Iakov Levi


Il Pifferaio di Hamelin

Febbraio 2002

La Storia

La città di Hamelin si trova nella regione del Brunswick, in Germania, dove il fiume Weser, largo e profondo, bagna le sue mura dal lato sud. Un posto piacevole, ma non quando questa storia ebbe inizio, poiché i suoi abitanti pativano tutti per causa di un flagello: i ratti! i quali attaccavano i cani, uccidevano i gatti, mordevano i bambini nelle culle, spaventavano le donne, mangiavano il formaggio nei calderoni, leccavano la minestra nei mestoli dei cuochi, aprivano i barili delle acciughe salate, fino a fare i nidi dentro i cappelli degli uomini, gridando e squittendo in tanti modi differenti.
Finalmente la gente, come un sol uomo, si diresse verso il municipio:
- E` chiaro, - essi dicevano, - il sindaco è uno sciocco e pure la giunta se pensano che noi compriamo abiti foderati di ermellino per chi non sà decidere come fare a sbarazzarsi di questo flagello.
La giunta era a consiglio da ore senza aver trovato soluzione quando il sindaco ruppe il silenzio:
- Venderei il mio vestito di ermellino anche per un fiorino, se si potesse trovare una trappola adatta.
- Il popolo protesta! - dissero alcuni della giunta.
- Certo - riprese il sindaco - ma e` facile dire a uno di spremersi il cervello. Ah! la mia povera testa, me la sono grattata per niente! Vorrei essere lontano di qui un miglio!
Nella piazza i cittadini erano fitti e si accalcavano davanti al portone del municipio:
- Quando troverete il mezzo per sbarazzarsi di questo flagello? Voi sperate di vivere in pace e sicuri, avvolti nei vostri manti; su, signori! usate i cervelli e trovate il rimedio di cui abbiamo bisogno o, quant'č vero Iddio, vi mandiamo via! - Nel sentire questo il sindaco e la giunta tremarono di paura.
Ma ecco arrivare in paese uno strano personaggio dal lungo mantello, metà giallo e metà rosso. Alto e magro, il tipo portava in testa una cappa che con il bavero alzato metteva in ombra il viso. Curiosi, i bambini gli si fecero attorno mentre lui saliva per le vie. Anche il piccolo zoppetto seguiva, ma riusciva a malapena a stare nella fila. Nella piazza la folla silenziosa fece largo e il tipo arrivò al portone.
Il sindaco e la giunta, ancora alla ricerca di una trappola, udirono alla porta un bussare discreto.
- Avanti! - urlò il sindaco ed ecco entrare lo strano personaggio. - Dio ci benedica - disse il sindaco - cche cos'è questo? -
Levata la cappa e aperto il mantello, l'uomo mostrò lunghi capelli scuri e leggeri, un viso liscio e lungo, allargato in un lieve sorriso e si avvicinò alla tavola del consiglio.
- Eccellenze - disse il tipo facendo un ampio inchino - io sono capace di risolvere il problema che assilla i vostri cervelli, io posso liberare la città dai topi. -
Il sindaco e la giunta ascoltarono con interesse.
- E in qual modo riuscirete nell'intento, - chiese il sindaco.
- Con la musica del mio piffero - disse l'uomo, scoprendo lo strumento al collo, fra molti sorrisi.
- E quanto volete per il lavoro? - chiese il sindaco.
- Mille fiorini. -
- Solo mille!? cinquantamila dico io! - e tutti si misero a ridere.
- E sia - disse il sindaco, - prova col tuo piffero. -
Il Pifferaio scese in strada, increspò le labbra e alle prime note si udì il mormorio tipico di un esercito; ed il mormorio divenne brontolio, ed il brontolio un possente rombo, e come zampilli di fontane i topi uscirono dalle case. Topi grossi, topolini, topi neri, grigi e fulvi seguivano il Pifferaio, danzando, fino a che giunsero al fiume Weser, dentro al quale si tuffarono e perirono.
Ad Hamelin le campane suonarono fino a far vacillare il campanile.
- Andate! - gridava il sindaco - Frugate i nidi, chiudete i fori, non lasciate nella nostra città nessuna traccia dei topi! - quando nella piazza apparve la faccia del pifferaio.
- Per favore i miei mille fiorini - disse.
- Mille fiorini?! - fece il sindaco livido. - Pagare questa somma ad un vagabondo con un mantello da zingaro? Per quanto ci riguarda tutto č finito nel fiume - disse il sindaco ammiccando alla giunta - e ciò che è morto non più tornare in vita. Al nostro dovere, comunque, non mancheremo. Mille fiorini fu detto per burla; prendine cinquanta e ti andranno bene. -
Gli occhi del Pifferaio si fecero piccoli come spilli.
- Non ammetto scherzi - rispose - voglio la somma pattuita o sentirete suonare il mio piffero con diverso tenore. -
- Brutto spavaldo, razza di un suonator pezzente - rispose addirato il sindaco - speri con quel tono e quello sguardo da insolente di intimidirmi?! Cinquanta li rifiuti, non avrai nulla: suona fin che scoppi! -
Il Pifferaio non disse parola, andò per le vie, ed emise appena tre note. Si udì un correre di piedini, scarpe di legno risuonare sui ciottoli, battere di mani e vociare di piccoli. Tra calpestii e risa correvano bambini e ragazzetti con le guance rosa, i riccioli biondi, gli occhi vispi e i denti come perle tra labbra rosso rubino, tutti dietro al Pifferaio di Hamelino.
Il sindaco ammutolì e pure la giunta, vedendo i fanciulli passare saltellando; inutili i richiami e le grida dei genitori, che potevano soltanto seguire con lo sguardo il Pifferaio e i bambini danzare in fila alle sue spalle verso il fiume. Ma non andarono nell'acqua; si diressero invece verso le montagne, e raggiunto il fianco di una rupe entrarono per una porta, improvvisamente aperta, che si richiuse subito dopo loro.
Il sindaco mandò inviati in ogni parte del mondo a offrire al Pifferaio argento ed oro a suo piacimento, se solo fosse tornato e avesse riportato i bambini. Ma quando capirono che l'impresa era inutile, tutto il paese cadde per sempre in un profondo sconforto.
Uno però si salvò, il piccolo zoppetto che, ultimo e claudicante, non aveva fatto in tempo ad entrare: ancora dopo molti anni è triste nel ricordare che il Pifferaio aveva anche a lui promesso un paese paradisiaco, vicino alla città le cure al suo piede e tanta felicità, e ora, ormai vecchio, siede spesso a pensare nel luogo dell'ultimo passaggio.
 

