Iakov Levi

Rembrandt e il Figliol Prodigo
Di fratelli maggiori e fratelli minori


Ott. 20, 2003


Rembrandt: Il Figliol Prodigo (L'Hermitage, St. Petersburg)


Il Signore impose a Caino un segno ('oth),
perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato (Gn., 4,15)


Il quadro di Rembrandt ci descrive il padre misericordioso che perdona il Figliol Prodigo, mentre il fratello maggiore è rappresentato di lato, con un coltello, mentre trama un misfatto.
La parabola evangelica introduce un parallelismo tra il Figliol Prodigo e il Cristo, che dopo essere stato crocifisso (aver espiato) si riunisce al Padre (Dextera Patris) e viene da Lui perdonato, come Vicario di tutti i figli parricidi dell’umanità.
Cristo è unigenitum, e come tale non è né figlio maggiore, né minore. Tuttavia, nella teologia cristiana l’equivalenza tra il Cristo e gli altri figli minori della saga biblica è onnipresente. In ogni Bibbia cristiana, Abele e Isacco, gli altri figli minori uccisi o sacrificati, vengono interpretati come prototipi e precursori di Cristo. Di Isacco è scritto: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò" (Gn., 22,2). Dunque Isacco unico figlio, malgrado fosse il minore dei due figli di Abramo. Unigenitum non significa dunque "unico figlio", ma figlio prediletto.
Abele, il pastore, come Cristo, è l’Agnus Dei, e infatti egli sacrifica al Signore il meglio dei suoi greggi e come tale viene lui stesso sacrificato. Come Cristo rappresenta “Il Buon Pastore”. Pastore e agnello sacrificale si condensano in un’unica entità: preferiti, scelti, amati e sacrificati. Anche il sacrificio di Isacco viene spostato sull'ariete che lo sostituisce, introducendo un'equivalenza tra i due. L’annunciazione degli angeli a Sara viene spiegata come l’antefatto di quella dell’angelo alla Vergine ecc.

