Iakov Levi


Il Cherubino di "Le Nozze di Figaro" e l'Arca Santa



King. So is it, if thou knew'st our purposes
Ham.   I see a cherub that sees them. - But,
            come; for England! - Farewell, dear mother.
(Hamlet, Atto IV, Scena III)

Aggiornato Marzo 18, 2003

In Biancaneve ed altre vergini (1), abbiamo provato come la figura di Cherubino, in "Le Nozze di Figaro" di Mozart, rappresenti il fantasmatico pene femminile mancante, che emerge dall'inconscio come il giovane efebico dell'Opera.


   
Il Conte "scopre" Cherubino


Nel Libro dell'Esodo, il Signore ordina a Mosè
Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fà un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò.
Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull'arca della Testimonianza, ti darò i miei ordini riguardo agli Israeliti” (Es., 25,18-22).

Vi farai figure di cherubini, lavoro d'artista (Es., 26,1)

Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si far� con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento (Es., 26, 31- 32)


L'unica rappreentazione antropomorfica permessa, e dunque obbligatoria, del monoteismo ebraico è un angelo, un cherubino, e non uno ma due. Non solo, ma in tutte le citazioni riportate, i cherubini sono associati alla preziosià: oro, argento, porpora rossa (la più preziosa delle stoffe dell'Oriente). Creature falliche, poiché hanno le ali, come l'Ermes, inviato di Zeus, suo pene ed estensione. Infatti il Signore darà i suoi ordini “in mezzo ai due cherubini”, come Zeus mandava il suo cherubino- Ermes per annunciare agli uomini il suo volere.

Abbiamo visto in Pinocchio (2) come il pene-volere del dio si condensi in donna. Il pene di Jahvè diventa la Torà, e il pene di Apollo diventa la Pizia.

Ma nelle citazione del Libro dell'Esodo abbiamo qualcosa di più. I cherubini, pene del Signore, sono associati a oro, argento e preziosità.
Freud ci ha mostrato come il gioiello rappresenti il genitale femminile (3).
Quindi cherubini = pene, d'oro = femminile.
Ed ecco perché Cherubino, messaggero ed Ermes del Signore, suo pene ed estensione, diventa una pietra preziosa, un genitale femminile.
Non solo, ma due, un pene e il suo gemello, come quello proiettato nell'utero materno, come pene femminile, nel processo di regressione intrauterina.

Cherubino e Barbarina. Paride e Laoconte. Cornelia e i suoi gioielli. Papagheno e Papaghena. Come le due torri del World Trade Center, scelte dai terroristi come meta finale dell' acting out della loro regressione.
I Cherubini, due che sono un' unico pene femminile, sono sul coperchio che protegge l'Arca santa, ovvero, che proteggono l'accesso a una grossa scatola, come quella di Pandora, simbolo del ventre materno.
Ed ecco anche la connessione con i cherubini, posti ad oriente del giardino dell'Eden, "e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita" (Gn. 3,24).

Cos'è l'albero della vita se non il corpo materno? E la spada, se non il pene femminile, che è fantasticato come quello maschile? (4)
Freud racconta di un bambino nevrotico che nelle sue allucinazioni identificava l’albero con il corpo della madre (5).
Ferire l’albero corrispondeva a ferire, e di corrispondenza evirare, il corpo della donna. Nella stessa pagina Freud menziona anche la storia del Tasso, nella Gerusalemme Liberata, in cui Tancredi colpisce con la spada l’albero e da questo comincia a sgorgare sangue. Aveva colpito il corpo dell’amata Clotilde.

Nel Peloponneso Artemide stessa era venerata come “dea del culto dell’albero”
Nel mito greco - romano Daphne, per sfuggire ad Apollo, si tramuta in albero.
Nel mito sumero l’albero appartiene ad Inanna, che lo pianta nel suo sacro giardino.
La dea della fertilità cananea Asherà, veniva adorata dagli ebrei a cavallo tra il secondo e il primo millennio, come palo sacro, che era sinonimo della dea, ovvero come un albero, come prova la storia biblica di Gedeone (Giudici 6, 25), che aveva nel suo cortile l’immagine del Baal insieme a quella di Asherà.
Quando il re di Giuda, Giosia, cinquecento anni dopo introduce le prime riforme, la Bibbia ci racconta che tagliò i pali sacri in onore di Asherà, di cui le alture intorno a Gerusalemme erano piene (2,Re, 23,14).
Tagliare (ovvero, evirare) corrispondeva a dissacrare la dea.
E infine, più di mille anni dopo che Giosia purificò Gerusalemme dai simboli della dea-madre, e questa fu rimossa energeticamente dalla psiche ebraica, ecco che il bisogno endopsichico emerge nella leggenda in un simbolo che tradisce suo malgrado l’associazione con il corpo materno: la Torà:
“Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare la Torà di tua madre” (Prov.,1,8) e nuovamente in 6,20.
Infatti così ci dice Rabbi Shimon Ben Iochai: “Ogni albero rappresenta la Torà”(Bereshit Rabah 12,6).
Nel Midrash (le leggende ebraiche) la Torà è associata all'albero della vita per ben 35 volte.