    

E il suo significato

Solo il zoppetto rimase fuori dall'ultima porta, quella dalla quale si accede al Paradiso Perduto.
Claudicante come Edipo.
Con le parole di Quirino Zangrilli:

Edipo significa "piede gonfio". Al riguardo sono molte le osservazioni da fare. Innanzitutto il rilievo che il padre compie l'azione violenta di ledere una parte del corpo del figlio. Non è difficile ravvisare in questa azione la rappresentazione mascherata dell'atto della castrazione. E non bisognerebbe pensare di trovarsi semplicemente di fronte ad un vissuto psichico totalmente svincolato da reali accadimenti. Nel 1874 Darwin ipotizzò l'esistenza, in tempi antichissimi, di un tipo di organizzazione sociale, denominata "Orda primordiale", in cui gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi sui quali dominava un uomo forte, violento e geloso che si appropriava di tutte le donne, con le quali giaceva, tenendole lontane dai propri figli e dagli altri giovani maschi, che sovente, quando minacciavano la sua dominanza, evirava. (   Edipo: rappresentazione antropomorfica del conflitto vitale  )
Abbiamo visto come nella fiaba di Pinocchio, al burattino brucino i piedi, ed è il Padre che deve rifarglieli.

Entrare da quella porta, per il zoppetto, avrebbe portato cure al suo vissuto di castrazione e tanta felicità.
La roccia che si apre per magia, come nella fiaba di "Ali Babà e i quaranta ladroni", è il corpo materno che solo con qualche formula magica può venire penetrato. A livello intrauterino: ri-entrato.
Questo è anche il Pardiso Perduto, di cui la porta è ermeticamente chiusa.

Topi e bambini sono intercambiabili. Un momento il Pifferaio porta via gli uni, e il momento dopo porta via gli altri, quindi topi equivale a bambini.
Topi, bambini, piccoli, nani, peni, nella psiche infantile sono equivalenze.
Infatti, come ci ha mostrato Abraham, la donna vede nel bambino la compensazione per il proprio pene mancante (K.Abraham, "Nevrosi di traslazione, Complesso femminile di evirazione" (1920), in Opere, B.Boringhieri, Torino 1975 e 1995, vol.I, pp.107-114).
Ma la fiaba ci dice molto di più:

