Iakov Levi



GLI ISRAELITI E LE QUAGLIE

Agosto 25, 2004

English version


Intanto si era alzato un vento, per ordine del Signore, e portò quaglie dalla parte del mare e le fece cadere presso l'accampamento...Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le quaglie... Avevano ancora la carne tra i denti e non l'avevano ancora masticata quando lo sdegno del Signore si accese contro il popolo...(Nm. 11,31-33).

Sembra il famoso "ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci", interpretato da Freud.
Il sogno di Leonardo era stato il seguente:

Questo scriver si distintamente del nibbio par che sia muio destino, perché ne la mia prima ricordazione della mia infanzia è mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra (1).
e Freud spiega:
La coda è uno dei simboli, una delle designazioni sostitutive più note per il membro maschile, in italiano non meno che in altre lingue; la situazione descritta nella fantasia, un nibbio che apre la bocca del bambino e percuote vigorosamente la coda dentro di essa, corrisponde a un'immagine di fellatio, un atto sessuale in cui il membro viene immesso nella bocca della persona con cui si ha questo rapporto...E poi l'indagine c'insegna che quest'abitudine ripete soltanto, elaborata, un'altra situazione in cui tutti un tempo ci siamo sentiti a nostro agio: quando poppanti, "essendo io in culla", prendevamo in bocca per succhiarlo il capezzolo della madre o della balia. L'impressione organica di questo primo nostro godimento vitale fu certamente tale da rimaner scolpita in noi in modo indelebile; quando più tardi il bambino fa la conoscenza della mammella della mucca, che per la sua funzione equivale a un capezzolo - ma per la sua forma e la posizione nel basso ventre a un pene - ha raggiunto il primo gradino per la successiva costruzione di quella fantasia. Ora comprendiamo perchè Leonardo traspone il ricordo della presunta avventura col nibbio nel periodo in cui era lattante. Dietro questa fantasia si cela null'altro che una riminiscenza del succhiare o dell'essere allattato   (fu rielaborata dall'uomo Leonardo come fantasia omosessuale)... Noi riferiamo la fantasia al fatto di venir allattato dalla madre, e troviamo la madre sostituita da un nibbio. Da dove viene questo nibbio e in che modo lo ritroviamo in questo contesto?....Nella scrittura geroglifica degli antichi Egizi la madre viene indicata con la figura dell'avvoltoio. Inoltre gli Egizi veneravano una divinità materna che veniva raffigurata con una testa di avvoltoio. Il nome di questa dea si pronunciava Mut; che l'affinitą fonetica con la nostra parola Mutter [madre] sia soltanto casuale? Così l'avvoltoio è veramente in rapporto con la ...dai Hieroglyphica di Orapollo Niloo e il libro di sapienza sacerdotale dell'oriente tramandato sotto il nome del divino Ermete Trismegisto. Da queste fonti apprendiamo che l'avvoltoio veniva considerato il simbolo della maternità perchè si credeva che in questa specie di uccelli esistessero soltanto femmine e non maschi...Ora, come avveniva la fecondazione degli avvoltoi se tutti erano femmine? Un passaggio di Orapollo ci fornisce in proposito una spiegazione ingegnosa. In un certo periodo questi si arrestano in volo, dischiudono la vagina e concepiscono dal vento (2).

Una versione orfica sulla creazione del mondo diceva che all’inizio esisteva la Notte. Essa aveva l’aspetto di un uccello dalle ali nere. Fecondata dal vento, la Notte depose il suo uovo d’argento nell’immenso grembo dell’oscurità e da quest’uovo balzò fuori Eros, denominato Protogonos, il primogenito di tutti gli dei (3).
Ed ecco che abbiamo ritrovato il vento che emerge all'inizio della nostra quotazione biblica: Intanto si era alzato un vento per ordine del Signore.
Come nel mito egizio e in quello orfico il vento rappresenta l'elemento maschile, quello che feconda, e l'uccello, nel mito biblico diventato quaglie, rappresentano l'elemento femminile che viene fecondato. Le quaglie della rappresentazione biblica sono dunque il parallelo del nibbio del sogno di Leonardo. Gli Israeliti mettono in bocca gli uccelli esattamente come Leonardo aveva sognato di fare con la coda del nibbio. Un sogno collettivo si è tradotto in una saga biblica. In entrambi i casi abbiamo una rappresentazione onirica, come molte storie bibliche che sono penetrate nel testo sotto il velo della narrativa di eventi reali.