La catena di associazioni diventa chiara: Asherà = albero = Torà.

Aggiungiamo quello che scrive Jones a Freud il 18 Dicembre 1909: “…also in Egyptian phallic worship that the right penis was the Father, the right testicle Horus (Christ) and the left Isis ( Maria)” (in The Complete Corrispondence of Sigmund Freud and Ernest Jones 1908-1939, Edited by R. Andrew Paskauskas, The Belknap Press of Harvard University Press Cambridge, Massachusetts and London, England, 1993, p.35).
Quindi, il testicolo sinistro sarebbe Iside - Maria, la Madre. Il testicolo destro è Horus - Cristo, il Figlio.
Ma come ho provato in Biancaneve e altre vergini, il Cristo è lui stesso la trasfigurazione della Madre, in quanto viene da lei. Abbiamo visto, anche dalle illustrazioni esplicite, come da una Madre -- serpente si trasfiguri un figlio - serpente.
Quindi, possiamo dedurre che entrambi i testicoli siano simboli femminili, in quanto palle, balle, o comunque oggetti sferici. Tutto torna, poiché dalle citazioni dell'Esodo ci è chiaro che Jahvè sta tra due cherubini, come il pene sta tra i due testicoli



La Scatola di Pandora
Topo-pene e sfera, simbolo dell'utero materno



E questa è la storia del vello d'oro
Frisso, figlio di Nefele, dea delle nubi e di Atamante, re di Beozia, fuggì dalla matrigna Ino, con la sorella Elle, su di un ariete alato, coperto da un Vello d'oro, fornitogli dalla madre.
Durante il viaggio, Elle si addormentò e cade in mare, nonostante i disperati tentativi del fratello per salvarla.
Frisso arrivò così in Colchide ove offrì l’Ariete in sacrificio a Zeus.
Appese poi il Vello d'oro ad un albero e lo pose sotto la custodia di un drago.
Frisso morì ucciso da Eete, re di Colchide, di cui aveva sposato la figlia Calciope.
Dopo qualche tempo Giasone, bellissimo figlio di Esone, re di Iolco in Tessaglia, allevato dal centauro Chirone, per riconquistare il trono usurpato dallo zio Pelia, partì, con gli Argonauti, alla conquista del Vello d'oro.
II re Eete, a cui l'oracolo aveva predetto che avrebbe regnato finché avesse conservato il Vello d'oro, promise a Giasone di consegnarglielo se fosse riuscito a superare prove che per Giasone si sarebbero rivelate insormontabili, nonostante l’aiuto di Era ed Atena
Quello che ci interessa è che nel mito greco appaiono la stessa trasformazione e condensazione del rito ebraico. Nella Torà è ancora un rito, nella cultura greca è già diventato un mito.
Un ariete alato = Jahvé, che era appunto un ariete.
"Alato" rappresenta una ripetizione del suo aspetto fallico, in questo stadio ancora maschile, come l’Hermes, messaggero di Zeus.
Così i Cherubini, tra cui si trova Jahvè sull’Arca Santa, che sono appunto alati.
Ed ecco che da Jahvé si diramano i Cherubini che però sono d’oro, e quindi si trasformano in pene femminile, e ricoprono l’Arca Santa, che è simbolo per eccellenza del corpo materno.
Alla stessa maniera l’ariete greco è coperto dal vello d’oro che è il genitale femminile.
Cosa si può associare di più al pelo pubico di un vello. Sia vello che d’oro, ovvero sia pelo pubico, come le pellicce, che pene femminile.
Vediamo come, sia nel rito ebraico che nel mito greco, il genitale femminile rappresenta una trasformazione del pene paterno, viene da lui e gli appartiene.

