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scenografia contemporanea in rapporto alla regia, all'architettura, alla psicoterapia di gruppo nello psicodramma (continua l'escursus nella contemporaneit� in rivista)
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teatro
1. Il teatro come terapia: lo psicodramma e i suoi spazi

cinema
televisione

2.Ultima frontiera: la scenografia virtuale e la modellazione in 3D
3. Il virtual set
4. dal sito ufficiale di cinecitt�, l'ultima tecnologia: il sistema digitale CINEON-KODAK 

illuminotecnica
bibliografia

1. Il teatro come terapia: lo psicodramma e i suoi spazi 

a) Che cos'� lo psicodramma: breve definizione
Lo psicodramma � un metodo d'approccio psicologico che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse. Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio pi� armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realt�, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneit� e creativit�.

Il dottor J.L.Moreno, psichiatra e pioniere nel campo dei processi di gruppo, ha scoperto negli anni '20 l'importanza e l'efficacia per la persona della rappresentazione scenica di ci� che ella vive, ha vissuto, desidererebbe vivere, avrebbe desiderato vivere� Tale messa in scena permette di avviare, in un contesto protetto e rassicurante, un dialogo percepibile, attivo e costruttivo fra i diversi aspetti della propria vita. La persona giunge cos� ad un pi� alto livello di coscienza di s� e di fiducia, e pu� accedere a modi maggiormente spontanei e creativi nel relazionarsi a s� e agli altri.

Lo psicodramma � dunque un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla 'messa in azione' dei contenuti del mondo interno. Nello psicodramma la persona 'gioca', concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali.

In uno psicodramma la persona impegnata nella ricerca di s� (protagonista) trova il sostegno di:

  • Psicodrammatista, il professionista qualificato che facilita il processo;
  • gruppo di persone che creano l'ambiente adatto alla messa in scena dei ruoli richiesti dalla rappresentazione;
  • spazio d'azione (palcoscenico) nel quale si sviluppa la messa in scena;
  • messa in azione, stimolata dallo psicodrammatista.

Sul palcoscenico il protagonista � attivamente impegnato a conoscersi ed a sviluppare le sue risorse: egli ascolta le diverse parti del suo mondo interno e relazionale, i suoi dubbi, le sue domande, i suoi talenti, i suoi blocchi, i sui desideri, i suoi bisogni� Cos� facendo egli avvia un dialogo interno che lo conduce a cogliere possibili soluzioni ai suoi conflitti intrapsichici e/o di relazione col mondo esterno. In questo suo procedere egli trova stimoli e conferme nella partecipazione e nell'appoggio sia dello psicodrammatista che del gruppo.

Con lo psicodramma la persona � messa in condizione di (ri)sperimentare delle situazioni piuttosto che di raccontarle. La persona pu� parlare con le diverse parti di s�, parlare con le diverse persone della propria vita (ora interiorizzate), piuttosto che parlare di esse.

Questo approccio teso a migliorare le relazioni interpersonali consente, grazie all'utilizzo di diverse tecniche proprie della metodologia d'azione (inversione di ruolo, doppio, specchio, soliloquio, sociometria�), lo sblocco di situazioni interiori cristallizzate e ripetitive, la soluzione di problemi e di situazioni di crisi, la ricerca e la scoperta di opzioni alternative rispettose di s� e dell'altro� Con questo metodo la persona pu�, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all'autonomia e alla spontaneit� creativa.

Le sessioni di psicodramma (durata media di una sessione: 2 ore) possono essere finalizzate alla crescita personale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia essenzialmente orientata alla conoscenza di s� ed all'armonizzazione delle esigenze interne alla persona con le richieste della realt�) o alla formazione professionale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia orientata primariamente ad acquisire una maggiore competenza nel gestire professionalmente le relazioni interpersonali).

Il palcoscenico � il luogo in cui le persone esprimono, attraverso la rappresentazione teatrale, i propri contenuti mentali. Esso costituisce la parte centrale del teatro di psicodramma, cio� di quello spazio costruito appositamente per facilitare gli individui nell'espressione spontanea del loro mondo interiore.

