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Anselm Kiefer

A villa Medici di Roma altra importante mostra, questa volta del tedesco Anselm Kiefer tra i più indicativi rappresentanti dell’attuale corso europeo. Sempre che l’Europa non sia solo un opinione e di conseguenza non dovrebbero esserci italiani inglesi o belgi, possiamo dire che è quell’indirizzo a cui molti artisti occidentali orientano i loro lavori. Seguendo la linea del sito che per vocazione non segue il coro, posso dire che è l’ennesima prova della provocazione artistica fatta con materiali semplici e riciclati che unisce materiali rovinati e volutamente distrutti per edificare sapienti citazioni del mondo classico (Circe ad es.) più come scudo o copertura di una decadenza e una rovina volutamente non casuale. L’ennesimo maltrattamento estetico raggiunto con sofisticate tecniche di presentazione delle istallazioni motivate dalla apocalittica drammaticità tedesca (...Auschwitz) . Addirittura tra le “pieghe” di questi lavori notavi tanta accuratezza scenica da farti apprezzare impensabili coperture di tetti in lamine di piombo piegate arricciate o anche sfondate, cocci di vetro, pannelli con superfici ruvide e filamenti di piombo arruffati sopra. Il tutto unito a colori cupi e “vecchi” o gia da tanto bruciati, quasi a riecheggiare una malinconica nostalgia del rovinato, motivato da una lacerante centralità dei travagli tedeschi…… Una proiezione orrida realizzata così bene da destarti interesse, quasi a darti un diabolico piacere. Una sorta di impressionismo viscerale materico angoscioso ed insidioso come ad esempio in quella specie di vasca con un pugnale dentro. Si guarda, si osserva, si scruta si resta costantemente stupefatti sorpresi dall’inventiva ma restano per me opere strane ed estranee. Potrebbero essere ambientazioni per una scenografia drammatica come se ne sono viste tante. In questa sorta di neo impressionismo c’è il solito minimalismo tragico e doloroso, la solita nullificazione materica del prodotto artistico così estrema da invalidarne lo stesso senso delle cose. Ricerche, si direbbe, laboratori, che portano dove? Non si sa. Pare che per colmare il vuoto dell’arte si propongano i “fantasisti” che come nel calcio rendono la partita spettacolare da vedersi. L’arroganza dell’arte moderna è che si impone con un autorevolezza tale che non ha precedenti nella storia dell’arte, in questo è terrificante proprio come i colori cupi scelti e i materiali proposti nella mostra. Il tutto specie se vissuto in una serata di inaugurazione sembra paradossalmente edificante e soddisfacente, il contrasto con il classicheggiante ed autorevole edificio della villa rende il tutto addirittura esaltante, un vero capolavoro di manipolazione esistenziale e mentale.

Kataweb arte(Laura Larcan)

Saville...

Candore

La nuova gestione del museo d’arte moderna a Roma MACRO sta svolgendo involontariamente un ruolo determinante per l’indirizzo critico del paese. Purtroppo come tutte le cose involontarie ha il limite di non essere considerate ed addirittura prendere altri significati. In poche parole, due artisti, uno italiano Nunzio, l’altro inglese Saville, come del resto sono state anche le altre in passato. La solita serrata costruzione ideologica dell’arte per l' italiano che rifiuta le così dette tecniche tradizionali per edificarsi in pezzi di legno dalle varie forme appositamente sgradevoli. Al minimalismo nostrano nella sale “inglesi” manco a farlo apposta giganteschi quadri dipinti con maestria impeccabile, un “espressionismo iperrealista” dal contenuto sicuramente sgradevole come i legni di Nunzio ma con una drammaticità e una passionalità esasperata quanto stravolgente da far impressionare anche il più sprovveduto spettatore. Nelle stanze di Nunzio eccetto qualche esibizionista che si cimentava nel ruolo dell’intenditore le opere esposte erano completamente ignorate, ci si faceva lo struscio, anzi i “cosi” ingombravano quando si voleva liberamente passare, tutta l’attenzione era devoluta al meccanismo militante del presenzialismo. Nelle sale di Saville erano i presenti ad ingombrare lo sguardo rivolto alle opere seppur gigantesche, si guardava a lungo, si rimaneva avvolti e sconvolti dalla spettacolarizzazione dell’immagini, quadri di quattro o cinque metri di lato che prendevano tutta una parete. Candore, quanto inutile e costoso l’involuzione artistica nazionale. Presenti tutti gli “artisti” d’avanguardia della capitale: i contro l’arte accademica con la cattedra, i contro l’arte di regime impiegati all’ente artistico, gli antigovernativi con i finanziamenti alle proprie associazioni, i funzionari vari mobilitati contro l’arte dei padroni, insomma tutti quelli che avranno un opera comprata da qualche museo o una mostra in qualche galleria con i finanziamenti statali, meglio dire governativi. Non dimentichiamoci gli intellettuali che se non sono insegnanti o impiegati presso…avranno l’articolo o il libro sempre realizzato dalle stesse fonti finanziarie, il soldo del cittadino. Candore perché nonostante il controllo da “Minculpop” si evince chiaramente che qui da noi non si combina niente, solo beghe per arraffare soldi, corrotti contro l’altrui corruzione, non saranno da meno gli inglesi ma almeno dimostrano più serietà e ti danno un inequivocabile prodotto artistico.

