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L’estetica è lo scandalo interpretato, l’arte è il teatro dell’osceno esposto, l’opera in se è la critica esclusiva attrice. La cultura è una congettura incoerente, un raggiro nascosto dal nuovo, il falso, il ciclico inverso, il rivoluzionario contrario, un paradosso, una meta storia . Un richiamo seducente, una pornografia, una sensazione apparente, vuota di crescita evolutiva piena di degrado e di regresso.

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Estetica -
Aesteica, a, in senso privativo, mancaza, vuoto di estetica, denucia o/e desiderio di colmare il vuoto di estetica. Aesthetic, l' arte per l'arte, l'estetismo come passività opposto di Aesterica o/e "a-isterica" !! L'attivismo attuale, i militanti dell'arte, l'intellettuale organico ( "merda d'artista" di Manzoniana memoria )

L’orrido dilagante

Mai come ora ci troviamo di fronte a un problema che assume responsabilità devastanti. Per anni certe tematiche erano relegate in ambiti sovrastrutturali quasi a accusarne preventivamente la futilità e la superficialità di chi ne mostrasse l’interesse. La crisi del controllo ideologico porta con se anche questo aspetto tenuto rigorosamente a freno dai satrapi della cultura e dell’informazione. Adesso abbiamo un urgenza di definizione se non del bello almeno dell’accettabile. Mi sarebbe troppo facile fare il Feltri o il Ferrara del web mostrando l’orrido, ci vuole poco a fare di una pagina web il mercatino della Paddigton all’italiana con i video a due pounds degli occidentali stuprati o sgozzati, forse a Londra non si venderanno più in un solo quartiere visto l’incremento della recente immigrazione islamica e sicuramente quello che a suo tempo erano le bancarelle dei paesi arabi potrebbe essere l’internet del futuro. Questo però può interessare alla centralità dei nostri temi se si considera che alla base c’è un valore estetico, parlo di quello filosofico e di quello che viene messo in secondo piano che è quello sensibile, dell’apparenza, della forma e del colore. Quest’ultima è paradossalmente la linea guida al pensiero attuale, si passa dalla sensazione corporea per arrivare alla mente, sino allo spirito, in questo siamo una civiltà pornografica, il paradosso vuole che coloro che la sentono più demoniaca se ne fanno inconsapevoli portavoce quando la usano come strumento di propaganda. C’è un ignoranza che il sapere occidentale ha abilmente profuso che fa degli stessi “nemici” i sostenitori più accaniti dei dettami occidentali, parlo del marketing, del target etc., dell’ “action movies” di tutte quelle tecniche più esagerate, usate proprio da coloro che negano per dettame religioso l’immagine.






La sala d'ambra che non c'è.

Il grandioso Palazzo della Zarina Caterina del Rastrelli.

Glasnost e perestroika.

Glasnost e perestroika, avevo da poco invocato per l'ennesima volta e pare che della sensibilità in merito esista se case editrici, anche se non grandi, pubblicano libri sulla famosissima sala d'ambra di San Pietroburgo "misteriosamente" scomparsa. Un libro interessante per noi perchè ci fa notare come il paese stalinista del "migliore" oltre ad essere il primo e più importante ancora riesce a dare lezioni politiche ai propri seguaci , gli ottusi comunisti italiani per esempio, di cui il "migliore", Togliatti, sedeva fra il direttivo de PCUS prima di diventare ministro dell'interno Italiano. Il libro ancora calca il fascino misterioso della scomparsa che ha avuto decine se non centinaia di testimoni, dato l'enorme lavoro che comportava il trafugamento, ma interessante è il fatto che quello che è considerato il famigerato paese comunista almeno ha costituito commissioni d'indagine da dopo la caduta del muro di Berlino a differenza di quì, paese che vanta di essere democratico e filooccidentale, dove invece tutto procede come se niente fosse succssso.

"Il mistero della Sala d'Ambra. La storia segreta della più grande beffa del ventesimo secolo", Corbaccio, Milano 2005, pagg.384, E18,60. L' esplosiva indagine dei giornalisti Scott-Clark e Levy sul Capolavoro scomparso.

Sul libro

Corbaccio

Sul Palazzo di Caterina

Sala d'Ambra

Sulla Russia arte e cultura

Guide Supereva

Alberti Leon Battista architetto.

Gestione eventi culturali.

Una pietra miliare dell’architettura in una piccola mostra dall’aspetto archeologico come il museo che la ospita. Senza andare sull’argomento dell’improprio uso architettonico di musei piazze chiese e altre strutture, cosa che mi trova in totale disaccordo *, apprezzo l’evento e ne acclamo le intenzioni. Una mostra che poteva essere di rilevanza notevole viene relegata in un ambito di testimonianza antiquaria quando proprio l’eternità è il tema fondamentale dell’arte classica. Se la parola eternità vi sembra esagerata, specie in un periodo come questo dove tutto nasce e muore allo stesso tempo, un Leon Battista Alberti visto come concetto architettonico oltre quello del reperto avrebbe stimolato molto di più. Questo lo dico per chi è a favore dell’antico e per chi lo odia. Una mostra che avrebbe creato un bel dibattito si risolve in una “visita” al passato sia pur densa di interessanti ricerche di studiosi. Una mostra che oserei confrontare, non paragonare, a quella di De Carlo per far intervenire e soprattutto esprimere l’attuale architettura. Demenziale, pazzesco, riconosco di essere un visionario, arrivederci.

