Pubblicato in TEORIE E MODELLI. Rivista di storia e metodologia della psicologia, a cura di Giuseppe
Mucciarelli, V.3.2000, Pitagora Editrice, Bologna 2001.
L'articolo riassume i capitoli I, III e VIII di Occidente e Oriente nello specchio di Dioniso e di Apollo
Riassunto
In questo lavoro, ci concentriamo sullequivalenza dei concetti di Es e Io, descritti da Freud, con quelli di Dionisiaco e Apollineo, descritti da Nietzsche. Seguendo questi pensatori, mostriamo come sia possibile giungere a una migliore comprensione delle diverse società umane, le loro evoluzioni, sentimenti e il loro modus. In particolare, la storia della società occidentale viene vista come una continua lotta tra queste due istanze: proponiamo una spiegazione dellantisemitismo, come una deficienza caratteriale delal società occidentale, quando questa sperimenta una regressione verso il modus arcaico-dionisiaco, e una critica delle opinioni di Freud sul cristianesimo come continuazione del giudaismo, che risulta piuttosto una cultura rimasta legata al modo dionisiaco, mentre il cristianesimo elaborò una sintesi tra elementi apollinei e dionisiaci della stessa civiltà greco-ellenistica, senza alcun riferimento al contesto giudaico.
Abstract
In this paper, we focus on the equivalence
of the concepts of Id and Ego, as described by Freud, with those
of Dionisyan and Apollonian, as outlined by Nietzsche. By comparing
the conceptions of these two thinkers, we demonstrate that it is possible
to achieve a more in-depth understanding of the inner dynamics of different
societies. This includes their background histories, their collective group
sentiments, and modus allowing for a deeper interpretetion of Western society
in its dialectic struggle between Apollonian and Dionisyan existential
contents. From this, we provide an explanation of antisemitism as
a characters deficiency of Western society, experienced as a regression:
This regression is viewed as a reactivation of the archaic Dionisyan modus.
Moreover, we challenge Freuds statement about Christianity as a continuation
of Judaism, which we percieve as a culture anchored in a Dionisyan context.
While at the same time, Christianity is perceived as synthesis of Apollonian
and Dionisyan heritage emanating from Greek-Hellenistic civilization, void
of roots in any Hebrew context.
Nietzsche ci ha mostrato come la società greca, la sua arte e
la sua cultura siano state il risultato della tensione tra due poli opposti:
il dionisiaco e lapollineo (1).
Il grande filosofo attribuisce ad Apollo larte figurativa e lebbrezza
raggiunta attraverso il medium dellocchio e della visione, e a Dioniso
larte non figurativa della musica e lebbrezza raggiunta attraverso
la danza e la scarica orgiastica. Queste diverse peculiarità che
caratterizzano la sostanza dei due dei vengono definite da Nietzsche impulsi
contrastanti.
I due dei greci diventano così la rappresentazione proiettata
allesterno di due istanze psichiche.
Noi cercheremo nelle seguenti pagine di fare luce sui contenuti esistenziali
di queste rappresentazioni e sul loro significato, ispirandoci alle folgoranti
intuizioni Nietzschiane e alle scoperte della psicoanalisi.
Apollo, come dio di tutte le capacità figurative è insieme
il dio divinante; egli è anche il dio della bellezza, della luce
e del sole. Egli è il dio dellocchio, e infatti questo organo
è quello che più di tutti gli altri fa da ponte tra il mondo
esterno e quello interno, la sua sapienza è quella di ciò
che vede fuori per insegnarlo allinterno.
Apollo diventerà il simbolo stesso delle conquiste della civiltà
occidentale: dellarte, della scienza, della filosofia e dello stesso vivere
civile, inteso questo come espressione di unarmonia universale suggellata
dallecumenismo apollineo, lo strumento che sconfigge la barbarie del mondo
preclassico.
Dioniso, invece, è il dio degli impulsi naturali sfrenati, della
realtà piena di ebbrezza, che a sua volta non tiene conto dellindividuo,
e cerca anzi di annientare lindividuo e di liberarlo con un sentimento
mistico di unità (2).
Freud, dopo Nietzsche, nellanalizzare la psiche umana, isolerà
unistanza che ci ricorda in tutto le caratteristiche del dio: non la chiamerà
Dioniso bensì Es. Questo è quello che ci dice di questa provincia
psichica:
AllEs ci avviciniamo con paragoni: lo chiamiamo un caos. Un crogiolo di eccitamenti ribollenti. Ce lo rappresentiamo come aperto alle estremità verso il somatico, da cui accoglie i bisogni pulsionali, i quali trovano dunque nellEs la loro espressione psichica, non sappiamo però in quale substrato. Attingendo alle pulsioni, lEs si riempe di energia, ma non possiede unorganizzazione, non esprime una volontà unitaria, ma solo lo sforzo di ottenere soddisfacimento per i bisogni pulsionali nellosservanza del principio di piacere. Le leggi del pensiero logico non valgono per i processi dellEs, soprattutto non vale il principio di contraddizione. Impulsi contrari sussistono uno accanto allaltro, senza annullarsi o diminuirsi a vicenda; tuttal più, sotto la dominante costrizione economica di scaricare energia, convergono in formazioni di compromesso, non conosce né giudizi di valore, né il bene e il male, né la moralità. Il fattore economico o, se volete, quantitativo, strettamente connesso al principio di piacere, domina ivi tutti i processi. Investimenti pulsionali che esigono la scarica: a parer nostro nellEs non cè altro (3).Se ritorniamo alle parole di Nietzsche: Nello stato dionisiaco per contro lintero sistema degli affetti è eccitato e potenziato, in modo che questo scarica in una volta tutti i suoi mezzi espressivi (4), pare proprio che entrambi stiano parlando della stessa cosa. Il non esprime una volontà unitaria di Freud era stato per contro: un sentimento mistico di unità per il primo, ma la volontà unitaria di Freud, dal resto del contesto, va intesa come unitaria nel senso della psiche nel suo complesso, ovvero lEs non tende alla coerenza con le altre istanze psichiche descritte, lIo e il Super- Io (5). Per quello che riguarda la meta delle pulsioni provenienti da questa provincia psichica, quella della scarica, lEs freudiano ci pare molto coerente nel suo scopo. Se riesce a prescindere dalla funzione inibitoria delle altre istanze psichiche con cui deve condividere il dominio della personalità, una volta ottenuta la scarica il senso mistico di unità nietzschiano è esattamente quello che viene raggiunto: questo infatti è il momento dellorgasmo, apice del fine dellEs.
I Titani arrivarono come morti dagli Inferi, dove Zeus li aveva relegati, colsero di sorpresa il bambino che giocava, lo lacerarono, lo tagliarono in sette pezzi e li gettarono in una caldaia che stava in un tripode. Quando la carne fu cotta, essi incominciarono ad arrostirla su sette piedi. Secondo una delle versioni le membra cotte del dio furono sepolte e da esse nacque la vite. Anche i seguaci di Orfeo dicevano che lultimo dono di Dioniso sarebbe stato il vino e chiamavano lui stesso Eno, vino (6) .Più tardi risorse, con laiuto di Demetra che ne raccolse i pezzi. Questo mito ricorda in tutto i riti del pasto totemico tribale (7), in cui viene ripetuta la cerimonia di uccisione del totem, la sua incorporazione, attraverso il pasto totemico, e la sua resurrezione. Nei riti della pubertà liniziato condensa in sé sia la figura del padre, che viene simbolicamente ucciso, sia quella delluccisore che ne espia la pena. Dalla morte simbolica risusciterà purificato (8).