Sia la saga biblica che quella evangelica ci presentano figli minori sacrificati, amati e perdonati (Abele, Isacco, Giuseppe che viene fatto scendere nella cisterna, sinonimo di morte, Gesù, il Figliol Prodigo) e figli maggiori empi e recidivi (Caino, Esał, Ruben, Il Fratello Maggiore della parabola di Luca, i Giudei).
Freud ha evidenziato come il figlio minore, quello amato dalla madre, sia stato il caporione della banda dei fratelli che ha perpetrato il parricidio e che è stato coronato dai fratelli a loro re (1).
La mitologia greca ci presenta gli eventi in maniera esplicita: Zeus, il figlio minore salvato dalla madre dall’ira omicida di Crono, lo detronizza, salva i fratelli (i Titani) che erano stati imprigionati dal padre, e diviene il re degli dei.
Nelle fiabe rimangono le tracce degli eventi originali: il più piccolo era stato l’amato della madre. Per esempio, in Il lupo e i sette agnelli dei Fratelli Grimm si racconta che "c’era una volta"...una Mamma Pecora che viveva in una bella casetta con i suoi sette agnelli. La mamma doveva lasciare spesso la casa per andare al mercato. Ogni volta, prima di uscire, ammoniva i figli di non aprire a nessuno, poiché girava nei dintorni un lupo mannaro.
La storia ci racconta come, una volta che la mamma era assente, il lupo si presentò alla porta e con vari stratagemmi tentò di farsi aprire. Alla fine ci riuscì. I sette agnelli si nascosero ognuno in un posto diverso, ma il lupo riuscì a trovarli tutti e a divorarli, come Crono divorava i suoi figli, tranne il settimo, il più piccolo, che riuscì a nascondersi nello stretto spazio dell’orologio a pendolo del nonno, fino al ritorno della mamma.
L’agnellino, il settimo e il più piccolo, balzò fuori dal nascondiglio e raccontò tutto alla mamma. Ella prese immediatamente un coltello e tagliò la pancia del lupo, che nel frattempo si era addormentato, e ne balzarono fuori i sei agnelli, che poterono così riunirsi al fratellino. Era questi, infatti, che aveva raccontato alla mamma gli avvenimenti e salvato i fratelli.
In seguito, le saghe dei popoli operano uno spostamento. Il fratello minore, che era stato il grande nemico del Padre e l’amato della madre, diventa il preferito del Padre, quello stesso che aveva ucciso e detronizzato. Il Signore preferisce Abele a Caino, Abramo preferisce Isacco a Ismaele, Isacco all’inizio preferisce Esaù, e qui la saga biblica tradisce la sostanza originale degli eventi, ma alla fine è Giacobbe, il figlio minore, che ha la meglio e si appropria (in maniera indebita) della progenitura e diventa il patriarca di Israele (non a caso era stato il preferito della madre Rebecca), Giacobbe preferisce Giuseppe, e infine, nella sua ripetizione,  Beniamino, il più piccolo di tutti, diventa “il Beniamino”.
Tutti i figli minori vengono uccisi (Abele) o minacciati di morte dal padre (Isacco) o dai fratelli maggiori (Giacobbe e Giuseppe), che rappresentano l'alter ego del Padre. Nel nostro inconscio, come nella psiche arcaica, la Legge del Taglione rappresenta l’unica logica valida.
Per questo la teologia cristiana sposta l’accento sul perdono, tentando di invalidare la nostra logica interna, arcaica, inconscia ed indistruttibile. L’Eroe cristiano, il Figlio, si era macchiato del delitto comune a tutta l’umanità, il parricidio, e solo la logica del perdono avrebbe potuto permettergli di detronizzare il Padre, invalidando la Legge del Taglione.
Nel quadro di Rembrandt vediamo come il fratello maggiore stia tramando di uccidere quello minore, come Caino aveva ucciso Abele, i fratelli Giuseppe, e come i giudei furono accusati di aver ucciso il Cristo.
Lo spostamento dall’amore materno per il figlio minore a quello paterno è un accorgimento e il risultato finale dei riti iniziatici, in cui il figlio viene tolto alla madre e rinasce dal padre, che diventa lui colui che lo ha generato, a cui deve fedeltà e con cui si identifica.
Le fiabe conservano le tracce mnestiche dello spostamento e degli arcaici riti puberali.
In Il brutto anatroccolo il settimo figlio, l’ultimo, è anche il più importante poiché diventa l’eroe della fiaba, come il settimo agnello della fiaba precedente e come Zeus che diventa padre degli dei.
L'anatroccolo viene allontanato dalla madre per tutto l’inverno, dunque un lungo periodo durante il quale viene esposto a vessazioni, e viene ritrovato quasi morto nelle acque congelate del lago da un contadino, che lo mette nella tasca della sua giacca. Egli rinasce dalla tasca del contadino esattamente come gli agnelli erano rinati dal ventre del lupo, ripetizione dell'agnello più piccolo che era uscito (rinato) dall'orologio del nonno.
Lo scopo dei riti iniziatici è infatti di togliere i figli alle madri per farli rinascere dai padri, che d’ora in poi reclameranno tutti i diritti su di loro e con i quali questi si identificheranno.
L’anatroccolo, che la prima volta era nato dalle acque, simbolo materno, le rinnega. Infatti queste sono adesso congelate, e rinasce dalla tasca (ventre) del padre, come il settimo agnellino era rinato (balzato fuori) dall’orologio a pendolo del nonno, nel quale aveva trovato rifugio.
Al termine del rito il giovane è diventato un bel cigno adulto, che spiega orgogliosamente il suo fallo maschile (le ali) e si riunisce ai fratelli nella congregazione degli adulti.
 I sette corvi è un’altra versione con gli stessi elementi. Qui la metamorfosi da sette giovani a sette uccelli appare nella fiaba in maniera esplicita.
I sette figli del taglialegna si comportano male al punto da avvelenare le capre dei genitori. E questo è un particolare particolarmente interessante poiché Reik, che ha analizzato per esteso i riti della pubertà presso i selvaggi odierni, ci dice:
Ai giovani [durante i riti d’iniziazione] cui vengono impartite le leggi e il codice morale della tribù che essi dovranno osservare, è consentito un ultimo sfogo. In Australia i ragazzi gettano fango contro chiunque incontrano. Presso i Janude nel Camerun i giovani che devono venire iniziati distruggono tutto ciò che cade nelle loro mani; e nel Darfur rubano i polli. I ragazzi, che sovente sono guidati dai loro maestri, attaccano nottetempo gli abitanti del loro villaggio e li depredano. I giovani circoncisi attaccano voracemente le stalle dei padri, rubano il bestiame, e bistrattano chiunque si opponga. I giovani durante questo periodo hanno il diritto di rubare e di compiere altri atti di violenza
(Theodor Reik, «I Riti della pubertà » in Il rito religioso, Boringhieri,Torino 1969, p.144).


