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Capitolo 3
Calcare Massiccio del Burano
La Formazione affiora esclusivamente lungo il tratto in cui il
Fiume Burano incide il nucleo dell'Anticlinale di Monte Nerone
e presenta delle buone esposizioni lungo la strada Flaminia (foto
n° 1), lungo l'attuale letto del fiume, lungo i corsi
secondari affluenti del Burano, ben visibili per il particolare
carattere a "gola" degli stessi. Buoni affioramenti anche se non
raggiungibili e studiabili con facilità sono presenti nelle scarpate
del corso principale, mentre l'affioramento più caratteristico
è presente nella cava attiva di estrazione di Pontalto. Per la
descrizione dei vari affioramenti si rimanda alla carta geologica,
dove questi sono evidenziati, e soprattutto alle schede di campagna
allegate alla tesi. Il Calcare Massiccio del Burano ha uno spessore
stimato di circa 50 metri ed è costituito nella sua posizione
inferiore da bancate spesse da 3 m fino ad un massimo di circa
6 m. I calcari sono essenzialmente biomicritici e presentano una
colorazione biancastra (foto
n° 2) con tonalità beige e talora rosate per la dolomitizzazione
che spesso interessa diffusamente le litofacies. Uno studio di
dettaglio dei litotipi consente di riconoscere clasti di dimensione
variabile in genere millimetrici, spesso di incerta identificazione,
riferibili in gran parte a frammenti più o meno grossolani di
apparati corallini, di gusci di bivalvi e di brachiopodi distribuiti
in maniera eterogenea nella roccia. Talora si possono incontrare
resti ben conservati di echinodermi che sezionati mostrano una
estesa ricristallizzazione contraddistinta dalla presenza di cristalli
di calcite talora di dolomite (cristalli più bruni che dànno alla
superficie il tipico aspetto granulare). La porzione sommitale
dell'unità è caratterizzata da una stratificazione non solo più
frequente, tanto da essere rappresentata da strati spessi da 2-3
m fino a meno di 50 cm, ma anche più definita rispetto alla porzione
sottostante: i giunti di stratificazione meglio distinguibili,
separano strati sempre più biomicritici (foto n° 2). Le superfici
di strato mostrano noduli algali, di dimensioni variabili da meno
di 1 cm a 2-3 cm, che in alcuni casi (vedi lungo il letto del
Fiume Burano) si addensano e forniscono un aspetto "mammellonare"
alle superfici stesse. Foto
n° 2 - Passaggio transizionale tra il Calcare Massiccio
del Burano e la successiva Corniola (Cava di Pontalto). Analizzando
con una lente (10 x e 20 x) al taglio fresco le sezioni dei noduli
si può notare come attorno ad un nucleo rappresentato da un microframmento
di guscio (di Coralli e di Bivalvi secondo Centamore et al., 1971)
si riconoscano più strie di accrescimento ad andamento irregolare
spesso disturbate da una parziale, talora totale, ricristallizzazione
da calcite e dolomite.
Calcare Massiccio del Monte Nerone
Gli estesi affioramenti presenti nella località omonima sviluppati
sia in senso verticale che laterale permettono accurati studi
litostratigrafici (foto
n° 3). Per la descrizione dei principali caratteri
di ciascuno di questi si rimanda alle schede allegate. La formazione
è divisibile in due intervalli: inferiore e superiore. L'intervallo
inferiore equivalente al membro inferiore di Centamore e Micarelli
(1989), corrispondente al Calcare Massiccio A di Centamore et
al. (1971), è il più esteso. É caratterizzato dalla presenza di
una successione di banconi calcarei spessi da 1 a 5 metri (foto
n° 4) contenenti ooliti, oncoliti e resti fossili. Le
ooliti si presentano come granuli sferici di dimensioni inferiori
a 1 mm originatisi in genere per accrescimento corticale appena
accennato, a partire da microframmenti bioclastici o da minuti
minerali non ben identificabili. Alternati a questi, si riconoscono
spettacolari livelli costituiti quasi essenzialmente da oncoidi
(oncoliti algali) di dimensioni variabili da 1 a 6 cm. Un'evidente
superficie di strato è esposta lungo la strada che sale dall'abitato
di Pieia verso la cima del Monte Nerone, di fronte ad una vecchia
mulattiera, nei pressi del Sasso della Rocca (foto
n° 5), mentre ancora oltre, dopo la curva immediatamente
successiva, lungo il cigliodella strada si può seguire un bancone
molto alterato e disgregato che mostra una sorprendente concentrazione
in oncoidi
(foto n° 6).
Dalla sezione di questi granuli è ben visibile la laminazione
concentrica che procede dal nucleo, spesso identificabile come
un minuto frammento di guscio, verso l'esterno. Gli oncoidi sono
in genere cemento-sostenuti e sono spesso associati a bioclasti
di vario genere: frammenti di bivalvi e resti di echinodermi (i
radioli sono sparsi nella roccia) e ancora frammenti di coralli,
piccoli gasteropodi riempiti di calcite spatica e brachiopodi.
Talora la litofacies oolitica risulta prevalente all'interno del
bancone, altre volte sono gli oncoidi gli unici, essenziali costituenti
dello stesso. Non sono state riconosciute, se non come scarsi
accenni, litofacies stromatolitiche, presenti altrove (Monte Catria),
e rappresentative di un ambiente di sedimentazione di piana intertidale-subtidale
(Centamore e Micarelli, 1990; Passeri, 1972). Una caratteristica
interessante visibile con una certe frequenza in corrispondenza
dei migliori affioramenti è la presenza di sottili (1-2 mm di
spessore) spalmature brunastre costituite da materiale argilloso,
il cui andamento è irregolare e discontinuo.