Nelle psicoterapie verbali il luogo � spesso neutrale ed asettico, in quanto non deve interferire con il processo terapeutico che � tutto focalizzato sulla relazione paziente - terapeuta; nello psicodramma, dove l'elemento centrale � l'agire di tutta la persona che sperimenta in modo unitario le diverse dimensioni del vivere (il che comporta di entrare in rapporto con una variet� sia di oggetti che di persone, all'interno di uno specifico contesto), � necessario uno spazio speciale nel quale le persone possano rendersi attive nei loro aspetti psichici come in quelli corporei. Si pu� dire che un teatro di psicodramma � tanto pi� funzionale quanto pi� � idoneo ad aiutare ogni persona a sentirsi protagonista o, comunque, parte importante per la vita del gruppo, anche grazie alla percezione di un ambiente contenitivo e rassicurante nei suoi elementi spaziali e percettivi.

Una caratteristica del teatro di psicodramma � quella di presentarsi come un ambiente "differenziato", cio� come un luogo peculiare capace di creare uno stacco netto dall'usuale ambiente di vita e di predisporre l'individuo al coinvolgimento nella situazione psicodrammatica. Questo ''stacco'' � spazialmente determinato da un passaggio ben definito che segna e distingue l'essere "dentro" o l'essere "fuori" dello spazio terapeutico. Del resto, questo aspetto quasi rituale dell'ingresso in un luogo speciale allo scopo di agevolare l'assunzione di un ruolo, non � esclusivo dello psicodramma; basti pensare ad una chiesa o ad un teatro che hanno, ciascuno nel modo pi� funzionale al ruolo richiesto, una netta delimitazione ed una evidente caratterizzazione che li distaccano dal mondo esterno.

 

L'interno del teatro di psicodramma � diviso in due parti: una contiene l'uditorio, dove si raccolgono i membri del gruppo mentre il protagonista svolge il suo psicodramma; l'altra contiene il palco e la balconata, dove agisce il protagonista, condotto dal direttore ed aiutato dagli io-ausiliari. Queste due parti sono strutturate in modo che il passaggio dall'una all'altra possa avvenire con immediatezza; in modo, cio�, che ogni membro dell'uditorio possa in qualunque momento inserirsi nella scena come io-ausiliario, come alter-ego o come doppio, senza creare scompiglio. Nello stesso tempo le due parti sono nettamente differenziate, in modo che sia ben percepibile il passaggio dal ruolo di spettatore a quello di attore e viceversa.

Lo spazio per l'azione � tale da permettere il movimento, realizzato con ritmi ed ampiezza diversi, di un certo numero di individui (il numero medio di persone contemporaneamente impegnate in una scena psicodrammatica � di 4-5), i quali possono spostarsi in esso con agio e senza rischio di danni fisici. Il corpo pu� assumere posizioni diverse: in piedi, accovacciato, disteso, ecc., cos� come � richiesto dalle situazioni di vita rappresentate. Per questo esistono punti di appoggio morbidi ed igienicamente sicuri. La moquette costituisce uno dei materiali pi� adatti a questo scopo, potendo rivestire sia il pavimento che altri piani di appoggio (muro, balconata, gradini, ecc.). L'igiene � favorita dall'accorgimento di entrare in teatro senza scarpe. La forma ideale per il palcoscenico � il cerchio: esso non ha un avanti e un dietro, non ha angoli, non presenta zone che possono alludere a significati privilegianti o svalutanti (ad esempio, l'angolo). Inoltre la circonferenza, non avendo un punto d'inizio ed una fine, si presta a essere utilizzata come percorso non limitato qualora il protagonista ne abbia bisogno. Infine, il cerchio si presta ottimamente alle rappresentazioni sociometriche.