Quindi quando la fiaba ci racconta di giovani che avvelenano le capre del padre, il parallelismo con i «giovani circoncisi che attaccano voracemente le stalle dei padri» diventa evidente.
Il taglialegna è il padre con il simbolo fallico minaccioso della scure per evirare. Ma stranamente è la madre che maledice i figli, esprimendo il desiderio che si tramutino in corvi e quindi volino via.
I sette giovani novizi devono spiegarsi il fatto che essi vengono allontanati dalle madri e non dai padri, e quindi la fiaba ce lo spiega dicendoci che è la madre che aveva espresso questo desiderio.
Il padre, come il contadino della fiaba dell’anatroccolo, appare in un ruolo positivo. Infatti è da lui che i giovani iniziati dovranno rinascere e con cui dovranno identificarsi.
Questi figli minori, che erano stati i caporioni dell’orda fraterna, nelle saghe elaborate dai popoli, nel mito ebraico come in quello occidentale, diventano i preferiti del Padre e vengono dal Lui perdonati, ma portano in carne le tracce della loro ribellione e del taglione paterno. Edipo ha il piede gonfio, Giacobbe zoppica e il Cristo porta le stimmate ai piedi e alle mani, gli organi che si erano eretti contro il Padre. Erezione nel suo doppio senso, infatti, come estensioni falliche, mani e piedi si erano eretti come espressione di pulsione sadico-genitale, e come espressione di sfogo locomotorio sadico-anale avevano colpito il Padre.
Di Stigma il dizionario (Zingarelli,1997) dice:

(greco), puntura, segno. Stizein = marcare con un segno. Anticamente marchio impresso sulla fronte di malfattori o schiavi. Stigmate,in forma di piaghe o ferite, prodotte da chiodi alle mani e ai piedi di Gesù crocifisso e dalla lancia al suo costato. Aspettare le stimate + fare le stimmate, alzare le braccia in atto di grande ammirazione o meraviglia.


Il segno lasciato nella carne rappresenta, dunque, la traccia del misfatto e viene portato dal malfattore. Come da me provato in Zoppi e altri mutilati, diventa il simbolo della lotta ingaggiata contro il Padre e il prezzo pagatone come conseguenza.
Come evidenziato da Gioia Marzi, agli occhi dei fratelli dell’orda diventa anche segno di distinzione  ( secondo il dizionario: alzare le braccia in atto di grande ammirazione o meraviglia).