*Anni fa ebbi la fortuna, non consueta, di avere una lettera pubblicata sul Tempo dove denunciavo fra le altre cose l’assurdità di fare mostre all’interno di musei etc. etc. Per coincidenza all’apertura ufficiale della mostra dell’Alberti mentre il personale ci mandava via per la “chiusura”, dovuta all’orario serale, lo stesso palazzo era aperto perché in festa per un sontuoso affollato ricevimento. Nella piazza antistante, quella Michelangiolesca del Campidoglio, si svolgeva su strutture precarie di impalcature edili un concerto classico di un orchestra costituita da una folla di strumentisti e di coristi e voci soliste degne di un grande evento, quando invece la gente stava seduta per terra o sui reperti archeologici….

De Carlo

Una generazione di architetti da mettere in discussione

Se ancora si passeggia nelle aree monumentali dei centri storici lo dobbiamo alla levatura di ingegneri come Giancarlo De Carlo che, fatalmente e di gran successo approdati all’architettura, ci hanno fatto forzatamente e incosapevolmente dei nostalgici . Miliardi e miliardi fatti spendere da un anticapitalista sfegatato per un Italia, quella del dopoguerra, che nessun turista viene a vedere. Su Repubblica……'"E' l'architettura che deve adattarsi agli uomini e non il contrario". Ecco l'atto di fede di un architetto civile. Socialmente impegnato. Eticamente rivoluzionario. Uno che discute il suo progetto architettonico e urbanistico con i futuri abitanti e con la gente del posto, come fosse una riunione di condominio con amministratore.'… da Laura Larcan

Un architettura decisa con l’utente come se fosse un condominio? E si vede! L’esemplare del “tecnico rosso” che doveva risolvere l’habitat , la retorica al servizio del cittadino che ha fruttato carriere da non poco nelle amministrazioni e la centralità ideologica nelle università del “barone rosso”, in poche parole l'arco di tempo che è trascorso in questi sessanta anni a oggi. Diciamolo, cosa è rimasto di tutto questo? Purtroppo le attuali biografie sono troppo di parte, schierate con la maggioranza dei professionisti che fa regime mentre la verità l’abbiamo tutti sotto gli occhi, città che passano sotto poteri speciali perché invivibili. Grazie Giancarlo De Carlo a te e a tutta la tua “scuola”, grazie di farci soffrire. Se attualmente abbiamo le città che abbiamo con i numerosi problemi che a dismisura creano è dovuto alla maestria tua e dei tecnici a te affini. Altra recensione …In questi anni nasce il gruppo degli "amici di Bocca di Magra" (Vittorio Sereni, Giovanni Pintori, Giulio Einaudi, Marguerite Duras, Franco Fortini, Albe Steiner, Elio Vittorini che sta scrivendo Le città del mondo, Italo Calvino che scriverà Le città invisibili) che si ritrovano per molte estati nello stesso luogo… da archimagazine Guarda caso Vittorini e tutti gli altri, grandi pensatori, veramente grandi. Luminari che hanno dato tanto all’immagine Italiana all’estero, mandolino pizza e mafia, marchi che tutt’ora fanno “lustro” ovunque. Grandi personaggi diventati tali perché ci ricordavano in continuazione che eravamo piccoli nei confronti di tutti. Sempre provinciali se non esplicitamente ignoranti, comunque corrotti, clericali e borghesi. Ma veniamo alle opere realizzate , non ce ne una piacevole ma per un anticonformista che cos’è il piacere se non la presa del potere, il resto è superfluo. In alcune se non avessero scritto sotto alle foto il nome dell’autore passerebbero inosservate, tale è l’appiattimento di cui sono stati precursori. Il look borgata perpetrato da De Carlo e da tutti quelli della sua generazione ci ha vaccinato e fatto indifferenti a tutto questo degrado stilistico. Effettivamente adesso si accetta di tutto, non si butta via più niente, una “normalizzazione” ben riuscita. A testimonianza leggetevi le recensioni dei vari scritti comparsi ultimamente, tutti elogi acritici, tutti che partono da considerazioni al di fuori dell’operato stesso quali la resistenza, l’impegno sociale, gli amici ( i compari, così li chiamerei) e il concorso vinto. Guarda caso manca la parte sostanziale scientifica, quella che doveva essere la peculiarità del suo lavoro eppure sono innumerevoli le pubblicazioni interviste progetti ecc. ecc., non c'è traccia. Quello che mi stupisce di loro e che hanno fatto tutto così bene che le città dovrebbero essere così belle tali da sentirsi in un paradiso terrestre, quando invece sappiamo che non è così. ….e di sconvolgere il ritmo compositivo esplodendo in mille frammenti" Scritto non da me,badate bene, i 'mille frammenti' sono le abitazioni di quei poveracci che hanno avuto la sfortuna di averla da De Carlo progettata forse perché ignari presenti alle assemblee condominiali. Da Renzo Piano…'.insegna che non esistono formule, non ci sono stili che ingabbiano la libertà, né mode o tendenze che tengano. Ma tutta l'energia va messa in una sola cosa: l'architettura.' Se è quello che ha scritto Renzo Piano si deduce che l’architettura non è una formula, non è uno stile perché ingabbierebbe la libertà non è tanto meno una moda o una tendenza ma è tutta un “energia” ( ??!!), aggiungo, speriamo che non sia addirittura dopante come lo fu per il povero Pantani!! Due parole anche sull’allestimento, intenzionalmente sofisticato involontariamente spocchioso quanto caotico. Basta solo dire che stai al buio e ti orientano delle hostess con la torcia elettrica. Vanno bene i video e gli schermi ricavati sui teli ma si sente l’atmosfera che va tra una discoteca e quegli allestimenti per i giochi alla Disneyland che non fa tanta cultura ma proprio l’inverso, gli ambienti tipici di dove trovi le scolaresche che hanno i ragazzi da fare sfogare. Peccato!! Peccato perché si riduce in una mostra commemorativa, quando invece poteva essere l’occasione di affrontare tanti argomenti spinosi dell’architettura e della cultura a cui proprio De Carlo era e faceva riferimento, un serio dibattito che sarebbe stato meglio di tante celebrazioni che si fanno in giro come quelle per Kenzo Tange che congelano questi personaggi in un mausoleo di stalagmiti. Quello che non mi sta bene è la forzatura di fondo che vuol far sembrare che tutto sia stato già risolto e che oltre a ripetere le stesse cose che hanno già detto questi personaggi più i loro “compari fiancheggiatori” non ci sia altro da aggiungere. Invece, secondo me, c’è tanto da chiarire specie in un paese filo comunista come lo è stata l’aristocrazia intellettuale che ha costituito il corso culturale dal dopoguerra ad oggi e De Carlo lo era come il suo predecessore esposto in uno degli stessi locali Aldo Rossi. Personaggi che sono rimasti tali perché l’interruzione della vita non gli ha permesso di riciclarsi in neocomunista o post comunista o addirittura in anticomunista come Veltroni. Un paese che vive una condizione culturale tragica dove si pensa a rimuovere quello che avvenne settanta sessanta anni fa ma che fa fatica a considerare quello che è avvenuto i questi ultimi anni e che gli è difficile allinearsi oggi ai paesi occidentali. Ancora dopo più di un decennio non abbiamo fatto ancora una glasnost e una perestroika come se fosse una cosa per marziani quando invece abbiamo avuto il paese ricostruito da un componente del Politburo sovietico Togliatti nella forma di ministro degli interni. Un paese che appena riconosce che le cose sono cambiate fuori dai confini nazionali ma che non riesce a vedere quello che c’è qui da noi anche se gli sta davanti il naso, una miopia ostentata come se tutto andasse bene. Peccato perché farebbe bene prima di tutto alla sinistra come a tutto il paese, peccato perché abbiamo tanti nella sinistra che possono dire qualcosa ma che non lo possono fare per le tutele delle poltrone in gioco di chi ha avuto tutto e vuole avere ancora. Peccato perché ne vale il nostro pensare e la nostra cultura che non è seconda a nessuno anche se abbiamo ancora dietro l’angolo chi vigliaccamente ci minaccia con pizza mandolino e mafia pur di conquistare un qualsiasi vantaggio.

