ENRICO FERMI
Enrico Fermi, (nato a Roma il 29 settembre
1901, morto a Chicago, Illinois, USA il 29 novembre 1954) è
stato un fisico italiano molto noto per il suo lavoro sul
decadimento dei raggi ß, per la realizzazione della prima pila
atomica e per lo sviluppo della teoria dei quanti.
Fermi guidò la costruzione della prima pila atomica, che
produsse la prima reazione nucleare a catena controllata. Fu,
inoltre, uno dei maggiori leaders del Progetto Manhattan, che
portò alla realizzazione della bomba atomica.
L'elemento fermio e la statistica di Fermi-Dirac, relativa alle
particelle a spin semi-intero, portano il suo nome, anche se
quest'ultima venne dedotta in maniera formalmente più rigorosa
dal fisico inglese Paul Adrien Maurice Dirac. Il Riconoscimento
Presidenziale statunitense Enrico Fermi fu stabilito nel 1956 in
memoria dei suoi successi e della sua statura di grande uomo di
scienza. Il Dipartimento della University of Chicago dove era
solito lavorare è ora conosciuto come The Enrico Fermi Institute,
ed anche l'acceleratore Fermilab porta il suo nome.
Nel 1938, Fermi ottenne il Nobel per la fisica per la sua
identificazione di nuovi elementi della radioattività e la
scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti.
Biografia di Enrico Fermi
Fermi fin dall'infanzia fu inseparabile da suo
fratello maggiore Giulio, di un anno più grande. Nel 1915 Giulio
morì nel corso di un'operazione chirurgica per rimuovere un
ascesso della gola. Enrico, profondamente addolorato, si gettò
nello studio della fisica come modo per lenire il suo dolore.
Un amico di famiglia, Adolfo Amidei, guidò la formazione di
Fermi in algebra, trigonometria, geometria analitica, calcolo e
meccanica. Amidei suggerì anche a Fermi di non frequentare
l'Università di Roma, ma di iscriversi piuttosto alla
prestigiosa Scuola Normale Superiore di Pisa, una università per
studenti selezionati molto brillanti. L'esaminatore alla Scuola
Normale ritenne che l'esame d'ammissione del diciassettene Fermi
fosse in realtà più adatto ad un esame per un dottorato.
L'esaminatore interrogò Fermi e gli disse che sarebbe diventato
un grande scienziato.
Nel 1918 frequentò l'università a Pisa dove si laureò nel 1922.
Nel 1923 Fermi trascorse sei mesi a Göttingen alla scuola di Max
Born, ma non si trovò a suo agio con lo stile eccessivamente
teorico e formale della principale scuola di fisica quantistica
dell'epoca. Nel 1924 andò a Leida, in Olanda, per incontrare
Paul Ehrenfest, e qui ebbe modo di incontrare anche Einstein.
Fermi occupò la cattedra di fisica teorica (il primo corso a
Roma, creato per lui dal professor Orso Maria Corbino, direttore
dell'Istituto di Fisica). Corbino lavorò parecchio per aiutare
Fermi a selezionare il suo gruppo di lavoro, nel quale
confluirono presto menti del calibro di Edoardo Amaldi, Bruno
Pontecorvo, Franco Rasetti, Emilio Segré. Anche Ettore Majorana
prese parte al quello che fu soprannominato il gruppo dei
Ragazzi di via Panisperna (dal nome della strada nella quale
erano ubicati i laboratori; ora fa parte del complesso del
Viminale, e del ministero dell'interno).
Il gruppo andò avanti coi suoi famosi esperimenti fino al 1933,
quando Rasetti lasciò l'Italia per il Canada e poi per gli Stati
Uniti, Pontecorvo andò in Francia e Segrè preferì andare ad
insegnare a Palermo.
Fermi rimase a Roma fino al 1938, quando fu insignito del Premio
Nobel; il Fascismo aveva appena promulgato le leggi razziali,
così Fermi (la cui moglie Laura Capone era di religione ebraica)
dopo aver ritirato il premio emigrò immediatamente a New York e
cominciò a lavorare alla Columbia University.
Dopo l'arrivo alla Columbia verificò gli esperimenti iniziali di
Hahn e Strassman sulla fissione nucleare, con l'aiuto di Dunning
e Booth e comincò la costruzione della prima pila nucleare.