Roma - Palazzo Falconieri

Uccello (= pene) con mammelle

Dalla Grande Madre alla Fellatio

Maat, la dea egizia della Verità è rappresentata come una donna alata. Quindi, donna e uccello in un'unica condensazione, come il falco con le mammelle scolpito sulla facciata di Palazzo Falconieri. Ugualmente Iside, la Grande Madre:

                     

La Madre è, dunque, inconsciamente percepita come una creatura fallica, come il bambino percepisce la donna con un pene. Attraverso la Fellatio, l'adulto si ricollega al bisogno infantile di succhiare il capezzolo materno.
Tuttavia, come avviene il processo di fissazione erotica sul seno materno? E' questa una fissazione che ci portiamo dietro dall'infanzia, sotto la pressione di un bisogno non soddisfatto (o overstimulato) durante lo stadio orale, come erroneamente pensano molti psicologi, o piuttosto è questo il risultato di una regressione psicosessuale dall'eccitamento genitale, diretto verso il fantasmatico pene materno, a uno stadio molto più arcaico, sotto lo stimolo di una frustrazione avvenuta al livello edipico? Se la fissazione erotica sul seno materno fosse il risultato di una frustrazione durante lo stadio orale, il pene non sarebbe chiamato in causa come veicolo di gratificazione orale. La scarica energetica avverebbe, anche in età adulta, attraverso la perversione manifesta della suzione del capezzolo femminile. Nella sessualità adulta e normale, codesta manifestazione può al massimo essere considerata una fase preparatoria, e non quella principale. Ma se la gratificazione erotica avviene attraverso la Fellatio, vuol dire che lo stadio genitale (edipico) era stato precedentemente felicemente raggiunto, e solo una regressione psicosessuale ha portato il soggetto a ridirigere la distribuzione economica della libido verso l'oggetto arcaico, ovvero, il seno materno. Altrimenti, non sarebbe comprensibile perchè il pene, che nello stadio orale non adempie a nessuna funzione psicosessuale, venga implicato nell'atto sessuale.
Il bambino edipico dirige le sue energie genitali verso il fantasmatico pene materno. Iside, la Grande Madre, è un uccello, ovvero possiede un enorme pene. Verso di esso è diretta la libido genitale del bambino. Un trauma psichico che inibisca il normale fluire della libido induce a una regressione, la libido genitale si contrae e viene ridistribuita nelle fasi psicosessuali precedenti. A questo punto, il fantasmatico pene materno non viene più anelato a livello genitale, attraverso la concentrazione delle energie nella penetrazione, ma ai livelli precedenti: sadico anale e sadico orale. Il pene materno viene succhiato, come lo era stato il seno nella prima infanzia. Nella fantasia inconscia, il pene si ritrasforma in seno, e come tale viene anelato. La scoperta della mancanza di un pene nella donna, se concomitante a una deprivazione affettiva al livello edipico, si traduce in trauma psicosessuale. Ovvero, in un evento (la deprivazione affettiva), la cui interpretazione inibisce il libero progredire della libido. Alcuni sono indotti a pratiche omosessuali, come nel caso di Leonardo. Altri, nell'atto della Fellatio, si identificano con colei che succhia, invertendo i ruoli.
Karl Abraham descrive un caso dove, durante la Fellatio, colui che porge il pene si identifica con il seno materno:

...già in anni infantili gli si imponeva la rappresentazione d'introdurre il pene nella bocca di bambini più piccoli, pur senza avere fatto niente del genere. La psicoanalisi mise in chiaro, al di là di ogni dubbio, che egli in tali rappresentazioni si identificava parimenti con la madre. I ragazzi o giovanotti significavano i fratelli minori del paziente che egli - il maggiore - aveva visto bere al seno della madre. Tale vista aveva suscitato in lui la più forte invidia; essi erano infatti partecipi di un piacere che un tempo aveva lui stesso goduto, ma a cui aveva dovuto da tempo rinunciare. Egli reagì al privilegio dei più giovani identificandosi con la madre (4).
Abraham continua evidenziando l'equivalenza psichica tra seno e pene.
La deprivazione affettiva sentita dal bambino, per il privilegio dei fratelli a lui negato, è dunque la causale della regressione dal fantasmatico pene materno al seno. L'identificazione con questo è un'accorgimento che risolve la deprivazione. Il bambino incorpora, introietta, l'oggetto del desiderio, e quindi non ne sente più la mancanza.
Possiamo vedere come, anche in questo caso, il sintomo sia una condensazione: la deprivazione a livello edipico - genitale induce a una regressione allo stadio orale, e il bisogno di succhiare non soddisfatto si risolve introiettando l'oggetto del desiderio e identificandosi con esso (projective identification).

