Rembrandt e il Figliol Prodigo
Di fratelli maggiori e fratelli minori
Ott. 20, 2003
Ai giovani [durante i riti diniziazione] cui vengono impartite le leggi e il codice morale della tribù che essi dovranno osservare, è consentito un ultimo sfogo. In Australia i ragazzi gettano fango contro chiunque incontrano. Presso i Janude nel Camerun i giovani che devono venire iniziati distruggono tutto ciò che cade nelle loro mani; e nel Darfur rubano i polli. I ragazzi, che sovente sono guidati dai loro maestri, attaccano nottetempo gli abitanti del loro villaggio e li depredano. I giovani circoncisi attaccano voracemente le stalle dei padri, rubano il bestiame, e bistrattano chiunque si opponga. I giovani durante questo periodo hanno il diritto di rubare e di compiere altri atti di violenza
(Theodor Reik, «I Riti della pubertà » in Il rito religioso, Boringhieri,Torino 1969, p.144).
Quindi quando la fiaba ci racconta di giovani che
avvelenano le capre del padre, il parallelismo con i «giovani circoncisi
che attaccano voracemente le stalle dei padri» diventa evidente.
Il taglialegna è il padre con il simbolo fallico
minaccioso della scure per evirare. Ma stranamente è la madre che
maledice i figli, esprimendo il desiderio che si tramutino in corvi e quindi
volino via.
I sette giovani novizi devono spiegarsi il fatto che
essi vengono allontanati dalle madri e non dai padri, e quindi la fiaba
ce lo spiega dicendoci che è la madre che aveva espresso questo
desiderio.
Il padre, come il contadino della fiaba dellanatroccolo,
appare in un ruolo positivo. Infatti è da lui che i giovani iniziati
dovranno rinascere e con cui dovranno identificarsi.
Questi figli minori, che erano stati i caporioni dellorda
fraterna, nelle saghe elaborate dai popoli, nel mito ebraico come in quello
occidentale, diventano i preferiti del Padre e vengono dal Lui perdonati, ma portano
in carne le tracce della loro ribellione e del taglione paterno. Edipo
ha il piede gonfio, Giacobbe zoppica e il Cristo porta le stimmate ai piedi
e alle mani, gli organi che si erano eretti contro il Padre. Erezione nel suo doppio senso,
infatti, come estensioni falliche, mani e piedi si erano eretti come espressione
di pulsione sadico-genitale, e come espressione di sfogo locomotorio sadico-anale
avevano colpito il Padre.
Di Stigma il dizionario (Zingarelli,1997) dice:
(greco), puntura, segno. Stizein = marcare con un segno. Anticamente marchio impresso sulla fronte di malfattori o schiavi. Stigmate,in forma di piaghe o ferite, prodotte da chiodi alle mani e ai piedi di Gesù crocifisso e dalla lancia al suo costato. Aspettare le stimate + fare le stimmate, alzare le braccia in atto di grande ammirazione o meraviglia.
Il segno lasciato nella carne rappresenta, dunque,
la traccia del misfatto e viene portato dal malfattore. Come da me provato
in Zoppi e altri mutilati, diventa il simbolo della lotta ingaggiata contro
il Padre e il prezzo pagatone come conseguenza.
Come evidenziato da Gioia Marzi, agli occhi
dei fratelli dellorda diventa anche segno di distinzione ( secondo
il dizionario: alzare le braccia in atto di grande ammirazione o meraviglia).
In seguito diventa il segno del patto tra il Padre e
il prescelto dei figli come loro rappresentante, e quindi patto con lorda
fraterna che si impegna a non ripetere il misfatto:
Dio disse: Questo è il segno (oth) dellalleanza, che io pongo tra me e voi, e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne (Gn. 9,12)...E del riscatto dei primogeniti è scritto:
Disse Dio a Noè: Questo è il segno (oth) dellalleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra (Gn., 9,17)...
"Questo sarà un segno (oth) sulla tua mano, sarà un ornamento tra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatto uscire dallEgitto" (Es., 13,16)
Da qui, il precetto ebraico di mettere i filatteri sul
braccio e sulla fronte.
Come abbiamo visto, sono i figli minori, che come rappresentanti
dellorda portano il segno mutilazione stimmate (oth).
Nel giudaismo, l oth come segno di distinzione,
di preferenza e di patto, passa dal figlio minore a tutto il popolo, che
diventa un popolo eletto = un popolo di novizi.
Nel cristianesimo, viene concesso il vicariato e il Cristo
torna a essere colui che rappresenta lorda fraterna.
I popoli si vendicano dei figli maggiori, che nella saga preistorica erano stati i veri alleati del Padre, e li tramandano come empi e da lui odiati (Caino, Ismaele, Esaù, Reuben, il figlio maggiore della parabola di Luca).
Eppure...eppure la mistificazione operata dai popoli per
cancellare le tracce di chi nella lontana preistoria sia stato il vero
preferito del Padre rimangono, e non solo nel versetto biblico lapsus calami: Isacco
prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto
[ovvia razionalizzazione introdotta dal Redattore], mentre Rebecca prediligeva
Giacobbe (Gn., 25,28).
