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Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Bibliografia
Tabella 1
 
FOTOGRAFIE
 
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Capitolo 3

Calcare Massiccio del Burano

La Formazione affiora esclusivamente lungo il tratto in cui il Fiume Burano incide il nucleo dell'Anticlinale di Monte Nerone e presenta delle buone esposizioni lungo la strada Flaminia (foto n° 1), lungo l'attuale letto del fiume, lungo i corsi secondari affluenti del Burano, ben visibili per il particolare carattere a "gola" degli stessi. Buoni affioramenti anche se non raggiungibili e studiabili con facilità sono presenti nelle scarpate del corso principale, mentre l'affioramento più caratteristico è presente nella cava attiva di estrazione di Pontalto. Per la descrizione dei vari affioramenti si rimanda alla carta geologica, dove questi sono evidenziati, e soprattutto alle schede di campagna allegate alla tesi. Il Calcare Massiccio del Burano ha uno spessore stimato di circa 50 metri ed è costituito nella sua posizione inferiore da bancate spesse da 3 m fino ad un massimo di circa 6 m. I calcari sono essenzialmente biomicritici e presentano una colorazione biancastra (foto n° 2) con tonalità beige e talora rosate per la dolomitizzazione che spesso interessa diffusamente le litofacies. Uno studio di dettaglio dei litotipi consente di riconoscere clasti di dimensione variabile in genere millimetrici, spesso di incerta identificazione, riferibili in gran parte a frammenti più o meno grossolani di apparati corallini, di gusci di bivalvi e di brachiopodi distribuiti in maniera eterogenea nella roccia. Talora si possono incontrare resti ben conservati di echinodermi che sezionati mostrano una estesa ricristallizzazione contraddistinta dalla presenza di cristalli di calcite talora di dolomite (cristalli più bruni che dànno alla superficie il tipico aspetto granulare). La porzione sommitale dell'unità è caratterizzata da una stratificazione non solo più frequente, tanto da essere rappresentata da strati spessi da 2-3 m fino a meno di 50 cm, ma anche più definita rispetto alla porzione sottostante: i giunti di stratificazione meglio distinguibili, separano strati sempre più biomicritici (foto n° 2). Le superfici di strato mostrano noduli algali, di dimensioni variabili da meno di 1 cm a 2-3 cm, che in alcuni casi (vedi lungo il letto del Fiume Burano) si addensano e forniscono un aspetto "mammellonare" alle superfici stesse. Foto n° 2 - Passaggio transizionale tra il Calcare Massiccio del Burano e la successiva Corniola (Cava di Pontalto). Analizzando con una lente (10 x e 20 x) al taglio fresco le sezioni dei noduli si può notare come attorno ad un nucleo rappresentato da un microframmento di guscio (di Coralli e di Bivalvi secondo Centamore et al., 1971) si riconoscano più strie di accrescimento ad andamento irregolare spesso disturbate da una parziale, talora totale, ricristallizzazione da calcite e dolomite.

Calcare Massiccio del Monte Nerone

Gli estesi affioramenti presenti nella località omonima sviluppati sia in senso verticale che laterale permettono accurati studi litostratigrafici (foto n° 3). Per la descrizione dei principali caratteri di ciascuno di questi si rimanda alle schede allegate. La formazione è divisibile in due intervalli: inferiore e superiore. L'intervallo inferiore equivalente al membro inferiore di Centamore e Micarelli (1989), corrispondente al Calcare Massiccio A di Centamore et al. (1971), è il più esteso. É caratterizzato dalla presenza di una successione di banconi calcarei spessi da 1 a 5 metri (foto n° 4) contenenti ooliti, oncoliti e resti fossili. Le ooliti si presentano come granuli sferici di dimensioni inferiori a 1 mm originatisi in genere per accrescimento corticale appena accennato, a partire da microframmenti bioclastici o da minuti minerali non ben identificabili. Alternati a questi, si riconoscono spettacolari livelli costituiti quasi essenzialmente da oncoidi (oncoliti algali) di dimensioni variabili da 1 a 6 cm. Un'evidente superficie di strato è esposta lungo la strada che sale dall'abitato di Pieia verso la cima del Monte Nerone, di fronte ad una vecchia mulattiera, nei pressi del Sasso della Rocca (foto n° 5), mentre ancora oltre, dopo la curva immediatamente successiva, lungo il cigliodella strada si può seguire un bancone molto alterato e disgregato che mostra una sorprendente concentrazione in oncoidi
(foto n° 6). Dalla sezione di questi granuli è ben visibile la laminazione concentrica che procede dal nucleo, spesso identificabile come un minuto frammento di guscio, verso l'esterno. Gli oncoidi sono in genere cemento-sostenuti e sono spesso associati a bioclasti di vario genere: frammenti di bivalvi e resti di echinodermi (i radioli sono sparsi nella roccia) e ancora frammenti di coralli, piccoli gasteropodi riempiti di calcite spatica e brachiopodi. Talora la litofacies oolitica risulta prevalente all'interno del bancone, altre volte sono gli oncoidi gli unici, essenziali costituenti dello stesso. Non sono state riconosciute, se non come scarsi accenni, litofacies stromatolitiche, presenti altrove (Monte Catria), e rappresentative di un ambiente di sedimentazione di piana intertidale-subtidale (Centamore e Micarelli, 1990; Passeri, 1972). Una caratteristica interessante visibile con una certe frequenza in corrispondenza dei migliori affioramenti è la presenza di sottili (1-2 mm di spessore) spalmature brunastre costituite da materiale argilloso, il cui andamento è irregolare e discontinuo.