La seconda parte del mito greco ci parla delle prove iniziatiche che Giasone dovrà superare per ottenere la donna (Vello d'oro = pars pro toto della donna), esattamente come nei riti iniziatici dei selvaggi, dove, solo quando i novizi hanno superato il rito, possono ottenere il primo rapporto eterosessuale (6).-

Per la donna, come estensione e trasformazione del pene paterno, la prova migliore, e come tale fin'ora "dimenticata", è naturalmente che Afrodite, la donna per eccellenza, è nata dal pene evirato di Urano.

Inoltre, come ha provato per esteso Theodor Reik nel suo saggio sulla creazione della donna, la storia biblica della nascita di Eva dalla costola di Adamo nasconde, sebbene in maniera distorta, lo stesso concetto inconscio della donna come pene dell'uomo. Infatti Reik prova come la costola di Adamo non sia altro che uno spostamento del suo stesso pene (The Creation of the Woman, Braziller, New York 1960, pp. 107-110).

Vi è un’altra connessione biblica tra oro e genitale femminile, anche questa nel contesto dell’Esodo, che rappresenta il fantasmatico evento di nascita e del pene intrauterino ad essa connesso*.

Aronne rispose loro: “Togliete i pendenti d’oro (Nizmei Zahav) che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me”. Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso ...[omissis]... Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento (Lezacheq) (Es., 32,2-6).
Nezem Zahav, che la bibbia italiana ha tradotto “pendente d’oro”, è un cerchio che si appende al naso ed è rotondo, quindi, un cerchio d’oro, che come ogni cosa rotonda simboleggia la femmina.
Inoltre, la Bibbia associa esplicitamente tra Nezem Zahav e donna: "Un anello d'oro (Nezem Zahav)al naso d'un porco, tale è la donna bella ma priva di senno" (Prov., 11,22).
Lezacheq, tradotto in italiano in “darsi al divertimento”, come spiega Rashi associando a Genesi 39,14, significa “scoprire il genitale femminile”.
Infatti la moglie di Potifar, accusando Giuseppe di averla violentata, dice: “Guardate, ci ha condotto a casa un Ebreo per Lezacheq ” (Gn., 39,14). Quindi nel contesto dell’Esodo abbiamo Cherubini, che sono pietre preziose; d’oro, ripetizione; sul coperchio dell’Arca Santa, che rappresenta l’utero materno; e anelli d’oro in associazione a Lezacheq, che significa "scoprire il genitale feminile".

A questo punto possiamo formulare la conclusione che il numero tre, che come avanzato da Freud rappresenta il pene maschile, quando è associato a tre donne simboleggia il fantasmatico pene femminile mancante, che nella psiche infantile viene percepito come quello maschile.

Secondo noi, questa è una fantasia che si materializza a livello edipico - genitale, quando il bambino cerca nella femmina un pene che sia come il proprio. In caso di regressione dal livello edipico - genitale, dovuta a un trauma occorso a questo livello che induca ad una regressione a fantasie intrauterine, come nel caso dell'Esodo (7), il fantasmatico pene femminile, che diventa il proprio gemello intrauterino, si materializza nella fantasia come due: il pene e il suo gemello (8).
Secondo noi, si tratta di una proiezione a posteriori o, come direbbe Freud, a potiori, prodotta dalla regressione, e non di una riminiscenza che deve la sua genesi all’evento intrauterino e a quello della nascita.

E il pene, prima di trasfigurarsi in femminile, feci, bambino e gemello intrauterino, è sempre e solo quello paterno.
Non a caso i bambini chiamano tutto con il nome del Padre: papà, pipì (pene), pipì (urina), popò, pupù. Il pene paterno si trasforma nei concetti appartenenti ai precedenti livelli psicosessuali.

Tre angeli andarono ad annunciare a Sara la nascita di Isacco (Gn, 18,1), poiché tre è il simbolo del pene paterno che, come nel caso dei tre re Magi, porta il bambino in dono alla donna. Ma quando si mossero verso Sodoma erano diventati due (Gn., 19,1).
Rashi, nel suo commento a questo versetto, spiega: “I tre angeli erano diventati due poiché un angelo non può avere più di un compito. Il primo angelo aveva il compito di annunciare a Sara la nascita del figlio. Terminato il suo compito ne rimasero solo due: uno con quello di salvare Lot e l’altro con quello di distruggere Sodoma”.
La spiegazione di Rashi rappresenta una razionalizzazione, ma il commentatore aveva percepito che il fatto che gli angeli, che non sono altro che cherubini, in associazione con il cataclisma di Sodoma (salvataggio di Lot – distruzione della città), si erano trasfigurati da pene paterno a intrauterino. Ogni cataclisma, infatti, viene inconsciamente associato a quello originale: la nascita stessa e gli eventi che la precedono.