i ratti! i quali attaccavano i cani, uccidevano i gatti, mordevano i bambini nelle culle, spaventavano le donne, mangiavano il formaggio nei calderoni, leccavano la minestra nei mestoli dei cuochi, aprivano i barili delle acciughe salate, fino a fare i nidi dentro i cappelli degli uomini, gridando e squittendo in tanti modi differenti.
Il gatto, come abbiamo provato in Pinocchio (ibidem), è il simbolo del genitale femminile (Vedi anche: L'Isolamento). Infatti, nella percezione popolare sono i gatti che mangiano i topi (anche se in realtà non li mangiano affatto), e non l'incontrario.
Ovvero, il genitale femminile, nell'inconscio, divora e ingoia il topo = pene. E' un'altra versione di quella ormai nota della vagina dentata e della femmina come divoratrice del pene maschile.
Nella fiaba avviene apparentemente un'inversione, ma c'è qualcosa di più: i bambini, che secondo Abraham sono l'equivalente psichico del pene mancante nella donna, equivalgono ai topi. Ovvero sono peni femminili e non maschili. Peni femminili fantasmatici e terrificanti che sono usciti completamente di controllo. Emergono dall'inconscio come invasori e divoratori terribili.



Freud ci ha mostrato che, nell'inconscio infantile, la femmina possiede un pene esattamente come quello maschile. Quando dalle prime osservazioni del genitale femminile, il bambino non lo trova, lì dove dovrebbe essere, la sua libido si fissa sulla rappresentazione di un pene fantasmatico c'è non c'è. Il terrore di castrazione, reattivato dalla non-vista del pene mancante, si condensa con quello di rivederlo emergere minaccioso dove meno se lo aspetta.
La fiaba dà dunque sfogo a una fissazione libidica sul pene femminile mancante, condensata con la percezione della minaccia di evirazione da parte di quel membro che, non essendosi mai materializzato alla vista, è percepito come particolarmente minaccioso. Se non si vede, non si sa neanche quanti siano, né quanto grossi possano essere, né fino a che punto possa arrivare la loro voracità.

Il Pifferaio magico è colui che esorcizza i fantasmatici peni femminili, topi e bambini, come i pifferai indiani che dominano ed esorcizzano i serpenti al suono delle loro note magiche.
Il serpente è infatti un simbolo equivalente a topo, bambino, pene femminile (1).
Anche Orfeo aveva tentato di esorcizzare con il suono della sua musica magica il serpente che gli aveva portato via la sua Euridice.

     

La fiaba, come il mito e come il sogno, condensa sempre vari livelli.
Il Pifferaio magico voleva essere pagato. Lui aveva fatto scomparire = evirato tutti quei peni femminili minacciosi, quindi si aspettava un compenso.
E' molto interessante l'inversione.
Coloro che vanno con le prostitute, ovvero ricevono una donna che è un'equivalente peniano, pars pro toto del suo fantasmatico membro, sono loro a dover pagare. Ricevono peni, quindi devono dare qualcosa in cambio. Come ci ha mostrato Abraham analizzando il sogno di una sua paziente, denaro - patrimonio è psichicamente equivalente a pene (K.Abraham, op.cit., p.123). Ovvero, colui che riceve la donna - pene, ne deve dare uno in cambio (denaro).
Da qui l'ovvio rifiuto dei notabili di Hamelin di pagare il pifferaio.
Come?! Hai fatto sparire = evirato = hai ricevuto tutti quei peni femminili e vuoi anche essere pagato?!
Dovresti essere tu a pagare!
Noi siamo stati costretti a liberarcene poichè non potevamo sostenere la nostra fantasia minacciosa, ma cionondimeno sono qualcosa di molto prezioso (per il genitale femminile come gioiello, vedi S.Freud, "Simbolismo nel sogno",in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.VIII, p.328).

Già, ma, come disse il poeta, "prega che i tuoi desideri più nascosti non vengano mai appagati".
Il desiderio di liberarsi di tutti quei peni femminili ingombranti e minacciosi fu esaudito, e con loro se ne andarono anche i bambini - peni di Hamelin. Una volta deprivati di tutti quei gioielli - genitali femminili preziosi - bambini, i cittadini di Hamelin proposero di invertire nuovamente lo scambio, e offrirono argento e oro per avere indietro i loro gioielli, ma ormai era troppo tardi.
 
 


La Scatola di Pandora
Topo-pene e sfera, simbolo dell'utero materno


Nell'illustrazione possiamo vedere come il topo sia associato al corpo femminile. La scatola di Pandora, come ogni contenitore, palla e sfera, sta, infatti, per corpo materno. Secondo la leggenda, conteneva segreti terribili che una volta lasciati uscire avrebbero sprigionato disatri e calamità, come i topi di Hamelin usciti di controllo.
Come ci ha mostrato Abraham: "Il bambino ha la concezione secondo cui la donna possiede un pene tenuto nascosto nel corpo ma molto grosso. In questo deve penetrare quello più piccolo dell’uomo» (K.Abraham, «Una teoria sessuale dei bambini non considerata» (1925), in Opere, B.Boringhieri, Torino 1975 e 1997, vol.I, p.396) Come la Madre Terra, dopo il Diluvio, aveva fatto uscire da sé stessa un enorme Pitone (Ovidio, Metam., I,435 - 445).
Il Pifferaio, facendo affogare i topi nel fiume, li restituì all'interno del corpo materno, da dove era dilagati. Come ci ha mostrato Freud,
La nascita è quasi sempre rappresentata mediante una relazione con l’acqua: si sogna qualcuno che precipita nell’acqua oppure ne emerge, salva una persona dall’acqua o viene salvato da una persona, ossia ha con essa un rapporto materno (S.Freud, op.cit., p.325) (2)
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Il Pifferaio e il Cristo


Ma ecco arrivare in paese uno strano personaggio dal lungo mantello, metà giallo e metà rosso.

