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Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Bibliografia
Tabella 1
 
FOTOGRAFIE
 
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Capitolo 3

SEZIONE DI MORIA

Marne a Fucoidi

La successione (tabella n°11) inizia con il membro marnoso-calcareo biancastro, di cui è esclusa l'estrema porzione inferiore, per uno spessore complessivo di 16 metri. Le litofacies sono qui rappresentate da calcari marnosi biancastri e marne grigiastre con intercalazioni bituminose spesse da 2 a 10 cm. La porzione finale dell'intervallo è caratterizzata dalla comparsa e dall'incremento della quantità di selce grigio-verdastra inizialmente presente solo in alcuni degli strati calcarei e calcareo-marnosi bianchi e talora rosati.

Scaglia Bianca

Dal basso verso l'alto si riconoscono: - 9 metri di calcari micritici biancastri in strati spessi 15-20 cm, contenenti selce grigio-verde in liste e noduli, e con interstrati marnosi e pelitici bituminosi meno spessi e frequenti verso l'alto; - 3 metri di calcari micritici bianchi in strati spessi 10-30 cm contenenti liste e noduli di selce zonata (grigio-nera). Intercalazioni sottili di peliti marnose grigiastre; - 7,5 metri di calcari micritici rosati spessi 10-15 cm contenenti liste e noduli di selce rossa, intercalanti sottili straterelli marnosi rosati. - 25 metri di calcari micritici bianchi in strati spessi 10-20 cm, con rari e sottili giunti marnosi e e con liste e noduli di selce rosata o grigiastra. - 6,5 metri di calcari micritici bianchi in strati spessi 10-15 contenenti liste di selce zonata intimamente associate a sottili livelli di black-shales . - "Livello Bonarelli" spesso 1 metro e caratterizzato da una successione di black-shales spessi a massimo 1 cm e laminati alternate a lamine radiolaritiche brune; - 1,4 m caratterizzati da calcari micritici laminati e ricchi in radiolari, contenenti liste di selce grigio-verde. - 73 metri di calcari micritici rosati in strati di spessore variabile da 10 a 40 cm contenenti liste e noduli di selce rossa; - 10 metri di calcari micritici rosati talora laminati in strati spessi 10-25 cm, contenenti selce rossa in noduli di dimensioni minori. - 39 metri di calcari micritici rosati o arancioni in strati spessi 5-20 cm fino a 30 cm privi di selce ma caratterizzati da tipiche bande di forma irregolare più ricche in radiolari, che comunque non si concentrano in noduli; Dopo un breve copertura seguono: - 16 metri di calcari micritici rosati privi di selce, in strati spessi 10-20 cm; - 16 metri di calcari micritici in strati più sottili e comunque di spessore non superiore ai 5-10 cm, privi di selce; Dopo una copertura di spessore non ben valutabile seguono: - 2,7 metri di calcari micritici e marnosi spessi da 2 a 15 cm intercalanti marne rosse spesse 2-5 cm; - 12 metri di calcari marnosi e marne calcaree in strati spessi 5-10 cm con intercalazioni marnose spesse fino a 10 cm; - 10 metri di calcari micritici in strati spessi da 5 a 10 cm fino a 10 cm contenenti noduli e liste di selce rossa spesse fino a 20 cm.

Scaglia Variegata

Il limite inferiore è rappresentato dalla scomparsa dei residui noduli di selce rossastra e coincide con un forte incremento della componente marnosa. Dal basso verso l'alto si riconoscono; - circa 20 metri da marne e marne calcaree rosate spesse 5-10 cm intercalate a marne di colore rosa sbiadito
(foto n° 71): - 2,5 metri di marne e calcari marnosi laminati in strati spessi circa 10 cm. Dopo una copertura di alcuni metri seguono: - 4,5 metri di marne calcaree rosate spesse 5-10 cm alternate a marne finalmente laminate.

Scaglia Cinerea

Dal basso verso l'alto si riconoscono: - 4 metri di marne calcaree e marne fittamente laminate di colore grigio in strati centimetrici a cui si intercalano strati di 5-10 cm di calcari marnosi di colore grigio più chiaro. Alla base dello spezzone si riconoscono due orizzonti marnosi molto alterati di colore rosato. Dopo una copertura seguono: - 12 metri di marne calcaree in strati spessi 5-10 cm intercalanti strati marnosi spessi 10-30 cm fittamente laminati. La successione prosegue dopo un tratto coperto di alcune decine di metri: - circa 17 metri di marne calcaree prevalenti di colore grigio chiaro in strati spessi 5-7 cm alternate ad orizzonti più marnosi spessi 40-50 cm rappresentati da marne laminate grigie (foto n° 72).

Bisciaro (Aquitaniano inferiore p.p. - Burdigaliano p.p./Langhiano p.p.)