In seguito diventa il segno del patto tra il Padre e il prescelto dei figli come loro rappresentante, e quindi patto con l’orda fraterna che si impegna a non ripetere il misfatto:

Dio disse: “Questo è il segno (’oth) dell’alleanza, che io pongo tra me e voi, e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne” (Gn. 9,12)...
Disse Dio a Noè: “Questo è il segno (’oth) dell’alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra” (Gn., 9,17)...
E del riscatto dei primogeniti è scritto:

"Questo sarà un segno (’oth) sulla tua mano, sarà un ornamento tra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatto uscire dall’Egitto" (Es., 13,16)

Da qui, il precetto ebraico di mettere i filatteri sul braccio e sulla fronte.
Come abbiamo visto, sono i figli minori, che come rappresentanti dell’orda portano il segno – mutilazione – stimmate (’oth).
Nel giudaismo, l’ ’oth come segno di distinzione, di preferenza e di patto, passa dal figlio minore a tutto il popolo, che diventa un popolo eletto = un popolo di novizi.
Nel cristianesimo, viene concesso il vicariato e il Cristo torna a essere colui che rappresenta l’orda fraterna.

I popoli si vendicano dei figli maggiori, che nella saga preistorica erano stati i veri alleati del Padre, e li tramandano come empi e da lui odiati (Caino, Ismaele, Esaù, Reuben, il figlio maggiore della parabola di Luca).

Eppure...eppure la mistificazione operata dai popoli per cancellare le tracce di chi nella lontana preistoria sia stato il vero preferito del Padre rimangono, e non solo nel versetto biblico – lapsus calami: “Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto [ovvia razionalizzazione introdotta dal Redattore], mentre Rebecca prediligeva Giacobbe” (Gn., 25,28).
E’ la storia di Caino, il fratello maggiore empio e fratricida, che rilascia dalla rimozione la traccia mnestica più evidente di chi il Padre avesse preferito:

“...chiunque ucciderà Caino subirà vendetta sette volte”. Il Signore impose a Caino un segno (’oth), perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato (Gn., 4,15).

Ed ecco l’’oth, il segno della preferenza del Padre, sulla fronte del fratello maggiore, non di quello minore.
La leggenda di Romolo e Remo è equivalente a quella di Caino e Abele: Romolo, il fratello maggiore, uccide Remo. Apparentemente i due fratelli sono gemelli, ma anche Esaù e Giacobbe erano stati gemelli, ma il primo era stato considerato il primogenito. L'analogia tra i due miti è rinforzata da uno strano particolare raccontatoci dalla Bibbia. Di Caino è stato detto: "Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch, poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio" (Gen., 4,17). Romolo è il costruttore di La città per antonomasia. Quindi, i fondatori di città sono i figli maggiori, non i minori, traccia mnestica di chi fossero originalmente stati i figli preferiti e più forti.

La legge del Taglione è l’unica valida, nell’inconscio come nella psiche arcaica.

Perchè, dunque, non pagò Caino con la vita il suo misfatto, se di assassinio si era trattato?
Le razionalizzazioni rabbiniche sul perché Caino non abbia pagato con la morte il suo misfatto sono molteplici e svariate. Quella più rivelatrice è quella del Nahmanide (Ramban). Questi spiega: “Caino fu punito con l’esilio poiché questo è il castigo che spetta a coloro che uccidono”. Ma a quale specie di uccisori si addice l'esilio?
In tutta la legislazione ebraica l’assassinio viene punito con la morte. Tuttavia, vi è un tipo di omicidio (non di assassinio) che viene punito con l'esilio, e non di castigo si tratta: "...designerete città che siano per voi città di asilo, dove possa rifugiarsi l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente" (Nm., 35,11 e Deut.19, 1-13).
L'omicidio involontario implica l'esilio, per proteggere l'omicida dalla vendetta di sangue dei familiari della vittima. Quindi, l'esilio è il destino degli innocenti, non dei colpevoli. Il Talmud dedica numerose pagine (Baba Batra, Makot) per stabilire chi abbia il diritto di usufruire dell’esilio e delle città rifugio. Solo chi ha ucciso senza alcuna negligenza da parte sua può usufruirne.
Caino non fu dunque punito con la morte poichè non si era macchiato di assassinio, ma di omicidio "senza alcuna negligenza da parte sua".
Caino uccise Abele, il fratello minore e parricida, come strumento del Taglione del Padre e come esecutore della sua Legge (2) .
L' 'oth , il segno del malfattore ma anche del figlio preferito (= le stimmate), si sposta dal figlio minore a quello maggiore, in un processo di condensazione peculiare del mito come del sogno, in cui rimangono le tracce degli eventi preistorici rimossi.