"...e gli misero addosso un mantello di porpora" (Gv., 19,2)

Alto e magro, il tipo portava in testa una cappa che con il bavero alzato metteva in ombra il viso. Curiosi, i bambini gli si fecero attorno mentre lui saliva per le vie.

"Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi come loro appartiene il regno di Dio" (Luca, 18,16)

Levata la cappa e aperto il mantello, l'uomo [Cfr."Ecce Homo"] mostrò lunghi capelli scuri e leggeri, un viso liscio e lungo, allargato in un lieve sorriso e si avvicinò alla tavola del consiglio.

Il sorriso mansueto di Gesù.
[Vedi l'illustrazione dove il Pifferaio ricalca l'iconografia del Redentore, il Pantokrator come raffigurato nell'arte bizantina e medioevale.]

Eccellenze - disse il tipo facendo un ampio inchino - io sono capace di risolvere il problema che assilla i vostri cervelli, io posso liberare la città dai topi. -
Il sindaco e la giunta ascoltarono con interesse.
- E in qual modo riuscirete nell'intento, - chiese il sindaco.
- Con la musica del mio piffero - disse l'uomo, scoprendo lo strumento al collo, fra molti sorrisi.


"...nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e il interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte" (Luca, 2,46)

Per favore i miei mille fiorini - disse.
- Mille fiorini?! - fece il sindaco livido. - Pagare questa somma ad un vagabondo con un mantello da zingaro? Per quanto ci riguarda tutto è finito nel fiume - disse il sindaco ammiccando alla giunta - e ciò che è morto non più tornare in vita. Al nostro dovere, comunque, non mancheremo. Mille fiorini fu detto per burla; prendine cinquanta e ti andranno bene.


"Ed egli disse loro: 'Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato'. Lo interrogavano alcuni soldati: 'E noi che dobbiamo fare'. Rispose: 'Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe' " (Luca, 3,13)

Per quanto ci riguarda tutto è finito nel fiume - disse il sindaco ammiccando alla giunta - e ciò che è morto non può più tornare in vita. [Il sindaco ammicca, poiché crede che chi sia morto non possa resucitare, ma...]

"come Cristo fu resuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione" (Lett.Rom., 6,4-5)

Brutto spavaldo, razza di un suonator pezzente - rispose addirato il sindaco - speri con quel tono e quello sguardo da insolente di intimidirmi?!

Gesù viene schernito (Mt., 27,27; Luca, 22,63)

Il Pifferaio non disse parola,

"Ma Gesù non rispose più nulla" (Mr., 15,5)

andò per le vie, ed emise appena tre note [ il tre, numero sacro e simbolo della Santa Trinità]. Si udì un correre di piedini, scarpe di legno risuonare sui ciottoli, battere di mani e vociare di piccoli. Tra calpestii e risa correvano bambini e ragazzetti con le guance rosa, i riccioli biondi, gli occhi vispi e i denti come perle tra labbra rosso rubino, tutti dietro al Pifferaio di Hamelino.

"Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà" (Mr., 8,34)

E infatti, coloro che lo seguirono furono salvati e riguadagnarono il Paradiso Perduto, mentre invece Edipo, ... il piccolo zoppetto che, ultimo e claudicante, non aveva fatto in tempo ad entrare: ancora dopo molti anni è triste nel ricordare che il Pifferaio aveva anche a lui promesso un paese paradisiaco, vicino alla città le cure al suo piede e tanta felicità, e ora, ormai vecchio, siede spesso a pensare nel luogo dell'ultimo passaggio.


