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Media tradizionali

Spunti  sulla filosofia della comunicazione di massa, in relazione ai media tradizionali: libro, stampa.

Testo aperto e testo chiuso

 Quadrone - una fermata  XIX sec.

[Mie elaborazioni partendo da SIMONE 2000]  Abbiamo avuto nella preistoria e storia della comunicazione un alternarsi del prevalere del canale uditivo sul visivo e viceversa.

Si parte dalla prevalenza dell'AUDIO, quando 25-35 mila anni fa l'homo sapiens acquisisce gli effetti della stazione eretta sulla laringe (originariamente posizionata - come oggi nei neonati - alla base della lingua), che scende e consente la modularità della voce attraverso le corde vocali (in precedenza l'unico canale comunicativo era quello del gesto-movimento).  La prevalenza del VISIVO si ha con la rivoluzione imposta dalla scrittura. Con l'attuale rivoluzione dell' Information Technology il pendolo si sposta verso l'AUDIO. In dettaglio l'una e l'altra strada sembrano appoggiarsi a dimensioni polarmente distinte:

 

UDITO VISTA
intelligenza sequenziale intelligenza simultanea-sincretica (intuizione di Condillac, v. Simone 1988,211-12)
prevale la parte cerebrale ARGOMENTATIVA prevale la parte cerebrale CREATIVA
TEMPO SPAZIO
suono luce
LINGUAGGIO CULTURA
arte poetica arte pittorica
linearità abbozzo
ORALITA' SCRITTURA (Havelock-1978 1991,276-77)
memoria individuale memoria collettiva

(Eisenstein-1979 1986) evidenzia come nel passaggio dall'oralità alla scrittura, in particolare con la stampa, si modificò la modalità di memorizzare, ad esempio non furono più necessarie rime e cadenze per ricordare formule o ricette. La scrittura esaltò il vedere (visione alfabetica cioè lineare-sequenziale) rispetto all'udire, ma oggi (Simone 2000,21) prevale l'UDITO come ascolto, unito alla visione non-lineare.

Il subentrare della SCRITTURA che taglia di netto ogni possibilità espressiva gestuale, deve essere supportato sul lato visivo da una varietà di mezzi di ripiego che sostituiscano l'espressione gestuale (tale è la funzione della punteggiatura, v.Halliday-1985 1991; Simone 1996) e sul lato audio con un aumento delle capacità discriminatorie (distinzione delle differenze minime di frequenza) dell'udito (Boncinelli 1999).

LA FASE a PREVALENZA AUDIO-VOCALE

Rispetto alla fase gestuale la voce ha questi vantaggi:

a) consente la comunicazione a distanza, al buio (De Mauro 1988)

b) libera la mano dall'impegno della comunicazione gestuale

c) rende possibili molte differenze quantitative di segnale senza grandi sforzi (basta modificare la frequenza di vibrazione dell'onda d'aria perturbata)

d) rende possibili differenze qualitative (modifica della modularità attraverso il grido, il bisbiglio, l'inflessione ecc)

e) rende possibile la sintassi, cioè la strutturazione di parole in unità più vaste (la sintassi si è formata per calco del gruppo strutturato di parole sul movimento respiratorio,  v. Lieberman 1984) 

AMBIVALENZA della PAROLA

D'altro canto la  PAROLA pone in primo piano il rischio della non coerenza (voluta o no) col pensiero.

La difesa della parola in Platone (Fedro 276A-C) riguarda una forma particolare del discorso, vale a dire il discorso disinteressato legato alla dialettica come strada argomentativa verso la  verità (si riferisce alla conversazione colta anche Montaigne quando sostiene "accetterei di perdere la vista piuttosto che l'udito", in Essais, III,iii). Già Agostino aveva sottolineato nel De Magistro tale rischio, laddove indicava  nell'arco discorsivo completo  qualcosa di più sicuro rispetto al singolo atto comunicativo verbale:  melior est, quam verba, locutio (Simone 1969). Tommaso aveva approfondito il tema evidenziando la differenza tra il comunicare dell'uomo per grossitiem corporis (sia gestuale che fonetico) rispetto al comunicare dell'angelo che non può mentire in quanto esprime il pensiero senza bisogno di usare il corpo. Bacone nell'Advancement of Learning ritiene la voce un mezzo tecnico efficace laddove consente di comunicare attraverso la produzione di minime differenze, ma d'altro lato insiste nell'evidenziare che l'importante è la produzione del pensiero, che di per sé non ha bisogno delle parole (identità tra pensiero logico e termine verbale viene invece stabilita da Aristotele).