Tuttavia, cosa significa “il figlio maggiore come preferito del Padre?”. Vediamo cosa dice Freud delle condizioni dell’orda primitiva:

Il maschio robusto era signore e padrone di tutta l’orda, il suo potere, che esercitava con la violenza, non aveva limiti. Tutte le femmine erano sua proprietà, sia le donne e le figlie della sua orda, sia forse quelle rapite ad altre orde. Il destino dei figli era crudele; quando essi suscitavano la gelosia del padre, venivano trucidati o evirati o espulsi. Trovavano scampo vivendo insieme in piccole comunità, procurandosi le donne mediante il ratto [ vedi la leggenda del ratto delle Sabine] e, quando uno di loro ci riusciva, cercando di raggiungere una posizione simile a quella del padre nell’orda originaria. Per ragioni naturali, i figli più piccoli si trovavano in una situazione eccezionale: protetti dall’amore della madre, traevano vantaggio dall’età del padre e potevano succedergli dopo la sua scomparsa. Echi sia dell’espulsione dei figli maggiori, sia della preferenza accordata ai più piccoli, pare di avvertirli nelle leggende e nelle favole (S.Freud, “L’uomo Mosè e la religione monoteistica”, in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.XI, p.404).
Sembra dunque che la storia biblica della cacciata di Caino e del suo esilio rappresenti la traccia mnestica di questi figli maggiori che venivano espulsi come gli altri, ma erano condannati a rimanere in una situazione di inferiorità in rapporto ai fratelli minori che riuscivano a guadagnarsi la preminenza e a diventare i nuovi capi dell’orda. Non avevano dunque ricevuto un trattamento preferenziale dal Padre, ma una volta vistisi spodestati dal fratello minore, almeno da un punto di vista virtuale, erano diventati l’alleato naturale del primo. Da qui anche la connotazione di invidioso e traditore del fratello maggiore nelle saghe, nei miti e nelle fiabe.
E’ molto evidente nella parabola evangelica del Figliol Prodigo e nel quadro di Rembrandt, nella saga di Robin Hood, che ha un fratello maggiore che lo tradisce, figlio bastardo e rinnegato dal padre, e nei racconti di Esaù e Giacobbe e di Giuseppe e i suoi fratelli.
Giuda era stato anche il fratello che aveva proposto di vendere Giuseppe agli Ismaeliti (Gn., 37,26).
Lo stesso ruolo spetterà ai giudei, e non a caso misero nome Giuda al discepolo traditore, colui che vende alla giustizia del Padre il figlio Unigenitum e prediletto.
Così va anche interpretata la figura di Iago nell’Otello di Shakespeare, che invidia il suo padrone che, solo, poteva godere delle grazie della bella Desdemona.


Bisogna solo ri - spostare il “prediletto” dal Padre alla Madre. Come Giacobbe, che era stato il prediletto della madre (Gn., 25,28) e solo dopo la fuga da casa, e il ritorno e la lotta con l'angelo, traccia mnestica del rito iniziatico puberale, diventa il figlio più importante, successore del padre Isacco e patriarca di tutte le dodici tribù d'Israele.
Le religioni monoteiste, sulla scia degli arcaici riti puberali iniziatici, spostano quella che era stata la predilezione materna a quella paterna.
Caino uccise il fratello minore per invidia, poiché a differenza di questi non era riuscito a spodestare il Padre e non era stato il prediletto della madre, ma in questa maniera era diventato lo strumento involontario del Taglione paterno.

