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Considerazioni paleogeografiche sul settore di Pieia-Fondarca:
un'ipotesi alternativa sull'evoluzione giurassica del settore
(fig. 32)
Calcari a Saccocoma ed Aptici
L'insieme delle informazioni descritte finora permette di delineare
con precisione le modalità evolutive del margine di Pieia-Fondarca
(vedi anche Alvarez et al., 1989 e Cecca et al., 1990). Il prisma
conglomeratico posto in contatto discordante sopra la Corniola
equivalente (sezione di Fondarca) rappresenta la prova certa di
un drastico assestamento tettonico oppure di un importante controllo
morfologico sulla sedimentazione locale, avvenuto al passaggio
Carixiano-Domeriano. I clasti costituenti l'accumulo detritico
ed i massi di Calcare Massiccio rinvenuto all'interno del conglomerato
prevedono, come affermato da Cecca et al. (1990), l'esistenza
di una paleoscarpata soggetta a fenomeni di crollo oltreché luogo
di debris e grain flow e, naturalmente, di una area ribassata
ove si depositasse il materiale di cui sopra. Questa paleoscarpata
sarebbe connessa, secondo Cecca et al. (1990) e Alvarez et al.
(1989), con una paleofaglia (attualmente coperta dai sedimenti
più recenti) di rigetto stimato intorno ai 100 metri . Naturalmente
la paleofaglia connessa con il deposito detritico di cui sopra
è successiva alla prima, posta più a sud-est e di rigetto notevolmente
maggiore. Questa evidenza è dimostrata dall'età dei sedimenti
bacinali rappresentati nelle successioni della sezione del Bosso
(Corniola per la prima faglia) e della sezione di Fondarca (base
del conglomerato per la seconda faglia). La continuità laterale
della sequenza silicea sovrastante sembrerebbe indicare che il
piano ribassato (gradino morfo-tettonico o morfologico che fosse)
doveva presumibilmente essere suborizzontale. La presenza nel
settore del Bosso di abbondanti risedimenti coevi in corrispondenza
del passaggio Rosso Ammonitico/ Marne a Posidonia e per buona
parte di quest'ultima, testimonia inoltre che il margine in questione,
per tutto il periodo in cui si ebbe la sedimentazione della sequenza
silicea, si comportò come settore di passaggio dei sedimenti verso
i più profondi settori bacinali (by-pass). Di fondamentale importanza,
nell'ambito della interpretazione dell'evoluzione successiva del
margine, è il "corpo carbonatico" sovrastante. La grande quantità
di materiali risedimentati e di slumps, nonché il forte incremento
di spessore visibile confrontando le sezioni di Pieia cava e Pieia
strada indicano che il margine in questione divenne successivamente
di tipo accrezionale (Cecca et al., 1990). I risultati ottenuti
da recenti studi, su problematiche del tutto analoghe a quelle
inerenti il settore in esame, tendono a dare maggior peso all'ipotesi
di un sostanziale controllo morfologico sulla sedimentazione giurassica.
Molte situazioni allora interpretate come conseguenze di importanti
assestamenti tettonici, possono essere invece meglio spiegate
affidandosi ad un'attenta interpretazione della paleogeografia
dell'originario ambiente di sedimentazione. Il settore di Pieia-Fondarca
ad esempio, secondo i dati ricavati dal rilevamento geologico,
potrebbe non essere stato luogo dello sviluppo di un gradino morfologico
ribassato, nonostante la evidente costanza degli spessori della
successione silicea.
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Il prisma conglomeratico di cui si è più volte parlato potrebbe
in effetti essere il risultato essenzialmente di una serie di
fenomeni franosi più o meno importanti, certamente connessi con
fenomeni tellurici anche locali, in un contesto di grande instabilità
tettonica. Il fatto in particolare che il conglomerato sia in
realtà rappresentato da una successione di bancate decimetriche
e metriche di materiale clastico, in gran parte costituito da
noduli di Rosso Ammonitico equivalente oltreché di "Calcare Massiccio",
non fa che confermare l'ipotesi di una genesi legata a più processi
gravitativi di "lieve" entità piuttosto che ad un importante assestamento
paleostrutturale connesso con la creazione di un altopiano ribassato.
La particolare giacitura degli strati del Calcare Massiccio del
Monte Nerone in questo settore, con immersione verso SE, favorisce
ulteriormente l'ipotesi di meccanismi di rimobilitazione sinsedimetaria
del materiale depositatosi in posizioni non certo stabili. Un
ulteriore elemento di conferma di questa ipotesi è rappresentato
dall'esistenza, ad E-SE di Pian del Sasso di residui tasche di
litofacies di successioni di PCP e di diffusi contatti diretti
tar Maiolica e Calcare Massiccio del Monte Nerone. Queste tracce
sono indicative di avvenuti processi di rimobilitazione di sedimenti
che, in depostisi in condizioni proibitivi non potevano che scivolare
verso posizioni più profonde. Sono così spiegabili anche i pebbly
mudstones e gli slumps costituiti da litofacies appartenenti al
Bugarone superiore rinvenuti nel "corpo carbonatico" dei Calcari
a Saccocoma ed Aptici della sezione di Fondarca. Questi depositi
potrebbero essere il risultato di processi di risedimentazione
legati ad una conformazione paleomorfologica mantenutasi instabile
per tutto i Giurassico. Ulteriori studi permetteranno di delineare
con maggior accuratezza la distribuzione spaziale delle facies
in questo settore e , di conseguenza, permetteranno di chiarire
anche l'evoluzione paleogeografica subìta dallo stesso durante
i Giurassico.
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