Simone (2000,45-46) individua pochi campi che valorizzano la parola come strumento potente di indagine, di concettualizzazione e di liberazione: la psicanalisi, il rapporto educativo, il rapporto medico-paziente e l'inner speech.(quest'ultimmo concetto - elaborato da Vigotskij negli ani '30 - riprende il "discorso interno" della patristica). Ma attenzione: nella psicanalisi  la parola è SINTOMO, rivela, lascia intravvedere una realtà che le è sottostante (l'inconscio). Anche la psicanalisi quindi conferma la superficialità del vocale. Nel rapporto maestro-allievo la parola ha valore positivo solo quando esprime comunanza di ricerca o di esistenzialità (ricerca di senso - Gardner e Bruner sostengono giustamente che senza un senso condiviso la parola in classe è solo violenza o alienazione); lo stesso nel rapporto malato-medico, laddove il malato abbia solo nella parola il mezzo per consentire al medico una analisi oggettiva).

"TERZA FASE" 

Nella società tradizionale il luogo delle conoscenze pratiche era l'apprendistato o la famiglia e l'apprendimento era basato sul guardare "come si fa" attraverso il canale della comunicazione orale, quello delle conoscenze evolute era supportato da una categoria specializzata: gli scribi o i chierici. Caratteristiche della società tradizionale della prima e e seconda fase sono per Simone: conoscenza  non-distribuita (riferimento all'ipse dixit), sedentaria (circolazione precaria e limitata), non-esplicita (senza controlli o modalità esplicative sicure a parte il "guarda come si fa"), e poco controllabile al di fuori dei non addetti.    

Dopo l'oralità della prima fase la scrittura della seconda fase ha consentito, attraverso l'apice tecnologico della  rivoluzione industriale, una eliminazione delle differenze tra la conoscenza pratica del singolo individuo e la conoscenza tecnica, siamo oggi nella terza fase della storia del conoscere. L' I.T. consente un aumento illimitato della conoscenze, ma richiede anche pre-conoscenze sempre più complesse. Il capitale di conoscenze è reso stabile (oltre che ridondante) dai data-base distribuiti in rete. Questo sapere si diffonde però tramite canali non tradizionali (quali il verbale e la conversazione istituzionalizzati nell'agenzia di riproduzione del sapere =  SCUOLA, v. Bordieu-Passeron 1970). Dapprima la scuola viene svuotata di funzioni (perde di velocità nella riproduzione: è cognitivamente e metodologicamente lenta) e tendenzialmente viene meno come luogo sociale di  apprendimento efficace - rispetto ai nuovi media. La scuola rimane comunque come luogo della stabilizzazione delle conoscenze di base e come luogo di elaborazione della conoscenza più formalizzata. PARADOSSO dell'INFORMAZIONE 

a questo proposito si può delineare un paradosso logico di tipo classico (tipo quelli di Eubulide). Se l'universo è costituito di dati, e se chiamo informazione il rapporto tra due dati, allora posso stabilire che x è l'insieme di tutte informazioni dell'universo. Il sapere (y) quante sono le informazioni (il valore di x) è un'informazione? Se SI, allora il sistema di conoscenze è incompleto; se NO (=se il valore di x non è un'informazione), allora il sistema  è completo ma è incoerente. Russell (con la teoria dei tipi) e Gödel e successivamente la logica fuzzy contribuiranno a risolvere il paradosso.