Gli dei salvifici e la musica


Il Pifferaio di Hamelin è dunque un dio salvifico, che porta lo stuolo di giovani novizi nel Paradiso Perduto.
Coloro che avevano creduto il lui, o meglio, ai suoni della sua musica, sono stati salvati.
T.Reik, apre il suo saggio "Lo Shofar" (in Il rito religioso, Boringhieri, Torino 1969):
nei miti descriventi la scoperta della musica presso gli Indiani, i Cinesi, gli Egiziani e i Greci, il tratto comune è che in essi tutta quanta l'invenzione della musica e dei primi strumenti musicali viene attribuita e a semidei: Orfeo, Arione, Ermete, Osiris, Atena e Marsia -- ovunque è un dio che ha comunicato le sue sofferenze agli esseri umani per mezzo di suoni
Infatti questi sono anche dei salvifici (quelli maschili) ed iniziatici.
Noi possiamo aggiungere Apollo, che diventò il dio protettore dei giovani, e il prototipo del Cristo, che teneva in mano la lira, e il re Davide, dal quale verrà il messia, che era anch'egli detentore dello stesso strumento.
Reik nel suddetto saggio spiega come la musica nacque dalla mimica della voce del Padre primigenio ucciso, eseguita dai partecipanti del rito totemico. Mimare la voce del padre significa espiazione e identificazione, e quindi Salvezza.
I dei figli, invitando i giovani ad identificarsi con il padre ucciso ed a espiare, li iniziano, dunque, alla Salvezza. Essi sono i mediatori tra l'orda fraterna e il Padre. La musica, che nel cristianesimo si trasfigura in Verbum Dei, ovvero la voce del Padre, che attraverso l'identificazione del Figlio con Lui diventa anche Logos, la voce del Figlio (Cfr., Gv., 1), è il medium attraverso il quale si consuma la Salvezza (3).
Da qui la somiglianza tra l'immagine del Pifferaio di Hamelin e quella del Cristo.
A questo livello si condensa quello di Salvezza dal terrore di castrazione, fissatosi sul fantasmatico pene femminile mancante che l'aveva risvegliato.
Ed ecco che il Pifferaio di Hamelin, liberando la città da tutti quei ratti - peni femminili, porta a termine il rito iniziatico che, come quello di tutti gli Eroi arcaici, Perseo, Ercole, Bellerofronte, l'Apollo di Ovidio (Metam,. I.435-450), Tamino e San Giorgio, doveva passare attraverso la lotta e la sconfitta di un mostro fallico femminile, Medusa, l'Idra, la Chimera, il Pitone, e il drago.


Proprio così: Nella musica la vera passione di Cristo (4).
Come aveva intuito Nietzsche:
Il dramma musicale antico trova un'analogia nella messa solenne cattolica: con la differenza che l'azione viene rappresentata ormai solo simbolicamente, o addrittura solo raccontata (Frammenti postumi 1869 - 1874, 1[45])


Links:
I funerali del Papa e la parola lapidaria
Zoppi e altri mutilati
Rembrandt e il Figliol Prodigo
Il Cherubino di "Le Nozze di Figaro" e l'Arca Santa
The Three Little Pigs and Bruno Bettelheim. How not to make an interpretation
Why is the Lady so Sexy?
 
 

NOTE


(1) Iakov Levi, " Biancaneve e altre vergini", capitolo secondo, nota 9, in Scienza e psicoanalisi. Rivista multimediale di psicoanalisi e scienze applicate [entered 8 Settembre 2002]