Questo sistema è rivolto verso il mondo esterno, fa da intermediario alle percezioni che ne provengono, e in esso sorge, nel corso del funzionamento, il fenomeno della coscienza. E lorgano sensorio dellintero apparato, ricettivo del resto non solo agli eccitamenti provenienti dallesterno, ma anche a quelli che provengono dallinterno della vita psichica. La concezione secondo cui lIo è quella parte dellEs che è stata modificata dalla vicinanza e dallinflusso del mondo esterno, non ha quasi bisogno di essere giustificata: è questa la parte predisposta per la ricezione degli stimoli e per la protezione dagli stessi, paragonabile allo strato corticale di cui si circonda il grumo di materia vivente. Il rapporto con il mondo esterno è diventato decisivo per lIo, il quale si è assunto il compito di rappresentarlo presso lEs (12).Se confrontiamo la descrizione data da Nietzsche riconosciamo facilmente i contenuti della figura del dio delfico con quelli dellistanza psichica descritta da Freud: il dio che è un organo sensorio, locchio che tutto vede quello che succede al di fuori di sé e lo comunica allinterno, e che proietta i contenuti psichici interni sullo schermo delle percezioni esterne.
Chiamiamo Es la più antica di queste province o istanze psichiche: suo contenuto è tutto ciò che ereditato, presente fin dalla nascita, stabilito per costituzione, innanzi tutto dunque le pulsioni che traggono origine dallorganizzazione corporea e che trovano qui in forme che non conosciamo una prima espressione psichica. Sotto linflusso del mondo esterno reale che ci circonda una parte dellEs ha subito unevoluzione particolare. Da quello che era in origine lo strato corticale munito degli organi per la ricezione degli stimoli, nonché dei dispositivi che fungono da scudo protettivo contro gli stimoli, si è sviluppata una particolare organizzazione che media da allora in poi fra Es e mondo esterno. Questa regione della nostra vita psichica labbiamo chiamata Io (17) .La tragedia eschilea, che era stata il prodotto sublime della fusione tra il dionisiaco e lapollineo, è anche lapice dellespressione dionisiaca. Larte, sotto locchio vigile di Apollo, non uscirà mai più di controllo. Le esuberanti energie dionisiache o furono rimosse e represse o furono canalizzate al servizio dellespressione figurativa plastica e, in questa loro subordinazione allapollineo, trovarono la propria sublimazione(18) .
Conquiste e rinunce
Lequilibrio apollineo è laspirazione delluomo occidentale:
armonia plastica, democrazia, e liberta sessuale rappresentano i parametri
ideali. Appena il greco raggiunse la sua meta subito cominciò a
degenerare. Prima perse la libertà, poi la permissività sessuale
e infine rinunciò a esprimersi plasticamente. Da allora lotta per
raggiungere questi ideali, che fanno parte della sua struttura psichica.
Per lunghissimi periodi sembra dimenticarsene, ma ogni tanto almeno uno
di questi aspetti riemerge, talvolta con vitalità ed esuberanza
inaspettate. Allinizio di questo millennio, dopo sette secoli di repressione
si organizzarono i liberi Comuni. Il 400 fu il secolo in cui Fidia e Prassitele
non solo risorsero ma furono persino superati, e il nostro secolo ci ha
riportato, almeno momentaneamente, quella libertà sessuale di cui
non godevamo dal crollo del mondo antico. Ogni volta, e ci sono segni che
per quello che riguarda la libertà sessuale stia già per
esserci un ripensamento, luomo occidentale afferra con tutte due le mani
la propria rinnovata conquista, solo per mollare subito la presa. È
come se le onnipresenti correnti sotterranee dionisiache non possano venire
represse, altro che per periodi molto brevi. Rimosse, ma sempre attive,
premono perennemente per un riconoscimento: una specie di richiamo della
giungla. E quando emergono, la reazione mentale della società occidentale
è una stretta di vite, un nuovo controinvestimento energetico diretto
verso la repressione.
In arte, queste correnti irrompono violente, non possono più
essere represse, tendono a straboccare allaldilà dei confini
contenuti del plasticismo apollineo, e cercano sfogo o in una contemplazione
trascendentale, e quindi antiplastica, come nellarte bizantina, o in unastrazione
gotica o in una sensuale esuberanza barocca.
Il ritorno al dionisiaco rappresenta per lOccidente una regressione
e, come ogni regressione, avviene in momenti di crisi. Il cemento, che
tiene unita una società apollinea, non tiene durante le bufere delle
crisi politiche ed economiche, quando le forze centrifugali minacciano
le istituzioni, e gli equilibri raggiunti vengono messi in dubbio.
Listantanea fotografata a Firenze nel 400 ebbe solo pochi e distanti
echi nel resto dellEuropa.
Dopo londata di plasticismo romanico e il rigurgito di romanità,
portati dalla fioritura comunale dellinizio del millennio, al di là
delle Alpi il modus mentale dionisiaco, e le misure repressive da esso
innescate, non smetteranno più di avere la prevalenza.
Così si spiega che dal XIII secolo in poi, lEuropa rivedrà
riemergere il capro, il Dioniso represso, sempre più violento, e
lo schermo della psiche sarà dominato quasi esclusivamente da questa
immagine, che si tradusse in quella del Diavolo, La Bestia, listanza psichica rimossa.
Il XIII secolo vedrà le prime accuse di omicidio rituale di
un bambino, rivolte contro gli Ebrei. Il XIV secolo la fioritura
delle accuse di eresia. Il XVI i roghi delle streghe [Hans Baldun Grien].
Dal
XIV secolo in poi e fino alla rivoluzione industriale diavoli, capri e streghe [quadro di Goya],
eccitati in un'orgia di scarica pulsionale, non smetteranno mai pił di emergere
violenti sullo schermo della psiche occidentale.
Oriente dionisiaco
Per lOriente, il dionisiaco è la condizione naturale, poiché
non si sviluppò mai una soluzione apollinea alternativa.
Ma una società dionisiaca è anche una società
dove lequilibrio viene raggiunto attraverso la repressione, poiché
le pulsioni, non canalizzate e non sublimate, non possono essere lasciate
libere di sfogarsi a loro piacimento: incontrollate, minaccerebbero qualsiasi
struttura sociale.
Dioniso, essendo un dio legato a pulsioni primarie e rappresentando
quello che, nella società greca, erano rimasti i ricordi tribali
repressi, con i riti totemici di cannibalismo e resurrezione a loro appartenenti,
non avrebbe mai potuto essere un dio civilizzatore e svilupparsi poi in
un dio ecumenico. La repressione porta allinibizione pulsionale, e questa
sfocia nella repulsione verso la rappresentazione figurativa e dallesposizione
del nudo. Una società che non abbia passato il processo di trasfigurazione
apollinea non rappresenterà mai un dio nudo(25): il cristianesimo
orientale, permeato di contenuti dionisiaci antiapollinei, non espone mai
la figura di Cristo nella sua nudità apollinea, come fa invece il
Cattolicesimo occidentale. Il Cristo orientale è sempre completamente
vestito e barbuto, versione del Dioniso - Pan peloso, piuttosto che dellApollo
liscio e plastiforme. Larte orientale quindi può solo essere coloristica
e mai plastica.
Il caso ha voluto che gli Arabi siano venuti a contatto con lOccidente,
mentre questi passava una fase coloristica. La conquista araba del settimo
secolo, in cui le truppe del Profeta dilagarono in tutto lOriente ellenizzato,
li mise a contatto diretto con i Bizantini e, quindi, poterono ispirarsi
alla loro arte che corrispondeva pienamente al loro gusto antiplastico
e coloristico. Non a caso, quindi, la Moschea di Omar, a Gerusalemme, assomiglia
tanto a Santa Sofia di Costantinopoli.
