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L'Ordine Certosino

Fondato da San Bruno.


PROFILO
Ogni monaco vive nella sua cella ma tutta la comunit� s'incontra in Chiesa per la preghiera.
Bruno era un cinquantenne quando intrapese con sei compagni una vita da eremita con momenti comunitari. La sua fondazione non aveva nulla in comune con quella forma di eremo sostenuto da qualche cenobio abbastanza saldamente costituito, quale in quel tempo diffondevasi sotto l'impulso dell'Ordine Camaldolese.
Bruno voleva l'eremo puro, vale a dire la Solitudine in senso stretto, attenuata solo da un po' di vita comune: inoltre la comunit� sarebbe stata poco numerosa, ed anche negli esercizi comuni gli eremiti avrebbero serbato il sentimento d'esser il � parvus numerus �.
Le celle
Sarebbero state nettamente separate, ma vicine le une alle altre e collegate  tra loro e coi luoghi destinati agli atti conventuali da un chiostro coperto, al fine di poter circolare al riparo dalla pioggia e dalla neve.
La preghiera
In chiesa gli eremiti celebravano la messa conventuale ed i giorni ordinari recitavano in comune Mattutino e Vespri; la domenica ed i giorni festivi, l'intero Ufficio. In cella i giorni ordinari recitavano il resto dell'Ufficio, si dedicavano all'orazione, alla lettura ed al lavoro manuale.
I pasti
Ogni eremita faceva i pasti da solo; unicamente la domenica ed i giorni di grandi feste si recava al refettorio ove, mentre la comunit� si rifocillava, uno degli eremiti leggeva qualche brano della Bibbia o dei Padri.
I conversi
Dimoravano parimenti entro i limiti del deserto, ma le loro abitazioni si trovavano pi� in basso dei romitaggi. Spettavano ad essi i lavori esterni, soprattutto quelli rustici, necessari al sostentamento della comunit�. Attendevano inoltre alla coltivazione dei campi, alla pastorizia, al taglio della legna, all'esecuzione degli svariati lavoretti artigiani che la difficile conservazione degli edifici esigeva. In una parola, proteggevano la  preghiera e la solitudine degli eremiti, pur conducendo anch'essi, a misura del possibile, vita contemplativa.
Per Bruno la contemplazione deve trovar alimento nella Sacra Scrittura e nella Patrologia; la conoscenza della Scrittura e dei Padri dev'essere stimolata dalla contemplazione. Conoscenza piena d'amore; amore che vuol esser conoscenza.
Il Certosino vive con lo spirito e col cuore il mistero di Dio. Di qui l'importanza del luogo, dato che una tal vita non pu� esser vissuta dove che sia; occorre che la dimora stessa vi si presti. Il deserto � richiesto, come altres� la separazione dal mondo, il ristretto numero degli eremiti, una ragionevole proporzione tra Padri  e Conversi.

La domenica per temperare la solitudine, condividono la tavola ed � permessa anche una passeggiata insieme ai confratelli. Per mortificare di pi� il corpo interrompono il sonno per dedicarse alla Lode. I certosini sono monaci contemplativi; conducono vita eremitica parzialmente temperata dal cenobitismo. Vita molto austera e solitaria.
L'Ordine Certosino nonostante sia di stampo occidentale affonda le sue radici spirituali nel monachesimo orientale, appunto per questo motivo non si riallaccia alla tradizione monastica benedettina. Questo Ordine lungo la storia non ha avuto nessuna Riforma.
La Regola

Bruno � stato per i suoi fratelli un modello vivente, ma non ha redatto alcuna regola monastica. Lui e i suoi primi successori, "...rimanendo sotto la  guida dello Spirito Santo, formarono gradatamente, con l'aiuto dell'esperienza, una propria consuetudine di vita eremitica, che veniva tramandata ai posteri non per mezzo di scritti, ma con l'esempio..."Statuti 1.1

Fu Guido, quinto priore, che ha redatto per iscritto le Consuetudini in uso alla Gran Certosa: questo � il primo testo scritto della Regola certosina. In seguito sono state necessarie aggiunte o modifiche per adattarsi alle nuove circostanze storiche e ambientali. Ben presto i Certosini hanno chiamato la loro Regola di vita Statuti. Dopo il Concilio Vaticano II furono redatti, nel   1971, "Statuti rinnovati dell'Ordine certosino". Questi sono stati nuovamente revisionati per renderli conformi al nuovo codice di Diritto Canonico del 1983, e approvati dal Capitolo Generale del 1987 col nome di "Statuti dell'Ordine Certosino".
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San Bruno. 1024/31ca. - 1101
Nasce a Colonia (Germania) e muore a Serra San Bruno (Italia).
Professore di teologia e filosofia.
Fonda l'Ordine mon�stico Cerstosino nel 1084 a La Chartreuse (Francia).
La commemorazione liturgica di San Bruno viene celebrata il 6 ottobre.
Discernimento vocazionale

Chi valuta l'idea di entrare in un monastero certosino deve innanzitutto maturare seriamente il proprio desiderio nella preghiera. Una decisione simile non si prende cos�, su due piedi. Poi dovr� contattare un monastero, esponendo, per quanto possibile, ci� che l'attira verso la vita certosina. Gli verranno senz'altro chieste alcune informazioni ulteriori sugli studi, sulla famiglia, ecc.� Se sar� il caso, gli verr� proposto un ritiro nel monastero in modo che possa fare esperienza di questa vita. In nessun altro caso i certosini ospitano persone che vogliono fare ritiri spirituali. Se l'esito del ritiro sar� positivo, � possibile che si permetta all'aspirante di entrare, se si sente pronto, oppure gli si chieder� ancora un periodo di prova (chiamato "prepostulato").

Postulato e noviziato

Al momento del suo ingresso nel monastero, l'aspirante inizia il postulato che dura da tre mesi a un anno. Al termine del postulato, se la sua vocazione ha trovato conferma, vestir� l'abito certosino e comincer� il noviziato, che dura due anni. Emetter� quindi i voti temporanei per tre anni, che verranno poi rinnovati per altri due. Al termine di questi ultimi due anni ha luogo la professione solenne, con la quale il monaco s'impegna per sempre davanti a Dio e davanti alla Chiesa. I certosini non accettano persone di et� superiore a 45 anni.

Una comunit� certosina � costituita da

I monaci del chiostro sono i presbiteri. Vivono una solitudine pi� rigida. Non escono mai dalla cella al di fuori delle occasioni previste dalla Regola, (di solito tre volte al giorno per la liturgia; un po' pi� spesso la domenica). Le loro occupazioni sono la preghiera, la lettura, il lavoro (taglio della legna per scaldarsi d'inverno, giardinaggio, dattilografia, artigianato...).

I monaci conversi e donati assicurano, col loro lavoro fuori della cella, i diversi servizi alla comunit� (cucina, panetteria, falegnameria, sartoria, lavanderia, orto, frutteto, lavori nei boschi...). Lavorano il pi� possibile in silenzio e in solitudine. Anche loro trascorrono molto tempo in cella, ma meno dei monaci del chiostro. � per questo che vivono in celle pi� piccole.
I conversi emettono gli stessi voti dei monaci del chiostro. I donati. I donati  non fanno professione dei voti ma si donano all'Ordine con un impegno reciproco. Sono tenuti a recitare meno preghiere. Vivono senza avere niente di proprio, ma conservano la propriet� e la disposizione dei loro beni. Allo scadere dei sette anni, possono impegnarsi definitivamente o continuare a rinnovare la loro scelta ogni tre anni.
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