S.Freud, «Simbolismo nel sogno», in Opere, Bollati Boringhieri, Torino 1989, Vol. 8, p.327. Teniamo a mente quello che dice qui Freud: « Ai simboli sessuali maschili meno comprensibili appartengono certi rettili e pesci, soprattutto il famoso simbolo del serpente».
Malgrado Freud definisca il serpente un simbolo fallico maschile, probabilmente è stato indotto in errore dal fatto che la donna viene fantasticata con un pene simile a quello maschile. Freud stesso dice: “Anche la donna infatti possiede nei suoi genitali un piccolo membro, a somiglianza di quello maschile, e questo piccolo membro, la clitoride, svolge nell’infanzia e nell’età che precede i rapporti sessuali la medesima parte del membro più grande dell’uomo”.
Quindi non dobbiamo meravigliarci se si crea qui una confusione.
In una lettera a Fliess del 26 Luglio 1904 scrive: “Until now I did not know what I learned from your letter-that you are using [the idea of] persistent bisexuality in your treatments. We talked about it for the first time in Nuremberg while I was still lying in bed, and you told me the case history of the woman who had dreams of gigantic snakes. At that time you were quite impressed by the idea that undercurrents in a woman might stem from the masculine part of her psyche.” (The Complete Letters of Sigmund Freud and Wilhelm Fliess 1887-1904, Translated by Jeffrey Moussaieff Masson,The Belknap Press of Harvard University Press Cambridge – Massachusetts, and London-England, 1995, p.465)
Freud aveva quindi percepito inconsciamente l’associazione serpente-parte maschile della donna, ovvero la clitoride come parte fallica pre vaginale, poiché se avesse interpretato il serpente come pene maschile, non avrebbe sollevato la questione della bisessualità in questo legame associativo ma avrebbe interpretato il sogno come un desiderio della donna verso il pene maschile.
Questo simbolo si chiarisce quando si nota che nella mitologia sia occidentale che orientale il serpente funge da simbolo della componente femminile. Ovidio dice esplicitamente che la Madre Terra generò da sé stessa il Pitone, il proprio simbolo fallico, percepito come enorme dalla fantasia infantile. Inoltre, il serpente è sempre associato alla donna e appare esclusivamente in un contesto insieme a questa, fonti d’acqua e serpenti, e la raffigurazione del serpente con il corpo di donna nella Cappella Sistina di Michelangelo. In un commento al saggio di Abraham (Karl Abraham, �Sogno e mito: uno studio di psicologia dei popoli�, 1909, in Opere, B.Boringhieri, Torino 1997, vol. II. p. 510, nota 1) Freud dice: “A proposito del bastone di Mosè davanti al faraone sarebbe da rilevare anche il particolare assai indicativo che la metamorfosi del duro legno nel flessibile serpente non è nient’altro che la raffigurazione scoperta (invertita) dell’erezione, in un certo senso il fenomeno più sorprendente nel quale l’uomo si sia imbattuto”.
Abraham stesso, parlando del bastone di Mosè, scrive (ibidem, p.561, nota 60) : “Il processo dell’erezione ha evidentemente sempre dato impulso in misura straordinaria all’attività fantastica; la trasformazione del bastone (fallo) nel serpente significa il ritorno del fallo allo stato di afflosciamento”. Reik sostiene che il serpente sia il simbolo del pene maschile poichè simboleggia l’erezione (T.Reik, Pagan Rites in Judaism, New York 1964, p.85). Sembrerebbe che la confusione ricalchi proprio quella infantile difronte all’enigma del pene femminile. Erezione come sostiene Reik o afflosciamento come sostengono Freud e Abraham?
È difficile comprendere questa grande resistenza dei padri della psicoanalisi nell’arrivare all’ovvia conclusione che il serpente non può essere il simbolo del pene maschile proprio perché è afflosciato e non eretto. Interpretare questo simbolo come quello del pene femminile avrebbe risparmiato tutte queste acrobazie. Anche gli esercizi erotici delle interpreti di rappresentazioni pornografiche in cui si vedono donne che manipolano serpenti, non sono altro che la raffigurazione della masturbazione femminile.
Come ci ha insegnato la psicoanalisi, le maggiori resistenze vengono attivate proprio per non riconoscere il significato esplicito della rappresentazione. Freud, Abraham e Reik, i giganti della penetrazione psicoanalitica, sono inciampati nel proprio narcisismo maschile e non sono riusciti a riconoscere quello che avevano davanti agli occhi. La resistenza deriva dal terrore dell’idea di un membro femminile con il quale la donna possa masturbare.

Anche Erodoto sapeva che i serpenti vengono dalla Madre Terra. Infatti ci racconta che quando Creso, re di Lidia, mandò dei messi a chiedere all’oracolo di Telemesso che cosa significassero tutti quei serpenti che erano apparsi all’improvviso nei sobborghi di Sardi, la risposta fu: “…il serpente è figlio della terra e il cavallo è il nemico venuto dall’esterno” (Hist. I,78)
Ovvero, il cavallo viene dall’esterno, come quello che aveva deflorato la città di Troia, e quindi è un simbolo fallico maschile, mentre il serpente viene dalla terra e quindi rappresenta il suo simbolo fallico ed è femminile.

Come racconta Ovidio, dopo il diluvio, la terra generò un immenso pitone, serpente mai visto prima, che divenne il terrore dei popoli rinati:

Quando dunque la terra, tutta fangosa per il recente diluvio, si riasciugò al benefico calore dell’astro celeste, partorì un’infinità di specie e in parte riprodusse le forme di una volta, in parte creò mostri sconosciuti. Certo essa non avrebbe voluto, eppure allora generò anche te, immenso Pitone, serpente mai visto prima, che divenisti il terrore dei popoli rinati: per tanto spazio ti distendevi calando dal monte! Febo, il dio che porta l’arco ma che fino allora si era servito di quell’arma soltanto contro i cerbiatti e i caprioli che scappano, uccise quest’essere, ma dovette seppellirlo sotto mille frecce e svuotare quasi la faretra, prima che morisse in un lago di sangue velenoso uscito dalle nere ferite. E perché il tempo non potesse cancellare la memoria della gloriosa impresa, istituì le solenni gare chiamate pitiche, dal nome del serpente vinto. L’alloro non esisteva ancora, e Febo si cingeva le tempie, su cui spioveva con eleganza la lunga chioma, con le fronde di un albero qualsiasi ( Metamorfosi, I,435 - 445.)
Quindi, il serpente viene dall'interno della terra, che è Madre Terra per eccellenza ed è il suo pene.

