Sacralità, intoccabilità e tabù
Feb. 13, 2003
Non gettate le vostre perle davanti ai porci,
perché non le calpestino con le loro zampe
e poi si voltino a sbranarvi (Matt. 7,6).
...il maiale è un antico simbolo di fecondità
S.Freud, Simbolismo nel sogno
Il primo esempio di casta intoccabile, molto simile a quelle tutt'ora esistenti in India appare in Erodoto:
Gli Egiziani hanno sempre ritenuto il maiale un essere immondo: prima di tutto, se uno di loro, passando accanto a un maiale soltanto lo sfiora, corre subito a gettarsi nel fiume completamente vestito; in secondo luogo, i guardiani di porci, anche se sono Egizi di nascita, sono i soli fra tutti che non possono entrare in un tempio, fra quanti ve ne sono in Egitto. Nessuno suole dar loro la propria figlia in moglie, né sposarne le figlie, sicché i porcari accasano e si accasano senza uscire dalla loro cerchia (Hist. II,47)Quindi, una casta di intoccabili, che non potevano avvicinarsi al sacer dei templi, in quanto l'immondezza delle bestie che allevavano passava alla loro stessa persona attraverso il contatto.
Mentre gli Egiziani non ritengono giusto sacrificare maiali agli altri dei, solo a Selene e a Dioniso [che Erodoto stesso aveva precedentemente identificato con Osiride], nel medesimo tempo e proprio nel plenilunio, li sacrificano mangiandone le carni. Perché mai in questa circostanza usino immolare dei maiali, mentre nelle altre feste ne rifuggono con disdegno, esiste una spiegazione che viene raccontata dagli Egiziani. Ma io, pur conoscendola, non trovo conveniente riferirlaPensate quanta fatica Erodoto ci avrebbe risparmiato se non avesse dimostrato tanta reticenza!
Se torniamo all'India, una casta d'intoccabili può solo
voler dire la stessa cosa, ovvero, una casta di sacerdoti. Cosa che si
ricollega benissimo a quello che già sappiamo, anche perché i leviti, che
come proverò in seguito erano i discendenti dei porcari egizi, erano i
più reietti e poveri del popolo, in quanto non possedendo terra propria,
dipendevano dall'elemosina della comunità entro la quale vivevano.
I Leviti
Cito dal secondo saggio di L'Uomo Mosè la religione
monoteistica ( Opere di Sigmund Freud, B.Boringhieri, Torino
1989, p.365):
Il rapporto Bramini - Paria pare essere stato lo stesso
Cohanim - Leviti, anche se in forma meno estrema e più annacquata. Ovvero,
sembra che in entrambi i casi sia avvenuta un'inversione. Il sacer
originale, quello più arcaico, era associato ai porcari, che erano i sacerdoti
del Totem predinastico, e questi erano appunto intoccabili in quanto associati
all'intoccabile, l'inavvicinabile, il Tabù. Quando gli egizi si organizzarono
in civilizzazione, il rito del totem fu rimosso, e ne rimasero solo le
tracce mnestiche in questi maiali intoccabili, che però dovevano continuare
a venire allevati per essere sacrificati a Osiris solo in occasioni speciali,
infatti solo in queste, come spiega Freud in Totem e tabù, il proibito
diventa obbligatorio. I sacerdoti ufficiali divennero quelli dei nuovi
dei, e questi non erano più intoccabili poiché non erano più associati
al Totem. Quelli arcaici rimasero associati al Tabù e divennero paria.
Probabilmente questo è anche quello che è successo in India. I Bramini - Cohanim,
sacerdoti di Aton, divennero la classe più elevata, e i sacerdoti del totem,
paria, leviti e porcari divennero la classe più infima.
Abbiamo visto come la sacralità - immondezza del maiale
egizio sia passata agli ebrei attraverso i porcari leviti.
Riporto sotto un articolo molto interessante, che rappresenta
la spiegazione di un rabbino al brano settimanale della Torà (Parashat Hashavua)che viene
letto il sabato nelle sinagoghe:
Probabilmente, come era accaduto ai poveri porcari di
Erodoto, anche in India il senso originale di paria e sacerdoti è andato
perso, ma rimane nella loro intoccabilità e reiettezza. Fra i maggiori enigmi della preistoria ebraica c'è quello dell'origine
dei Leviti. Questi vengono fatti derivare da una delle dodici tribù d'Israele,
dalla tribù di Levi, ma nessuna tradizione giunge a dire dove questa tribù
risiedesse originariamente, o quale parte del paese conquistato, Canaan,
le fosse assegnata. Essi occuparono i più importanti uffici sacerdotali,
ma erano tuttavia distinti dai sacerdoti, un Levita non è necessariamente
un sacerdote, il nome non indica una casta.
Qui Freud inizia quell'operazione di depistamento che poi
porterà avanti nel terzo saggio, mescolando brillanti intuizioni con postulati
che sono il contrario della realtà:
1) Essi non occuparono mai importanti uffici sacerdotali.
2) Il nome indica proprio una casta.