Lungo il percorso Bani n°29 (Bani, 1989), poco oltre il ponte naturale caratteristico della località di Fondarca, è riconoscibile un sistema di filoni sedimentari orientati circa N20E e interpretati da Cecca et al. (1990) come riempimenti di crepacci aperti nel Pliensbachiano entro il Calcare Massiccio del Monte Nerone. I riempimenti sono costituiti da micriti rosate contenenti abbondanti foraminiferi bentonici, resti di echinodermi, minuti gasteropodi, ostracodi e frammenti di valve visibili come resti filamentosi in sezione trasversali al piano di distribuzione dei gusci. L'intervallo superiore
(figura n° 7) del Calcare Massiccio del Monte Nerone, corrispondente al secondo membro di Centamore e Micarelli (1986), al Calcare Massiccio B di Centamore et al. (1969, 1971) ed alla Barra oolitica di Colacicchi e Pialli (1974), presenta caratteri ben differenti da quelli dell'intervallo sottostante: a) litofacies quasi esclusivamente biodetritiche a grana talora anche grossolana a cui è associata, nella porzione superiore, al limite con la unità sovrastante della Corniola-equivalente, una percentuale maggiore di micrite; b) in alcuni livelli è possibile riconoscere delle strutture di laminazione pianoparallela, più raramente ondulata, e delle strutture da disseccamento; c) sono del tutto assenti i livelli ad oncoidi molto comuni nell'intervallo sottostante. L'intervallo è costituito da livelli spessi 50-70 cm fino a più di 1 metro ed è caratterizzato da un passaggio graduale con l'intervallo sottostante che, com'è stato descritto, si presenta in bancate di spessore variabile spesse fino a 3 m. Il passaggio è inoltre caratterizzato da un incremento significativo della componente detritica e dalla grande diffusione della litofacies oolitica. Gli strati contengono una ricca associazione fossilifera, in genere allo stato bioclastico, rappresentata resti di bivalvi, spicole di spugna, minuti frammenti di echinodermi e di coralli, piccoli gasteropodi. Con una lente 10x è possibile riconoscere foraminiferi arenacei. Anche nel Calcare Massiccio del Monte Nerone è molto diffusa la dolomitizzazione che dà l'aspetto granulare alla litologia e che maschera le strutture sedimentarie presenti.

Confronto tra il Calcare Massiccio del Burano e il Calcare Massiccio del Monte Nerone e considerazioni paleoambientali

Dall'insieme dei dati esposti nella descrizione stratigrafica precedente emergono alcune evidenze utili a potere delineare un confronto tra le litofacies delle due unità di tipo "Calcare Massiccio": 1) Il Calcare Massiccio del Monte Nerone è suddivisibile, in base ad evidenti differenze nelle litofacies più rappresentative, in due intervalli. Quello inferiore riflette una sedimentazione ciclica, anche se non molto evidente rispetto ad altre zone dell'Appennino Umbro-Marchigiano, legata alle oscillazioni delle condizioni di sedimentazione in relazione all'energia ed alla profondità delle acque. La presenza di livelli costituiti da ooliti, oncoidi, bioclasti, strutture da disseccamento, e rare stromatoliti, presuppongono oscillazioni da condizioni subtidali-tidali ad intertidali. L'intervallo superiore registra di fatto un cambiamento nelle condizioni ambientali, sempre di acque poco profonde, ma di alta energia come indica la presenza di facies essenzialmente bioclastiche ed oolitiche. L'assenza di facies lagunari dimostra comunque la continua comunicazione dell'area produttiva con il mare aperto.

Il Calcare Massiccio del Burano non presenta strutture sedimentarie che facciano presupporre l'esistenza di una ciclicità nella sedimentazione, se non altro paragonabile a quella del primo intervallo del Calcare Massiccio del Monte Nerone. Le litofacies sono più micritiche soprattutto nella parte sommitale, al passaggio (graduale) con la Corniola. 2) L'abbondante componente bioclastica del Calcare Massiccio del Burano rispetto al coevo intervallo inferiore del Calcare Massiccio del Monte Nerone, può essere interpretata con la presenza di consistenti differenze batimetriche tra i due settori. In particolare la presenza di alghe calcaree e di molluschi allo stato frammentario prevede meccanismi di rimozione dall'area originaria (vedi anche Centamore et al., 1971). Il materiale bioclastico doveva essere presumibilmente il risultato del trasporto da zone adiacenti più rilevatee in particolare l'area del Monte Nerone pare la più probabile. Anche la presenza dei frequenti resti di crinoidi sono da associare probabilmente alla mobilitazione a partire da habitat localizzati in aree di scarpata a debole pendenza più rilevate. In conclusione l'area di sedimentazione del Calcare Massiccio del Monte Nerone doveva quasi certamente essere meno profonda rispetto a quella del Calcare Massiccio del Burano. 3) L'estensione temporale del Calcare Massiccio del Monte Nerone è maggiore di quella relativa al Calcare Massiccio del Burano. Questa semplice considerazione ha di fatto una importanza essenziale perchè presuppone un periodo di produttività carbonatica più prolungato nel settore del Monte Nerone (come in genere negli alti strutturali del Dominio Umbro-Marchigiano). Questo mantenne di fatto i caratteri di Piattaforma Peritidale produttiva fino al Carixiano inferiore, mentre nel settore del Burano, già a partire dal Sinemuriano inferiore, si registra il passaggio definitivo a condizioni sedimentazione pelagica con la Corniola.

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