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glossario
illuminotecnica
1. Brevi cenni sulla storia dell'illuminazione
teatrale
a) i
riflettori
b) i proiettori
2.
L'illuminazione di uno spettacolo
4. Teoria del colore
applicata alla scenotecnica ed alla illuminotecnica teatrale
bibliografia
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1. Brevi cenni sulla storia dell'illuminazione teatrale. Le
prime notizie di illuminazione teatrale risalgono all'epoca del teatro
greco romano. Le rappresentazioni eseguite di giorno per effetti speciali
si servivano di torce luminose e di lampade ad olio. Il progresso
dell'illuminazione fu lento e di poco interesse dal medioevo al
rinascimento, le notizie dell'epoca parlano di prospettive mirabili
"cariche di lumi", sistemi usati nel XV secolo con lampade
alimentate ad olio vegetale, animale, candele di cera e di sego, torce di
pino e resina.
La descrizione della macchina realizzata dal Brunelleschi per la festa
dell'Annunziata dalle memorie del Vasari parla di lumi coperti da protezioni
in rame, azionati da molle che occultavano o scoprivano le luci a seconda
dell'esigenza.
Si pu� pensare dalle descrizioni del Vasari che si trattasse di cambiamenti
a vista con effetto di luci in movimento. Una prova di come gi� nel 1560 si
faceva un mirabile uso dell'illuminazione teatrale � data da I Dialoghi
di Leone de' Sommi, che raccontano di messe in scena di commedie, dove le
scene erano illuminate da lumi in coperta che, a ridosso delle quinte,
illuminavano uniformemente, mentre nella messa in scena di tragedie si parla
di illuminazioni complesse in movimento che potevano essere velate,
diminuendone l'intensit� fino al buio completo. Sostanze speciali venivano
usate per contrastare l'annerimento degli oggetti e delle scene prodotto dal
fumo. Spiegazioni di tutte queste invenzioni si leggono nei trattati degli
scenografi Serlio e Sabbatini, dove si parla di lumi di carta, vetro, tela
dipinta di cui il Serlio ne fa ampia trattazione nel capitolo De lumi
artificiali nelle scene. Mentre il Sabbatini, nel suo trattato, affronta
il problema dei colori delle scene in rapporto all'illuminazione e
consigliava di utilizzare lamiere sotto i lumi ad olio, per raccogliere
eventuali gocce d'olio o di cera che potevano compromettere le scene o
rappresentare un pericolo d'infiammabilit�.
Alla fine del XVI secolo, dati i mezzi primitivi di allora, non era
possibile spegnere le luci nel corso dello spettacolo, per cui le lampade
venivano nascoste a mezzo di schermi. Le scene erano dipinte tenendo conto
della scarsit� di illuminazione, quindi con coloro brillanti e forti
chiaroscuri ed anche nel Seicento rispetto a questo punto di vista, pochi
erano i progressi tecnici compiuti: sono in uso lampadari pendenti a mezzo
di corde dal soffitto (graticciata) specialmente per gli interni, i saloni e
le stanze.
E' di questo periodo l'invenzione della ribalta,
che rimase in uso per molto tempo presso i teatri ed ancor oggi negli
spettacoli di variet�. Giuseppe Furtenbach (nato nel 1622), scenotecnico
tedesco, ne prepara una composta di lumi ad olio, formante una vera linea
ininterrotta per tutto il boccascena.
Nel 1755, a Londra, lo scenografo Garrich ne costruisce una in lamiera, con
candele poste sulla linea del boccascena che in seguito diverr� adottata in
tutti i teatri nel XVIII secolo. Le candele col tempo cederanno il posto a
delle lampade ad olio, usate con forme unite a lampadari e a gruppi
autonomi, poste in recipienti di vetro. L'olio di trementina, il petrolio e
gli altri grassi combustibili verranno usati come materia illuminante. Nel
diciannovesimo secolo appare la lampada a gas: � in uso a Filadefia nel
teatro Chestnut Street Opera House (1816) e a Londra nel Lyceum
Theatre (1830), diffondendosi poi in altri teatri per essere nella
seconda met� del secolo di uso comune. Con questa nuova invenzione era
possibile regolare l'intensit� della luce (abbassamento della fiammella),
fino ad ottenere una semi-oscurit�, con la sala in penombra durante lo
spettacolo. Un appropriato regolatore, situato quasi sempre vicino alla buca
del suggeritore, permetteva di regolare gradualmente l'intensit� luminosa.
Nel 1890 in Germania fu inventata la retina incandescente protetta da un
vetro e per maggiore sicurezza pure i becchi a gas furono forniti di questa
protezione, ma la rivoluzione in campo teatrale fu l'applicazione delle
scoperte sull'energia elettrica e conseguentemente sull'illuminazione in
campo teatrale.