"Giancarlo De Carlo. Le ragioni dell'architettura", dal 1° giugno al 18 settembre 2005. MAXXI, Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, via Guido Reni, 2. Roma. La mostra è curata da Margherita Gruccione. Orari: martedì-domenica, 11-19; chiuso lunedì. Ingresso libero. Informazioni: tel. 06-3202300. Catalogo: Electa. Link correlati

Su repubblica

Laura Larcan

Su archimagazine

archimagazine.com

Filippo Forzato

architettura.supereva.com

Philippe Daverio, che cos'è la "Romanità".

Philippe 'daverio' grande!

Non è il paludato professore che fa il verso agli altri colleghi per crearsi uno spazio nel giro, non ci sono quelle citazioni ricorrenti che spesso sovrapponendosi rimandano il senso del discorso a lontane pubblicazioni per specialisti che sono presenti solo nella testa di chi ne ha predisposto il complesso elenco, non c’è quella freddezza scientifica di chi ha scoperto qualcosa che adesso si può annotare fra gli appunti. Alla Casina dell'Aurora, Palazzo Pallavicini Rospigliosi, si è sentito parlare, si è descritto e si vuole trasmettere un vissuto personale che per spessore di argomenti è di sicuro interesse per tutti. Il discorso lo senti vivo perché chi lo fa è coinvolto dentro l’argomento. La romanità individuata nell’espressionismo distante dall’idealizzante concezione greca fa dei latini un popolo diverso, il calzante esempio del futuro letto nelle viscere sanguinanti e calde prese in mano dall’indovino è un rito che in Grecia avrebbe fatto svenire. Tante altre analogie tanti luoghi tanti periodi analizzati con sapienza e fantasia, tante scoperte e nuove interpretazioni. Il tutto piacevole, squisitamente presentato. Ha fatto bene a specificare che quel fegato alla… non mi ricordo non era un piatto ma un reperto archeologico, a quel punto poteva essere pure mangiato… dai romani naturalmente.

Telecom rassegne d’arte e bollette.

“Perché l’arte contemporanea ha scelto l’astrazione”, con Renato Barilli ordinario di fenomenologia degli stili al DAMS di Bologna.