Sette secoli prima, invece, quando gli Arabi Nabatei erano entrati
in contatto con le città elleniste della Transgiordania, cosparse
di edifici dalla martellante possenza plastica, questo incontro produsse
una creatura ibrida anche se affascinante: Petra, la città scolpita
nella roccia, con capitelli e colonne greche scolpite, strappate in situ
direttamente dalla roccia, invece che costruite, e in mezzo allatmosfera
coloristica e rarefatta da fiaba gotica del deserto. Lintenzione e i
mezzi usati avrebbero dovuto produrre un effetto plastico, sullesempio
delle città greche alle quali sispirarono, ma il risultato fu un
intenso effetto coloristico: fulgido esempio di come il modus mentale orientale,
estraneo allapollineo, possa tradurre impulsi, riflessi da questo, esclusivamente
in effetti consoni alla propria esperienza esistenziale.
Monoteismo ebraico e cristianesimo
Freud ci ha mostrato come il monoteismo ebraico fosse in realtà
quello di Ekhnaton. Indubbiamente fu così. Il crescente senso di
colpa che gli Ebrei sentivano per luccisione di Mosè, che cominciò
a emergere sempre più pressante ai tempi del ritorno dallesilio
babilonese, dopo un periodo di latenza di sette secoli (26), fece sì
che qualsiasi forma di idolatria fu esclusa definitivamente dalle alternative
possibili nellambito della cultura ebraica. Se prima dellesilio (586
a.C.), insieme al culto di Jahvè venivano praticati culti di Baal
e Astarti locali in ogni villaggio israelita, con il ritorno settantanni
dopo, il popolo ebraico si trincerò in un monoteismo esclusivo e
intransigente (27). Dora in poi chiunque tollererà culti estranei
a Jahvé si estranierà dallebraismo, e questo stesso diventerà
sinonimo di monoteismo.
Non così per quello che riguarda le affermazioni di Freud sul
Cristianesimo:
Nessun altro brano della storia religiosa ci è diventato così perspicuo come linizio del monoteismo nel giudaismo e la sua continuazione nel cristianesimo, a prescindere dallevoluzione, ugualmente intelligibile senza soluzione di continuità, dal totem animale al dio umano col suo inmancabile compagno (ciascuno dei quattro evangelisti cristiani ha ancora il suo animale favorito)... la reintegrazione del padre primigenio nei suoi diritti storici fu un grande progresso, ma non poteva essere lultimo. Anche gli altri pezzi della tragedia preistorica premevano per un riconoscimento...Non è facile discernere che cosa mise in moto questo processo. Si direbbe che un crescente senso di colpa si impadronì del popolo ebraico, e forse dellintero mondo civile di allora, precorrendo il ritorno del materiale rimosso. Da ultimo un uomo venuto da questo popolo ebraico...fornì loccasione che provocò il distacco di una nuova religione, quella cristiana, dallebraismo. Paolo, un ebreo romano di Tarso, ricuperò questo senso di colpa riconducendolo correttamente alla sua fonte storica. Chiamò questa il peccato originale; si trattava di un delitto contro Dio, che solo con la morte poteva venire espiato. Con il peccato originale la morte venne al mondo. In effetti questo delitto meritevole di morte era stato luccisione del padre primigenio, successivamente deificato...Abbiamo già detto che la cerimonia cristiana della Santa Comunione, in cui il credente sincorpora corpo e sangue del Salvatore, ripete il contenuto dellantico pasto totemico, ma solo nel suo senso di tenerezza, esprimente la venerazione, e non in quello aggressivo. Tuttavia lambivalenza che domina il rapporto con il padre si mostrò chiaramente nel risultato finale dellinnovazione religiosa. Volta apparentemente alla riconciliazione col Dio Padre, finì col detronizzarlo e sopprimerlo. Il giudaismo era stata una religione del Padre, il cristianesimo diventò una religione del Figlio...Paolo, il continuatore del giudaismo, fu anche il suo distruttore...Paolo rinunciò a credere che il suo popolo fosse leletto e dovesse recarne il segno visibile, la circoncisione, così che la nuova religione poté diventare universale e abbracciare tutti gli uomini...veniva così ristabilito un carattere dellantica religione di Aton...non era più strettamente monoteistica, assunse dai popoli circostanti numerosi riti simbolici, ripristinò la grande divinità materna e trovò spazio ove collocare, seppure in posizione subordinata, molte figure divine del politeismo. Soprattutto non escluse, come invece la religione di Aton e quella mosaica che venne subito dopo, la penetrazione di elementi superstiziosi magici e mistici...Il trionfo del cristianesimo fu una nuova vittoria dei sacerdoti di Ammone sul dio di Ekhnaton dopo un intervallo di millecinquecento anni(28).Abbiamo riportato qui alcuni brani del saggio di Freud per analizzarli e discernere quello che secondo noi rappresenta unanalisi corretta, da quello che non lo è. Freud, come lui stesso aveva confessato, fu un pessimo lettore di Nietzsche (29) e, quindi, non percepì lovvio parallelismo tra le istanze psichiche da lui isolate e i contenuti mentali della figura dei due dei greci come erano stati analizzati dal filosofo tedesco: le correnti apollinee e dionisiache, che percorrono sommerse le diverse culture, come traduzione a livello sociale degli istinti del singolo e la loro elaborazione in un modus sociale.
nella maggior parte dei racconti Dioniso ha la parte del tenero fanciullo, figlio di sua madre, che però scomparve subito per essere sostituita da nutrici affettuose. Si riconoscono i due volti che anche Zeus mostrava: il volto del padre e dello sposo da un lato, quello del figlio e del bambino divino dallaltro. Non soltanto Zeus e Dioniso avevano questo doppio volto nella nostra mitologia, ma nessun altro dio sembrava quanto Dioniso un secondo Zeus (30).E Apollo, simbolo del sole, locchio che regna su tutta lecumene per mezzo della sua epifania di luce e di verità, che da Platone e attraverso il Cristianesimo, venne tradotta in fede.
Le altre pratiche (degli Ebrei, N.d.R.) sono perverse e infami e si sono imposte per la loro depravazione. Infatti la peggior feccia di questo mondo, dopo aver rinnegato le religioni patrie(32) , portava lì tributi e denaro: in questo modo la potenza dei Giudei crebbe, anche perché tra di loro sono sempre molto leali e molto disponibili al mutuo soccorso, mentre riserbano il loro odio più aspro a tutti gli altri. Siedono a mensa separati e, ancora separati, dormono: ma sono uomini di sfrenata libidine, abituati a non avere rapporti sessuali con donne di altri popoli e a considerare invece, tutto lecito tra di loro. Hanno istituito lusanza della circoncisione, per riconoscersi tra di loro da questo segno distintivo. Coloro che hanno accettato di condividerne le abitudini, seguono la stessa pratica e come prima conseguenza imparano a disprezzare gli dei, a rinnegare la loro patria, a non tenere in alcun conto i rapporti di paternità, di figliolanza e fraternità. I Giudei tengono comunque molto a che il loro numero si incrementi: è proibito infatti, uccidere uno qualsiasi dei figli in soprannumero (Hist.,V.5).
Per bocca di Tacito parla qui unintera civiltà che, avendo
superato i legami di sangue e di famiglia, rimprovera agli Ebrei di averli
mantenuti, ma guarda con odio, misto a invidia, a questa lealtà
e disponibilità al mutuo soccorso, che essa invece aveva perduto.
Luomo occidentale, che è così orgoglioso di aver superato,
nella sua evoluzione il modello sociale tribale e di aver creato un habitat
mentale più vasto, nei momenti di crisi esistenziale si guarda indietro,
si domanda se il prezzo da pagare in estraniazione sociale e mancanza di
coesione non sia stato troppo alto, e guarda a questo passato superato
di legami affettivi tribali con nostalgia.