Nella creazione dello spazio terapeutico si tiene anche presente il significato psicologico che assume per l'individuo il sentirsi collocato in situazioni spaziali differenti, come la posizione avanti o dietro, fuori o dentro, alto o basso, sopra o sotto. Percepirsi davanti a qualcuno o a qualcosa ha un significato soggettivo diverso dal percepirsi dietro; essere dentro il palcoscenico ha un significato diverso dall'essere fuori; essere in alto, sulla balconata, ha un significato diverso dall'essere laggi�, sul palcoscenico. Per questo il teatro di psicodramma non � disposto su un unico piano orizzontale ed ha diversi "livelli" in cui la persona pu� collocarsi. Spostandosi da un livello ad un altro, la persona cambia il punto di vista e, di conseguenza, la percezione della realt� circostante. Dalla balconata, ad esempio, ella vede in un modo pi� globale e distaccato quanto avviene sul palcoscenico; e ci� pu� risultarle molto proficuo.

Il teatro di psicodramma possiede anche un'altra caratteristica, importante per la creazione dell'atmosfera del "qui ed ora" richiesta dalla scena psicodrammatica: l'isolamento dalle interferenze acustiche e luminose del mondo esterno. Per questo il teatro non ha aperture sull'esterno e la luce � creata artificialmente; diversamente, stimoli uditivi e visivi casuali e non adeguati alla rappresentazione in atto bloccherebbero la spontaneit� del protagonista. Il direttore controlla costantemente che l'intensit� della luce, oscillando fra l'oscurit� e la brillantezza, sia in sintonia con il tono emozionale della scena che si va svolgendo. La luce � di solito disponibile in diversi colori, ad ognuno dei quali si ritiene correlata una particolare atmosfera: il colore bianco d� il senso della realt�, del tangibile; il giallo � lo spazio, il calore, la gioia, l'apertura; il rosso � l'eccitazione, la tensione, l'aggressivit�; il blu � il tono della depressione, della tristezza, dell'introspezione, dell'intimit� pacata; il verde smorza le cose, � il rilassamento.

Fanno parte dello sazio terapeutico anche gli oggetti d'uso per la creazione delle scene: sedie, sgabelli, assicelle, coperte, materassi, cuscini, ecc., materiali rigidi, morbidi, ruvidi, rotondi, allungati, piatti e cos� via. Essi assumono la funzione che ad essi attribuisce il protagonista, mentre a loro volta danno vivezza alle percezioni di questi, permettendogli di essere pi� pienamente coinvolto nel "qui ed ora" della situazione psicodrammatica.

Per gentile concessione del direttore Dottor Giovanni Boria dello Studio di Psicodramma di Milano, sito ufficiale: http://www.psicodramma.it/index.html
per una bibliografia sull'argomento clicca qui

cinema, televisione

La scenografia della trasmissione Rai  Uno Mattina, realizzata da Euroscena

 

 

 

 

2. Ultima frontiera: la scenografia virtuale e la modellazione in 3D

"Le applicazioni della grafica 3d in scenografia riguardano il cinema, la tv,  i video pubblicitari, musicali e la fotografia.

Nel cinema vengono girate scene con un impianto scenografico completo e gli attori. In post produzione entrano in gioco i modellatori 3d, che disegnano parti di scena, eventuali attori virtuali, effetti di luce, pioggia, fiamme ecc..l'ambiente 3d dovr� integrarsi al girato. Il modellatore in questo caso agisce come un secondo scenografo che crea spazi virtuali. Pi� spesso la grafica 3d viene considerata come un ausilio per effetti speciali: ad esempio si pu� costruire una struttura reale predisposta per un crollo, girare la scena e successivamente, in digitale aggiungere l'animazione di fumo, macerie, o fiamme. In questo modo l'effetto potr� essere modificato e controllato, con calma, senza dover ripetere realmente costose sequenze mal riuscite. Attualmente solo le mastodontiche case di produzione d'oltre oceano possono sostenere i costi di film come Titanic, La mummia, o la saga di Guerre stellari.Questo perch� il digitale non sostituisce ancora l'ambiente reale per intero, di conseguenza i costi raddoppiano, dovendo sostenere sia il tradizionale impianto scenico che il supporto 3d.