Essi furono sempre una casta di reietti, come i porcari
descritti da Erodoto e gli intoccabili indiani di cui abbiamo parlato,
esposti alle vessazioni degli ebrei tra i quali abitavano. Il capitolo
19 dei Giudici ci descrive fedelmente la sorte di un levita e la sua concubina,
viandanti che nessuno voleva accettare in casa: "il levita entrò e si fermò
sulla piazza della città ma nessuno li accolse in casa per passare la notte"
(19,16); "ora mi reco alla casa del Signore, ma nessuno mi accoglie sotto
il suo tetto"(19,19). In seguito la concubina gli venne rapita e assassinata
dai beniamiti tra i quali stava passando.
Solo alle soglie del primo esilio (587 A.C.), quando cominciò a riemergere
il ricordo d'Egitto, furono assegnati loro i compiti più umili nel Tempio,
come raccogliere la legna e pulire la confusione che facevano i Cohanim,
e lavare loro i piedi.
Questa tradizione continua anche oggi.
Quando,durante la cerimonia del Sabato, nelle sinagoge,
i Cohanim si accingono a benedire la congregazione, è uso che prima
si vadano a lavare le mani. Escono dalla sala principale della sinagoga
e si dirigono verso il lavandino o la fonte d'acqua più vicina. I leviti
li seguono, e lavano loro le mani, come una volta
lavavano loro i piedi.
Quindi, la tradizione che i leviti fossero stati una
casta di reietti e umiliati continua ininterrotta fino ai giorni nostri.
Nel Deuteronomio, che è il primo libro della Torà in
quanto gli altri furono composti dopo, come è ormai universalmente riconosciuto
dalla critica biblica moderna, e che fu composto alle soglie dell'esilio
ai tempi delle prime riforme religiose di Giosia, il legislatore pensò
bene di garantire loro un minimo di paga, per tutti i lavori a cui erano
stati assegnati, e garantì loro la decima. Garantendo loro una minimum
wage, il Deuteronomio li mette automaticamente tra le vedove e gli
orfani, espressione stereotipata che indica la parte socialmente più debole
della popolazione: "Guardati bene dall'abbandonare il levita" (Deut.12,19)
Il levita che abita entro le tue città non lo abbandonerai,
perché non ha parte né eredità con te. Alla fine di ogni triennio metterai
da parte tutte le decime del tuo provento del terzo anno e le deporrai
entro le tue città; il levita, che non ha parte né eredità con te, l'orfano
e la vedova che saranno entro le tue città verranno, mangeranno e si sazieranno,
perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro a cui avrai messo
mano(Deut.14,27-9).
Altro che importanti uffici sacerdotali!
Continuo a citare da Freud:
La nostra congettura circa la persona di Mosè suggerisce una
spiegazione. Non è possibile che un gran signore come l'egizio Mosè si
unisse senza accompagnatori a un popolo che gli era straniero. Portò certo
con sé il suo seguito, i suoi adepti più stretti, i suoi scribi, i suoi
servi. Ecco cos'erano originariamente i Leviti. L'affermazione della tradizione,
secondo cui Mosè era un Levita, pare un'evidente deformazione della realtà
i Leviti erano la gente di Mosè Questa soluzione trova conferma nel fatto
già citato nel mio saggio precedente, che più tardi solo tra i Leviti compaiono
nomi egizi.
La seconda parte è corretta: solo tra i leviti appaiono nomi
Egizi, e questo conduce alla conclusione che i leviti lo fossero. Ma anche tra i Cohanim. Solo l'acrobazia del redattore post- esilico ha fatto discendere i primi e i secondi da un unico ceppo. In realtà, la razionalizzazione rappresenta la traccia mnestica che entrambi fossero egizi. I primi porcari e i secondi sacerdoti di Aton.
La prima parte, di un Mosè signore d'Egitto che si sarebbe
portato dietro i suoi scribi è "una ballerina in punta su un piede solo"
(Terzo saggio - Avvertenza seconda), un piede c'è, ma il secondo manca.
Se ci fu un signore egizio che si mise a capo dell'Esodo, questi si portò
dietro i suoi porcari, e non i suoi scribi. Poiché come tali furono trattati
da allora i leviti dai figli d'Israele. Una casta di paria che probabilmente,
all'inizio, erano anche intoccabili come i porcari egizi e i paria indiani,
ma poi questo tabù fu rimosso e rimase solo la tradizione della loro inferiorità
sociale.
Sembra che Mosè, che come provato da Ahmed Osman era Akhnaton stesso, si portò dietro nel Sinai alcuni sacerdoti di Aton, che non furono i leviti, bensì i Cohanim. Ma una cosa per volta.
A questo punto ci diventa più chiaro un versetto dell'Esodo:
"Inoltre, una grande massa di gente promiscua partì con loro...� (Es. 12,38).