Come disse Gide, il destino non apre mai una porta senza chiuderne
unaltra. Superando i legami del clan era andata persa quella solidarietà
sociale e affettiva che caratterizza il gruppo e le strutture sociali
più primitive. Era andato perso quel riconoscersi tra di loro
di cui parla Tacito. Anche della proibizione dellinfanticidio lo storico
latino parla come se fosse un segno di inciviltà, ma anche da questo
passo, sotto il profondo disprezzo, trapela linvidia e la nostalgia.
Lodio - attrazione per gli Ebrei, diventati simbolo del proprio alter
ego tribale e dionisiaco rimosso, portò lOccidente a usurpare
la loro religione. Dal momento che non riuscirono a imporre a questi i
propri modelli culturali, tentarono di appropriarsi dei loro, come soluzione
allestraniazione dalla propria cultura olimpica-apollinea e come vendetta
verso la rappresentazione esterna del proprio arcaico aspetto rimosso e
diventato inacettabile.
Il mondo romano - ellenista, che aveva sottomesso la Giudea,
credette di poter saccheggiare, non solo il Tempio di Gerusalemme, ma anche
la loro mitologia. Il rifiuto degli Ebrei a collaborare a questa mistificazione
diede al mondo greco - romano - cristiano la giustificazione manifesta
per dare legittimazione allantisemitismo virulento, che covava dai primi
contatti tra Elleni e Giudei e si fomentava sempre di più ad ogni
incontro tra le due culture. Tutti gli stereotipi antisemiti, così
noti a noi alla fine del secondo millennio, erano già formati e
pronti nel primo secolo, così che il Cristianesimo dovette solo
aggiungervi la propria legittimazione.
Ma i Romani - cristiani, che dora in poi decideranno di essere il
nuovo Israele, non potevano assorbire i contenuti mentali caratteristici
di una tribù compatta, che non aveva voluto, né aveva avuto
motivo, di superare il proprio particolare habitat mentale arcaico. Il
Cristianesimo diventò una religione ecumenica, esattamente come
lo era stato il panellenismo dei primi tre secoli a.C., mentre lEbraismo
rimase quello che era sempre stato: una tribù con il proprio passato
mitico e il proprio Dio personale, proprio padre prima che padre degli
altri. Gli Ebrei non avevano motivo di barattare questo Dio specifico,
con cui avevano sviluppato in quasi due millenni un rapporto intimo di
odio - amore, proiezione dellambivalenza affettiva del figlio verso il
padre del clan onnipotente e tirannico, con un Dio che fosse pronto
a diluire il suo amore e a dividerlo con tutta lumanità, sul modello
dellecumenismo di Apollo. E da qui il concetto di popolo eletto. In cambio
si sentirono dire che questo loro Dio privato aveva nel frattempo
scelto qualcun altro, e che i loro riti, ai quali erano attaccati da duemila
anni, non erano più validi.
Come ha rilevato Freud, solo dopo lesilio babilonese la religione
ebraica da monolatrica divenne monoteista. Solo nel VI sec. a.C. i Giudei,
tornati dallesilio, si trincerarono nella religione esclusivista che sarà
la loro peculiarità. Sotto il trauma dellesilio, dopo sette secoli,
fecero una riattivazione dellantico Dio universale di Mosè legiziano,
Aton, e la loro religione diventò quella che è tuttora. Il
Dio dIsraele da totem tribale passò una metamorfosi in Dio universale,
re di tutto luniverso, ma conservò, ciononostante, la particolarità
monolatrica di Dio particolare, che si tradusse nel concetto di padre del
popolo eletto.
Poiché il mondo greco - romano, diventando cristiano, dichiarò
di assorbire queste concezioni ebraiche di monoteismo, divenne luogo comune
sostenere che il Cristianesimo derivi dallEbraismo.
Quello che, secondo noi, indusse Freud in errore fu la confusione tra
il monoteismo universalista ebraico che, come lui stesso afferma, deriva
dal monoteismo di Aton, e luniversalismo ecumenico cristiano, che ha le
sue radici nellecumenismo panellenico di Apollo.
Cristiani ed Ebrei si trovarono daccordo nel coabitare sotto lo stesso
tetto di questa mistificazione: i Cristiani per celare le proprie radici
nel modus mentale olimpico, gli Ebrei, che attraverso le vicissitudini
degli ultimi duemila anni erano diventati un popolo disprezzato, una minoranza
cronica presso gli altri popoli, come estrema, patetica rivincita. Minoranza
disprezzata, si crogiolava nellidea che il Cristianesimo dovesse a loro
le proprie origini. Freud, che aveva un forte narcisismo ebraico, cadde
lui stesso nel tranello, malgrado la sua forza e levatura intellettuale.
Da Tacito...
Come abbiamo visto dalle parole di Tacito, il mondo ellenista, a cui
anche i Romani si ispiravano, nutriva questo radicato antisemitismo, come
mezzo di autodifesa da una riattivazione di impulsi dionisiaci rimossi:
Apollo, dopo aver trionfato su Dioniso, temeva la sua rivincita.
La società occidentale, che ripone nellequilibrio apollineo
il proprio equilibrio e la propria salute mentale, ha in orrore la vicinanza
del dionisiaco: ha in orrore la vicinanza di una struttura mentale che
si basi sulla coesione del clan, piuttosto che sulla fedeltà alle
istituzioni dello Stato, e nutre una fobia verso tutto quello che le può
ricordare le pulsioni apparentemente superate, ma in realtà solo
rimosse.
Così il riconoscersi tra di loro di Tacito divenne sinonimo
di tradimento, e da allora la società occidentale non si fida dei
suoi Ebrei, come a dire: se sono fedeli tra di loro saranno sempre pronti
a tradire lo stato, la Polis, che li ospita. Qualsiasi dimostrazione di
patriottismo, da parte degli Ebrei, non è creduta, poiché
sono considerati, non solo stranieri, il che di per sé non implicherebbe
una volontà di tradimento, ma bensì dagli interessi antitetici
a quelli dello stato (come nel caso Dreyfuss) (34).
Non a caso quindi lantisemita, da Tacito in poi, rappresenta lEbreo
come il simbolo della sfrenatezza sessuale. La barba e il caftano, che
per loccidentale rappresentano appunto le pulsioni dionisiache minacciose
e uscite di controllo, poiché ricordano limmagine rimossa del dio
caprino, rappresentano invece per lEbreo la stessa cosa ma nel suo contrario:
sono il simbolo della repressione e dellinibizione che questi accetta
su di sé in nome della disciplina del Dio-padre. Questo Dio-ariete,
che nei secoli si trasfigurò in spiritualità assoluta, in
nome della sua natura dionisiaca esige dai suoi figli la repressione pulsionale
e la sublimazione.
Il Dioniso ebreo diventò così la personificazione del
Super-Io: invece di rappresentare la permissività e lo sfogo pulsionale
(lEs), come nella psiche occidentale, per gli Ebrei diventò listanza
inibitrice.
Il suono dello Shofar, il corno del capro, ricorda agli Ebrei il peccato
primordiale e la colpa, e li invita così ad accettare linibizione
pulsionale in nome della legge divina.
Più lEbreo reprime le proprie pulsioni, in nome della coercizione
divina, più lOccidentale vede in questo la conferma di una vitalità
minacciosa e di una sessualità sfrenata, che fa da riattivazione
alla propria sessualità repressa: un Dioniso che minaccia gli equilibri
di Apollo, come un Es senza briglie minaccia la stabilità dellIo.
Basta pensare a tutte le vignette della stampa antisemita in cui lEbreo viene rappresentato con il naso adunco e le forne caprine
in procinto di sedurre una dolce e delicata fanciulla ariana (dal Der Sturmer)(35).
Molti Ebrei emancipati accusano gli Ebrei tradizionali, dalla lunga
barba e il caftano, di riattivare con la loro apparenza lantisemitismo,
ma la storia ha dimostrato che più questi assomigliano ai Gentili,
nei loro modi e nel vestire, più lantisemitismo aumenta, invece
di diminuire.