La LETTURA chiama in causa una specifica forma di intelligenza, quella sequenziale; la TV favorisce invece un altro tipo di intelligenza, quella simultanea: si tratta di un'intelligenza che evolutivamente precede quella sequenziale, precede anche la prima fase tecnologica (quella della pietra scheggiata), precede anche il linguaggio (Simone 2000,74). Simone (2000,87-95) prospetta una distinzione tra lettura di un testo (verbale scritto) e visione di un testo (visivo):

QUALITA' LETTURA di testo scritto VISIONE di testo visivo
ritmo determinato dal lettore etero-trainato
correggibilità  alta nessuna
multisensorialità del canale no si
grado di iconicità (rapporto significante-significaato) nessuno alto ("La visione è una specifica modalità dell'intuizione, fa parte della manifestazione originaria dell'essere al mondo" -Wunenburger-1997 1999,28)
citabilità  alta scarsa
ordine cronologico segnato da marcatori [l'operatore ordinativo E-DOPO apparire per primo nell'uso infantile (4 anni) seguito da E-PRIMA (5-7 anni) e solo successivamente viene l'E-INTANTO] non segnalato da marcatori, o con marcatori meno espliciti (flash-back, montaggio parallelo)
inquadrature (frame-library)  gestibili (in quanto è il lettore a governare il ritmo)  sono in mano al regista, non gestibili dall'utente

TESTO APERTO (soggetto all'interpolazione) e TESTO CHIUSO (soggetto all'interpretazione, all'ermeneutica).

Il testo chiuso è recente, ottocentesco. In precedenza  ( Omero ne è l'esempio classico) il testo è soggetto ad interpolazioni, è aperto, è gestito dalla società, non ha titolo, non ha firma d'autore. Platone (Fedro 278D-E; v. esemplare analisi in Lledò-1992 1994) distingue due tipi di creatori di testi: il filosofo (che possiede idee di maggior valore rispetto a quelle che ha già scritto) e il poeta o il legislatore (che rivolta, incolla, taglia). Quest'ultima creazione di testi è basata su tecniche materiali di composizione, mentre la creazione del filosofo origina direttamente dalla dialettica, l'arte di interrogare-rispondere ("ancor più bella e seria l'attività della ricerca scritta nell'anima" - v. De Pasquale 2000,63). La terribilità della scrittura - dice Platone - sta nel fatto che - come la pittura - interrogata non risponde. La via verso l'interpretazione è lenta. Ne accenna San Bonaventura, che evidenzia però il fatto che la cultura (scrivere un libro) è prevalentemente opera di trasmissione più che di produzione personale: primo livello di azione è proprio del copista, poi viene il compilatore (che raccoglie in libro testi altrui in ordine non arbitrario), il commentatore, che all'opera altrui aggiunge "quanto serve ad intenderla" - e qui siamo all'ermeneutica (che però come scienza nasce solo nell'ottocento) e infine arriviamo all'autore, che produce Sapere proprio e cita gli altri solo a conferma [io non sono a questo livello] (Commentarium in I Librum Sententiarum). Il metodo scolastico (dal convento all'università) è il metodo delle compilationes, delle glosse, delle massime, delle sentetiae (che indicano il senso profondo del testo), la novità ideativa si trova immersa in un contesto di commento, di cui è esempio il lavoro di Boezio a commento di Aristotele. 

Il testo come entità chiusa nasce nell'Ottocento. Solo con lo stabilizzarsi del testo (e con la sua riproducibilità tecnica) per effetto della stampa. nasce progressivamente l'idea del testo d'autore. Con l'elaboratore il testo ridiviene aperto, indefinitivamente aperto e condiviso, e si ritorna al testo evocato da Platone. Simone insiste sul fato che il ritorno al prevalere del visivo non è necessariamente segno di regressione, pur essendo segno incontestabile di modificazione delle modalità di pensiero. Del resto nella storia del pensiero ha una parte non secondaria il pensiero-non-discorsivo: oltre agli gnostici, Plotino è esplicito nel ritenere la parola "disintegratrice" della verità: "Come il linguaggio vocale è un'immagine del linguaggio interiore, così questo è un'immagine di quello interiore ad un altro essere ( Dio). E come il linguaggio vocale, rispetto a quello dell'anima, si frantuma in parole, così quello dell'anima, rispetto a quello superiore, è frammentario quando cerca di esporlo" (Enneadi, I 2,3 nella traduz. di G. Faggin , mio prof. all'Univ. PD, MI:Rusconi 1992). Lo stesso vale per la tradizione taoista del non-detto, in particolare in Chuang-Tzu. Giustamente Simone a conclusione del suo recente lavoro (2000, 133) cita la potenza del non-detto che traborda sotto forma di allusione in ogni conversazione informale (chiacchiera, small-talk, colloquio familiare), e all'altro estremo del pensiero, è venerato nell'esoterismo, nelle formule rituali (che sono contenitori del non-detto) e teorizzato dagli gnostici secondo i quali il silenzio è la migliore forma di elaborazione dell'esperienza. Viceversa il pensiero razionale filtrato nelle parole si dedica al denominare, allo strutturare, all'analizzare e gerarchizzare i pensieri. 