La tendenza sembra essere quella della progressiva estinzione della scenografia tradizionale in favore della pi� 'malleabile' scenografia digitale. Evento favorito dalla continua evoluzione delle cpu: una macchina moderna fa nello stesso lasso di tempo il lavoro che prima dovevano fare molti computer collegati in rete, con un conseguente  risparmio di tempo,  personale e di attrezzature.

Tornando alla pi� modesta (e a volte qualitativamente migliore) produzione italiana, possiamo rilevare un crescente uso del 3d nell'ambito televisivo. Possiamo osservare scene digitali in molti programmi per bambini, giornalistici, o informativi( vedi la classica produzione rai 'Mediamente'), di rado � il personale interno a creare le scene, che di solito vengono prodotte invece da esterni. L'affidamento a ditte esterne fa sempre lievitare i costi, limitando cos� il proliferare di questi nuovi mezzi.

In ogni caso sono poche le reti che non fanno uso di telecamere digitali e l'aumento dell'elaborazione delle immagini cos� prodotte favorisce la loro successiva rielaborazione su computer. 

Scendendo ancora di un gradino troviamo la fotografia. Evitando di parlare dell'ormai  indiscriminato utilizzo del ritocco fotografico, che manda in bestia molti bravi fotografi, che vedono stravolgere le immagini faticosamente prodotte per colpa (o merito) di qualche art director indeciso.Vorrei invece porre l'accento sul 3d:

A differenza del ritocco, che interviene su un'immagine bidimensionale, la modellazione digitale consente di creare ambienti fotorealistici (scenografie), che possono essere manipolate in ogni modo, facilitando il lavoro anche agli art director pi� insicuri. Creando in 3d si deve 'solo' realizzare un modello e successivamente decidere con il committente come rivestirlo, colorarlo e illuminarlo. Anche in questo settore siamo in un momento di transizione, nel quale vediamo sovrapporre a immagini fotografiche tradizionali, oggetti creati al computer. Gli esempi di immagini pubblicitarie interamente digitali sono ancora rare.

Ancora pi� semplicemente vediamo l'applicazione della grafica 3d quando si tratta di proporre un progetto scenografico: come da tempo fanno la maggior parte degli architetti, anche alcuni scenografi cominciano a progettare usando programmi come il cad. I pi� 'moderni ' producono immagini con veri modellatori 3d.

I vantaggi sono evidenti: invece di mostrare schizzi prospettici, piante e alzati a clienti che spesso faticano nel comprendere quella strana massa di linee, risulta pi� semplice mostrare da pi� punti di vista una scena 3d che potr� essere sottoposta a successive modifiche senza traumatiche notti passate al tecnigrafo, disegnando tutto daccapo.

Per quanto riguarda i 'realizzatori' o scenotecnici, troviamo un valido supporto nel computer quando si tratta di riprodurre immagini su grandi superfici. Grazie a plotter che stampano su grandi formati  si creano velocemente   varie parti del 'fondale',che come un grosso puzzle, verr� successivamente assemblato (togliendo lavoro ai pittori di scena). Oppure, � possibile da un oggetto 3d ottenere il corrispondente modello reale in polistirolo con la 'scultura automatizzata'.Questo procedimento ha per� dei limiti nella profondit� della scolpitura e nelle limitate dimensioni complessive del prodotto finale." 