-Macro choc-visita

Kataweb arte


La mafia nell’arte!!??

Non è il solito giudizio che ricorre quando si è di fronte a scorrettezze ma un ipotesi da discutere. Siamo tutti a conoscenza di quel bel quadro, Quarto stato, di Pellizza da Volpedo che riproposto in migliaia di poster si trova un po’ da per tutto. Vengono subito in mente le lotte contadine il sorgente socialismo ecc. ecc., indubbiamente è un opera grandiosa che non ha bisogno di un ulteriore giudizio. In questa provocazione voglio stravolgere il significato e sostenere che rappresenta una falsità, almeno per la simbologia esclusivistica che ne ha assunto, specie successivamente. Nel quadro si era poco dopo l’unità d’Italia che costò lo smantellamento della struttura economica del sud, sicuramente perché aveva perso la guerra e doveva subire il potere Sabaudo ma anche perché era un economia che doveva scomparire. Si doveva percorrere quel tragitto liberale verso cui gran parte delle borghesie occidentali erano ormai indirizzate, sostenute dalla Francia e dall’Inghilterra di all’ora che subivano il miraggio degli USA. La verità era che chi aveva più bisogno di avanzare verso un futuro migliore non era il proletariato inquadrato nelle file dei socialisti di allora tutelati dalle Casse di mutuo soccorso che vivevano prevalentemente nel vittorioso nord Italia, ma erano gli emigranti che erano tali perché nella loro patria, sud in prevalenza, avevano terra bruciata, non avevano più diritto di cittadinanza; ricordiamoci anche l’area del veneto che , non a caso, si è poi espressa con il voto che sapete. Stranamente o forse non a caso abbiamo più foto che quadri e tante meno sculture, cioè manca la parte celebrativa dello straziante esodo. L’unica “italianità” che ebbero quegli sfortunati fu una ben diversa forma di mutuo soccorso, la MAFIA (Movimento Autonomista Federativo Italiano Armato) che prestava i soldi sul tanto ridicolizzato onore a persone che oltre la disgrazia e le pene non avevano altra garanzia. Visto da un angolatura più pertinente e meno eroica, avremmo così un primo piano di "picciotti" con la lupara, altro che garantiti in via di emancipazione . Un interpretazione più "scapigliata" meno “militante” ma più veritiera, meno consona ai potentati ma più incisiva nella problematica che ne avrebbe precluso il successo. Avrebbe rappresentato una soluzione ad un dramma di cui ancora oggi siamo vittime per colpa della stessa regia culturale, volta a premiare i vincenti, sempre col vento in poppa indipendentemente dalla direzione, che fa, invece, la voce grossa contro i deboli per giunta perdenti, che alla bisogna vengono calpestati ed esclusi inesorabilmente. Entrando in conflitto sulle mie posizioni espresse nello scritto precedente, “aestetica”, aggiungo che miracolo della costanza è che la rappresentazione artistica ha avuto come fine sempre o quasi il contrario della verità. Esagerando ancora si può accettare la posizione filo islamica che l’immagine induce al peccato ! Pensate quello che potrebbe succedere ai massimi livelli artistici, il pericolo di plagio è quasi automatico, esasperando il concetto si potrebbe arrivare al paradosso che tanto più grandi sono le opere artistiche tanto più piccoli diventano gli uomini che al fenomeno assistono, al punto tale che si potrebbe ravvisare il reato di pedofilia per i grandi artisti!! ( aforisma del XXI secolo!!!!).





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L’ OPERA

L’opera come identificazione del messaggio espresso dall’artista non dal critico o dallo storico d’arte di turno. Guttuso era un pittore che, a suo dire, raccontava nelle sue opere come facevano i cantastorie nei riquadri dei carretti siciliani. Copertine come quelle della Domenica del corriere, erano la testimonianza dell’evento del luogo, della gente, si riconosceva la città e la città stessa nel suo intero, gli abitanti, le cose a essa identificabili; ci si riconosceva in quella opera, il concetto di riconoscibilità reciproca. Walter Molino, Achille Beltrame, R. Ferrari non saranno di sicuro “la ricerca “ artistica ma ne esprimevano a pieno titolo il mestiere, la bravura. Così pure Giotto e Michelangelo negli affreschi....per altri versi quelli religiosi ma pur sempre chiari nella comunicativa. Per chiunque li guardasse se non si era rappresentati si sapeva chi era rappresentato, tutti avevano l’accesso alle chiavi interpretative, senza distinzioni di classe o di cultura, poi c’erano i contenuti alti e di livello intellettuale come quello filosofico che lasciava indietro una discreta parte degli spettatori ma tutti dovevano e potevano essere fruitori, una vera arte universale.

(ne ho viste di migliori ma sono le uniche che ho trovato)


Caso Montesi
































Pittura e scultura è in via di lavorazione
Personale L'attualismo remoto Personale

Ca = 1.96
Ca2+ = 0.99

C = 0.77
C4+ = 0.19

O = 0.74
O2- = 1.40
Legenda
Atomo neutro Catione Anione







Da un articolo del Manifesto che riportava una frase del Papa che divenne uno degli episodi scandalosi del periodo aggiunsi un altrettanto scandalosa elaborazione provocatoria al fine di irridere alle facili considerazioni e viceversa a rimarcare le drammatiche responsabilità di un periodo. "Il comunismo un male necessario?"
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