E la storia di Caino, il fratello maggiore empio e fratricida,
che rilascia dalla rimozione la traccia mnestica più evidente di
chi il Padre avesse preferito:
...chiunque ucciderà Caino subirà vendetta sette volte. Il Signore impose a Caino un segno (oth), perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato (Gn., 4,15).
Ed ecco loth, il segno della preferenza del Padre,
sulla fronte del fratello maggiore, non di quello minore.
La leggenda di Romolo e Remo è equivalente a quella di Caino e Abele: Romolo, il fratello maggiore, uccide Remo. Apparentemente i due fratelli sono gemelli, ma anche Esaù e Giacobbe erano stati gemelli, ma il primo era stato considerato il primogenito. L'analogia tra i due miti è rinforzata da uno strano particolare raccontatoci dalla Bibbia. Di Caino è stato detto: "Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch, poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio" (Gen., 4,17). Romolo è il costruttore di La città per antonomasia. Quindi, i fondatori di città sono i figli maggiori, non i minori, traccia mnestica di chi fossero originalmente stati i figli preferiti e più forti.
La legge del Taglione è lunica valida, nellinconscio
come nella psiche arcaica.
Perchè, dunque, non pagò Caino con la vita
il suo misfatto, se di assassinio si era trattato?
Le razionalizzazioni rabbiniche sul perché Caino
non abbia pagato con la morte il suo misfatto sono molteplici e svariate.
Quella più rivelatrice è quella del Nahmanide (Ramban). Questi
spiega: Caino fu punito con lesilio poiché questo è il castigo che spetta a coloro che uccidono. Ma a quale specie di uccisori si addice l'esilio?
In tutta la legislazione ebraica lassassinio viene punito
con la morte. Tuttavia, vi è un tipo di omicidio (non di assassinio)
che viene punito con l'esilio, e non di castigo si tratta: "...designerete
città che siano per voi città di asilo, dove possa rifugiarsi
l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente" (Nm.,
35,11 e Deut.19, 1-13).
L'omicidio involontario implica l'esilio, per proteggere
l'omicida dalla vendetta di sangue dei familiari della vittima. Quindi,
l'esilio è il destino degli innocenti, non dei colpevoli. Il Talmud
dedica numerose pagine (Baba Batra, Makot) per stabilire chi abbia il diritto di usufruire dellesilio
e delle città rifugio. Solo chi ha ucciso senza alcuna negligenza
da parte sua può usufruirne.
Caino non fu dunque punito con la morte poichè
non si era macchiato di assassinio, ma di omicidio "senza alcuna negligenza
da parte sua".
Caino uccise Abele, il fratello minore e parricida, come
strumento del Taglione del Padre e come esecutore della sua Legge (2)
.
L' 'oth , il segno del malfattore ma anche del
figlio preferito (= le stimmate), si sposta dal figlio minore a quello
maggiore, in un processo di condensazione peculiare del mito come del sogno,
in cui rimangono le tracce degli eventi preistorici rimossi.
Tuttavia, cosa significa “il figlio maggiore come preferito del Padre?”.
Vediamo cosa dice Freud delle condizioni dell’orda primitiva:
Il maschio robusto era signore e padrone di tutta l’orda, il suo potere, che esercitava con la violenza, non aveva limiti. Tutte le femmine erano sua proprietà, sia le donne e le figlie della sua orda, sia forse quelle rapite ad altre orde. Il destino dei figli era crudele; quando essi suscitavano la gelosia del padre, venivano trucidati o evirati o espulsi. Trovavano scampo vivendo insieme in piccole comunità, procurandosi le donne mediante il ratto [ vedi la leggenda del ratto delle Sabine] e, quando uno di loro ci riusciva, cercando di raggiungere una posizione simile a quella del padre nell’orda originaria. Per ragioni naturali, i figli più piccoli si trovavano in una situazione eccezionale: protetti dall’amore della madre, traevano vantaggio dall’età del padre e potevano succedergli dopo la sua scomparsa. Echi sia dell’espulsione dei figli maggiori, sia della preferenza accordata ai più piccoli, pare di avvertirli nelle leggende e nelle favole (S.Freud, “L’uomo Mosè e la religione monoteistica”, in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.XI, p.404).
Sembra dunque che la storia biblica della cacciata di Caino e del suo esilio rappresenti la traccia mnestica di questi figli maggiori che venivano espulsi come gli altri, ma erano condannati a rimanere in una situazione di inferiorità in rapporto ai fratelli minori che riuscivano a guadagnarsi la preminenza e a diventare i nuovi capi dell’orda. Non avevano dunque ricevuto un trattamento preferenziale dal Padre, ma una volta vistisi spodestati dal fratello minore, almeno da un punto di vista virtuale, erano diventati l’alleato naturale del primo. Da qui anche la connotazione di invidioso e traditore del fratello maggiore nelle saghe, nei miti e nelle fiabe.