dal sito ufficiale dello scenografo: http://digilander.iol.it/gilo65/3d.htm

3. Il virtual set

Gli sviluppi delle tecnologie informatiche, in particolare della realt� virtuale, hanno indicato nuove prospettive per la televisione. Una delle applicazioni pi� interessanti � il virtual set, ovvero la realizzazione di scenari virtuali, che prendono il posto delle scenografie. Si tratta dunque di ambienti digitali, che vengono creati al computer in grafica tridimensionale, oppure attraverso fotografie ritoccate.
L'effetto rimandato dal video � quello di uno scenario vero e proprio, nel quale i conduttori agiscono e si muovono. In realt�, il loro set � uno studio vuoto il cui pavimento e ciclorama (perimetro) ha una colorazione uniforme di blu o verde. La scelta del colore non � casuale in quanto il virtual set sfrutta una tecnica televisiva, conosciuta gi� da molti anni con il nome di chroma key.
Il salto di qualit�, reso possibile dal virtual set rispetto al suo predecessore, � costituito dal fatto che lo sfondo risulta indipendente rispetto agli attori posti sulla scena. Le fughe prospettiche e la profondit� di campo sono ricalcolate automaticamente da un apparato informatico in funzione delle diverse inquadrature che possono essere fisse (sistema slow motion) o in movimento (sistema Orad). Per riprodurre un secondo di ripresa, corrispondenti a 25 frame, sono necessari un insieme di computer particolarmente potenti in grado di renderizzare in tempo reale la grafica tridimensionale in base ai movimenti delle telecamere.
In tal modo, gli spettatori avranno la sensazione un'illusione ottica perfetta - che chi si muove nello studio blu o verde si muova in realt� dentro una scenografia.
Questa tecnologia � stata molto sfruttata dal cinema che l'ha utilizzata per effetti speciali o per girare, senza rischi, scene particolarmente pericolose (Matrix). Solo la perfetta conoscenza del computer e delle tradizionali tecniche di ripresa ha permesso ai maestri del cinema di sincronizzare perfettamente scene girate in momenti successivi e sovrapposte in montaggio.
Lungi dall'essere un metodo tecnologico per risparmiare sulle scenografie, il virtual set � uno strumento produttivo vero e proprio, nonch� una nuova forma di linguaggio audiovisivo che attende ancora di essere sfruttata in tutte le sue potenzialit�, moltiplicando le possibilit� creative e i canoni dei format."
 
 

dal sito ufficiale della RAI educational Corso di Comunicazione Televisiva
http://www.educational.rai.it/scuolaindiretta/comunicazione/corso.html

4. Dal sito ufficiale di cinecitt� l'ultima tecnologia: il sistema digitale CINEON-KODAK

"Cinecitt� si � dotata recentemente del sistema digitale CINEON-KODAK, una delle attrezzature pi� sofisticate in campo mondiale per la realizzazione di DIGITAL COMPOSITING, cio� la perfetta integrazione tra immagini filmate e COMPUTER ANIMATION, una procedura che consente di digitalizzare le immagini filmate, la loro manipolazione nel modo desiderato, e quindi la stampa su pellicola con una definizione perfetta.

Il CINEON � in grado di catturare le immagini da una pellicola, consentire su di esse qualsiasi intervento grazie al software dedicato, e restituirle poi su pellicola - attraverso un hardware basato su tecnologia laser- con la qualit� di una ripresa cinematografica.
L�importanza di questa tecnologia � che essa � stata sviluppata appositamente per una specifica applicazione: quella cinematografica.

 Con il CINEON � possibile rivedere in tempo reale il lavoro eseguito, inventare o elaborare effetti speciali che richiederebbero giorni di lavoro e costi enormi, esaltare qualsiasi aspetto creativo dell�immagine, per poi ristampare quanto ideato in digitale su una normale pellicola cinematografica con gli standard qualitativi richiesti.

Cinecitt� con il CINEON supera definitivamente quella barriera che divideva il mondo digitale dal processo creativo cinematografico. Un sistema che non rappresenta soltanto il futuro, ma anche un nuovo modo di preservare e di ri-vedere il passato.

Attraverso il Cineon sar� anche possibile superare tutti i limiti imposti dalle procedure ottico-chimiche dei procedimenti di restauro conosciuti: si potranno clonare in pochi istanti i fotogrammi perduti per sempre di importanti opere cinematografiche."

 fonte: http://www.cinecitta.it

 

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