Con l'invenzione della luce elettrica si rivoluziona la tecnica teatrale
ottenendo effetti meravigliosi di illuminazione; abbandonati i vecchi
sistemi, entrano in azione i primi impianti elettrici che, dato l'alto
costo, sono possibili solo per grandi teatri. L'opera di Parigi (ora dotata
di grande complesso elettronico) fu il primo teatro ad estendere tale
illuminazione, oltre che per il palco, anche alle sale di aspetto e a tutti
i locali del complesso architettonico. Questo teatro fu anche il primo che
mise a punto effetti speciali quali lampi, arcobaleno, effetti di sole e di
luna, nubi in movimento ottenute con l'ausilio di sole luci. Per i lampi, a
mezzo di specchi riflettenti si ottennero baleni di luce con contatti
intermittenti, mentre per l'arcobaleno si utilizz� il prisma di cristallo
e, a mezzo di una lente, si diresse lo spettro nella posizione voluta.
La lampada incandescente fu adottata dall'Opera di Parigi gi� nel 1881 e
nel giro di poco tempo anche il Teatro di Monaco se ne dot� allestendo una
esposizione di elettrotecnica. La trasformazione fu di importanza tale da
diffondersi nei teatri di Londra (1883), New York (1885) e in seguito
Milano, Roma, Napoli, Venezia Firenze ecc.
A mezzo di regolatori (reostati) formati da resistenze variabili che agivano
sull'intensit� della corrente, si passava gradualmente dalla massima
intensit� luminosa fino al buio totale. Il reostato
a liquido � composto da un recipiente contenente una soluzione salina in
cui pescano due piastre di zinco che avvicinandosi o allontanandosi tra loro
regolano il flusso della corrente. Altri tipi di reostato sono a grafite
oppure metallici. Si arriv� presto ai trasformatori con comando a distanza,
dispositivi che danno la sicurezza di una registrazione e regolazione
perfetta nei cambiamenti di luce. Verranno perfezionati i quadri di manovra
posti ai comandi della cabina elettrica, si perfezioneranno pure le bilance,
i proiettori, i riflettori, le macchine per le nubi, le lampade da
orizzonte, lampade rotative, i complessi come il ponte luce, il bilancione,
le batterie di lampade.
Dalle lampade ad incandescenza derivarono i due principali apparecchi che si
usa no in teatro: a)
i riflettori sono
apparecchi che hanno la propriet� di espandere i raggi luminosi in ampie
zone perch� dotati di specchi riflettenti che ne amplificano l'angolo
d'irradazione; b)
i proiettori
hanno la propriet� di concentrare i raggi luminosi in fasci pi� o
meno paralleli attraverso una serie di lenti convesse.
La luce emessa da un proiettore cadendo su una superficie forma un cerchio
di luce. L'area di questo disco pu� essere modificata allargando (flood) o
stringendo (spot) il raggio luminoso. Variando la distanza della lampada
dallo sfondo varia corrispondentemente l'area coperta e l'intensit�
luminosa. Alcuni proiettori formano un raggio dai contorni ben definiti
mentre la maggior parte di quelli usati negli studi televisivi hanno
contorni sfumati. Se la lampada � sulla posizione "diffusa" gli
sportelli di cui � dotata diventano pi� efficaci e ci consentono di
eliminare selettivamente parte della luce emessa; � cos� possibile
produrre fasci paralleli di luce. Quando la luce di un proiettore investa
una luce piana da un angolo obliquo il raggio former� un cuneo di luce.
Questo potr� essere reso ben definito utilizzando un proiettore del primo
tipo, il secondo tipo di proiettore former� sempre bordi a luce degradante.
Vi sono inoltre proiettori speciali per l'inseguimento degli attori in
movimento, lanterne di orizzonte per l'illuminazione del panorama e vetro
curvo o piano, lanterne per illuminare la zona a pieno palcoscenico e
verticalmente poste su tralicci metallici. Proiettori di piccola dimensione,
a lucciole, a pistola, se a traliccio ecc. Proiettori con supporto, per
essere fissati al ponte luce, alle torrette, ai laterali di boccascena e sul
boccascena mobile, se a traliccio ecc. Proiettori di piccola dimensione, a
lucciole, a pistola, a occhio do bue per l'illuminazione concentrata di
piccole zone per seguire i movimenti degli attori. Generalmente gli
apparecchi elettrici sono costruiti in lamiera, recentemente, si utilizzano
anche quelli costruiti in alluminio, pi� leggeri sia per il trasporto che
per la messa in opera, anche se pi� costosi. Di norma hanno sul davanti un
telaio che serve per portare gli schermi colorati (piccoli telai con
inserite le gelatine
colorate, sorta di film in materiale trasparente colorato in vari colori,
atto a modificare il colore della fonte di luce) protetti da una leggera
rete metallica a maglia larga. Apposite aperture servono per il
raffreddamento (ventilazione). Gli apparecchi mobili sono fermati su
cavalletti di metallo alle pareti laterali, a mezzo di galletti a vite che
permettono di orientarli in tutte le posizioni con qualsiasi inclinazione. I
cavalletti di sostegno per i proiettori e i riflettori sono metallici a tre
gambe e l'asta centrale � doppia, spesso a cremagliera o fissabile con
gallette a vite. Per gli apparecchi mobili, so schermo colorato (gelatina)
viene infilato e levato a mano. Per gli apparecchi posti in posizioni poco
accessibili, in sostituzione del vecchio sistema a funicolare (Fortuny) il
telaio viene manovrato meccanicamente a mezzo di un comando elettrico. Per
ogni apparecchio � possibile inserire quattro telai a diversi colori che si
alternano comandati dalla cabina elettrica. 2.