Vedi anche, Iakov Levi, Eva. Verginità e castrazione nel mito greco e nell'Oriente semitico.

(2) Come ha rilevato Reik (Mystery on the Mountain, New York 1959, pp. 179 - 80), nelle tribù primitive l’immersione nell’acqua o l’essere spruzzati con acqua è parte essenziale dei riti della pubertà, in cui l’iniziato è considerato rinato attraverso questo rito. Ogni rito di purificazione, dai primitivi e compreso il rito ebraico del miqwe, il bagno rituale, simboleggiano una rinascita. Il battesimo cristiano, che fino al Basso Medioevo era a immersione completa, simboleggia una rinascita:

non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu resuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua resurrezione ( Lettera ai romani, 6,3 – 5)
Nell’Apocalisse di Giovanni: «Poi l’angelo mi disse: “Le acque che hai visto, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano i popoli, moltitudini, genti e lingue” » (17,15). Nell’antica Cina si credeva che quando un uomo sognasse una spada che cade nell’acqua significasse la morte di una donna (Enciclopedia dei Simboli, Garzanti 1991, p. 504).

(3) Per la parola, come prodotto del processo di rimozione conseguente al senso di colpa per il parricidio primordiale, vedi, Iakov Levi, Il silenzio e la parola in Scienza e psicoanalisi. Rivista multimediale di psicoanalisi e scienze applicate [entered 2 Marzo 2003]

(4) Come rilevato da Freud in Totem e tabù (IV,5), al parricidio primordiale seguì la scarica orgiastica accompagnata dalla danza e dalle grida di gioia (e di dolore) dell'orda dei fratelli.
La stretta connessione tra musica e gioia e dolore dionisiaci era stata percepita da Nietzsche, come si può intendere dalle seguenti citazioni:

...la tragedia è sorta dal coro tragico, e che originariamente essa era soltanto coro e nient'altro che coro (La nascita della tragedia, 7).

Secondo questa concezione e secondo la tradizione Dioniso, il vero e proprio eroe scenico e centro della visione, non è dapprima, nel periodo più antico della tragedia, veramente esistente, ma viene solo rappresentato come esistente: cioè in origine la tragedia è solo “coro” e non “dramma”. Più tardi viene poi fatto il tentativo di mostrare il dio come reale e di presentare come visibile a chiunque la figura visionaria insieme alla cornice della trasfigurazione: con ciò comincia il dramma in senso stretto. Ora al coro ditirambico è affidato il compito di eccitare dionisicamente l’animo degli ascoltatori fino al punto che essi, quando l’eroe tragico appare sulla scena, non vedano già l’uomo grottescamente mascherato, bensì una figura visionaria partorita per così dire dalla loro stessa estasi [...] lo spettatore dionisicamente eccitato vedeva avanzarsi sulla scena il dio, nella cui sofferenza egli si era già immedesimato. Involontariamente [ovvero, inconsciamente nota mia] egli trasferiva tutta l’immagine del dio, magicamente tremante davanti alla sua anima, in quella figura mascherata, dissolvendone la realtà, per così dire, nell’irrealtà di uno spirito (La nascita della tragedia, 8).