Il motivo va ricercato nellidea inconscia che luomo occidentale ha a priori dellEbreo.
Se lapparenza esteriore corrisponde allidea che si ha
di questi, lantisemita almeno non si sente tradito, poiché limmagine
esterna, naso adunco, barba e capelli lunghi, strani animaleschi
vestiti e scialli rituali, corrisponde a quella interna repressa del capro,
il dio-padre totemico Dioniso, ma se lEbreo si veste come un Gentile,
non può che peggiorare la sua situazione, poiché allora più
che vestirsi viene accusato di travestirsi. In questo casi viene accusato,in realtà, di essere Dioniso - Pan ma di travestirsi da Apollo.
Mascherato, viene percepito come ancora più pericoloso(36) .
Proprio come Shylock nel Mercante di Venezia di Shakespeare (37) .
Le accuse di tradimento e di slealtà, rivolte agli Ebrei, si
moltiplicarono da quando lemancipazione fece per questi da incentivo ad
apparire in pubblico vestiti come gli altri.
In questa oscura percezione inconscia che lEbreo rappresenti il capro,
il satiro Dioniso nella sua consustanziazione più arcaica e genuina,
ma che tenti di travestirsi per tramare congiure ai danni delle faticosamente
acquisite conquiste di Apollo e della sua civiltà di luce, va ricercata
anche la vera causa per limposizione di un segno distintivo, dal berretto
rosso o giallo dellEuropa medioevale alla stella gialla imposta dai nazisti.
Questo marchio, che tutti possono distinguere incontrando un Ebreo,
fa da mezzo apotropaico contro lemergere delle pulsioni incontrollate
dellEs: vade retrum Satana e tentazione. Un debole Io e un ancora più
debole Super-Io abbisognano di questa difesa esterna per tenere lontana
la proiezione della propria natura bestiale repressa.
...A Sartre
Nella storia dellOccidente, particolarmente dallIlluminismo in poi,
non mancarono uomini di buona volontà, che cercarono di porre resistenza
ai bisogni oscuri della stessa propria psiche, e che cercarono di trovare
una soluzione a quello che sempre di più, negli ultimi due secoli,
viene percepito come un problema ebraico.
Come i Giudei erano un problema per lecumene ellenista, e poi per
quella romana, sparpagliati in tutto lOccidente, rimasero una spina nel
fianco di una cultura che per il proprio equilibrio precario, non poteva
convivere con il modus di una diversa struttura mentale che ricordasse
loro il proprio alter ego represso, la soluzione scartata.
Come conseguenza, anche coloro che consideravano ingiusto discriminare
gli Ebrei erano pronti ad accettarli, ma non la loro particolarità:
pari, come uguali, ma non pari, come diversi.
Da Kant a Hegel, agli ideologi delle teorie socialiste, lOccidente
imparò a considerare gli uomini tutti uguali, invece di accettarli
per la loro diversità. Sotto la spinta degli eventi tragici di questo
secolo, anche gli uomini di coscienza e gli intellettuali che erano pronti
ad una estremo mea culpa non smisero mai di lasciar trapelare tra le
righe la convinzione che, se gli Ebrei non si fossero intestarditi a conservare
la propria diversità, le persecuzioni non ci sarebbero mai state.
Lesempio più rivelante è quello di Sartre.
Nel suo saggio LAntisemitismo (38), il filosofo marxista si avventura
nellanalisi dellidentità ebraica.
Secondo la sua analisi, il motivo principale della sopravvivenza di
unidentità ebraica va ricercato nel rifiuto degli altri popoli
di assimilare a loro i propri Ebrei.
Quando dice che i legami religiosi si rafforzarono fino ad assumere
il senso e il valore dun legame nazionale(39), non capisce che nella struttura mentale arcaica, i legami religiosi sono il legame nazionale, e il processo era avvenuto al contrario, ovvero i legami nazionali, perduta lindipendenza e il territorio,
si erano trasfigurati in legami religiosi. Larcaica fedeltà al clan,
la cui unica religiosità trovava espressione nel rito, era stata
riattivata con lesilio e trasfigurata in fede.
Lanima primitiva non separa la religione dallo stato o dalle
altre espressioni di vita sociale. La religione non è un concetto
astratto, un optional, come nella vita moderna, e non è neppure
una fede come il cristianesimo, pronta ad essere condivisa con altri,
bensì è lespressione collettiva degli affetti, dei terrori
e dei terribili legami di sangue e di colpa che legano tra
di loro i membri del clan.
La religione, in questo caso, è linsieme dei riti che sono
il risultato del passato, cosi come la memoria collettiva lo ha elaborato.
Essere Ebrei significa condividere la stessa preistoria, lo stesso
passato rimosso.
Questi si sentono una nazione in quanto si considerano tutti fratelli,
figli di uno stesso padre e complici dello stesso misfatto primordiale
e, quindi, condividono lo stesso senso di colpa e la sensazione di un unico
destino.
Il Cristianesimo, ovvero la religione di Apollo, dio figlio che aveva
soppiantato Zeus-Dioniso nel firmamento occidentale dellecumene greco
- romana, non poteva convivere con il giudaismo, la religione di Dioniso,
larcaico dio padre e capro.
Tutti i riti ebraici sono i riti del Padre(40) : la Madre e il Figlio
sono repressi e subordinati dove, invece, nel culto occidentale trovano
la preminenza.
Sartre dice: ...ma questo transfer (dei legami religiosi ai legami
nazionali) manifestò una spiritualizzazione dei legami collettivi
e spiritualizzazione significa nonostante tutto indebolimento...(41)
È vero esattamente il contrario: proprio dei legami nazionali,
che si spiritualizzano, cioè si sublimano al massimo, e che si
rinforzino poiché non dipendono più da fattori contingenti,
come, per esempio, lunità territoriale, la concentrazione in questa,
luso della stessa lingua, ecc.
Gli emigrati Italiani in America conservano lidentità
nazionale, al massimo per altre due o tre generazioni, e poi si assimilano.
Staccati dal loro territorio originale e perso luso quotidiano della stessa
lingua madre, perdono anche lautoidentificazione come Italiani, mentre
gli Ebrei, proprio a causa di questa spiritualizzazione dei legami nazionali,
cioè dei legami del clan, non dipendono più da fattori contingenti
per mantenere la propria identità.
Sartre, come Hegel, Kant e Tacito prima di lui, è un occidentale,
e può concepire lidea di nazione solo nel contesto del territorio,
racchiuso dalle mura di cinta della Polis, a difesa ed espressione dellidentita apollinea.
Staccandosi dalla fedeltà tribale, lOccidente ha scambiato
dei contenuti emotivi concreti con dei simboli astratti: la patria, la
bandiera, i confini, lintegrità del territorio: gli affetti sono
diventati princģpi.
Legame nazionale è per Sartre unastrazione, quindi, fare
la spiritualizzazione di unastrazione, secondo lui, conduce inevitabilmente
a un indebolimento.
Ma gli Ebrei non hanno fatto la spiritualizzazione di unastrazione,
bensì di qualcosa di molto concreto, come la coesione del clan,
la vitalità della quale, cementata ancora di più dal senso
di colpa per il parricidio primordiale, è alla base della conservazione
del popolo ebraico.
Sartre scrive:
Gli Ebrei che ci circondano hanno con la loro religione appena un rapporto di cerimonia e di cortesia. Domandai ad uno di loro perché aveva fatto circoncidere suo figlio. Mi rispose: Perché faceva piacere a mia madre, e poi perché è più igienico'. E vostra madre, perché ci teneva?. Per via dei suoi amici e dei suoi vicini. Comprendo che queste spiegazioni troppo razionali nascondono un segreto e profondo bisogno di riattaccarsi alle tradizioni e di abbarbicarsi, in mancanza di un passato nazionale, a un passato di riti e consuetudini.(42).Non potrebbe esserci equivoco più stridente.