Conversazioni di storia dell’arte aprile – giugno 2005 Coordinamento scientifico Francesco Negri Arnoldi.

Roma, Palazzo Pallavicini Rospigliosi, 13 aprile. Nella splendida sala dell'Aurora. Moderno e contemporaneo, moderno e contemporaneo, contemporaneo e moderno, ripetuto così tante volte che lo stesso relatore che ne doveva spiegare la differenza si è confuso lui stesso al punto che è rimasto misterioso il motivo perché l’arte contemporanea ha scelto l’astrazione. Una premessa storica lunga quasi a totalizzare tutta la conferenza, mentre quello che doveva essere il fulcro del contenuto dal quale si doveva evincere il tema proposto è stata una carrellata di quadri appena citati perché non c’era più tempo. Non era uno studente alle prime armi che si nascondeva dietro questi “contrattempi” perché non aveva studiato la lezione, è un luminario, uno dei fondatori del DAMS una delle più prestigiose università dell’arte a livello internazionale, uno tra i posti più ambiti da giovani artisti e da importanti professori. Sinceramente ci si aspettava di più. Non si può comprendere il perché di tanto spreco di cariche istiutuzionali della cultura nostrana e di tanti soldi a organizzare messaggini alla SMS su alcuni quadri e poi salutare tutti di fretta perché si è fatto tardi. Se la Telecom intende farsi delle simpatie con queste iniziative le do un suggerimento, invece di correre dietro a obbiettivi culturali difficili impegni solo il suo stesso apparato commerciale che è efficientissimo, semplicemente riducendo le bollette. Ne saranno soddisfatti tutti, glielo assicuro.

Prossimi appuntamenti. Arti maggiori e arti minori con Alvar Gonzàlez-Palacios direttore di Antologia di belle arti, il 27 aprile ore 18,30 . Storia del David: primo gigante di Michelangelo Cristina Aclini Luchinat soprintendente Opificio delle pietre dure di Firenze, 11 Maggio 18,30. Che cos’è la “Rmanità” Philippe Daverio storico dell’arte 25 maggio. Caravaggesci in provincia con Giovanni Romano storico d’arte moderna all’università di Torino, 8 giugno. Come vestono le statue, ovvero il panneggio di Arianna , con Francesco Negri Arnoldi storico dell’arte a Tor Vergata Roma, 15 giugno.

Kenzo Tange

Muore una figura di spicco del brutalismo di Le Corbusier e di quell’architettura internazionale alla Gropius che ha reso gli spazi progettati più per il vanto di essere costruiti che per la effettiva utilizzazione. Non a caso queste architetture vengono successivamente rincorse da arredi che ne guastano il progetto iniziale aggiungendo altre incongruenze che sommate a quelle precedenti formano quella architettura internazionale, termine che volutamente estendo, che ostacola e allontanano sempre di più l’utente, magari anche a ghettizzarlo in qualche centro “satellite”, vedi quartiere dormitorio a torri in Palermo e altre urbanizzazioni devastanti delle attitudini umane. Un architetto di buon naso che faceva il verso all’architettura occidentale pur essendo lontano per origine e per cultura al punto che vinceva a raffica prestigiosissimi concorsi internazionali. Gli può essere devota anche Napoli funestata da costruzioni che la rendono periferia qualunque già dal centro, un segno forte di spersonalizzazione che echeggia le fortunate avventure da far west delle desolate lande americane ma che qui sono le più esemplari radici occidentali se non del mondo, complimenti ! Sicuramente il fatto stesso di essere di altra cultura e di altra e distante terra lo rendeva più spregiudicato nelle ipotesi progettuali tanto da sovrastare i nostrani trasgressivi professionisti del costruire. A conferma sono una quantità tale di progetti che pochi al mondo possono vantare. Consensi che hanno consolidato un non ritorno dell’architettura di cui Kenzo ne è stato uno degli ultimi padri ispiratori in vita. Adesso se si guardano le sue architetture sembrano di un normale che può anche stancare, questo grazie anche al fervore dei suoi eredi. Giustamente chi deve progettare qualcosa di nuovo non può far altro che superarle, come? Sicuramente diversificando ma sempre con la stessa indicazione, se al suo tempo c’era il brutalismo la tendenza è ovviamente al ‘peggismo’: deformismo, stortismo, fachirinismo. Da questo punto di vista la considerazione fatta sull’undici settembre da Stockhausen è conseguente e impressiona quanto è coerente.


Quadriennale di Roma che grande manifestazione!!

La guerra senza esclusione di colpi che si combatte in tutti i luoghi non poteva risparmiare la quadriennale d’arte moderna a Roma, ridotta ad una stranezza incomprensibile al punto tale che non se ne parla e chi ne parla se non riesce a non criticarla fa degli aridi comunicati. L’inserto di cultura e arte del sole 24 ore ne è la testimonianza. Non un rigo su quello che dovrebbe indicare l’indice e lo sviluppo artistico di questi anni. Una rissa di antagonismi politici, colpi bassi, finanziamenti su artisti sprecati, sono forse i prodotti “artistici” più consistenti, il resto in pratica non esiste. Si riempie come rito una galleria, si fanno una serie di vittime sacrificali fra artisti, critici e storici dell’arte e poi se avete pazienza leggetevi il catalogo. Dovrebbero abolire queste come altre manifestazioni. Non so come si può rimediare ma la situazione è grave, questa è l’unica cosa certa. Rimando ad alcuni link pescati sul web .

