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Progetto di deposito di scorie nucleari all'estero

L'associazione privata "Arius", con sede in Svizzera, coordina un progetto europeo di deposito internazionale di scorie altamente radioattive.   Le autorità svizzere restano però scettiche e prediligono la soluzione nazionale per lo stoccaggio.

La partecipazione al programma dell'UE di ricerca e sviluppo tecnologico è stata confermata da Martin Fisher, portavoce dell'Ufficio federale dell'educazione e della scienza (UFES). La Svizzera vi prende parte con una somma di 220'000 franchi.
Il programma di ricerche «SAPIERR» (Support Action: Pilot Initiative for European Regional Repositories) dovrebbe elaborare entro due anni le basi per un deposito multinazionale di scorie altamente radioattive.
 
Fra molti anni
 
«Per ora non esiste in nessun paese al mondo un deposito definitivo per scorie altamente radioattive”, spiega a swissinfo Anton Treier, portavoce della Divisione principale della sicurezza degli impianti nucleari (HSK).
«Il primo paese che ha deciso la costruzione di un simile impianto è la Finlandia. Ma anche in questo caso prima che si arrivi alla messa in funzione ci vorranno parecchi anni».
Al programma «SAPIERR», oltre alla Confederazione, partecipano Italia, Austria, Belgio, Olanda, Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca, Slovenia, Croazia, Romania, Bulgaria, Lituania e Lettonia.
 
Soluzioni nazionali per i grandi paesi
 
Non fanno parte di questo progetto grandi stati come la Francia, la Gran Bretagna e la Germania. swissinfo ha chiesto perché a Marianne Zünd, portavoce del Dipartimento federale dell’energia.
«Questi stati cercano piuttosto soluzioni a livello nazionale. Ai paesi dell’Est europeo si sono aggregate anche l’Italia e l’Austria perché non posseggono impianti nucleari. E per la Svizzera è normale collaborare con paesi confinanti dell’UE».
Il responsabile del progetto, Charles McCombie, - dell'ufficio «Arius» di Baden – specifica che «l'obiettivo è creare le condizioni quadro per un eventuale deposito per il continente europeo».
Solo in seguito si affronterebbe la questione di chi è disposto ad accogliere i rifiuti atomici di mezza Europa. «La Russia - ha notato – aveva manifestato interesse a raccogliere altre scorie che potrebbero essere immagazzinate assieme alla grande quantità da lei prodotta».
Ma per giungere a questo sarà necessario in ogni caso «un tutt'altro livello di controllo internazionale».
 
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore?
 
Il controllo internazionale è un punto cruciale per gli ecologisti. Yves Zenger di Greenpeace Svizzera dichiara in proposito a swissinfo: «Scegliendo la Russia, l’industria nucleare agirebbe secondo il motto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Il problema verrebbe semplicemente spostato verso un paese che non rispetta le regole ecologiche e dove la popolazione già ora soffre degli effetti negativi del nucleare».
Al programma di ricerca, per la Svizzera partecipa anche un rappresentante delle centrali nucleari elvetiche e uno della Società cooperativa nazionale per l'immagazzinamento di scorie radioattive (Nagra, ex Cisra).
Il presidente di quest'ultima, Hans Issler, ha ricordato che per Berna la priorità è quella di un deposito nazionale, ma che la Nagra ha fra i suoi compiti quello di cercare anche soluzioni internazionali. Ecco perché collabora al progetto europeo «SAPIERR».
 
Tecnicamente possibile, politicamente difficile
 
A suo parere «per gli stati che hanno un piccolo programma nucleare c'è sicuramente una certa necessità di procedere in maniera coordinata».
Ben 13 stati dell'UE usano energia nucleare e secondo Issler sarebbe sicuramente più sensato un solo deposito invece di 13. Se ciò è tecnicamente possibile, Issler sottolinea a sua volta l’aspetto politico di non poco peso della questione.
Issler resta dunque piuttosto scettico rispetto alla effettiva realizzazione del deposito europeo, ma la partecipazione al progetto è importante per la Svizzera sia per i calcoli che vengono fatti di tutti i rifiuti radioattivi prodotti sul continente, sia per appurare se legalmente sia possibile esportarli.
« Comunque se decidessimo di esportare le nostre scorie», fa notare Issler, «la legge ci obbligherebbe a rispettare delle norme molto severe». Due anni fa a Berna un'offerta russa di ospitare un tale deposito «è stata valutata negativamente dal punto di vista politico».
 

Fonte: SwissInfo (11/05/2004)

 

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