E Shakespeare
Mentre i filosofi si sono sempre preoccupati di trovare soluzioni
al problema ebraico, nel Mercante di Venezia, Shakespeare denuncia sulla
scena lantisemitismo come un problema caratteriale della evoluta società
occidentale.
Il succo di questopera, infatti, risiede nel contrasto tra il mondo
decadente della Venezia di Antonio e la fiabesca Belmonte di Porzia, da
una parte, e la tribù di Shylock, dallaltra (44). Inizialmente,
ci vengono presentate le prime due situazioni, con Antonio e Porzia accomunati
da una misteriosa quanto incomprensibile tristezza(45), che fa riscontro
allodio di Shylock per Antonio. Ma mentre il disagio di Antonio e Porzia
rimane misterioso e non trova nessuna giustificazione plausibile nel corso
del dramma, ecco che Shakespeare ci fa intravvedere, dapprima da lontano,
poi sempre più da vicino, come in un inesorabile crescendo, le ragioni
dei sentimenti di Shylock: egli, ci spiega, è il prodotto dellodio
esercitato su di lui dalla società di Venezia, che qui funge da
simbolo di un Occidente in crisi di identità, che, come un organismo
privo di forze, incapace di vivere la propria situazione esistenziale (e
qui è la spiegazione della stanchezza esistenziale dei due protagonisti
cristiani), vede nellEbreo un simbolo del pericolo (46) di retrocedere
a una organizzazione sociale e mentale precedente, e lo identifica come
lantitesi di quella soluzione apollinea che nei momenti di crisi è
continuamente in pericolo (47) .
Chi, ascoltando latto di accusa di Shylock contro lantisemitismo
di Antonio , e la sua appassionata e orgogliosa difesa di appartenere
a quella tribù di cui Tacito invidiava lintima coesione affettiva,
che trova il suo culmine nella frase:
For sufferance is the badge of all our tribe
(48) non si sente commosso e spinto a prendere le parti di Shylock? La risposta di Shakespeare arriva con la replica di Antonio: lantisemita non è disposto a commuoversi di fronte a Shylock, proprio perché è antisemita,e commuoversi significherebbe empatizzare e identificarsi con lebreo, che è ciò che teme maggiormente, poichéequivarrebbe a rimettere in gioco le proprie rimozioni (tribe). Lobiettivo di Antonio (e con lui, di tutta la società di cui egli èespressione) è invece ben altro: quello di espropriare lebreo Shylock dei suoi beni, e della sua stessa identità: esattamente come il mondo greco romano cristiano sentì il bisogno di appropriarsi dellidentità stessa dei Giudei, e di coercizzarli in tutti i modi nellambito della società
apollinea. Questa è infatti la conclusione tragica, dellopera di Shakespeare: privato dalla legge di Venezia dei suoi beni,della figlia e della sua identità di ebreo, Shylock verràbattezzato fuori scena, a indicare che la sua esperienza esistenziale finisce nel momento preciso in cui il tribunale cristiano lo elimina come ebreo,e si appropria di ciò che è suo (49).
Antisemitismo apollineo e antisemitismo dionisiaco
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, lantisemitismo, di cui
è permeato lOccidente dai tempi dellecumene ellenista e fino
ai nostri giorni, è una fobia, verso quella soluzione alternativa
rimossa che rischia di riemergere e di mettere in dubbio le soluzioni
mentali faticosamente conquistate.
La precarietà di questo equilibrio non permette, quindi, una
coabitazione con un gruppo di uomini, organizzati in una soluzione mentale
incompatibile con quella occidentale.
Il monismo diventa, così, in Occidente, lunica forma di sopravvivenza contemplabile.
Come lecumene ellenica doveva convertire i barbari a ununica cultura, affinché il proprio equilibrio precario non venga minacciato, così anche oggi, la società apollinea europea non riesce a contemplare una società nella quale diverse soluzioni coabitino sotto lo stesso tetto.
Lantisemitismo apollineo è, dunque, lincapacità di
contemplare una soluzione pluralista e si traduce, così, in intolleranza
e odio per il diverso.
Ma, come ci ha insegnato lesperienza di questo secolo, esiste un antisemitismo ben più feroce di questo: quello messo in atto dalle tribù germaniche, che nulla sanno di apollineo, di Polis e di soluzioni plastiche.
Lantisemitismo, per le tribù teutoniche, si tradusse, in bisogno di cancellarne persino le tracce fisiche.
Vediamo cosa dice Freud dellantisemitismo:
non dimentichiamoci che tutti questi popoli che oggi eccellono nellodio contro gli Ebrei sono diventati cristiani solo in epoca tarda, spesso spinti da sanguinosa coercizione. Si potrebbe dire che sono tutti battezzati male e che sotto una sottile verniciatura di cristianesimo sono rimasti quello che erano i loro antenati, i quali professavano il barbaro politeismo. Non avendo superato il rancore contro la nuova religione che è stata loro imposta, lhanno però spostato sulla fonte donde viene il cristianesimo loro pervenuto. Il fatto che i Vangeli narrano una storia che si svolge tra Ebrei e tratta propriamente solo di Ebrei ha facilitato questo spostamento. Il loro odio per gli Ebrei è in fondo odio per i cristiani, e non vi è di che meravigliarsi se nella rivoluzione nazionalsocialista tedesca questa intima relazione tra le due religioni monoteistiche trova così chiara espressione nel trattamento ostile riservato a entrambi (50).È vero, che i popoli al di là delle Alpi sono battezzati male, ma questo non significa che sono stati battezzati male al Cristianesimo, come continuazione dellEbraismo, ma bensì significa coercizzati entro il mondo apollineo greco - romano e le sue soluzioni.
Iakov Levi: [email protected]
(1) Nietzsche (1873), pp.21 2 (par.1).
(2) Ibidem, p.26. Abbiamo delle riserve ad associare anche a Dioniso il concetto di ebbrezza, che a nostro parere è un attributo apollineo, in quanto è la traduzione della sublimazione delle pulsioni dellEs, che sono loggetto propriamente dionisiaco, attraverso un medium che inibisce la scarica pulsionale attraverso lorgasmo. Torneremo più avanti su questo punto.
(3) Freud (1938a), pp 185-6.
(4) Nietzsche (1889), par.10.
(5) Per il Super Io vedi il riassunto finale di Freud in Freud (1938b). Per una descrizione particolareggiata delle tre istanze psichiche vedi: Freud (1923)
(6) Kerenyi (1962), p. 210.
(7) Freud spiega il dilaniamento di Dioniso bambino e il suo divoramento come la condensazione del pasto totemico sul corpo del padre primigenio e della sua espiazione attraverso il corpo del figlio (Dioniso sbranato infatti è un bambino). (Freud (1912), p.157). Questo spiega il motivo per cui gli Ebrei nel rito pasquale e il quello delle Pentecoste sacrificavano un agnello e non un ariete. Anche qui lagnello era la condensazione del corpo del padre e quello del figlio. Il totem ebraico infatti era un ariete, ma il rito viene consumato sul corpo del figlio. Il fatto che sia gli antichi Ebrei, sia i greci abbiano avuto lo stesso Totem va derivato dal fatto che entrambi, allinizio erano tribu di pastori. Secondo noi non bisogna leggere di più in questa somiglianza. Anche il Cristianesimo torna sul motivo dellagnello, ma, secondo noi, su ispirazione ellenista e non ebraica. Solo per fare un esempio, infatti, fin dalla nascita di Gesù sono condensati nella sua figura elementi esplicitamente dionisiaci: il Natale, come è rappresentato dal Presepe, è una autentica fiaba pastorale ellenistica. In questo quadro, inoltre, Gesù viene fatto nascere in una mangiatoia, trasparente allusione al divoramento di Dioniso bambino.