L'espressione che la Bibbia episcopale italiana ha tradotto come "grande
massa di gente promiscua", in ebraico è Erev Rav , che letteralmente
significa "confusione, miscuglio". Il versetto corrisponde alla citazione
che Giuseppe Flavio fa di Manetho, il quale sostiene che Mosè sia stato un famoso
sacerdote egiziano di Eliopolis che fu cacciato dall'Egitto poiché si era
unito ai lebbrosi (Contro Appio, I, 31). "Lebbrosi" non è una diagnosi
medica ma sta per "intoccabili", paria, come i porcari egizi.
Manetho chiama Mosè "Osarsiph", che significa Osiride.
I maiali allevati dai porcari intoccabili venivano sacrificati
(e mangiati), solo una volta all'anno, proprio a Osiride, che era diventato
la rappresentazione antropomorfica del Totem rimosso. Sembrerebbe che Moses
"Osarsiph" - Osiride esprimano lo stesso concetto. Ovvero, sembrerebbe
che Moses-Osarsiph, che Manetho sostiene essere stato un importante sacerdote di
Eliopolis, si sia messo a capo non tanto degli ebrei, come sostiene Freud,
ma dei "lebbrosi" porcari egizi, che a un certo punto scapparono nel Sinai,
e lì si unirono ai clan giudaici che giravano per la zona come pastori
seminomadi. E' possibile che questo sia avvenuto nel contesto della confusione
e il disorientamento che si impadronirono dell'Egitto con la riforma monoteistica
di Akhnaton e la sua susseguente deposizione. Le citazioni di Giusepe
Flavio da Manetho puntano in questa direzione.
Il ritorno del rimosso del Padre primigenio, di cui parla
Freud parlando del monoteismo, sarebbe dunque quello del Maiale,
che era stato invero il padre primigenio degli Egizi. La riforma di Akhnaton
aveva stimolato il ritorno del rimosso, poiché monoteismo significa un
unico Padre, che rifletteva appunto la condizione dell'orda primigenia e del rito del pasto
totemico che era venuto al posto dell'atto parricida e cannibalistico.
Non a caso il sacerdote di Osiride fu quello che fu obbligato
all'esilio, insieme ai suoi "lebbrosi" quando il vecchio ordine fu restituito.
E' possibile che questo Osarsiph, sacerdote di Osiride,
sia stato Akhnaton stesso, poiché il Faraone era considerato il figlio
di Osiride e incarnazione di Horus.
Gli Egizi volevano depurarsi dalle influenze monoteistiche
e iconoclaste che stavano rovinando l'Egitto, in quanto rappresentavano
una regressione all'Egitto pre-civilizzazione.
L'Egitto era pronto a disintegrarsi in una regressione
- fine civilizzazione, e questa fu evitata grazie all'energica azione delle
forze conservatrici.
Ma "nobili" egizi, che dalle parole di Freud si unirono a Mosè-Akhnaton nel Sinai ci furono, non i leviti, bensì i Cohanim.
Alle soglie del primo esilio e dopo il trauma
della distruzione del regno d'Israele, la connotazione di sacralità che
i leviti si portavano ancora addosso, e che si era espressa in tempi più antichi
nella loro intoccabilità, cominciò a premere per un riconoscimento. Insieme
al ricordo d'Egitto, e in concomitanza al riemergere di questo dalla rimozione,
furono addetti al servizio del Tempio e dei Cohanim, anche se in
sintesi con la loro infima condizione sociale . Sembrerebbe proprio che
questi "lebbrosi", menzionati da Manetho, cacciati dall'Egitto e che si
unirono agli ebrei che giravano nel delta nilotico, o molto più probabilmente,
nel Sinai alle porte d'Egitto, siano diventati i leviti che ancora oggi
lavano le mani ai Cohanim nelle sinagoghe.
Ahmed Osman ha provato in Out of Egypt (p.165), a mio parere in maniera convincente, citando anche dal Talmud (Sanhedrin, 106b), che Pinhas, figlio di Eleazaro figlio di Aronne, definito "Il Cohen", e da cui vengono tutti i Cohanim, è in realtà Panehesi, sacerdote del tempio di Aton a El Amarna.
A questo punto, tutto si ricollega.
I Cohanim vengono dai sacerdoti di Aton, mentre i leviti vengono dai porcari che allevavano i maiali che dovevano essere sacrificati ad Osiris.
I primi, non essendo più associati al Totem, diventarono i sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, mentre i secondi rimasero una casta di reietti, e furono riassociati al sacer solo con la regressione monoteista giudaica alle soglie del primo esilio, per associazione con il ritorno dalla rimozione del Padre primigenio.
La separazione tra sacerdoti di Aton e porcari egizi rimase congelata, nella tradizione ebraica, fino ai giorni nostri.
A questo punto, anche la confusione seminata da Freud viene appianata: “Essi occuparono i più importanti uffici sacerdotali,
ma erano tuttavia distinti dai sacerdoti, un Levita non è necessariamente
un sacerdote”. Proprio così. Un levita non è un sacerdote, bensì un porcaro di Osiride. Il sacerdote è il Cohen.
