promotore del giornale dei futuristi fiumani ed in seguito, il fallito attentato che organizza con un anarchico individualista alla centrale elettrica di Milano. Ma con l´interventismo il futurismo abbandonerà a pochi anni dalla sua nascita l´impulso rivoluzionario per consolidarsi in accademia, ambendo  a diventare arte di regime con l´avvento del fascismo. Uguale storia sul versante della dittatura bolscevica seguirà il cubo-futurismo russo.
Dopo il futurismo sarà il silenzio.

SQUATTER
Soltanto a fine `900 con il movimento squatter s´innesteranno organicamente in una pratica sovversiva anarchica le folgorazioni Dada che, abbiamo visto, s´ispirano alle intuizioni di Stirner sulla centralità della creatività.
In particolare gli squatter inseriranno il “gesto” dada nei percorsi delle lotte sociali. L´introduzione di questo elemento nuovo nella lotta di sovvertimento dell´esistente non mancherà di suscitare forti incomprensioni attive e passive all´interno dello stesso movimento anarchico, incomprensioni dovute ad ignoranza e ad un ingiustificabile conservatorismo volto a riproporre le forme desuete care al provincialismo culturale che informava già la cultura italiana esattamente un secolo prima.

IL PIACERE CONTRO IL SACRIFICIO
Altro aspetto non alienabile dell´opera di Stirner consiste nella dichiarata ricerca del piacere e delle gioie dell´ unico in lotta contro il concetto e la pratica del sacrificio. Egli osserva infatti che “la consuetudine della rinuncia ha raffredato le vampe del desiderio”. Lampi che daranno l´impronta all´agire dei Dada di formazione anarchica come Man Ray “vivere per la libertà ed il piacere” ed in seguito dei surrealisti sinceramente rivoluzionari, pochi peraltro, come Benjamin Peret “Tutti gli uomini cercano la felicità” e la felicità “è il motivo di tutte le azioni degli uomini, anche di quelli che si impiccano” (da Pascal).
Come gli è naturale, fin dagli scritti minori Stirner lotta con ferocia contro ogni forma di edulcorazione e recupero del piacere “Realmente l´amore è l´ultima e più bella oppressione di noi stessi, la forma più gloriosa dell´annientamento di noi stessi e del sacrificio, la più gioiosa vittoria sull´egoismo” (da Lo stato fondato sull´amore, considerazioni pregiudiziali – 1845) Nell´unico invece è più propositivo “O Leide, o Ninon, quanto bene avete fatto a disprezzare quella pallida Virtù! Una libera <<grisette>> vale mille vergini incanutite nella virtù”. Stirner predice la filosofia del protagonista dello Straniero di Camus che, condannato a morte, celebra i capelli della sua amata e umilia Dio. In Italia è soprattutto Renzo Novatore che sviluppa nelle sue prose, ma anche nel vissuto, il concetto di libertà coniugata al piacere, con maggiore compiutezza proprio nel vissuto poiché le prose sono ancora impregnate di cascami decadenti e retorici alla D´Annunzio. Poi bisognerà attendere gli anni 80 per veder ripreso il filo di questo discorso interrotto in ambiente anarchico. Un esempio dell´importanza di cui si investe il piacere “qui e adesso” è la pratica diffusasi negli squat italiani della gratuità come azzeramento del valore del denaro ma soprattutto dei ruoli gestore-consumatore, ovvero la “bella vita”.

IL LAVORO
Inevitabile che Stirner arrivasse alla critica contro il lavoro.
Cresciuto in un paese Luterano dove il lavoro è considerato la strada per la redenzione dal peccato originale e vedendo l´orrore e la devastazione provocati da tale sfacciata menzogna sulle vite degli uomini, Stirner seguendo la strada della teoria della massima liberazione dell´individuo non poteva non farlo a pezzi. Qui pur nella sua radicalità d´indagine Stirner si  colloca su posizioni che prefigurano quelle che saranno di li a poco dei teorici russi dell´Anarchia, ma che anticipano anche quelle della critica Situazionista  della 2° metà del `900. Stirner infatti rivendica l´indispensabilità “ di creare un opera che sia un tutto”. Il lavoro macchinale che rende schiavi “ non ha nessuno scopo proprio, non riesce a nulla di compiuto”. “Da un siffatto lavoro al servizio di un altro non può uscire alcun godimento”. (L´Unico) Stirner schierato dalla parte del piacere, contro l´alienazione del lavoro, rivendica l´intierezza che sarà cara ai situazionisti più di un secolo dopo. L´intierezza dell´agire costruttivo umano si realizzerà soltanto attraverso la riunificazione dei suoi vari aspetti. Stirner precede qui di qualche anno le critiche alla separazione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale dei grandi anarchici della 2° metà dell´800 in special modo Bakunin e Kropotkin.  La critica al lavoro vedrà nell´anarchico vercellese Luigi Galleani un esponente di punta. Galleani espone in un suo saggio del 1907 una definizione insuperata del lavoro inteso come imposizione sociale. Inutile ricordare che Luigi Galleani anarchico anti- organizzatore e avvocato della prosa ridondante è un attento estimatore di Stirner e di Nietzsche. “Il lavoro ha oggi carattere servile: Non si elegge liberamente secondo le proprie attitudini; non assicura soddisfazione di alcuna specie, né materiale, né morale; non riserva che rischi, umiliazioni, privazioni. Incerto, penoso, eccessivo, rimunerato in ragione inversa della sua durata, si cerca di malavoglia, si compie con disgusto, si subisce, insomma come un´espiazione, come una maledizione” (Luigi Galleani “La fine dell´anarchismo” 1907)