Paradosso Quadriennale

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Mostra pittorica “XXV della campagna Romana”

Una mostra interessante per l’accurata preparazione non che per i quadri di eccezionale bellezza. Un autentica delizia di colori e forme, uno splendido esempio di come era l’arte del secolo scorso al tempo in cui si poteva ancora parlare di campagna romana ancora non occupata dalla periferia che ormai raggiunge la limitrofa provincia. In occasione del centenario della fondazione del gruppo “XXV della campagna romana” che ha raccolto e curato le opere , l’Accademia Nazionale di San Luca, nei suoi locali, insieme con l’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma ha promosso questa mostra insieme ad un catalogo che ne percorre l’attività. I quadri esposti vanno dal 1878 al 1928, tra i più noti abbiamo Aristide Sartorio, Giuseppe Cellini, Duilio Cambellotti, Giuseppe Raggio e tanti altri che hanno contribuito in maniera eccellente alle stupefacenti scoperte pittoriche che saranno in voga anche in anni recenti. Aperta dal martedì alla domenica, 10-19, lunedì chiuso, fino al 24 aprile 2005, ingresso gratuito. Accademia Nazionale di San Luca, piazza dell’Accademia Nazionale di San Luca 77, Roma



Qualcuno ricorderà, qualche giorno dopo l’11 settembre 2001, una dichiarazione di Karlheinz Stockhausen che suscitò grande scandalo. Disse il vecchio musicista tedesco in quell’occasione che il crollo delle Twin Towers era stata “l’opera d’arte più grande che si fosse mai vista” (l’anno seguente l’artista Damien Hirst espresse lo stesso concetto). Pessimi artisti risultato di altrettanto pessimi critici e operatori artistici.

Per capire la strana foto visita

disinformazione.it

Filosofi&sofie.N°3

Azione e morte.

Qualche anno fa Stockhausen definì l’11 settembre un intervento artistico e molti pacifisti come Perniola ne fanno cinico eco. Sostenitori dell’azione artistica, non del manufatto, ritenuto artigianale. Cosa in particolare dell'azione? Il comportamento, in quanto traccia dell’artista. Mi farebbe pensare alle buone maniere… ma lasciamo perdere. Azione in sostituzione dell’opera artigianale, non più l’homo faber che pensa di essere ricordato con le sue opere ma una militanza come definivano i situazionisti (Arendt) anche se considerati dallo stesso Perniola estremisti. Il lavoro che sostituisce l'opera d’arte, come dice la Arendt e poi niente poco di meno che il declino che tutti noi creiamo a differenza dei sopra citati dotti del pensiero che ci illuminano su tutto, meno sull’efficacia risolutiva di quello che fanno. Una società, ma loro chi sono e dove vivono, dallo sviluppo infinito dove si lavora e si consuma. Siccome bisogna creare sempre più sviluppo bisogna lavorare, siccome più è il consumo più è la produzione che da il lavoro più viene meno la qualità perché troppo sacrificata alla produzione di massa. Affermazioni di un convinto anti individualista che si riconosce nelle lotte dell’emancipazione di massa. Ovvio, fa carriera con la spinta delle masse, fa il professore, beato lui. Un uso e consumo delle cose a proprio gradimento che rende sospetti. Come mai che questi che conoscono così bene i meccanismi sociali malati sono così impotenti e incolpevoli quando sono invece colpevoli tutto il resto del mondo che non si sa guarire? Siamo sicuri che codeste cicale non sono altro che gli esecutori stessi del declino di cui tanto si lamentano? Cosa fa con i soldi un professore universitario che pubblica diversi libri di successo e ha inviti a destra e a manca ben renumerati? Anche lui stenta a sopravvivere? Peccato, in passato erano proprio figure come lui che promuovevano arte ed artisti, tutto l’ottocento e oltre ne è stato loro appannaggio, ma adesso non si sa perché hanno i soldi solo per piangere. Chiedo scusa se non sono pertinente con i contenuti dell’appuntamento che c’è stato all’Eliseo ma gli argomenti trattati mi facevano in continuazione venire fuori queste domande. Non riesco a capire perché persone spalleggiate da partiti potenti che spesso essi stessi li rappresentano nelle elezioni (azione militante, i situazionisti di cui si sente di appartenere ) poi fanno tutti gli stessi discorsi. Tutti che criticano questa società quando loro stessi sono i primi beneficiari, ma allora a che titolo loro si e gli altri no? Altra domanda. Perché non lasciano la cattedra di regime che è l’istituzione che combattono. Non è degli “altri” che ne sono titolati per i mali che creano? Perché se tutto non gli piace o si sentono ‘sospesi’ (perché loro riflettono) poi stanno sempre in vertenza per i diritti acquisiti? Acquisiti con il male di cui parlano o sono meritori di qualcosa? Se lo sono sarebbe un beneficio per tutta la collettività saperlo. Invece di tenerselo nascosto e pubblicare sapere che altro non è che parlare male degli altri. Ci dessero sté dritte di quello che sono, di cui a loro stesso dire tutti ne abbiamo bisogno se no puzza di raggiro, di malafede se non di sfacciata arrogante cattiveria. Sarà cosi che proprio perché, stranamente dichiarato al pubblico dell’Eliseo dallo stesso Perniola che ne è un cultore, diffidano dall’azione e dallo spontaneismo? Sarà così che propio i loro stessi beniamini come Basquiat finiscono prima o poi morti per overdose?