L’arte è uno degli strumenti più importanti per la decodificazione di contenuti inconsci collettivi. Questi sono trasmessi dall’artista allo spettatore che vi riconosce i propri e si identifica. Con le parole di Freud:
Le creazioni dell’arte promuovono d’altronde i sentimenti d’identificazione, di cui ogni ambito civile ha tanto bisogno, consentendo sensazioni universalmente condivise ed apprezzate; esse giovano però anche al soddisfacimento narcisistico allorché raffigurano le realizzazioni di una certa civiltà alludendo in modo efficace ai suoi ideali (3)  
Nella parabola del Figliol Prodigo, la narrativa evangelica niente ci dice delle pulsioni omicide del fratello maggiore verso quello minore. Il Vangelo menziona solamente la sua lamentela, per altro più che giustificata.
Tuttavia, Rembrandt ha dipinto il coltello e lo sguardo omicida. E’ come se noi tutti avessimo sempre conosciuto la continuazione della storia e il suo significato reale.
L’artista. attraverso la sua arte, ci ha raccontato quello che noi tutti sapevamo, ma che non sapevamo di sapere.


Rea che consegna a Crono una pietra al posto di Zeus,
il figlio minore e da lei prediletto

Links:
Il Figliol Prodigo di Arturo Martini
Da Giacobbe a Ulisse: una coazione a ripetere
Il Figliol Prodigo (dal F.A.Q Forum di Scienza e psicoanalisi)
Pinocchio. Il rito iniziatico di un burattino
Zoppi e altri mutilati
Il commento di Gioia Marzi
L'intervento di Chiara Lespérance e il piede di Edipo


NOTE

(1) Sigmund Freud, "Psicologia delle masse e analisi dell'Io" (1921), in Opere, B.Boringhieri, Torino 1969,  vol. 9, p. 323. Freud scrive:

Eroe fu colui che da solo aveva ammazzato il padre il quale nel mito compariva come mostro totemico. Come il padre era stato il primo ideale del bimbo maschio, così ora nell'eroe, che vuole sostituire il padre, il poeta creò il primo ideale dell’Io. L'anello di congiunzione con l'eroe venne probabilmente fornito dal figlio ultimogenito, quello prediletto dalla madre, che da lei era stato protetto contro la gelosia paterna, e che ai tempi dell’orda primordiale era divenuto il successore del padre.
Sui fratelli maggiori, Cfr., “L’uomo Mosè e la religione monoteistica”, in op.cit.,, vol.XI, p.404.

(2)   A questo proposito è interessante notare che l’ideologia della Chiesa proibisce di uccidere i giudei, malgrado questi siano stati, fino a poco tempo fa, considerati colpevoli dell’uccisione di Cristo (deicidio). Sempre secondo l’ideologia cristiana, la sorte dei giudei è di errare, come Caino. Emerge qui la traccia mnestica rimossa che essi avrebbero “agito” come strumento della giustizia del Padre.
Essi uccisero come l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente (Nm.,35,11 e Deut.19, 1-13) , come Gesù dice esplicitamente: “Padre, perdona loro perché non sano quello che fanno” (Luca, 23,34).
Mi sembra che sia illuminante, il fatto che ultimamente la Chiesa cattolica abbia cominciato a chiamare esplicitamente gli ebrei "I nostri fratelli maggiori", riallacciandosi naturalmente, più o meno inconsciamente, al modello della parabola del figliol prodigo. Questa volta la valenza dell'espressione è chiaramente positiva, sintomo di un desiderio di riconciliazione tra fratelli maggiori e fratelli minori.

(3)   S. Freud, “L’avvenire di un’illusione” in op.cit., vol.X, pp. 443-4


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