In Trauma della nascita, esilio e monoteismo ho dimostrato come molte storie legate alla saga dell'Esodo rappresentino fantasie sadico - orali e intrauterine. Ma la storia dell'Esodo fu narrata per la prima volta dopo il trauma della distruzione d'Israele e alle soglie dell'Esilio di Giuda. Ovvero, le fantasie regressive che diventarono parte della saga dell'uscita dall'Egitto furono il risultato di un trauma storico, tradotto in trauma psicosessuale, che colpì gli ebrei alla fine del VII secolo a.C.
La fantasia di Fellatio espressa dal racconto delle quaglie nel deserto non rappresenta un evento rammentato, ma uno fantasticato come risultato di una regressione psicosessuale. Niente sapevano gli ebrei di quaglie e di altri miracoli, prima che li colpisse la catastrofe della perdita di Israele e dell'esilio di Giuda.


Di uccelli

Come l’albero può essere sia il simbolo del pene paterno (l’albero della Conoscenza) che il pene materno (l’albero della Vita), secondo il contesto, così l’uccello è simbolo di entrambi. Un uccellino è invece un pene piccolo, infantile. Spesso infatti un bambino viene chiamato “uccellino”.
L’aquila di Zeus era il suo simbolo fallico, come Mercurio, che ha le ali, è la sua estensione ed erezione, e il facitore del suo volere.
Maestoso e minaccioso, l’uccello del Padre degli Dei punisce Prometeo, l’impertinente vicario dell’orda fraterna, venendo giornalmente a divorargli il fegato, simbolo di evirazione, Lex Talionis per il sacrilegio perpetrato a nome dei Figli.
L’aquila romana, e poi quella dei vari imperi che si susseguirono, era certamente un simbolo fallico paterno, strumento apotropaico contro i nemici dell’impero.

Il "Perturbante" freudiano (Das Unheimliche) (5) è il filo conduttore di uno dei film più famosi di Alfred Hitchcok: “Gli uccelli”. I peni paterni, o forse anche materni in un’unica condensazione, sono minacciosi, ci ricordano inconsciamente il peccato primordiale di profanazione del genitale del Padre, e quindi sono vettori della sua minaccia di ritorsione, come nel mito greco di Prometeo.

“Les mouches” di Sartre, indubbiamente ispirato alle Coefore di Eschilo, riprende lo stesso tema. Un’invasione di piccoli insetti fastidiosi ci ricollega a un senso di colpa primordiale e perturbante.

Come abbiamo visto, le dee madri primordiali sono ugualmente rappresentate come uccelli.
“Gli uccelli” di Hitchcok ricorda la fiaba Il pifferaio di Hamelin. Anche qui una miriade uscita di controllo di piccole creature invadenti e minacciose turba l’equilibrio di una comunità fino a quel momento apparentemente indisturbata. I topi, un’altro simbolo del pene, in quel contesto da me interpretati come femminili, invadono l’equilibrio psichico collettivo riemergendo ossessivi dagli strati rimossi.

Gli uccelli sono messaggeri di buone nuove, poichè Remo ne vede sei, ma Romolo ne vede dodici. Ne ha visti di più, e quindi a lui è affidato il privilegio di essere il primo re di Roma. Più uccelli uno possiede, più gli si adatta il ruolo di fondatore e di re.
Ma si suole dire anche “Uccellaccio del malaugurio”. Quindi, l’uccello può essere non solo benefico, ma anche malefico: Benefico e salvifico, come la colomba, simbolo di pace e dello Spirito Santo, come quella mandata da Noè per sapere se il Signore avesse perdonato e le acque avessero cominciato a ritirarsi, o malefico e castigatore come l’uccello che giornalmente veniva a divorare il fegato di Prometeo, e quelli di Hitchcok, incombente omen perturbante e minaccioso.


Links:
Trauma della nascita, esilio e monoteismo
Sacralità, intoccabilità e tabù
L'Esodo e gli zoppi. Pesach: la festa del salto + Pasqua = Kippur; Natale = Pesach
Il Cherubino di "Le Nozze di Figaro" e l'Arca Santa
La figura di Dio nell'ebraismo: Padre o Madre? (La lettera di una lettrice)


NOTE

(1) Sigmund Freud, "Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci", in Opere, Bollati Boringhieri, Torino 1989, vol. VI, p.229.

(2) op.cit. pp.231-234

(3) Karoli Kerenyi, Gli Dei della Grecia, Il Saggiatore, Milano 1962, pp. 26-7).

(4) Karl Abraham, "Una teoria sessuale dei bambini non considerata", 1925, in Opere, Bollati Boringhieri, Torino 1975 e 1997, vol.I, p.395.

(5) S.Freud, “Il perturbante”, in op.cit, vol. IX, p.82: “il perturbante è quella sorte di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”.



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