(8) Per come i riti iniziatici della puberta ricalchino anche il pasto totemico vedi Reik (1949), pp.123-6.
(9) Freud (1912), pp.154-7. Freud descrive il parricidio e latto cannibalistico come lesplosione di tutti gli istinti sadico-orali, omosessuali ed eterosessuali, che erano stati repressi dalla tirannia paterna.
(10) A proposito dellidea dellequivalenza e del simbolo, come espressione di questa, cfr. Baudrillard (1973) pp.137 - 154. Il simbolico è ciò che mette fine al codice della disgiunzione e ai suoi termini separati... Nelloperazione simbolica, i due termini perdono il loro principio di realtà. Ma questo principio di realtà non è mai che limmaginario dellaltro termine (p.146).
(11) Per il doppio significato delle parole nelle lingue antiche vedi Freud (1905) pp. 185-191
(12) Ibidem, pp.186-7.
(13) Ibidem, p. 186.
(14) Nietzsche (1889), par. 10.
(15) Per lallucinazione come recessione dal principio di realta al servizio dei bisogni dellEs, vedi: Freud (1924), p. 39; e Freud (1938b), pp. 588-9.
(16) Lallucinazione e simile al sogno ( Freud (1923b), p. 613), ma la differenza e che la prima avviene in stato di veglia, ovvero la persona si libera cosi dalla funzione inibitoria che fa parte dellIo per scaricarsi rimanendo indifferente al principio di realta, mentre il sogno avviene in stato di sonno, mentre lIo ha allentato le sue difese, ma e attraverso la funzione della censura onirica. Se la pulsione si fa troppo minacciosa e rischia di uscire di controllo, lIo puo sempre reagire provocando il risveglio. Lallucinazione e quindi sempre il risultato dello strapotere dellEs (lo chiameremo Dioniso?), che in stato di veglia riesce a liberarsi dalla sovranita dellIo.
(17) Freud (1938b), pp. 572-3.
(18) Lesempio più felice di arte figurativa apollinea, che succhia le sue energie dagli strati della vitalità dionisiaca, sono le opere di Donatello e in particolare il pulpito al Museo dellOpera del Duomo a Firenze, il pulpito esterno del duomo di Prato, e le porte nella Sagrestia Vecchia a Firenze. I putti dei pulpiti sembrano invasati dionisiaci e i santi delle porte della Sagrestia Vecchia sembrano, per dirla col Vasari, lottatori. Cfr. pp. 6 - 7.
(19) Per capire fino a che punto la democrazia sia una peculiarità occidentale basta pensare con quale disprezzo viene considerata da tutti i leaders dei paesi asiatici e africani. Pochi anni fa, in unintervista televisiva, re Hussein di Giordania, incalzato dallintervistatrice di una rete televisiva occidentale su questo argomento disse: Che senso avrebbero le elezioni?! In ogni caso io sono il capo della tribù più numerosa, ovviamente verrò eletto io! Per i capi arabi la democrazia è una bizzarria occidentale, come si espresse a suo tempo anche un principe saudita. Gli Inglesi lasciarono in tutti I loro paesi ex - coloniali delle democrazie sul loro modello, che diventarono subito farse, e crollarono sotto le lotte fra le varie fazioni tribali.
(20) Gli antichi egizi, e molti altri popoli mediterranei che avevano raggiunto un alto livello empirico di conoscenze scientifiche e tecnologiche, non conoscevano il metodo dimostrativo. Il criterio di validità scientifica, codificato per esempio nel Papiro di Rhind, è quello di attenersi scrupolosamente a una procedura collaudata per condurre le costruzioni geometriche, e in ultima analisi, di affidarsi allautorità del redattore. Un atteggiamento mentale perfettamente calzante per un popolo ancora legato alla legge del padre. Solo i Greci, che avevano superato la legge del padre, poterono istituire un criterio di verità scientifica basato sulluso di dimostrazioni matematiche.
(21) Anche Freud ha accentuato il legame tra il culto del sole e luniversalismo religioso: Freud (1938c), pp.349 - 351. Secondo Freud il culto del sole, che era considerato dagli antichi un astro onnipotente e onnipresente, che tutto vede, portò al monoteismo. Noi ci accontentiamo, per ora, di accentuare laspetto universalistico del sole, che rappresentando lonnipresenza, divenne il dio che illumina tutta lecumene greca.
(22) Monolatria, o henoteismo, è la credenza in un solo dio, che è il dio particolare e protettore della tribù. Da non confondersi con monoteismo, che è la credenza che vi sia un unico dio. La religione degli Israeliti primitivi, per esempio era monolatrica, ma non monoteista. Questa concezione ha lasciato le sue tracce, tra laltro, nel racconto di Mosè e Aronne, che si presentano davanti al Faraone e fanno i primi miracoli. Mosè e Aronne tramutano il bastone in serpente e tramutano le acque del Nilo in sangue, ma gli stregoni del Faraone riescono a fare lo stesso, come a significare che esistono altri dei oltre a Jahve, solo che questi è più forte degli altri e i figli dIsraele adoreranno solo lui. Il concetto che il dio dei padri, Abramo, Isacco e Giacobbe, fosse stato lunico dio è un concetto anacronistico, che appare nelle storie della Genesi e fu inserito solo con la redazione finale del testo non prima del ritorno dallesilio babilonese (sesto secolo a.C.). Residui di monolatria esistono anche nel Cristianesimo dove il santo patrono della città o della corporazione rappresenta il dio di un particolare gruppo, malgrado lesistenza di Cristo come Dio di tutti. Evidentemente lesistenza di un dio comune a tutta lumanità non soddisfa il bisogno di avere da parte del dio unattenzione particolare. Lamore di Dio verso tutti diluisce, nella percezione popolare, lefficacia di questo amore e crea il bisogno di un dio meno universalista e più particolare.
(23) E illuminante il caso di Eraclito, il filosofo greco più legato alla sostanza del discorso apollineo più arcaico, quando Dioniso e Apollo erano ununità. Lultimo sapiente che si espresse per enigmi, divenne presto il filosofo oscuro, (cioè dionisiaco, in quanto Dioniso è il dio notturno par excellance incomprensibile e inquietante, contrapposto alla solarità apollinea dei filsofi classici Platone e Aristotele).
(24) Reik (1949).
(25) Unosservazione superficiale di tutte le culture che non hanno passato nella loro evoluzione uno stadio apollineo, e sono queste quasi la totalità delle società umane, ci porta alla conclusione che tutte abbiano la stessa repulsione naturale per lesposizione pubblica del nudo. Quello che sembra confutare questa tesi, come per esempio i lottatori Sumo giapponesi, che lottano quasi completamente nudi, non fa che confermarla: quelle masse di carne umana sono allinizio dei giovani come tutti gli altri, e come parte del loro allenamento viene imposto loro un regime dietetico tale da farli ingrassare fino a perdere ogni armonia delle forme. In altre parole, prima di esporre il loro corpo alla visione del pubblico, I lottatore giapponesi deformano intenzionalmente il proprio corpo, di modo da non esporre quella che definiremmo La versione apollinea del corpo umano. Quello che espongono alla vista del pubblico diventa così lantitesi del nudo, lidea del brutto al posto dellidea greca del bello e dellarmonia delle forme.
(26) Freud (1938c), pp. 390 - 406
(27) Sul cambiamento che avvenne nella religione ebraica dopo lesilio babilonese vedi: Robertson Smith (1889) pp.215 - 6.
(28) Freud (1938c), pp. 407 - 413.
