Pasqua = Kippur; Pesah = Natale
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Iakov Levi il
October 19, 2002 at 09:24:54:
In risposta a: L'Esodo e gli
zoppi Inviato da Iakov Levi il October 19, 2002 at 03:22:13:
Come ho sostenuto in Eva. Verginità e castrazione, la
Pasqua cristiana equivale al Kippur ebraico. Entrambe sono la
celebrazione del parricidio primordiale, dell’espiazione e della
ricostituzione della completezza del fallo paterno. Adesso
sappiamo anche che il Natale cristiano equivale a Pesah, la “Pasqua”
ebraica. Entrambe sono la celebrazione del Salto, ovvero,
della Nascita, che i cristiani chiamano Natività. Ma di che nascita
stiamo parlando? Quella del popolo ebraico fu una nascita
fantasmatica, non reale. Un pene materno intrauterino che divenne
il mito dell’Esodo. Come nelle tribù primitive, l’accadere non è mai
un avvenimento che appartiene al singolo, bensì a tutto il gruppo.
Quindi tutta la collettività doveva “nascere”, ovvero passare la
metamorfosi da pene materno intrauterino a popolo. Come è scritto:
“Ognuno deve considerarsi come uscito dall’Egitto di persona, lui
stesso”. Per fare parte della collettività deve considerarsi nato
insieme agli altri. L’Occidente cristiano, che aveva passato una
lunga metamorfosi da tribù a polis, proiettò l’accadere collettivo
in accadere di un singolo, che diventò la rappresentazione
antropomorfica di tutta la collettività, come ho scritto in
Pinocchio. La Nascita fu delegata al Vicario dei figli. Anche
qui, il nuovo nato è il pene materno. Come il popolo ebraico si era
proiettato, come collettività, nell’utero d’Egitto ed era
diventato il suo fantasmatico pene, così il Bambino è il
fantasmatico pene della Vergine. Infatti, come ci hanno mostrato Freud
e Abraham bambino = pene materno. Sia Pesah che il Natale sono,
dunque, la festa del pene materno, mancante, ma ricostituito
attraverso l’evento della nascita. Da qui l’importanza dell’atto di
fede. Gli ebrei, per considerarsi tali devono considerarsi usciti
dall’Egitto, ognuno come parte della collettività. I cristiani
devono credere che il Bambino sia nato, delegando il
vicariato. L’atto di fede ricostituisce il pene materno che non si
sapeva più dove fosse andato a finire. Sentirsi usciti dall’Egitto, e
credere che il Bambino sia nato, abbassa la tensione creata dal
trauma dll’osservazione del pene femminile mancante. E qui il
ciclo si chiude poichè, come il popolo ebraico era “nato”, come
conseguenza di una regressione indotta dal trauma della distruzione
d’Israele e dell’esilio di Giuda, così l’Occidente era ri-nato
sotto forma di Bambino (il Vicario della collettività), come
conseguenza della crisi del mondo antico. In entrambi i casi, la
fantasia del pene femminile mancante fu reattivata da una
regressione. In entrambi i casi questa fantasia regressiva ha
innescato il meccanismo difensivo del rito della nascita. Gli
ebrei dichiarano “Siamo nati” e i cristiani dichiarano “Il Bambino è
nato”, ovvero, entrambi, attraverso il rito, dichiarano “Il pene
materno c’è”. Il rito funge da negazione (denial) del trauma
della scoperta del pene femminile mancante. Ed ecco che ci viene
confermata l’intuizione di J. Frazer e di W. Robertson Smith, che il
mito viene sempre dal rito e mai l’incontrario. Prima venne il
rito, la cui genesi è nella tensione pulsionale, e da quello viene il
mito, che razionalizza il rito. Pesah, salto-nascita d’Israele,
divenne il salto che l’Angelo del Signore avrebbe fatto sulle case
degli Israeliti, e il Natale – riconoscimento dell’esistenza del
pene della Vergine, divenne la Nascita del Salvatore. Mosè,
Salvatore d’Israele, in quanto ricostruttore del pene d’Egitto (la
Madre), colui che fa nascere - levatrice d’Israele = Gesù,
Salvatore dell’ecumene occidentale in quanto pene di Maria, la
Grande Madre, Medusa – Atena – Artemide.
A questo punto possiamo vedere chiaramente come le celebrazioni
religiose abbiano lo scopo di abbassare la tensione. Pasqua
(cristiana) – Kippur hanno lo scopo di ricostituire il fallo paterno,
dopo che era stato evirato da un atto dissacratorio, e Pesah –
Natale hanno lo scopo di abbassare la tensione ricostituendo il
fantasmatico pene femminile che era sparito. Le prime feste sono la
celebrazione del pene paterno, e le seconde due, molto più regressive,
sono la celebrazione del pene materno.
Iakov Levi
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