Un asrtonave?!! UFO!!

Per capire la strana foto visita

ecplanet.com

Filosofi&sofie.N°2

Terra.

Indubbiamente interessante è stato l’incontro di Massimiliano Finazzer Flory con Franco Farinelli e le recitazioni di Monica Scattini alla “Parola contesa, tra filosofia e scienza”. Non ho intenzione di fare il resoconto di “Terra” il tema intrigante tra mito metafora misurazione e storia delle scienze ma mi ha incuriosito un aspetto che considero “superficiale” nella ovvia profondità che un discorso filosofico assume. Rispettando una certa pertinenza con il tema dell’incontro si sono visti e descritti due quadri, uno di Vermer l’altro di Van Gogh, non entro nel merito di quello che hanno detto che complessivamente resta valido, però certe valutazioni fanno scadere tutta la discussione in banalità del tipo ‘ è il miglior quadro che ho visto ‘ o il ‘ più bello ‘ riferito a Vermer, lasciando a Van Gogh il ruolo di un bravo pittore di scarponi; sto volutamente esagerando. Non penserei mai di ridurre la grandezza di questo eccezionale pittore ma fare certe valutazioni mi sembra troppo. Lo dico a pretesto di un atteggiamento diffuso tra i filosofi di fare critica artistica che troppo concettuale è, un po’ come quelle di Gadamer che guarda caso poco rilevanti sono state nell’ambito della letteratura critica dell’arte. Sarebbe meglio un po’ di modestia da parte di questi personaggi che restano e resteranno comunque grandi . Lo dico perché con queste uscite che sanno più di spettacolo che di scienza sembra che ci sia voglia di perorarsi a dosso . Un atteggiamento che crea più confusione che chiarezza e purtroppo molti, specie tra gli spettatori, di chiarezza ne hanno bisogno . Altre piccole considerazioni personali sono l’ingente quantità di carta in costosi opuscoli e stampati vari più una complessa distribuzione di posti che potrebbe essere eliminata con un semplice ‘chi tardi arriva male alloggia ’ lasciando le solite file vuote per gli invitati. In barba alla non scelta del nucleare e al costo delle bollette, l’Enel che finanzia il ciclo di incontri pare che non badi a sprechi . Adesso tenetevi forte, dico tutto questo perché anch’io mi voglio perorare a dosso. Il fondo scenografico della rassegna non a caso fa vedere una montagna di lampadine, vecchie di modello, quelle che non sono a risparmio energetico con sotto uno slogan Enel per far capire che sono loro gli organizzatori. Sicuramente la grande quantità di filosofi e di aspiranti tali non sono all’altezza di un ermeneutica dello spreco energetico e dell’antinquinamento.

Filosofi&sofie.N°1

Attaccati all'antico.

Due iniziative molto interessanti riguardanti la filosofia si svolgono in questo periodo a Roma in due famosi teatri opportunamente adibiti a rassegne culturali, al Palladium e all’Eliseo , il primo verso la periferia l’altro al centro. Una premessa deve essere chiara prima di fare ulteriori considerazioni, sono ambedue fatte con criterio teatrale e di intrattenimento se non hanno dei livelli alti è solo perché si tende a dare ai più la possibilità di capire argomenti che non sono alla portata di tutti. Meritorio quindi è il giudizio che dobbiamo dare ma capire gli sforzi che stanno dietro a queste iniziative è altrettanto importante. A mio avviso c’è la voglia di appropriarsi di certi argomenti considerati polemicamente per una cultura corrente limitativa perché non ti permettevano di affrontare il nuovo e di cambiare. Wittgenstein la filosofia analitica e quella marxista hanno avuto quello che desideravano, il post modern di Liotard anche, adesso abbiamo il post del post , in pratica si ritorna a quello da cui eravamo partiti. Mi fa pensare a quel filosofo di successo che disse “ricomincio da tre” (un filosofo ?!!!???) Non c’è l’ho con queste iniziative che ribadisco e sottolineo che sono valide ma con il vuoto che si tenta di colmare con questa rivisitazione , Ma c’è di più, due fenomeni paralleli interessantissimi. L’influsso prettamente religioso e l’affine visione laica della tolleranza che tanto sviluppo ha avuto ultimamente nel sociale merita una spiegazione dei meccanismi ispiratori all’origine di quello che è il pensiero filosofico scatenante. L’altro di una generazione di ever green che si concilia con il “padre” di tutte le religioni Platone perché poeta perché parla di sesso e amore, e viene bene se interpretato teatralmente. Un senso di riscoperta del pensiero platoniano che mi fa venire da pensare…ma allora chi era costui? Scherzi a parte consiglio tutti di andare, vale la pena.