(29) Con le sue stesse parole: Mi sono interdetto lalto
godimento delle opere di Nietzsche con il deliberato obbiettivo di non
essere ostacolato da nessun tipo di rappresentazione anticipatoria nella
mia elaborazione delle impressioni psicoanalitiche (Freud (1914), p. 389.).
Per la complessità dellattitudine di Freud verso Nietzsche,
vedi: Assoun (1980), in particolare, pp. 8; 12; 17.
(30) Kerenyi (1962), pp. 207 - 8
(31) Tacito, Storie, V, 5. Riportiamo alcune righe da questo scrittore che avrebbero fatto onore a Goebbels, il ministro della propaganda di Hitler.
(32) Lo storico latino ci conferma, con le sue parole, che a cavallo del primo secolo, cera un forte movimento di conversione al giudaismo da parte delle popolazioni semitiche del Medio Oriente, che erano state convertite alla cultura panellenica con la penetrazione dellellenismo dal terzo secolo A.C. in poi, ma che si sentivano estraniate dai contenuti decadenti di questa cultura e cercavano una nuova identità nel clima culturale compatto dellebraismo. In queste masse estraniate il cristianesimo troverà i primi adepti.
(33) Tacito, Ibidem.
(34) Alla fine del secolo scorso un capitano ebreo dellesercito francese, Dreyfuss, fu pubblicamente accusato di tradimento, condannato e degradato. Alla fine fu assolto da qualsiasi colpa, ma nel frattempo la folla parigina era irrotta per le strade gridando : Morte agli Ebrei!, e si era verificata una violenta esplosione di antisemitismo, di cui la condanna di Dreyfuss era stata, ovviamente, il pretesto, non la causa.
(35) Il motivo della sessualita sfrenata degli ebrei e il pericolo che essi rappresentano per la purezza = linnocenza delle fanciulle ariane, era uno dei cavalli principali della propaganda nazista, e rappresentava un messaggio inconscio che si riallaccia allidea dello sfogo sfrenato delle pulsioni dellEs, rappresentato dal capro.
(36) In un pamphlet antisemita apparso anonimo a Berlino nel 1803 si legge: Possono mangiar lardo di Sabato per distinguersi dagli altri (Ebrei), ma restano indistinguibili, peggio di quelli che indossano il caffettano nero. (Citato da Caliman (1996), p.353).
(37) Cfr. Shakespeare, Il mercante di Venezia, I, iii. La battuta di Antonio: il diavolo sa citare le scritture ai suoi fini. Unanima malvagia che adduce sacre prove è come una canaglia dal volto sorridente, una bella mela marcia dentro. Oh, che bellaspetto ha la falsità! Lantisemita Antonio fa esplicitamente sua lequazione ebreo=Dioniso (attraverso limmagine del diavolo) e non riesce a trattenere il suo disgusto, nel sentire Shylock citare un episodio scandaloso della Bibbia. Lironia shakesepariana si rivela qui tagliente nei confronti del cristiano Antonio, perché, contrariamente a quello che crede, Shylock non pretende affatto di appropriarsi di una tradizione altrui, visto che, ovviamente, attinge dalla propria cultura. In questa battuta del Mercante è quindi condensata, da un lato, la percezione di Antonio della minaccia che rappresenta lebreo travestito, ma dallaltro, lottusità e la violenza della società cristiana di sentire il bisogno di espropriare gli Ebrei della loro stessa identità, come poi effettivamente accadrà alla fine del dramma
(38) Sartre (1954).
(39) Sartre (1954), p. 61
(40) Per il rito del suono dello Shofar come rappresentazione del muggito del capro ucciso e imitazione della voce del totem delle tribu ebraiche vedi: T. Reik, Lo Shofarin Reik (1949), pp. 230-359. Per il Kippur, come penitenza per larcaico atto cannibalistico vedi Kol Nidre sempre in Reik (1949). Per la Benedizione dei Sacerdoti (birkat hacohanim), in cui il popolo viene benedetto da un rappresentante dei figli di Aronne nelle sinagoghe nelle festivita più importanti, vedi Reik (1964), pp. 137-151. In questa benedizione il Sacerdote si copre completamente con lo scialle rituale che rappresenta la pelle del capro, dio-padre. Il sacerdote mima la voce e i movimenti del totem in quella che e la rappresentazione teatrale del pasto totemico. Per la festa della Capanne (Sukkot), vedi sempre Reik (1964), pp. 19-26 e per i fatti del Sinai, Reik (1959).
(41) Sartre (1954), p.61
(42) Sartre (1954), p.60.
(43) Sartre (1954), pp. 120 - 1
(44) La parola tribù torna con molta insistenza nelle battute di Shylock, per esempio: Sia maledetta la mia tribù, se gli perdono! (I, iii); Perché la sofferenza è linsegna della nostra tribù (I, iii); Tubal, un ricco ebreo della mia tribù (I, iii). Anche i veneziani si riferiscono alla tribalità ebraica di Shylock: ecco che arriva un altro della tribù (III, i). Il conflitto Ebrei cristiani viene posto immediatamente da Shakespeare nellottica, esatta, dello scontro tra Polis e società tribale
(45) Atto I, i, Antonio: In verità non so perché sono così triste e Porzia, I,ii.: Parola mia, Nerissa, il mio piccolo corpo è stanco di questo grande mondo
(46) Non è forse senza ragioni che Shakespeare abbia ambientato lopera a Venezia, non solo per la presenza di un importante ghetto ebraico, ma anche perché Venezia, ancora florida allinizio del 500, perse, nel corso di questo secolo, buona parte del suo enorme peso politico, e si avviò a una inarrestabile decadenza, magnificamente espressa nellarte di Tintoretto e Tiziano. Più in generale, Venezia, che aveva da sempre intrattenuto rapporti più stretti con lOriente che non con il resto dellOccidente, era esposta allinflusso delle correnti dionisiache in maniera certo più rilevante di qualsiasi altra città italiana, cosa che si riflette in tutta larte veneziana, molto più vicina, per spirito e gusto allarte coloristica bizantina e orientale, che al plasticismo lombardo - emiliano e di tutto il resto dellentroterra lombardo veneto. La stessa musica veneziana risente di queste influenze: il magnifico Vespro della Beata Vergine di Monteverdi (1643) risente in più parti di influenze musicali orientali.
(47) Shylock, in I, iii, 104/127.
(48) Shylock, in I, iii, 108.
(49) Al termine di una recente rappresentazione teatrale del Mercante di Venezia, capitò di ascoltare i commenti del pubblico, sui personaggi del dramma. Il commento ascoltato fu di unanime condanna nei confronti della crudeltà del cattivo Shylock, e di partecipazione per il buono Antonio, sebbene molti consideravano il finale, in cui Shylock viene umiliato e travolto, come una nota stonata, che non corrisponde allidea che ci si fa del buono. In realtà molte persone, anche di grande cultura, che considerano il Mercante di Venezia unopera antisemita, hanno nei confronti di questo lavoro un atteggiamento simile, in quanto pensano che rappresentare un ebreo come crudele, tribale necessariamente unespressione di antisemitismo. Invece, nel quadro che abbiamo delineato, appare chiaro che questi spettatori trovano solo una conferma dellidea a priori che essi hanno dellebreo, e, come per Antonio, gli risulta completamente irrilevante la giustificazione shakespeariana di questa crudeltà, e non possono comprendere la presa di posizione di Shakespeare, piena di empatia nei confronti dellEbreo Shylock. Evidentemente, qui non si tratta di mancanza di cultura o intelligenza, ma di una mancanza che nasce dalla rimozione delle pulsioni dionisiache, qui rappresentate dallebreo crudele e tribale.
(50) Freud (1938c), pp. 412 - 3
(51) Su come le tribù selvagge e i primitivi abbiano la tendenza
a forme di monoteismo primitivo cfr.: Schmidt (1912-1955), (1931), (1933),
come pure Reik (1959), p.53.
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