L'illuminazione di uno spettacolo
La sala durante lo spettacolo � tenuta al buio, la luce va e viene in
dissolvenza, lentamente, senza dare noia alla vista. Per la decorazione
delle scene, la luce elettrica fece variare tutto il metodo pittorico.
Mentre con la luce a gas lo scenografo si preoccupava di aumentare l'effetto
del chiaroscuro, dipingendo gli scenari a forti contrasti fra luce e ombra,
con la potenza della nuova fonte di luce tutta la pittura divenne pi�
delicata e accurata. Le prove di luce per l'illuminazione di una scena
vengono effettuate con la scena montata, ma senza attori e comparse, perch�
raramente si pu� avere la possibilit� di avere questi complessi per
ragioni di costo. Per le prove un tavolo di comando viene piazzato al centro
della platea con gli apparecchi necessari, telefoni, citofoni collegati alla
soffitta, al palcoscenico, alla cabina elettrica.
Attorno al tavolo stanno il regista, il direttore dell'allestimento scenico,
il bozzettista, lo scenografo realizzatore, il capo macchinista, il capo
elettricista. Le prove di luce richiedono una lunga pratica e buone
conoscenze della mescolanza delle luci colorate per avere la possibilit� di
migliorare l'effetto, sia pittorico che plastico. Molti teatri
possiedono un modello in scala ridotta che con riportate tutte le fonti di
luce e gli apparecchi elettrici. A mezzo di questo modello, con le scene
riprodotte in scala ridotta ma dipinte, si possono ottenere delle
indicazioni preziose sugli effetti che si vogliono ottenere. Queste prove si
fanno quando la messa in scena presenta grosse difficolt�: praticabili in
gran numero e sene a pianta molto complessa. Dovendo per forza maggiore
eseguire le prove di luce a scena vuota, � inutile approfittare
dell'antiprova e della prova generale per mettere a punto le luci dato che
il palcoscenico � al completo con le masse e gli artisti in costume. Se i
colori dei costumi saranno scuri, la scena nel suo assieme sembrer� pi�
luminosa, se invece i costumi saranno chiari e a tinte brillanti,
risulteranno fortemente illuminati, la scena perder� luminosit�. Se la
scena � dipinta su tela e non armata su telaio, le luci radenti saranno
micidiali per il suo effetto pittorico perch� metteranno in evidenza tutti
i piccoli difetti, le increspature, le pieghe, gli spessori del colore e
della trama. Le scene plastiche tridimensionali reggono a qualunque fonte
luminosa. E' buona regola non illuminare eccessivamente una scena, essa si
pu� paragonare ad un quadro che � sempre illuminato secondo il soggetto e
con le luci tenue. 4.
Teoria del colore applicata alla scenotecnica ed alla illuminotecnica
teatrale Esistono due possibilit� di
considerare il colore alla luce della teoria del colore, differenziando il
discorso se si tratta di luce riflessa o proiettata. Esso risponde alla
teoria del colore per sintesi sottrattiva o additiva a seconda dei due casi.
Riportiamo quanto � stato scritto dal gruppo MID Design, Comunicazione
Visiva sull'Enciclopedia Mondadori delle scienze (alla voce colore
400D e 400E) in proposito:
1. Per la teoria additiva: "La luce bianca, pur essendo costituita
da tutti i colori, pu� essere realizzata mediante sintesi additiva partendo
da tre sole sorgenti luminose colorate con tre colori fondamentali (verde,
rosso e azzurro) e proiettando le immagini su uno schermo nero, In generale,
come mostra lo schema, oltre ai tre colori primari si ottengono per semplice
sovrapposizione i tre colori binari e un un colore ternario che, nel caso
dei colori fondamentali � ovviamente il bianco."
2. Per la teoria sottrattiva: "la sintesi sottrattiva,
normalmente realizzata mediante opportuni filtri colorati consente di
trasformare la luce bianca in luce di vario colore. Questo tipo di sintesi
� il pi� importate dal punto di vista tecnologico perch� sta alla base di
tutti i sistemi e di fotografia a colori. Il metodo di stampa pi�
diffuso (quadricromia) usa ad esempio tre colori primari (diversi ovviamente
della sintesi additiva ed esattamente il giallo, il blu, il rosso ) pi� il
nero, che ha la funzione di equilibrare le varie tonalit� dei colori e di
dar rilievo all'immagine. Anche nel caso della sintesi sottrattiva, come
mostra lo schema, si ottengono per semplice sovrapposizione tre colori
binari e un colore ternario che, nel caso dei colori fondamentali citati �
il nero."
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