MAINTENANT
Giornale autoprodotto e autodistribuito da Arthur Cravan pugile, truffatore e bellimbusto a Parigi, Barcelona, New York, Mar dei Sargassi, anima errante di Dada.
Ma è l´accento conclusivo posto sulla necessità del godimento immediato di quel che si fa, che scardina l´insidiosa tradizione del sacrificio, inteso come valore, che filtra dal cristianesimo al comunismo e contamina qua e la con il suo alito mortale anche l´anarchismo. E`proprio questo concetto dell´immediato godimento che getta una luce sull´autoreferenzialità  di cui vengono accusati i movimenti sovversivi del secondo ´900, da parte degli eredi tardivi della cultura emancipatrice ottocentesca. Critiche significative dell´ottocento italiano sono quelle rivolte a Malatesta alle esperienze comunitarie (comune Cecilia) giudicate appunto una fuga egoistica dalla grande lotta che deve impegnare tutti i rivoluzionari.

LOMBROSO
Feticista e Tagliatore di teste.
Paradossalmente è proprio un dei più accaniti nemici degli anarchici, il professore socialista Cesare Lombroso incarnazione del provincialismo ufficiale italiano fine `800, che studiando gli anarchici come caso patologico, conferma involontariamente la nobiltà e la praticabilità dell´utopia di Max Stirner. Il frenologo socialista identifica fra i tratti salienti della patologia anarchica, oltre ai famosissimi ed esilaranti caratteri somatici degenerati, due sindromi acute: il misoneismo e l´iperestesia. Il misoneismo è la paura del nuovo. Che cosa intende per nuovo il Lombroso ce lo chiarifica con una frase “quella vera scoperta moderna della divisione del lavoro, che nessuna teoria potrà abbattere;” (Gli Anarchici 1894) Ma voglio concludere questo volo su Max Stirner parlando della seconda sindrome che caratterizza le manie degli anarchici “rei – nati” e “mattoidi”:  L´Iperestesia.

IPERESTESIA
Sante Caserio è l´anarchico che trafisse a morte il presidente della repubblica francese Sadi Carnot che aveva lasciato condannare alla ghigliottine l´anarchico Valiant.
Valiant aveva lanciato una bomba nel parlamento francese, e non aveva ucciso nessuno. Trattando dei “Rei per passione e specialmente di Sante Caserio“ (Gli Anarchici).  Lombroso afferma “Il primo carattere dei delinquenti per passione è l´onestà, un´onestà portata talvolta all´eccesso e l´eccessiva iperestesia (sensibilità ai dolori altrui)”. (Gli Anarchici). Affannandosi per conferire una parvenza di obbiettività al suo servilismo al potere, l´inventore della “scienza infelice” riesce a rivoltare caratteri di nobiltà d´animo ricorrenti fra gli anarchici in sintomi di malattia e di degenerazione, prefigurando un lavoro condotto con accanimento sistematico di tanti psichiatri. Al di là dell´uso repressivo che si proponeva Lombroso, è proprio su queste basi che si esalterà l`Unico. Contro l´egoismo “di corte vedute” (L´Unico) che sprofonda nelle meschinità personali o di parrocchia – unico vero  pericolo dell´individualismo stirneriano – il movimento anarchico già disponeva dell´antidoto, ovviamente non universale, di difficile uso e reperibilità, Lombroso lo chiama IPERESTESIA.

* ETTORE ZOCCOLI, primo traduttore e prefattore italiano dell´UNICO.

** Novatore dirige la rivista “Vertice” dove pubblica anche Bruno Filippi giovanissimo; una sua raccolta postuma di scritti porterá il titolo stirneriano “Verso il nulla creatore”. (Siracusa 1924) 

 

 

 

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