A questo punto ci diviene chiaro anche il Tabù della
carne di maiale, che gli ebrei hanno conservato. L'arcaico Totem giudaico
era l'ariete, e non il maiale, e quindi erano i montoni e i capri che venivano
sacrificati nel tempio di Gerusalemme. Sacrificati, e quindi mangiati.
Il maiale, non fu mai sacrificato, poiché non era associato ai riti ebraici.
I leviti, unitisi ai clan ebraici meridionali (giudaici) che pascolavano nel Sinai e nel Neghev, probabilmente insieme ai sacerdoti di Aton che avevano dovuto lasciare l'Egitto dopo la contro-rivoluzione dei sacerdoti di Amon, persero anche l'unico compito che ancora
avevano in Egitto: quello di allevare maiali per il sacrificio annuale
in onore di Osiride. E qui arriva il Deuteronomio e assicura loro la decima
della decima, poiché nel frattempo, nel processo dell'emergere dalla rimozione
del ricordo d'Egitto, furono nuovamente riassociati al sacer. Allevare
e sacrificare maiali non potevano più, e allora fu affidato loro il compito
di scopare il tempio e di lavare i piedi ai Cohanim. Ma il concetto
di maiale = sacro = intoccabile rimase dal ricordo d'Egitto, e continuò
a essere conservato dai leviti (e dai Coahanim stessi), che adesso erano entrati a far parte dell'apparato
del servizio divino. Questi si assunsero il compito di non far dimenticare
ai giudei quanto sacro = intoccabile = proibito di cibarsene, era stato
il maiale nella loro terra di origine (dei leviti e dei Cohanim).
Toccare l'intoccabile equivale a profanazione. La cosa
più cara che abbiano gli ebrei sono i rotoli della Torà, simbolo della
prostituta sacra Asherà, madre dei popoli semiti e simbolo della Madre
rimossa. Negli ultimi 2000 anni, ogni volta che gli antisemiti volevano
ferire gli ebrei, mettevano i rotoli della Torà a contatto con carne di
maiale (e non per esempio con carne di coniglio o di cane che sono ugualmente
impuri e proibiti ), per profanarli e renderli così intoccabili. Come già
sappiamo, il Tabù passa attraverso il contatto e quindi impedivano loro,
in questa maniera, di toccare l'agognato corpo materno. Questo dimostra
come il dialogo tra i popoli passi direttamente da inconscio a inconscio,
senza emergere alla coscenza. Se avessero messo i rotoli della Torà a contatto
con carne di cane, coniglio, cavallo, molluschi, ecc. sarebbero diventati
ugualmente inusabili e profanati. Ma a questo gli antisemiti non hanno
mai pensato. Proprio carne di maiale. Gli antisemiti, zaristi, polacchi
o nazisti, niente sanno di Torà = simbolo della madre, maiale = Totem d'Egitto,
Leviti = lebbrosi e porcari, ma vanno diretti all'associazione Torà versus
carne di maiale, entrambi oggetti sacri, ma il secondo contamina il primo
della propria intoccabilità - sacralità. Come nel sintomo di una nevrosi
ossessiva, l'azione riconduce al significato originale. Questi, per profanare,
mettono nuovamente insieme sacro con sacro, confermandone così la sacralità
anche se, apparentemente, l'intenzione originale era stata quella di invalidarla.
Accostando la Torà alla carne di maiale, lo strato manifesto dice: "vedete,
la vostra Torà è impura come il maiale", ma il senso latente che emerge
dall'azione è : "La vostra Torà è sacra come il maiale". Questo è un classico
sintomo da nevrosi ossessiva; l'intenzione manifesta viene invalidata da
quello latente, doing e undoing.
Una delle espressioni antisemite più comuni per insultare un ebreo è di
dirgli "porco d'ebreo". I nazisti erano particolarmente affezionati a questa
espressione. Ma questa è una maniera molto strana per insultare un gruppo
etnico. Di solito, quando qualcuno vuole insultare i tedeschi li chiama
"crauti", come facevano gi americani durante l'ultima guerra, perché i
tedeschi si cibano di crauti. Quando qualcuno vuole insultare gli italiani,
li chiama "maccheroni", poiché questi si cibano di maccheroni. Quando un
ebreo orientale vuole insultare un ebreo polacco lo chiama ghefilte
fisch, poiché i polacchi si cibano di quel particolare tipo di pesce.
Solo gli ebrei vengono insultati con il nome di un animale che non
mangiano, e che è a loro proibito.
Il motivo per cui si attribuiscono a un gruppo le qualità
di quello che mangia è perché attraverso l'ingerimento - introiezione avviene
un'identificazione. I tedeschi mangiano crauti e quindi diventano loro
stessi crauti, gli italiani mangiano maccheroni e quindi diventano essi
stessi macheroni e così via. Il ricollegamento è all'ingerimento e identificazione
originale, che è il divoramento del Padre Totem e l'acquisizione delle
sue stesse qualità. Quindi per definire gli ebrei in maniera dispregiativa
avrebbero dovuti chiamarli "pane azzimo" , "dolci di Purim" o qualcos'altro.