LA BIBBIA DI GUTENBERG e' stata digitalizzata e messa in formato integrale sul sito della British Library. http://www.apogeonline.com/apogeo/webzine/2000/11/24/02/200011240204

Il patrimonio librario che va dai primi incunaboli al 1830 circa, cioè quello depositato su carta di cellulosa e non su carta ricavata da stracci, è un patrimonio di lunga durata, e limitato dal punto di vista della quantità di titoli. Secondo me dovrebbe essere sottratto al mercato e gestito come patrimonio di interesse culturale universale attraverso database sulla rete (almeno come schedatura e localizzazione). Forse Jeff Bezos non avrebbe problemi nel  commercializzare su rete tutto il patrimonio in questione. La risposta giusta, in termine di conoscenza, sarebbe invece la digitalizzazione di tali testi e la loro messa in rete. E' quello che cerco di fare nel progetto Monteforti che intende portare il  rete le fonti manoscritte della storia  di Cento (  http://www.comune.cento.fe.it/liceo/prg/mtf).
Jeff  Bezos, il re dell'e-commerce

REFERENZE

Bordieu-Passeron 1970: P. Bordieu  - J--C. Passeron, La reproduciton, Paris:Minuit, 1970

De Mauro 1988: Tullio De Mauro, Minisistematica dei linguaggi verbali e non-verbali, BA:Laterza, 1988

De Paquale 2000: Mario De Pasquale,  La scrittura e la formazione filosofica, in "Bollettino SFI", 2000, 171, 52-77)

Halliday-1985 1991: M.A.K. Halliday, Written and Spoken Language, Victoria:Deakin U.P., 1985 (tr. it. Lingua scritta e lingua parlata, FI:La Nuova Italia, 1991)

Havelock-1978 1991: The Greek concept of Justice,  Cambridge-Mass.: Harvard U.P., 1978 (tr.it. Dike: la nascita della coscienza, BA:Laterza 1981)

Havelock-1973: Cultura orale e civiltà della scrittura,  BA:Laterza 1973

Lieberman 1984: P. Lieberman, Uniquely Human. The evolution of Speech, Thought, and Selfless Behavior, Cambridge-Mass.: Harvard U.P., 1984

Lledò-1992 1994: E. Lledò, El surco del tiempo, Barcelona:Editorial Critica (tr. it. Il solco del tempo, BA:Laterza, 1994)

McLuhan 1982: M. McLuhan, Dall'occhio all'orecchio, Roma, 1982

Ong 1982: W.-J. Ong, Orality and Literacy. The Technologiziing of the Word, London-N.Y.:Routdlege, 1982 (tr. it. Oralità e scrittura, BO:Zanichelli 1986)

Pontecorvo 1996: C. Pontecorvo  et al. (a.c. di), Children'sEarly text construction, Hillsdale-N.J.:Lawrence Erelbaum, 1996

Simone 1969: Raffaele Simone, Semiologia agostinaina, in "La cultura" (ristampato in Simone 1992, 63-92)

Simone 1988: Raffaele Simone, Maistock: il linguaggio spiegato da una bambina, FI:Nuova Italia, 1988

Simone 1996: Raffaele Simone, Reflections on the comma, in Pontecorvo et al. (a c. di) 1996

Wunenburger-1997 1999: J.-J. Wunenburger, Philosophie de l'image, Paris:Puf, 1997 (tr.it. Filosofia dell'ìmmagine, TO:Einaudi 1999)

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