E’ molto evidente nella parabola evangelica del Figliol Prodigo e nel quadro di Rembrandt, nella saga di Robin Hood, che ha un fratello maggiore che lo tradisce, figlio bastardo e rinnegato dal padre, e nei racconti di Esaù e Giacobbe e di Giuseppe e i suoi fratelli.
Giuda era stato anche il fratello che aveva proposto di vendere Giuseppe agli Ismaeliti (Gn., 37,26).
Lo stesso ruolo spetterà ai giudei, e non a caso misero nome Giuda al discepolo traditore, colui che vende alla giustizia del Padre il figlio Unigenitum e prediletto.
Così va anche interpretata la figura di Iago nell’Otello di Shakespeare, che invidia il suo padrone che, solo, poteva godere delle grazie della bella Desdemona.
Bisogna solo ri - spostare il “prediletto” dal Padre alla Madre. Come Giacobbe, che era stato il prediletto della madre (Gn., 25,28) e solo dopo la fuga da casa, e il ritorno e la lotta con l'angelo, traccia mnestica del rito iniziatico puberale, diventa il figlio più importante, successore del padre Isacco e patriarca di tutte le dodici tribù d'Israele.
Le religioni monoteiste, sulla scia degli arcaici riti puberali iniziatici, spostano quella che era stata la predilezione materna a quella paterna.
Caino uccise il fratello minore per invidia, poiché a differenza di questi non era riuscito a spodestare il Padre e non era stato il prediletto della madre, ma in questa maniera era diventato lo strumento involontario del Taglione paterno.
L’arte è uno degli strumenti più importanti per la decodificazione di contenuti inconsci collettivi. Questi sono trasmessi dall’artista allo spettatore che vi riconosce i propri e si identifica. Con le parole di Freud:
Le creazioni dell’arte promuovono d’altronde i sentimenti d’identificazione, di cui ogni ambito civile ha tanto bisogno, consentendo sensazioni universalmente condivise ed apprezzate; esse giovano però anche al soddisfacimento narcisistico allorché raffigurano le realizzazioni di una certa civiltà alludendo in modo efficace ai suoi ideali (3)
Nella parabola del Figliol Prodigo, la narrativa evangelica niente ci dice delle pulsioni omicide del fratello maggiore verso quello minore. Il Vangelo menziona solamente la sua lamentela, per altro più che giustificata.
Tuttavia, Rembrandt ha dipinto il coltello e lo sguardo omicida. E’ come se noi tutti avessimo sempre conosciuto la continuazione della storia e il suo significato reale.
L’artista. attraverso la sua arte, ci ha raccontato quello che noi tutti sapevamo, ma che non sapevamo di sapere.
Links:
Il Figliol Prodigo di Arturo Martini
Da Giacobbe a Ulisse:
una coazione a ripetere
Il Figliol Prodigo (dal F.A.Q Forum di Scienza e psicoanalisi)
Pinocchio. Il rito iniziatico di un burattino
Zoppi e altri mutilati
Il commento di Gioia Marzi
L'intervento di Chiara Lespérance e il piede di Edipo
(1) Sigmund Freud, "Psicologia delle masse e analisi dell'Io" (1921), in Opere, B.Boringhieri, Torino 1969, vol. 9, p. 323. Freud scrive:
Eroe fu colui che da solo aveva ammazzato il padre il quale nel mito compariva come mostro totemico. Come il padre era stato il primo ideale del bimbo maschio, così ora nell'eroe, che vuole sostituire il padre, il poeta creò il primo ideale dellIo. L'anello di congiunzione con l'eroe venne probabilmente fornito dal figlio ultimogenito, quello prediletto dalla madre, che da lei era stato protetto contro la gelosia paterna, e che ai tempi dellorda primordiale era divenuto il successore del padre.Sui fratelli maggiori, Cfr., “L’uomo Mosè e la religione monoteistica”, in op.cit.,, vol.XI, p.404.
(2) A questo
proposito è interessante notare che lideologia della Chiesa proibisce
di uccidere i giudei, malgrado questi siano stati, fino a poco tempo fa,
considerati colpevoli delluccisione di Cristo (deicidio). Sempre secondo lideologia
cristiana, la sorte dei giudei è di errare, come Caino. Emerge qui
la traccia mnestica rimossa che essi avrebbero agito come strumento della
giustizia del Padre.
(3)
Essi uccisero come l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente (Nm.,35,11 e Deut.19, 1-13) , come Gesù dice esplicitamente: “Padre, perdona loro perché non sano quello che fanno” (Luca, 23,34).
Mi sembra che sia illuminante, il fatto che ultimamente la Chiesa cattolica abbia cominciato a chiamare esplicitamente gli ebrei "I nostri fratelli maggiori", riallacciandosi naturalmente, più o meno inconsciamente, al modello della parabola del figliol prodigo. Questa volta la valenza dell'espressione è chiaramente positiva, sintomo di un desiderio di riconciliazione tra fratelli maggiori e fratelli minori.