Chiamarli con il nome di qualcosa che non mangiano, non ha
apparentemente nessun senso. Ma se ricordiamo che il maiale era il Totem
originale, non degli ebrei, ma dei Leviti, che lo mangiavano sì, una volta
all'anno nell'unica occasione permessa e obbligatoria, e
in questa maniera mettevano in atto l'ingerimento - identificazione, e
l'accento è sul obbligatoria in quanto, come Freud ci ha spiegato, tutti
i maschi del clan sono obbligati a partecipare al rito di uccisione sbranamento
del Totem, che da proibito diventa permesso solo grazie all'azione collettiva,
ecco che ci diventa chiaro. Le tracce mnestiche del passato egizio riemersero
nell'inconscio collettivo giudaico dal rimosso dopo l'olocausto d'Israele
e alle soglie dell'esilio, i leviti furono riassociati al sacer
egizio, e con questo anche al sacer originale maiale = sacro = proibito.
Una parte della loro psiche, proprio la più arcaica, si identificò con
i sacerdoti - porcari - leviti e il loro Totem. Essendo ormai stati rimossi
i riti totemici collegati a Osiride, in cui il maiale veniva mangiato,
non poterono completare l'identificazione ingerendo de facto la
Bestia sacra, e la proibizione di cibarsi della carne di maiale rimase
il rito totemico, privata del suo acting out finale, in cui questa
avrebbe dovuto venire ingerita. Solo così il rito totemico acquista un
significato coerente. Quindi, "a ragione" chi vuole insultare gli ebrei
li chiama col nome della bestia sacra, secondo la stessa chiave secondo
la quale gli italiani vengono definiti maccheroni e i tedeschi crauti.
L'antisemita percepisce inconsciamente che la proibizione di cibarsi di
carne di maiale è solo l'altra faccia della moneta, in cui è obbligatorio
ingerire la carne della bestia uccisa e mettere così in atto il processo
di identificazione. Questa è stata la grande rivincita dei leviti � porcari,
intoccabili e reietti, sui loro fratelli giudei. La rivincita del padre
primigenio Totem - Osiris - Maiale sull'Egitto, attraverso gli ebrei �
Apiru che a mala pena erano venuti a contatto con la valle del Nilo, ma
che avevano avuto l'ispirazione - imprudenza di accogliere tra di loro
i leviti egizi. Secondo me, questo è il ritorno del rimosso di cui parla
Freud, e che non ha potuto articolare in quanto non voleva riconoscere
l'aspetto regressivo del monoteismo di Aton, che ha scatenato il ritorno
del rimosso padre primigenio. Se avesse capovolto i parametri e invece
di monoteismo = acquisto di civiltà, avesse introdotto la corretta equazione,
monoteismo = regressione dalla civilizzazione, avrebbe anche potuto riconoscere
gli altri elementi dell'equazione, come la condizione di paria dei leviti
e soprattutto il fatto che Mosè, qualsiasi sia stata la sua natura originale,
dopo che gli ebrei si erano insediati in Canaan, e rifiutarono qualsiasi
tipo di monoteismo - monolatria - ritorno del Padre primigenio, fu rielaborato
come dio - Figlio salvifico, al pari di Esculapio, figlio di Apollo, e
al pari di Gesù.
Infatti, così ci rivela il testo stesso, parlando delle
prime riforme religiose di Ezchia, re di Giuda (VII sec. A.C.): "Egli eliminò le alture
e frantumà le stele, abbatté il palo sacro e fece a pezzi il serpente di
bronzo eretto da Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano
incenso e lo chiamavano Necustan" (2Re, 18,4).
Il serpente di bronzo di Mosè era diventato un simbolo
risanatore e salvifico, come il serpente di Esculapio.
A questo punto, non mi rimane che aderire alla conclusione
di Ahmed Osman in Out of Egypt (London 1998), che ha provato come
Mosè e Akhnaton siano stati una persona sola, e che Akhnaton - Moses sia
stato ucciso nel Sinai, non dagli ebrei ma dagli Egizi stessi, che non
ne volevano più sapere della sua distruttiva avventura monoteista.
Quando gli ebrei vivevano in pace in Canaan - Eretz Israel,
avevano elaborato la figura Mosè -- faraone come dio -- Figlio salvifico,
in quanto questo è quello che era il faraone per gli Egizi: il figlio di
Osiride, Horus, che mediava tra loro e il Padre Osiride, che nel frattempo aveva
abbandonato la sua natura suina per diventare il Re dei Cieli e il Giudice
Supremo. Infatti, come il simbolo del faraone -Horus era stato l'Ureus, che non è altro che un serpente, così il simbolo di Mosè era il serpente , che nel regno di Giuda chiamavano Necushtan e adoravano nel tempio di Gerusalemme. Da quello che ci racconta la bibbia fu distrutto solo con le prime riforme di Ezchia. L'equivalenza è, dunque,faraone (Ureus) - Horus e Mosè (Necushtan). Ed ecco che anche l'Osarsiph citato da Manetho era il faraone
stesso, poiché questi era anche il sommo sacerdote di Osiris, con cui si
identificava durante la ricorrenza annuale di morte e rinascita di Osiride,
nella quale il faraone fungeva da interprete principale. Probabilmente
questa è la ricorrenza menzionata da Erodoto in cui gli immondi maiali
venivano sacrificati e mangiati, in quella che era una trasfigurazione
dell'arcaico rito totemico egizio. Osiride veniva ucciso come maiale, e
resuscitava attraverso l'identificazione dei figli con lui. Sulle cerimonie
annuali della risurrezione di Osiride si basava tutto l'equilibrio d'Egitto.