La formazione è rappresentata da due spezzone distinti separati da una copertura di estensione non valutabile. Il primo spezzone spesso 12,6 metri rappresenta i terreni appartenenti al primo membro di Guerrera (1977) ed è caratterizzato da alternanze tra calcari e calcari marnosi biancastri o grigiastri in strati spessi da 5 a 10 cm intercalanti orizzonti marnosi e marnoso-argillosi grigio-bruni spessi da 10 a 50 cm, contenenti livelli vulcanoclastici color ocra spessi da pochi mm ad 1-2 cm. Caratteristici di questi intervalli sono anche i nuclei solforosi giallastri centimetrici. La base del Bisciaro, in questa sezione, non presenta facies glauconitiche (foto n° 73). Negli intervalli marnosi principalmente sono stati rinvenuti esemplari di ostracodi, di bivalvi, mentre in generale gli strati più calcarei sono ricchi in foraminiferi arenacei (Guerrera, 1977). Il secondo spezzone costituisce la sezione di Moria studiata dal punto di vista biostratigrafico e geochimico da Deino et al. (in stampa). Presenta uno spessore di circa 100 metri di cui solo i primi 20 metri, in base al limite superiore da essi adottato ("Livello Piero della Francesca") appartengono al Bisciaro. In questa sede abbiamo preferito seguire il criterio di Guerrera (1977) per suddividere la formazione. A nostro parere la definizione di un limite stratigrafico superiore rapresentato da un sottilissimo (almeno in questa sezione) livello ricco in biotite, difficile da riconoscere in campagna e intercalato in un intervallo marnoso caratterizzato da facies del tutto analoghi sopra e sotto il livello, non ci sembra molto attendibile. Inoltre un limite di questo genere non ha valenza cartografica. Dal basso verso l'alto si riconoscono: - 11 metri di strati calcarei prevalenti spessi da 5 a 25 cm intercalanti sottili ed occasionali livelli vulcanocla-stici ocracei. Gli ultimi 4 metri dell'intervallo conten-gono interstrati marnosi spessi fino a 45 cm di color grigio-bruno. - 48 metri di marne azzurrognole in strati spessi 10-15 cm a cui si intercalca alla base uno strato calcareo-marnoso spesso 10 cm. Al 20 metro dalla base della sezione è individuabile l'oriz-zonte guida "Livello Piero della Francesca" rappresen-tato da un straterello vulcanoclastico grigio-nerastro eccezionalmente ricco di lamelle millimetriche di biotite. Questo straterello, se si fa particolare attenzione, separa delle marne che sono di colore più verdognolo appartenenti all'intervallo sottostante da altre più azzurrognole. Questo aspetto è forse legato alla presenza di microscopici ma abbondanti minerali di biotite dispersi nei litotipi marnosi stessi.

- 33 metri rappresentate da alternanze abbastanza regolari di calcari marnosi ricchi in radiolari e per questo molto competenti in strati spessi 10-25 cm e marne (foto n° 74 e 75), marne argillose grigio-azzurrognole in strati spessi 10-15 cm contenenti la farina fossile (tripoli) riconosciuta da Guerrera (1977). Si intercalano frequenti livelli vulcanoclastici ocracei spessi da 1 a 3-4 cm. Talora è possibile riconoscere anche nuclei elissoidali di dimensioni centimetriche rappresentati a concrezioni sulfuree derivanti dall'alterazione di materiale vulcanogeno. Il limite superiore della formazione da noi considerato è di tipo transizionale ed è rappresentato da un incremento graduale, anche se in pochi metri della percentuale marnosa nelle litofacies. Nella sezione il limite non è ben rappresentato essendo presente una copertura di pochi metri. I fossili rinvenuti in questo secondo spezzone, mediante una indagine speditiva, sono rappresentati da ostracodi, piccoli pteropodi, occasionali spicole di pugna, echinodermi e frammenti di bivalvi. Nei litotipi calcarei più competenti, è visibile con la lente un'abbondanza di radiolari, apparentemente meno diffusi nelle altre posizioni stratigrafiche. Comuni sono invece i foraminiferi arenitici mentre rare sono le tracce di bioturbazione.

Schlier

Corrisponde alla parte terminale della sezione di Moria ed è rappresentati da: - 2,5 metri di marne azzurrognole in strati spessi 5-10 cm prive di livelli vulcanogenici. Dopo una copertura di pochi metri si rinvengono: - 6 metri di marne grigio-azzurrognole in strati spessi 5-10 cm a cui si intercalano occasionali strati calcareo-marnosi di aspetto nodulare e colore grigio-beige in strati spessi circa 10 cm. Si riconoscono anche occasionali noduli ed argille vulcanogeniche. - 12 metri di marne azzurrognole prevalenti, in strati dello spessore di 10-15 cm.