"Qual è l'azione della musica? Essa risolve una visione in volontà.
La musica contiene le forme universali di tutti gli stati del desiderio: essa è il puro simbolismo degli istinti, e come tale è del tutto comprensibile per chiunque, nelle sue forme più semplici (battuta, ritmo).
Essa è quindi sempre più universale di ogni singola azione: per questo la possiamo capire meglio di ogni singola azione; quindi la musica è la chiave del dramma (Frammenti postumi 1969 - 1974, 1[49])".
“Dal grido e dal gesto concomitante è sorto il linguaggio: qui con l’intonazione, l’intensità, il ritmo, si esprime l’essenza della cosa, con il movimento della bocca si esprime la rapresentazione concomitante, l’immagine dell’essenza, l’apparenza” ( Frammenti postumi 1869-1874, 3[15].
“L’antico ditirambo è puramente dionisiaco [Dioniso = capro = Padre Nota mia]: è davvero trasformato in musica. Ora si aggiunge l’arte apollinea: essa introduce l’attore e il coreuta, imita l’ebbrezza, aggiunge la scena, con l’insieme del suo apparato artistico cerca di avere il sopravvento: soprattutto con la parola, con la dialettica. E trasforma la musica in serva...” ( op.cit, 3 [27] );
“Musica ricavata da una materia tragica – non è più la bellezza ad essere spiegata, ma il mondo: per questo dalla musica sgorga il pensiero tragico che contraddice la bellezza (op.cit., 3 [41] );
“Il nostro sviluppo musicale è il prorompere dell’impulso dionisiaco (op.cit., 5 [38] );
“Se l’elemento musicale perde terreno, e tuttavia la visione musicale del mondo è destinata a conservarsi, dov’è che si rifugia tale elemento? (op.cit., 5[87] );
“La straordinaria forza mimica della musica – per via di un suo straordinario sviluppo artistico assoluto. Influsso della musica sulla poesia (op.cit., 5[93] );
“La ritmica della poesia dimostra che l’elemento musicale viveva ancora in prigionia (op.cit., 5[94] );
“Ora si immagini che impresa impossibile e contro natura sia comporre la musica per una poesia, voler cioè illustrare una poesia mediante la musica, magari con l’esplicita intenzione di simboleggiare con la musica e le rapresentazioni concettuali della poesia, e di procurare così alla musica un linguaggio concettuale: impresa che mi sembra simile a quella di un figlio che voglia generare il proprio padre. La musica può proiettare fuori di sé immagini: che restano però sempre riproduzioni, per così dire esemplificazioni del suo vero contenuto; l’immagine, la rappresentazione non potranno mai generare da sé la musica, e tanto meno potranno avere questa capacità il concetto o – come pure è stato detto – l’dea poetica” (op.cit., 7[127] );
“Origine del linguaggio: come avviene che il suono sia collegato al concetto? Gli accenni artistici nella genesi del linguagio: immagine e suono: il suono usato per trasmettere immagini (op.cit., 8[71] );
“In questo caso, l’impressione ed il pensiero contano ancora di più: essi spezzano l’influsso struggente e divoratore della musica, lo mitigano. – Dolore primordiale. In questo senso, parola e immagine sono un rimedio contro la musica: in un primo tempo parola e immagine ci avvicinano alla musica, e in un secondo tempo ci proteggono da essa” (op.cit., 9[135]).
(Da: Iakov Levi, Nietzsche e la psicoanalisi)

Per la musica come medium di espressione dionisiaca in contrasto alla parola e all'immagine come medium di espressione apollinea, vedi: Occidente e Oriente nello specchio di Dioniso e di Apollo (Parte Prima)



Postscript (13 Ott. 2005)

Riporto un brano da un articolo molto interessante che ho avuto modo ultimamente di leggere sul web: Reporting travels in piper Country

It is timely to recall what the earliest known account of the story was. This is to be read on the words inscribed on a beam of wood visible (to those willing to crane their necks) on the right side of the so-called "Rattenfangerhaus" standing next to the place where the east gate of medieval Hamelin used to be. The name of the lane flanking the wall translates into English as the lane without drums, the very street where even today music and dancing are forbidden in remembrance of the lost children of Hamelin. The very short account written in low German may be translated as follows:

On the 26th of June in 1284 on the day of John and Paul a piper dressed in many colours led away 130 children born in Hamelin to Koppen by Calvary, where they were lost.
L'associazione tra il pifferaio di Hamelin e il Cristo appare molto esplicitamente nella scritta sulla trave di legno del "Rattenfangerhaus", riportata dall'autore dell'articolo: i bambini sono stati portati a Koppen, vicino a Calvary. I nomi vengono dati ai luoghi a secondo del legame associativo, conscio o inconscio, che questi risvegliano. Cosa può associarsi al Cristo più esplicitamente di "Calvary", il Calvario?

In seguito l'autore scrive:
From the Romantic period onwards writers and musicians managed to rehabilitate the Piper, for the devil figure of medieval times became introverted so as to epitomize none less than Jesus Christ. In Browning's poem this identification is at least implicit from a close reading of its text, for a constrast of good and evil emerges from a bifurcation in the way the main players in the story are presented. The greedy rats and adults on one side stand against and the innocent and righteous Piper and children on the other. the piper becomes the Great Unrecognized. One psychologist Iakov Levi identifies Piper with Christ, evidently on the basis of noting the words found in Browning's poem.
Sono molto grato all'autore per aver attirato la mia attenzione sull'opera di Browning, che però non conoscevo assolutamente quando ho scritto il mio articolo sul pifferaio di Hamelin.
Rattristato per per la mia grave lacuna culturale, mi rallegro nel sapere che qualcun'altro, in particolare un valido poeta come Browning, sia arrivato alle mie stesse conclusioni prima di me, pur senza conoscere la metodologia associativa scoperta dalla psicoanalisi. Sembra proprio che l'inconscio collettivo sia lo stesso, ed esiste più di un canale per ricollegarsi a quello che tutti noi inconsciamente già sappiamo, ma non sappiamo di sapere.


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