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      Romualdo, dopo tre anni di vita cenobitica a Ravenna dove era nato, intraprese una prassi di eremitismo itinerante che lo condusse anche sui Pirenei. Ritornato in Italia, dette vita ad un movimento di riforma del monachesimo Benedettino che lasci� importanti tracce tra Marche ed Umbria. Fond� monasteri ed eremi, tra cui, alla fine della sua vita, Camaldoli, il pi� celebre di tutti. Riform� comunit� preesistenti, tra cui Fonte Avellana. Furono in tutto una trentina. I suoi eremi e monasteri, non erano uniti da alcun vincolo giuridico, n� da alcuna legislazione particolare.
   Romualdo volle congiungere insieme la perfezione della disciplina eremitica con la perfezione della vita monastica ed unire scambievolmente i beni dell'una con i beni dell'altra, tolti di mezzo gli svantaggi d'ambedue.
Camaldoli
   Romualdo istitu� anche un'altra maniera di vita fra i suoi discepoli: quella dei �rinchiusi�. Nessuno poteva dedicarvisi senza uno speciale permesso del superiore, il quale lo accordava soltanto a coloro che, essendo gi� vissuti a lungo nell'eremo, si dimostravano evidentemente chiamati a una maggior perfezione. Gli eremiti che ottenevano tale permesso si rinchiudevano nelle loro celle per non uscire mai pi�; n� parlavano mai che al loro Superiore quando si recava a visitarli e, al frate incaricato di portar loro il necessario.
   La Congregazione Camaldolese da lui fondata verso il 980 � tra le pi� celebri e tra le pi� benemeriti del medio evo. Prende il nome da Camaldoli (Arezzo), sede del primo monastero, fondato nell'anno 1022, e deriva dall'ordine dei Benedettini. Si distinse per l'opera spiegata nel secolo XI, nella riforma della Chiesa, di cui fu uno dei principali sostegni. I monaci Camaldolesi impedirono il ritorno del mondo alla barbarie, trascrivendo codici, dissodando terreni, risanando contrade, tramandando in vari modi, di generazione in generazione, i raggi superstiti della civilt� antica. La Congregazione fu illustrata in ogni secolo da uomini sommi per dottrina o per santit�; s� che molti dovettero lasciare i silenzi dell'eremo per rivestire altissime cariche. La qualit� per cui si segnalarono i Padri Camaldolesi fu la �signorilit�: fu lo spirito larghissimo e squisito di ospitalit� da cui sempre, anche in tempi non prosperi, furono animati. A un periodo di sviluppo e di santit� (secoli XII-XIII), segu� un periodo di decadimento e di scissioni.
Riforme all'interno dell' Ordine.
Nel corso dei secoli ci sono stati altri rami di cui rimangono due:

La Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona, ebbe inizio nel 1520.

La Congregazione dei Monaci Eremiti Camaldolesi. Nel 1616 ebbe luogo una scissione  tra di loro. I cenobiti si divisero dagli eremiti e si organizzarono in una vera Congregazione molto fiorente al principio (oggi estinta). Oggi e' rimasta come Congregazione camaldolese dell' Ordine di San Benedetto, che comprende eremi e cenobi.
  Finch� l'ordine visse del genuino spirito del suo Fondatore, prosper� tanto che fu comparato alla famosa Congregazione Benedettina di Cluny.
I principali monasteri della Congregazione sono: Fonte Avellana, S.Gregorio al Celio (Roma), Monte Giove (Fano), Ss.Biagio e Romualdo (Fabriano).
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Per questo motivo, oltre alle celle separate fra loro per mezzo di orticelli attorno alla Chiesa, vi era anche un monastero, che aveva una funzione propedeutica in vista dell'ascesa all'eremo, dove gli eremiti potevano attendere alla vita contemplativa nel silenzio e nella penitenza, cos� che tutto l'insieme fosse un eremo monastico, e un monastero eremitico, dove i singoli trovassero la propria solitudine, ma si adunassero in un comune oratorio a compiervi gli uffici divini.
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Proposta monastica
Camaldolesi
Certosini
Eremiti di Monte Corona
Trappisti
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