Filosofia al Palladium
Momenti d’oro della storia del pensiero
Due appuntamenti per i prossimi venerdì: 8/4 Leopardi filosofo con E. Severino e il 20/5 Il Dio dei filosofi con G. Vattimo sempre alle 19. ingresso libero
Teatro Eliseo dal 14 febbraio al 18 aprile i lunedi, alle 18.30 ingresso libero

LA PAROLA CONTESA TRA FILOSOFIA E SCIENZA
incontri condotti da Massimiliano Finazzer Flory ciclo di incontri, realizzato da ENEL e Teatro Eliseo, condotti da Massimiliano Finazzer Flory, accoglie nella sala di via Nazionale i maggiori protagonisti del pensiero contemporaneo: Giulio Giorello, Franco Farinelli, Mario Perniola, Umberto Galimberti, Edoardo Boncinelli, Cinzia Caporale, Margherita Hack, Francesca Brezzi, Carlo Sini.

Per saperne di più visita

teatro Eliseo

Incantati da Roma.

Nella bellissima cornice dell’ American Academy in Roma ,via Angelo Masina 5, si espongono le opere che ricordano la Keats-Shelley House, la casa museo testimonianza dell’interesse e del legame anglosassone per l’ arte e la cultura italiana. Pochi quadri, alcuni arriveranno a breve, prevalentemente del 1890-1914, ce ne sono anche di italiani chi ebbero contatto con questa particolare comunità che viveva la Roma del caffè Greco di via Margutta e ovviamente della Keats-Shelly House specie dopo che nel 1903 fu rimessa in sesto dall’aiuto meritorio del poeta giornalista americano R.J.Underwood . I quadri esposti sono tipici di quella bravura e abilità che è ormai tramontata. Quella dovizia quel virtuosismo e quella approfondita ricerca della bellezza che sono il ricordo romantico, corrente artistica che fu poetica e filosofica, un atmosfera malinconica che traspira in tutta l’esposizione. Molto stimolante se si iniziano a fare paragoni con lo spirito dell’arte moderna, un mondo ormai antico e lontano piacevole per chi vuole documentarsi non solo sulle espressioni artistiche di quei tempi ma anche, grazie ad alcune foto d’epoca, sugli aspetti urbani della Roma che molto affascinavano i seguaci del Gran Tour. Volendo aprire una licenziosa parentesi, si potrebbe interpretare come una denuncia della cultura mancata…

La mostra ha altre tre sedi: Keats-Shelley Hause in Piazza di Spagna 26, al St. Pauls’s Within the Walls di via Napoli 58 e al museo Hendrik Cristian Andersen a via P. S. Mancini 20.

Declino e nuvole da bastone.

Su FIAT e la “nuvola” dell’architetto Massimiliano Fuksas.

Un martellamento costante da parte dei soliti tromboni ci avverte che l’Italia è in declino, in maniera sibillina o a gran voce assecondo se si tratta di dibattiti politici o altro, per metterci tutti alle strette, o peggio ricattandoci, perché bisogna cambiare. Premetto che anche io desidero i cambiamenti ma che siano in meglio e non di quelli che vedremo "in seguito.

Arnaldo Bruschi,

“L’antico, la tradizione il moderno”
Da Arnolfo a Peruzzi.
Saggi sull’architettura del Rinascimento di Arnaldo Bruschi a cura di Maurizi Ricci e Paola Zampa.

Presentazione del libro con partecipazione dello stesso autore. Un importante appuntamento perché sancisce ufficialmente diversi temi architettonici di Bruschi, alcuni "risalenti

Anselm Kiefer

A villa Medici di Roma altra importante mostra, questa volta del tedesco Anselm Kiefer tra i più indicativi rappresentanti dell’attuale corso europeo. Sempre che "L'Europa

Kataweb arte(Laura Larcan)

Saville...

Candore

La nuova gestione del museo d’arte moderna a Roma MACRO sta svolgendo involontariamente un ruolo determinante per l’indirizzo critico del paese. Purtroppo come tutte le cose "involontarie

-Macro choc-visita

Kataweb arte


Recentemente ho inviato una lettera a Giovanna Melandri con le foto qui sotto visibili. Mi ha cordialmente risposto:- Il condono è tra gli atti più immorali compiuti da questo governo. E uno dei più dannosi perché i suoi effetti e le sue conseguenze non si possono cancellare con una nuova legge ma restano come ferite sul nostro territorio.

Visita

Giovanna Melandri

Renzo Piano su Black Out intervistato da Fabio Fazio .

Un fatterello banale di un simpatico programma di intrattenimento che nel suo piccolo rivela quello che tento di provare con le pagine di questo sito. Anche per Fazio è scomodo esse utente del prodotto di architetti come Renzo, "anche se

___rassegne artistiche...


Più coraggio .

Che i professionisti del settore sono una certezza in quel che fanno non sorprende, in questo caso architetti curatori di mostre critici e compagnia bella all’unisono ne diffondono egregiamente la sensazione. Paradossale è il fatto che quando non si possono fare le classiche adesioni militanti viene subito a galla la verità che purtroppo è scomoda e allora si camuffa l’evidente con una diplomazia che Philippe Daverio ne ha tanta da "vendere.

Recensione su “Passepartout” nel sito di RAI 3

raitre.rai.it

Ampio servizio sulla biennale di Venezia

arte.tiscali.it

In alto a destra c’è il link ufficiale della mostra

beyeler.com/fondation

Interessante servizio sulla mostra di Basilea, ottimo sito culturale d’architettura

aroots.org

Non riescono a fare la città moderna, modernizzano l'antico.