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Lungo il percorso Bani n°29 (Bani, 1989), poco oltre il ponte
naturale caratteristico della località di Fondarca, è riconoscibile
un sistema di filoni sedimentari orientati circa N20E e interpretati
da Cecca et al. (1990) come riempimenti di crepacci aperti nel
Pliensbachiano entro il Calcare Massiccio del Monte Nerone. I
riempimenti sono costituiti da micriti rosate contenenti abbondanti
foraminiferi bentonici, resti di echinodermi, minuti gasteropodi,
ostracodi e frammenti di valve visibili come resti filamentosi
in sezione trasversali al piano di distribuzione dei gusci. L'intervallo
superiore
(figura n° 7)
del Calcare Massiccio del Monte Nerone, corrispondente al secondo
membro di Centamore e Micarelli (1986), al Calcare Massiccio B
di Centamore et al. (1969, 1971) ed alla Barra oolitica di Colacicchi
e Pialli (1974), presenta caratteri ben differenti da quelli dell'intervallo
sottostante: a) litofacies quasi esclusivamente biodetritiche
a grana talora anche grossolana a cui è associata, nella porzione
superiore, al limite con la unità sovrastante della Corniola-equivalente,
una percentuale maggiore di micrite; b) in alcuni livelli è possibile
riconoscere delle strutture di laminazione pianoparallela, più
raramente ondulata, e delle strutture da disseccamento; c) sono
del tutto assenti i livelli ad oncoidi molto comuni nell'intervallo
sottostante. L'intervallo è costituito da livelli spessi 50-70
cm fino a più di 1 metro ed è caratterizzato da un passaggio graduale
con l'intervallo sottostante che, com'è stato descritto, si presenta
in bancate di spessore variabile spesse fino a 3 m. Il passaggio
è inoltre caratterizzato da un incremento significativo della
componente detritica e dalla grande diffusione della litofacies
oolitica. Gli strati contengono una ricca associazione fossilifera,
in genere allo stato bioclastico, rappresentata resti di bivalvi,
spicole di spugna, minuti frammenti di echinodermi e di coralli,
piccoli gasteropodi. Con una lente 10x è possibile riconoscere
foraminiferi arenacei. Anche nel Calcare Massiccio del Monte Nerone
è molto diffusa la dolomitizzazione che dà l'aspetto granulare
alla litologia e che maschera le strutture sedimentarie presenti.
Confronto tra il Calcare Massiccio del Burano e il Calcare
Massiccio del Monte Nerone e considerazioni paleoambientali
Dall'insieme dei dati esposti nella descrizione stratigrafica
precedente emergono alcune evidenze utili a potere delineare un
confronto tra le litofacies delle due unità di tipo "Calcare Massiccio":
1) Il Calcare Massiccio del Monte Nerone è suddivisibile, in base
ad evidenti differenze nelle litofacies più rappresentative, in
due intervalli. Quello inferiore riflette una sedimentazione ciclica,
anche se non molto evidente rispetto ad altre zone dell'Appennino
Umbro-Marchigiano, legata alle oscillazioni delle condizioni di
sedimentazione in relazione all'energia ed alla profondità delle
acque. La presenza di livelli costituiti da ooliti, oncoidi, bioclasti,
strutture da disseccamento, e rare stromatoliti, presuppongono
oscillazioni da condizioni subtidali-tidali ad intertidali. L'intervallo
superiore registra di fatto un cambiamento nelle condizioni ambientali,
sempre di acque poco profonde, ma di alta energia come indica
la presenza di facies essenzialmente bioclastiche ed oolitiche.
L'assenza di facies lagunari dimostra comunque la continua comunicazione
dell'area produttiva con il mare aperto.
Il Calcare Massiccio del Burano non presenta strutture sedimentarie
che facciano presupporre l'esistenza di una ciclicità nella sedimentazione,
se non altro paragonabile a quella del primo intervallo del Calcare
Massiccio del Monte Nerone. Le litofacies sono più micritiche
soprattutto nella parte sommitale, al passaggio (graduale) con
la Corniola. 2) L'abbondante componente bioclastica del Calcare
Massiccio del Burano rispetto al coevo intervallo inferiore del
Calcare Massiccio del Monte Nerone, può essere interpretata con
la presenza di consistenti differenze batimetriche tra i due settori.
In particolare la presenza di alghe calcaree e di molluschi allo
stato frammentario prevede meccanismi di rimozione dall'area originaria
(vedi anche Centamore et al., 1971). Il materiale bioclastico
doveva essere presumibilmente il risultato del trasporto da zone
adiacenti più rilevatee in particolare l'area del Monte Nerone
pare la più probabile. Anche la presenza dei frequenti resti di
crinoidi sono da associare probabilmente alla mobilitazione a
partire da habitat localizzati in aree di scarpata a debole pendenza
più rilevate. In conclusione l'area di sedimentazione del Calcare
Massiccio del Monte Nerone doveva quasi certamente essere meno
profonda rispetto a quella del Calcare Massiccio del Burano. 3)
L'estensione temporale del Calcare Massiccio del Monte Nerone
è maggiore di quella relativa al Calcare Massiccio del Burano.
Questa semplice considerazione ha di fatto una importanza essenziale
perchè presuppone un periodo di produttività carbonatica più prolungato
nel settore del Monte Nerone (come in genere negli alti strutturali
del Dominio Umbro-Marchigiano). Questo mantenne di fatto i caratteri
di Piattaforma Peritidale produttiva fino al Carixiano inferiore,
mentre nel settore del Burano, già a partire dal Sinemuriano inferiore,
si registra il passaggio definitivo a condizioni sedimentazione
pelagica con la Corniola.
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