Iakov Levi

Il Cristo dionisiaco e la musica


Luglio 30, 2004



Come rilevato da Freud in Totem e tabù (IV,5), al parricidio primordiale seguì la scarica orgiastica accompagnata dalla danza e dalle grida di gioia (e di dolore) dell'orda dei fratelli.
Theodor Reik ha continuato a seguire il filo indicato da Freud e, analizzando il significato del corno rituale ebraico, ha mostrato come la musica sia sorta dall'imitazione della voce del Padre ucciso ("Lo Shofar", in Il rito religioso, Boringhieri, Torino 1977).

La stretta connessione tra musica e gioia e dolore dionisiaci era stata evidenziata da Nietzsche, come si può dedurre dalle seguenti citazioni:

...la tragedia è sorta dal coro tragico, e che originariamente essa era soltanto coro e nient'altro che coro" (La nascita della tragedia, 7).
"Secondo questa concezione e secondo la tradizione Dioniso, il vero e proprio eroe scenico e centro della visione, non è dapprima, nel periodo più antico della tragedia, veramente esistente, ma viene solo rappresentato come esistente: cioè in origine la tragedia è solo "coro" e non "dramma". Più tardi viene poi fatto il tentativo di mostrare il dio come reale e di presentare come visibile a chiunque la figura visionaria insieme alla cornice della trasfigurazione: con ciò comincia il dramma in senso stretto. Ora al coro ditirambico è affidato il compito di eccitare dionisicamente l'animo degli ascoltatori fino al punto che essi, quando l'eroe tragico appare sulla scena, non vedano già l'uomo grottescamente mascherato, bensì una figura visionaria partorita per così dire dalla loro stessa estasi [...] lo spettatore dionisicamente eccitato vedeva avanzarsi sulla scena il dio, nella cui sofferenza egli si era già immedesimato. Involontariamente [ovvero, inconsciamente] egli trasferiva tutta l'immagine del dio, magicamente tremante davanti alla sua anima, in quella figura mascherata, dissolvendone la realtà, per così dire, nell'irrealtà di uno spirito" (La nascita della tragedia, 8).

"Qual è l'azione della musica? Essa risolve una visione in volontà. La musica contiene le forme universali di tutti gli stati del desiderio: essa è il puro simbolismo degli istinti, e come tale è del tutto comprensibile per chiunque, nelle sue forme più semplici (battuta, ritmo). Essa è quindi sempre più universale di ogni singola azione: per questo la possiamo capire meglio di ogni singola azione; quindi la musica è la chiave del dramma" (Frammenti postumi 1969 - 1974, 1[49]).
"Dal grido e dal gesto concomitante è sorto il linguaggio: qui con l'intonazione, l'intensità, il ritmo, si esprime l'essenza della cosa, con il movimento della bocca si esprime la rapresentazione concomitante, l'immagine dell'essenza, l'apparenza" ( Frammenti postumi 1869-1874, 3[15].
"Musica ricavata da una materia tragica - non è più la bellezza ad essere spiegata, ma il mondo: per questo dalla musica sgorga il pensiero tragico che contraddice la bellezza" (op.cit., 3 [41] );
"Il nostro sviluppo musicale è il prorompere dell'impulso dionisiaco" (op.cit., 5 [38] );
"Se l'elemento musicale perde terreno, e tuttavia la visione musicale del mondo è destinata a conservarsi, dov'è che si rifugia tale elemento?" (op.cit., 5[87] );
"La straordinaria forza mimica della musica - per via di un suo straordinario sviluppo artistico assoluto. Influsso della musica sulla poesia (op.cit., 5[93] );
"La ritmica della poesia dimostra che l'elemento musicale viveva ancora in prigionia" (op.cit., 5[94]);
"Ora si immagini che impresa impossibile e contro natura sia comporre la musica per una poesia, voler cioè illustrare una poesia mediante la musica, magari con l'esplicita intenzione di simboleggiare con la musica e le rapresentazioni concettuali della poesia, e di procurare così alla musica un linguaggio concettuale: impresa che mi sembra simile a quella di un figlio che voglia generare il proprio padre. La musica può proiettare fuori di sé immagini: che restano però sempre riproduzioni, per così dire esemplificazioni del suo vero contenuto; l'immagine, la rappresentazione non potranno mai generare da sé la musica, e tanto meno potranno avere questa capacità il concetto o - come pure è stato detto - l'idea poetica" (op.cit., 7[127] );
"Origine del linguaggio: come avviene che il suono sia collegato al concetto? Gli accenni artistici nella genesi del linguagio: immagine e suono: il suono usato per trasmettere immagini" (op.cit., 8[71]);
"In questo caso, l'impressione ed il pensiero contano ancora di più: essi spezzano l'influsso struggente e divoratore della musica, lo mitigano. Dolore primordiale. In questo senso, parola e immagine sono un rimedio contro la musica: in un primo tempo parola e immagine ci avvicinano alla musica, e in un secondo tempo ci proteggono da essa" (op.cit., 9[135]).

I dei figli, invitando i giovani ad identificarsi con il padre ucciso ed a espiare, li iniziano, dunque, alla Salvezza. Essi sono i mediatori tra l'orda fraterna e il Padre. La musica, che nel cristianesimo si trasfigura in Verbum Dei, ovvero la voce del Padre, che attraverso l'identificazione del Figlio con Lui diventa anche Logos, la voce del Figlio (Cfr., Gv., 1), è il medium attraverso il quale si consuma la Salvezza.
Dioniso, il dio padre primordiale, si trasfigura nel Figlio sacrificato attraverso il processo di identificazione e condensazione.
Il dio - Figlio, malgrado si sia trasfigurato in Apollo, protettore dei giovani e personificazione di tutti gli dei figli, contiene in sè anche la natura dionisiaca del Padre.

"Il dramma musicale antico trova un'analogia nella messa solenne cattolica: con la differenza che l'azione viene rappresentata ormai solo simbolicamente, o addrittura solo raccontata (Frammenti postumi 1869 - 1874, 1[45])".
 

Dal  dionisiaco all'apollineo

"L'antico ditirambo è puramente dionisiaco [Dioniso = capro = Padre]: è davvero trasformato in musica. Ora si aggiunge l'arte apollinea: essa introduce l'attore e il coreuta, imita l'ebrezza, aggiunge la scena, con l'insieme del suo apparato artistico cerca di avere il sopravvento: soprattutto con la parola, con la dialettica. E trasforma la musica in serva..." ( op.cit, 3 [27] ).
 

Il cristianesimo si riallaccia al substrato dionisiaco della cultura greca

"Il mondo ellenico di Apollo a poco a poco viene interioramente sopraffatto dalle forze dionisiache.
Il cristianesimo era già pronto" (op.cit, 7[3]).

Il cristianesimo, da un lato rappresenta l'apice del lungo processo di  trasfigurazione del dionisiaco in apollineo, ma dall'altro si ricollega al livello rimosso e si condensa a esso.
Il Logos, è dunque la fine di un lungo processo, che era cominciato con l'Azione. Il Vangelo di Giovanni introduce un inversione in quella che era stata la sequenza originale degli eventi.
Per il parricidio primordiale come l'Azione originale, a cui si sovrappone finalmente il Logos, la Parola, cfr: Una storia di sassi. Dalla teoria cloacale al parricidio primordiale.

Links:

Il silenzio e la parola
Nietzsche e la psicoanalisi
Sapere e Conoscenza. Dai riti iniziatici alla filosofia platonica.
Il pifferaio di Hamelin
Occidente e Oriente nello specchio di Dioniso e di Apollo (Parte Prima)



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