La legittimazione del governo faraonico si basava sull'identificazione
di questi con Osiride, ma nella sua nuova trasfigurazione di sintesi di
dio - Padre con il dio-Figlio. Quando Akhnaton volle sterilizzare la sostanza del
figlio da quella della sintesi, in favore di un ritorno in forza dell'Unico
Padre, mise in grave pericolo l'equilibrio d'Egitto, e fu per questo eliminato.
Gli Egizi non potevano tramandarsi di aver violato la sacra persona del
Faraone, per quanto eretico e incapace potesse essere, e quindi si tramandarono
un Osarsiph, cacciato come capo dei lebbrosi, la cui etimologia tradisce
però il significato originale.
La parte straordinaria è che Freud aveva inconsciamente
capito che l'assassinato era stato il faraone - Mosè stesso, ma non permise
a questa sua intuizione di emergere alla coscienza se non attraverso un
inversione. Infatti, a p.373 ci dice:
Il popolo ebraico di Mosè era tanto poco capace di sopportare
una religione così altamente spiritualizzata [sic!]...quanto lo erano gli
Egizi della diciottesima dinastia. In entrambi i casi accadde la stessa
cosa, quanti si sentivano tenuti sotto tutela e sminuiti si sollevarono
e buttarono il fardello della religione loro imposta. Ma mentre i docili
Egizi attesero finché il destino li sbarazzò della sacra persona del faraone,
i selvaggi semiti presero il destino nelle lor mani e tolsero di mezzo
il tiranno.
Ovvero, Freud ci dice che gli Egizi non uccisero
il faraone. Se spostiamo il non, ecco che emerge quello che era realmente
successo. Gli Egizi non attesero che il destino li sbarazzasse
della sacra persona del faraone, come ha provato Ahmed Osman, né potevano
permettersi di attendere, pena la disintegrazione d'Egitto. E quale parricidio
- deicidio può essere più considerato tale dell'uccisione del Faraone,
lui stesso Dio e reincarnazione di Osiride?
Quando i giudei, infatti si tratta solo di appartenenti al superstite regno di Giuda e non di Israeliti, sotto la pressione degli eventi disastrosi
che li colpirono, misero in atto la propria regressione monoteista e il
ricordo d'Egitto come loro lo avevano esperimentato, si trovarono a ricollegarsi
automaticamente con la regressione Akhnatoniana, e Mosè - Akhnaton fu ri - interpretato come quello che probabilmente era stato, un Vicario del
Padre primigenio e Padre e Dio lui stesso. Da qui i sensi di colpa per
un assassinio che non avevano commesso loro, ma che nella nuova situazione
li ricollegava ai propri riti totemici, in cui la banda dei figli uccide
il Padre, e che quindi era diventato il loro misfatto. Come ci ha spiegato
Freud stesso, i sensi di colpa peggiori non sono il risultato di quello
che è stato commesso, ma di quello che si è desiderato.
Ma Erodoto ci dice molto di più. Dalle sue parole possiamo
anche imparare come la sacralità del Totem - maiale egizio sia passata
all'Occidente attraverso l'Egeo, attraverso il veicolo di Dioniso, il Capro
e Totem dei Greci.
Dopo il brano riportato sopra (Hist
., II.47), Erodoto continua:
In onore di Dioniso [Osiride], alla vigilia della festa, ognuno
uccide un porcellino davanti alla sua porta di casa e lo dà da portar via
allo stesso custode di porci che gliel'ha venduto. Il resto della festa
dagli Egiziani è celebrato quasi in tutto allo stesso modo dei Greci, se
si eccettuano i cori. Però, invece di emblemi fallici, essi hanno escogitato
un'altra trovata: delle marionette, alte quasi un cubito (40 cm.), che
mettono in movimento il membro virile, non di molto più piccolo di tutto
il resto del corpo, e che le donne portano in giro per i sobborghi: va
loro innanzi un suonatore di flauto [come il pifferaio di Hamelin] ed esse
lo seguono cantando Dioniso [Osiride]. Perché queste marionette abbiano
il membro sproporzionato e perché muovano solo questa parte del corpo,
c'è una leggenda che lo spiega e che si racconta continuamente. Secondo
il mio parere, già Melampo, figlio di Amitaone, non doveva essere all'oscuro
di questo sacrificio, anzi ne doveva essere esperto, poiché fu Melampo
che fece conoscere fra i Greci la figura di Dioniso, il suo culto e le
processioni falliche. A dire il vero, egli non illustrò tutto in una volta
il procedimento sacro; furono i saggi che vennero dopo di lui, ad ampliare
i suoi insegnamenti. Però la processione fallica in onore di Dioniso l'introdusse
Melampo e da lui i Greci hanno imparato a fare quello che fanno. Io, dunque,
sostengo che Melampo, da uomo avveduto, non solo fece propria l'arte divinatoria,
ma introdusse tra i Greci molte nozioni che egli aveva appreso in Egitto.