Fermi ricordò l'inizio del progetto in un discorso tenuto nel
1954 quando si pensionò da Presidente della Società Americana di
Fisica:
"Ricordo vividamente il primo mese, il Gennaio
1939, cominciai a lavorare ai laboratori Pupin e tutto quanto
cominciò ad accadere molto velocemente. In quel periodo, Niels
Bohr era stato chiamato per una serie di conferenze a Princeton
e ricordo che un pomeriggio Willis Lamb tornò da una di esse
davvero entusiasta e disse che Bohr si era lasciato sfuggire di
bocca novità importantissime: la scoperta della fissione
nucleare e a grandi linee la sua interpretazione del fenomeno.
Poi, ancora pù avanti lo stesso mese, ci fu un incontro a
Washington dove fu valutata la possibile applicazione del
fenomeno della fissione appena scoperto come arma nucleare.
Dopo la famosa lettera di Albert Einstein del
1939 (redatta da Leo Szilard) al Presidente Roosevelt nella
quale, di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista,
veniva sottolineata la possibilità di realizzare una bomba
atomica, la Marina stabilì un fondo di 6.000 dollari per la
Columbia University, fondo che fu incrementato per il Progetto
Manhattan e per il lavoro di Fermi.
Nel suo saluto all'APS disse anche: "Bene, arriviamo a Pearl
Harbor. A quel tempo lasciai la Columbia University, e dopo
alcuni mesi di andirivieni fra Chicago e New York, mi stabilii a
Chicago per continuare là il lavoro, e da allora in avanti, con
rare eccezioni, il lavoro alla Columbia si concentrò sulla fase
del progetto dell'energia atomica iniziato da Booth, Dunning and
Urey intorno al 1940 inerente la separazione degli isotopi".
Fermi fu un uomo estremamente brillante, dalla inusuale
elasticità mentale e senso comune. Fu un teorico veramente
dotato di talento, come dimostra la sua teoria sul decadimento
dei raggi beta. Ebbe lo stesso talento anche sul lavoro in
laboratorio, lavorando velocemente e con un grande intuito.
Giustificò la sua velocità in laboratorio che lo portò al Nobel,
dicendo che le stesse scoperte a cui lui era arrivato, presto
sarebbero state fatte da qualcun altro, e lui era semplicemente
arrivato prima.
Quando propose il suo famoso studio sul decadimento dei raggi
beta alla prestigiosa rivista Nature, l'editore della rivista lo
respinse perchè "conteneva speculazioni che erano troppo
distanti dalla realtà". Per questo, Fermi vide la sua teoria
pubblicata in italiano e in tedesco prima che fosse pubblicata
in inglese.
Non dimenticò mai di essere un precursore dei suoi tempi, ed era
solito dire ai suoi allievi preferiti: "Non siate mai i primi,
cercate di essere secondi".
Il 29 novembre 1954 Fermi morì di cancro allo stomaco a Chicago,
Illinois. Aveva 53 anni. Di lui Eugene Wigner scrisse: "10
giorni prima che Fermi morisse mi disse: "Spero che non duri
molto. Si è riconciliato perfettamente col suo destino".
Il prof. Edoardo Amaldi ebbe a dire durante la commemorazione
tenuta a classi riunite il 12 marzo 1955 dall’Accademia dei
Lincei: "La sua opera scientifica è così poderosa e geniale, le
conseguenze pratiche di alcuni dei suoi lavori sono così
importanti e gravi che facilmente chi non abbia avuto la fortuna
di conoscerlo è portato a farsi di lui un’immagine molto diversa
dal vero. Solo i parenti e gli amici, solo coloro che l’hanno
conosciuto sanno che, se da un lato era difficile separare in
Enrico Fermi i vari aspetti di scienziato, di ricercatore, di
maestro e di uomo, poiché intimamente fusi tra loro, d’altro
canto la sua semplicità di gusti e di maniera di vivere, la sua
calma serena di fronte ai problemi dalla vita, la sua mancanza
di qualsiasi posa o stranezza di carattere furono qualità umane
ancora più notevoli per il contrasto con le sue eccezionali
qualità di scienziato".
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