Marnoso-arenacea

La formazione affiora male ed in maniera estremamente discontinua nei settori sud-occidentali dell'area rilevata. Non è per questo possibile descrivere, come è accaduto per le altre formazioni, una o più sezioni rappresentative dell'unità. Le poche informazioni, comunque significative al fine di conoscere l'evoluzione complessiva della sedimentazione torbiditica della formazione, sono state ricavate da uno studio stratigrafico condotto durante il rilevamento ed eseguito seguendo alcuni tracciati più agevoli in direzione NE-SW a partire dall'abitato di Caiserra.

Questo studio ha permesso di delineare i caratteri generali della successione sedimentaria della formazione che, dal basso verso l'alto è caratterizzata da: - circa 150 metri di strati torbiditici spessi 40-100 fino a 150 cm rappresentati per il 60% da tutti gli intervalli di Bouma, e per il 40% dai primi 3 intervalli (Ta, Tb, Tc). In genere l'intervallo Ta è rappresentato da areniti beige di spessore variabile da 10 a 60 cm e che, da un'indagine speditiva effettuata mediante una lente 10x, possono essere riferite a litareniti e raramente ad arkose. Gli strati di spessore maggiore sono localizzati alla base di questa prima successione e tendono con una certa progressione a diminuire verso l'alto; - circa 60 metri di strati torbiditici spessi da 20 a 70 cm, più marnosi (rapporto S/P minore) in generale rispetto all'intervallo sottostante e di spessore progressivamente inferiore. I valori minori di spessore degli strati torbiditici sono localizzati nella porzione sommitale dell'intervallo, al passaggio ovunque non ben rappresentato, ma secondo i nostri dati, graduale all'aumento della componente marnosa rispetto ai sempre più sottili strati arenitici. Le impronte delle basali degli strati arenitici sono rappresentati da flute-cast e da groove-cast larghi 2-5 cm e lunghi poche decine di cm ed indicano direzioni di trasporto da parte delle paleocorrenti, verso NW e verso SE. Molto diffusa è anche la bioturbazione degli stessi strati, rappresentata da abbondanti piste di limivori che mostrano una sezione in genere non superiore al centimetro.

Marnoso Arenacea - Unità di Monte Vicino (Tortoniano inf.-base del Tortoniano medio)

L'unità affiora in una fascia stretta ed allungata (sinclinale di Monte Vicino) ed è costituita da differenti associazioni litologiche variamente alternate. La predominanza di alcune rispetto ad altre permette di dividere l'unità in tre membri che dal basso verso l'alto sono:

I) Membro marnoso-pelitico inferiore (foto n° 76): è' caratterizzato da fitte alternanze di marne argillose con una certa variabile componente siltosa, di colore in genere grigio scuro, in strati spessi da 3 a 5 cm, intercalanti strati arenitici beige anche questi con una certa componente siltosa, di spessore variabile da 5 a 15-25 cm, talora a laminazione pianoparallela e/o ondulata.

Gli intervalli arenitici divengono più frequenti e spessi verso il limite superiore del membro, collocato alla base del primo strato arenitico spesso 45 cm amalgamato.

II) Membro arenaceo (foto n°77): è rappresentatoda areniti prevalenti di colore giallo-beige in strati di spessore variabile da 25 a circa 140 cm senza una evidente gradazione, ma con percepibili laminazioni piano parallele e convoluta. Le areniti sono separate da straterelli marnosi ed argillosi analoghi a quelli del membro sottostante.
(A ~ 70 %, con A = arenite);

III) Membro marnoso-pelitico superiore: è visibile in pochi, piccoli affioramenti localizzati nella porzione nord-occidentale del nucleo della sinclinale di Monte Vicino. Per quanto si è verificato è possibile notare litofacies del tutto analoghe a quelle del Membro sottostante. Il limite inferiore di questo membro non è affiorante. Quest'ultima osservazione porta a concludere che in effetti il membro centrale rappresenti un i ntervallo in cui il contributo sedimentario era essenzialmente arenitico (maggiori apporti silicoclastici), nell'ambito di una sedimentazione marnoso-siltoso-arentica. Le rare impronte di fondo dei livelli arenitici indicano direzioni di flusso delle paleocorrenti sia verso NW che verso SE. Il limite inferiore delle Marne e Arenarie di Monte Vicino è stato definito dal passaggio da litotipi aventi 30% < A ? 40% e 40% < A < 70% della Marnoso-arenacea a litotipi con A ~ 30% dell'intervallo inferiore marnoso-pelitico del primo. Il limite non è comunque molto evidente ed è rappresentato dal passaggio dalle tipiche successioni torbiditiche della Marnoso-arenacea (base arenitica con evidenti impronte di fondo seguita da un intervallo marnoso tre quattro volte più spesso) ad una successione caratterizzata da fitte alternanze di areniti sottili e marne argilloso-siltose inconfondibili.

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