Tra l'altro, anche ciò che riguardava Dioniso, solo con qualche piccola
modificazione nei confronti dei modelli. Infatti non potrò mai accettare
che i riti, che si svolgono in Egitto in onore del dio, coincidano per
puro caso con quelli che si celebrano fra i Greci (Hist., II.48-
49).
Osiride non era, dunque, solo il sacro Maiale d'Egitto, ma
anche il suo sacro fallo, e veniva festeggiato in processioni falliche,
come dopo lo fu il Dioniso occidentale.
L'equazione è la seguente: Padre = Totem = Maiale = Fallo
= Osiride, per gli Egizi. Padre = Totem = Capro = Fallo = Dioniso, per
i Greci. Quindi il fallo paterno era lui stesso il Topos del sacer,
e in Egitto corrispondeva al Maiale. Lo stesso per i Greci era il Capro.
Da sacro, il fallo diventò scurrile solo con la decadenza
del mondo greco. Per gli antichi la sessualità stessa era il temenos
della sacralità. Filo che fu ripreso dal Rinascimento italiano, dove i
genitali nudi furono ri- introdotti nelle chiese, il loro habitat
naturale. Nelle strade e nelle piazze della Firenze del "400 la gente andava
ben vestita. Il nudo era sacro, e quindi relegato alle chiese, il vestito
era il profano, e quindi relegato alle strade. Oggi, i parametri si sono
invertiti. Il sacro è ben vestito (nelle chiese) e il profano va in giro
nudo nelle strade e sulle spiagge. L'inversione dei parametri originali
è sintomatico della decadenza. Come è stato invertito il significato originale
dell'espressione "testa di cazzo", che significa uomo sapiente. Il genitale,
come era il caso di Medusa e dei Serpenti, e ugualmente per la conoscenza
biblica e il serpente dell'Eden, era infatti il topos della sapienza.
Quindi, l'espressione occidentale: "Gli uomini sono tutti porci" è un'inversione
della dichiarazione di fede originale: "Gli uomini sono tutti grandi Falli
e quindi sacri, come il Padre, Totem e Maiale d'Egitto.
Infatti, l'associazione porco = libidinoso è ben strana.
I maiali non sono animali dalla libido genitale più sviluppata degli altri mammiferi.
L'associazione non ha quindi la sua genesi in una particolare virilità
dei maiali, ma in quella maiale = Padre primigenio. L'ammirazione stupefatta
per il saggio, sacro e potente fallo, maschile e paterno, echeggia nell'aria.
Tutto viene dall'Egitto, ed Erodoto lo sapeva. La permissività sessuale
odierna non è convincente, proprio perché è stata sterilizzata dalla sacralità
ad essa inerente, che è la parte più importante. A differenza dei secoli
precedenti, oggi siamo apparentemente liberi di esprimere la nostra sessualità,
ma ad un'inibizione esteriore se ne è sostituita una interiore, che si
traduce in isolamento dei contenuti originali. Quindi, la libertà di fare,
secondo me, non si è tradotta, come avrebbe dovuto, in libertà di essere.
La mia impressione è che, con la diffusione dei certificati di Nulla Osta
per quello che riguarda l'attività sessuale, stia anche diffondendosi un
malessere generale che inibisce la mano dal raccogliere i frutti. Manca
il sacer, ovvero è andata persa la capacità di identificarsi con
il fallo, per gli uomini, e di anelarlo, per le donne. Gli organi sessuali,
deprivati dei loro contenuti di sacralità e saggezza, sono solo ordigni
meccanici, di cui è obbligatorio servirsi come meccanismo di difesa dall'estraneazione
sociale nella quale siamo immersi. Ed ecco perché periodi di permissività
sessuale, in cui sia avvenuta una divergenza tra sessualità e sacralità,
sono anche il preludio alla disintegrazione totale, come era avvenuto nel
periodo antecedente il crollo del mondo antico, e sta succedendo nuovamente
oggi.
Il Dott. Bolmida, nel suo articolo "Passi nella notte.
Il caso clinico di Ines", scrive:
In termini di psicologia clinica, Ines rappresenta il classico
caso di border-line, ossia una struttura psichica che affida al passaggio
all'atto (egosintonico) la risoluzione di un conflitto. E' proprio per questo
motivo che mi soffermo sul caso di Ines dato che, come qualunque specialista
della psiche può testimoniare, attualmente gli eventi border-line costituiscono
la stragrande maggioranza dei casi in consultazione, a scapito delle manifestazioni
nevrotiche, che sembrano scomparire dai registri della clientela ordinaria.