Quanto prima ci sarà un commento sull'articolo di oggi 4febbraio sulla Stampa sull'intervista sul periodo violento ai tempi del caso -Lollo...- quando Fuksas, sua ammissione, usava il bastone. Quando userà la matita sarà troppo tardi!!!!




No al porno perché osceno e perché è scandaloso, perché degrada il senso umano, perché riduce a merce lo spirito che è nel corpo; no a un’assurda proposta in una mostra che fa l’ulteriore scempio di un’area archeologica a noi tutti conosciuta e ricordata come la Roma più bella. Non ci vuole un architetto, uno storico, un intellettuale o un tecnico del settore per capire una cosa così evidente



Espressivo i mausoleo

"Aldo miga dando !"


Sono interessanti le mostre dove si vedono i disegni e i progetti delle opere realizzate, ancora di più quegli schizzi utili e importantissimi per capire come si arriva a formulare una proposta

architettonica.




A.A.A. Architettura cercasi !!!

Un annuncio non causale visto i risultati dell’ “Ara Pacis” e dell’Auditorium. Sono le ultime espressioni romane frutto "dell'impegno"culturale


Scompaiono le chiese e i mausoleo







Umiliati i palazzinari che non riuscivano a farle così vicine in borgata lo fanno davanti un monumento, in primo piano a sinistra l'angolo da dietro di S. Girolamo e a pochi metri la nuova costruzione di Majer













Sicuramente tengono famiglia e qualcosa devono pure fare ma tutti gli altri che necessitano di qualche finestra o copertura in borgata non la possono realizzare perchè : le autorizzazioni, i permessi, le perizie, i costi e i divieti che ti bloccano o ti multano (...). Poi, afflitto per rianimarti un pò, fai una passeggiata nei luoghi che pensi siano i più belli della città e trovi che le stesse amministrazioni che ti hanno perseguitato si esprimono così, come a dire "guarda come se fa! Tiè!"



Parte inespressiva del manufatto








Sull’estetica, l’attualismo remoto, e il no porno.

L’esaurirsi pur non completamente* del movimento d’avanguardia, ha causato un ritorno alla concezione tanto osteggiata e tanto bistratta dell’estetica








Se per fare un tramezzo nella propia abitazione ci vuole il condono per il monumento più importante di Roma e del mondo....










Ci hanno fatto disoccupati

E' paradossale notare come nella patria degli architetti, dei pittori, degli scultori, dove tutto o quasi è diventato arte ( del mangiare, del vestire etc.) ci si arrangi,


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Apologia del brutto

L'arte non si risolve nel concetto di bello ma, al contrario, per soddisfarlo, ha bisogno del brutto come negazione di quello. E ciò è un luogo comune. Ma con questo la categoria del brutto, come canone di proibizioni, non è semplicemente abolita. [...]Ma il fatto che l'arte abbia la forza di racchiudere in sé ciò che le sia contrario senza recedere neanche un po' dal proprio anelito e anzi trasforma quell'anelito in una forza di tal genere, è cosa che affratella il momento del brutto alla spiritualizzazione artistica; George lo notò con perspicacia nella prefazione alla traduzione delle Fleurs du mal. Il titolo Spleen et idéal allude a questo, ammesso che sotto la parola "spleen" sia lecito vedere l'ossessione nei confronti di ciò che è restio ad assumere una forma, l'ossessione nei confronti di un nemico dell'arte che si presenta come spinta all'arte allargando il concetto di questa ben oltre quello dell'ideale. A questo serve il brutto nell'arte. Qui l’Eracliteo Adorno fa l’apologia del brutto (…) Il corso attuale dell’estetica si è appreso da fonti pertinenti a quelle musicali e a quelle letterarie (….) ma che riportate a quelle visuali si sono rivelate inadatte. Questo vale non tanto nei confronti di Adorno che rimane pur sempre la cerniera per capire la modernità, ma in specialmodo per quelli che lo hanno portato in spalla e manipolato all’interno dei vari movimenti che strumentalmente si sono ammantati della dirompente scuola di Fracoforte come se fossero i portavoce ufficiali. Una tra le conseguenze più strane del “sorgere della speranza in un'armonia del mondo” avvenne in architettura. Con la "crisi dei sensi" di cui sopra, in una fase di apprezzamento delle novità tecnologiche dovute al traino possente della produzione industriale conseguente al boom economico del dopo guerra, fece dell'edilizia il riferimento estetico dell’architettura. Incredibile paradosso se si pensa che i componenti della Scuola di Francoforte furono tutti accaniti sostenitori dell’anti consumismo tecnologico. L’ infantile scivolata ha creato un errato approccio verso la tipologia costruttiva moderna. Anche se opportunatamente mascherata da nobili intenti, quali i servizi e le case popolari, non ha creato quella empatia necessaria. Non a caso, nella città si vede sempre più frustrato il non considerato utente. La recente trasformazione professionale degli architetti è stata impressionante, più propensi al lato tecnico ingegneristico, legislativo e amministrativo, urbanistico e sociologico, ha investito, come continuatori della “vecchia” tradizione estetica i designer. Si è così espropriata la conoscenza umana di uno degli aspetti più alti e complessi, beninteso il valore disciplinare scientifico perché di buone architetture moderne fortunatamente ci sono. Se però ci si fa caso questo fenomeno non è isolato perché pittura e scultura non hanno fatto strade diverse compreso gli stessi designer.




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