                  

                 Il Padre                                Due peni                  L'albero della vita




La Vergine e l'Arca Santa

Nel villaggio arabo di Abu Gosh, a pochi chilometri ad Ovest di Gerusalemme, c'è una splendida chiesa crociata del XII secolo, eretta sul sito biblico di Kiryat Yearim dove, secondo la tradizione, i Filistei avrebbero restituito agli Israeliti l'Arca Santa che era caduta nelle loro mani. I monaci benedettini che gestiscono il posto mostrano ai turisti un grande quadro del secolo scorso, che rappresenta la Madonna e l'Arca Santa, e spiegano che la pertinenza al luogo su cui è eretta la chiesa consiste nella continuità simbolica tra l'Arca Santa e la Vergine. La prima non esiste più, e la seconda ne prende il posto. Ovvero, Arca Santa e Vergine Maria sarebbero equivalenti.


Il quadro di Abu Gosh

Dalle Invocazioni:

"Verbo eterno, che hai scelto Maria come arca santa per la tua dimora fra noi,
� liberaci dalla corruzione del peccato."


E per chi voglia sapere chi siano Rosencrantz e Guildenstern non ha che da cliccare qui


Links:
Trauma della nascita, esilio e monoteismo*
L'Esodo e gli zoppi. Pesah: la festa del salto*
Pasqua = Kippur; Natale = Pesah
La figura di Dio nell'ebraismo: Padre o Madre? (La lettera di una lettrice)


NOTE


(1) Capitolo Quarto, in Scienza e psicoanalisi. Rivista multimediale di psicoanalisi e scienze applicate [Entered 3 Novembre 2002]

(2) Iakov Levi, "Pinocchio. Il rito iniziatico di un burattino", Seconda Parte, in Scienza e psicoanalisi. Rivista multimediale di psicoanalisi e scienze applicate [Entered 15 Maggio 2002]

(3) Sigmund Freud, "Simbolismo nel sogno",in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.VIII, p.328. Tema su cui ritorna implicitamente anche in "La scelta degli scrigni".

(4) A questo proposito possiamo portare la credenza cinese secondo cui vi sarebbe una spada �maschile� e una spada �femminile�. Si pensava inoltre, che se una donna sguaina in sogno la spada, darà alla luce un figlio; nei sogni femminili, il possesso di una spada indica la buona sorte. (“Enciclopedia dei Simboli”, Garzanti 1991, p. 504). Il possesso della spada, che per la donna indica la buona sorte è ovviamente il prodotto dell’invidia del pene (S.Freud, op.cit, p.458). Per l’analogia pene (spada) = bambino, cfr. S.Freud, “Trasformazioni pulsionali, particolarmente dell’erotismo anale”, cit., Vol. 8, pp.182-3.

(5) S. Freud, �Una Nevrosi Infantile�, 1914, in op.cit., Vol. VII, pp. 558 - 559.

(6) Theodor Reik, “I riti della pubertà dei selvaggi”, in Il Rito Religioso, Boringhieri, Torino 1949 e 1969, pp.138-140.

(7)Per la storia biblica dell'Esodo come fantasia collettiva di nascita, vedi, Iakov Levi, Trauma della nascita, esilio e monoteismo, Relazione tenutasi al Convegno svoltosi a Fiuggi il 4 Ottobre 2002, organizzato da Scienza e psicoanalisi.
Sullo stesso argomento vedi i susseguenti interventi nel Forum di Scienza e psicoanalisi:
1) L'Esodo e gli zoppi, [Entered October 19 2002]; 2) Pasqua = Kippur; Pesah = Natale, [Entered October 19 2002].

(8) Sul fantasmatico pene femminile come gemello di sè stessi, lasciato dentro l'utero materno con la nascita e con il quale si aspira di ricongiungersi, vedi, Nicola Peluffo. Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione, Book's Store, Torino 1976; Daniela Marenco, Oggetto transizionale, feticcio e vita intrauterina , in www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/infanzia/articoli/infa9.htm, [entered 1/9/2002]


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