Il fatto che oggi la maggior afflizione stia diventando il
borderline
personality disorder (BPD), al posto delle tradizionali nevrosi ossessive,
mi era noto come psicostorico, in quanto mi era stato confermato dai colleghi
americani che riportano adirittura statistiche precise. Come facciano a
fare statistiche per ogni cosa, per me è un mistero, ma l'impressione che
alle nevrosi peculiari di una società oppressiva si sia sostituito il borderline
disorder di una società permissiva, mi viene confermata da sempre più
parti. Per me, il borderline disorder
è una conseguenza dell'assenza
dell'imago paterna, ovvero, della mancanza di capacità dei maschi di identificarsi
con il fallo paterno e delle femmine di anelarlo. Infatti, anche l'articolo
su Ines, ci parla di un padre che era assente. Non solo, ma pare che a
soffrirne maggiormente siano proprio le femmine che, secondo le statistiche
americane, rappresentano tre quarti dei casi. Greci ed Egizi erano immuni
dal borderline disorder, poiché il fallo paterno era sacro, la loro
sessualità era sacra, adoravano Osiride attraverso i porcellini con un
membro di 40 cm., e le donne greche facevano processioni falliche alla
fine delle quali copulavani con i Priapoi del Padre, il Sacro Capro Dioniso.
La copulazione era il medium della
Communio, e non un diritto
acquisito dopo decenni di lotta per "women rights". Paradossalmente, proprio
quello smantellamento dell'autorità paterna che ha reso possibile la codificazione
ufficiale del diritto di orgasmo, è anche quello che adesso le inibisce
dal raggiungerlo, poiché ne hanno il diritto, ma non lo anelano più.
When Pigs Fly... by Rabbi Ari Kahn.
This week's Parsha teaches, that for an animal to be kosher it needs
both to chew its cud and have split hooves. It is interesting that the
pig is the only animal that has the unique traits of - outwardly acceptable
(split hooves), but the inner analysis reveals the deficiency (doesn't
chew its cud). The pig therefore, has become synonymous with hypocrisy.
There is a tradition related to the etymology of the word pig `hazir' -
which has the root chet-zayin-resh. The Hebrew verb "return" has the same
root, suggesting that one day the pig will return. The problem with the
pig becoming kosher, is the basic tenet of Judaism that the Torah is unchanging,
and no person, even a prophet, has the right to add or subtract from the
Torah. There is another way to reconcile the two seemingly opposing positions
- of the immutability of Torah and the pig becoming kosher in the Messianic
age: The pig can change. A number of authorities, including the Chatam
Sofer, suggested that the pig will undergo what may be called an evolutionary
process and develop a cud, rendering it kosher! If the pig can change and
become kosher, and cease to be a symbol of hypocrisy and evil, certainly
the peoples who have been compared to the pig can undergo a fundamental
change and return to the inherent good with which God endowed http://216.239.53.100/search?q=cache:nVZkqBH9CfcC:home.iprimus.com.au/katanga/Shemini.pdf+talmud+hazir+cohanim&hl=en&lr=lang_en|lang_it&ie=UTF-8 [Entered Feb. 13, 2003]
E' molto rivelante l'associazione inconscia di Rabbi Kahn (che incidentalmente significa Cohen): "The Hebrew verb "return" has the same root, suggesting that one day the pig will return".
Il ritorno del Porco, ovvero del nostro Padre primigenio
assassinato che, secondo le parole di Freud, è anche un antico simbolo di fecondità. Infatti, il Padre primigenio era fantasticato dai fratelli dell'orda come un essere onnipotente e narcisista dalla libidine insaziabile e illimitata. Non solo, ma quando ritornerà, tornerà anche ad essere Kasher, ovvero, gli ebrei potranno finalmente divorarlo, come una volta, quando il nostro Padre totemico veniva divorato durante il rito. Quello che Rabbi Kahn ci dice è questo: "adesso siamo inibiti dal consumare il rito totemico inerente al parricidio primordiale e a soddisfare la libido cannibalistica, ma verrà il Messia, il dio - Figlio, che ci libererà dalle nostre inibizioni libidiche di cui soffriamo da millenni sotto la cappa della tirannia paterna, e ci permetterà quello che oggi ci è proibito" (come infatti è accaduto ai cristiani).
Quando Gesù dice: "non gettate le vostre perle davanti ai porci,
perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino a sbranarvi (Matt., 7,6), intende, dunque: Non date le vostre donne al Padre (il Porco) che le calpesterà, ovvero, le terrà tutte per sé e vi sbranerà, riallaccianoci all'orda primordiale, dove il Padre si teneva tutte le femmine ed evirava i figli.
Gesù è infatti il caporione della banda dei fratelli, e li incita alla ribellione.
(Per perle e altre pietre preziose, come simbolo del genitale femminile, vedi Biancaneve e altre vergini, capitolo quarto e
Il Cherubino di "Le Nozze di Figaro" e l'Arca Santa).
Links:
Trauma della nascita, esilio e monoteismo
L'Esodo e gli zoppi. Pesah: la festa del salto + Pasqua = Kippur; Natale = Pesah