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Capitolo 2
Scaglia Bianca
(Albiano superiore p.p. - Turoniano inferiore p.p)
L'unità spessa da 50 a 70 m è rappresentata da una successione
regolare e monotona di calcari micritici biancastri generalmente
spessi da 10 a 15 cm, contenenti liste e noduli di selce nerastra.
Verso l'alto si rinvengono, sempre più frequentemente, sottili
livelletti di black-shales siltitici associati a radiolariti che
preannunciano l'evento anossico corrispondente all'orizzonte guida
"ittiolitico, radiolaritico e bituminoso" denominato Livello Bonarelli
dello spessore variabile da 45 a 200 cm (Centamore e Micarelli,
1991). Questo orizzonte guida costituito da peliti nerastre e
giallastre con siltiti ricchissime in Radiolari (Piergiovanni,
1989) è considerato dalla gran parte della letteratura geologica
il prodotto di un Evento Anossico Oceanico a carattere globale
(Schlanger e Jenkyns, 1976), quindi non limitato al Bacino di
sedimentazione Umbro-Marchigiano. Ultimamente si tende inoltre
ad ammettere, in accordo con Piergiovanni (1989), che in realtà
l'orizzonte non sia da attribuire ad un evento anossico drastico.
I dati lito-biostratigrafici relativi al "Livello Bonarelli" propendono
per una evoluzione graduale dell'ambiente deposizionale della
Scaglia Bianca nel Cenomaniano superiore (Arthur e Premoli Silva,
1982; Montanari et al., 1989; Parisi et al., 1989) verso l'anossia
massima, così come per il ripristino delle originarie condizioni
in maniera ancora graduale (Piergiovanni, 1989) Talora nella parte
bassa e nella parte superiore di questa unità, forse per effetto
di temporanee condizioni diagenetiche ossidanti, si rinviene una
colorazione rosata nei calcari e nella selce (Centamore e Deiana,
1986). Il contenuto faunistico e floristico della Scaglia Bianca
è caratterizzato soprattutto da nannofossili calcarei, foraminiferi
planctonici, rari foraminiferi bentonici e Radiolari (Cresta et
al., 1989): ad eccezione dei Radiolari, molto abbondanti, nel
livello anossico la componente biotica e minima o assente.
Scaglia Rossa
(Turoniano inferiore p.p - Eocene medio p.p)
Il limite inferiore è posto in genere circa 8 metri sopra il
"Livello Bonarelli" in corrispondenza del primo strato calcareo
rosato con selce rossa, (Cresta et al., 1989). In molte località,
in realtà, tale comparsa è anticipata e può localizzarsi anche
al di sotto del livello suddetto per cui il criterio non ha certamente
valore univoco. Alvarez e Montanari (1989) hanno proposto come
criterio oggettivo per la definizione del limite superiore dell'unità,
la base del primo strato calcareo micritico e radiolaritico, ovvero
il tetto del "Livello Bonarelli". Un limite di questo tipo è facilmente
riconoscibile in campagna ed è quindi affidabile dal punto di
vista cartografico. L'unità, spessa da 200 a 400 m, è costituita
da calcari, calcari marnosi, marne calcaree in strati rossastri,
regolari e spessi da 10 a 15, fino a 25 cm e da locali sottili
livelli pelitici tutti di colore rosso, con liste e noduli di
selce rossa. In letteratura sono proposte molteplici suddivisioni
della formazione in membri: 1) Alvarez et al. (1987), Montanari
(1979) Alvarez e Montanari (1988) propongono una suddivisione
in 4 membri (calcareo selcifero inferiore, calcareo senza selce,
calcareo marnoso rosso senza selce, Calcareo selcifero superiore);
2) Centamore e Deiana (1986), Centamore e Micarelli (1991) propongono
la distinzione di tre membri: inferiore calcareo-selcifero, mediano
calcareo-marnoso e superiore calcareo-selcifero. Rimandando ai
riferimenti bibliografici per un approfondimento della descrizione
dei membri proponiamo in questa sede una descrizione generale
della formazione in accordo con i dati del progetto CARG. La formazione
può essere suddivisa complessivamente in due intervalli principali,
in base a caratteri litostratigrafici propri e ben distinti, di
estensione regionale. Il limite tra i due intervalli è posizionato
alla comparsa, abbastanza brusca, di più o meno spessi orizzonti
marnosi e marnoso-calcarei colorati da rosa a rosssastro. Nell'ambito
del primo intervallo rientrano i membri calcareo selcifero basale
e calcareo senza selce di Alvarez e Montanari (1988). Questi due
sono in genere separati da un intervallo marnoso di spessore variabile
da 2 a 7/8 metri. Gli strati micritici in genere, spessi da 10
a 30 cm, hanno una colorazione chiara, da rosa-arancione a baincastra,
e contengono selce spesso bancastra alla base, nelle vicinanze
del "Livello Bonarelli" e rossa in liste e noduli in numero e
spessore variabile maggiori alla base minori nella parte terminale
del membro. A partire da circa 1 metro al di sopra del "Livello
Bonarelli" in quasi tutte le sezioni stratigrafiche si registra
un'alternanza regolare tra calcari contenenti microfaune a Foraminiferi
plantonici ed interstrati a Radiolari. Questa sequenza ritmica
sembra essere legata alla variazione primaria dei componenti organogeni
del sedimento, connessa probabilmente a processi di upwelling
a loro volta controllati da variabili astronomiche a lungo termine
(precessione) ("productivity cycles" di Fischer, 1985 in Piergiovanni,
1989). Nel membro calcareo senza selce si possono riconoscere
in molte località dell'Appennino Umbro-Marchigiano degli orizzonti
detritici spessi da 40 a più di 1 metro, interpretati comunemente
come depositi originatici mediante meccanismi di flusso gravitativo
(torbiditi pelagiche e debris-flow) a partire da settori appartenenti
al Dominio-Laziale -Abruzzese (Colacicchi, 1986; Alvarez e Montanari,
1989).
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Nella porzione sommitale dell'intervallo inferiore,
in genere 1-10 metri sotto il limite superiore dello stesso, si
riconosce il limite Cretacico/Terziario (K/T). L'intervallo superiore
è rappresentato da una porzione basale (corrispondente al terzo
membro di Alvarez e Montanari, 1988) caratterizzata da alternanze
di spessi orizzonti marnosi rossastri e di strati micritici rosati
spessi da 10 a 25 cm. A questa segue una successione di calcari
micritici rosati con selce rossa, talora grigiastra, in liste
e noduli meno frequenti nella parte sommitale dell'intervalo e
di interstrati marnosi decimetrici rossastri o verdastri. La comparsa
della selce in noduli non è sempre costante ed isocrona a scala
regionale. La distinzione di Alvarez e Montanari (1988) e di Centamore
e Deiana (1986), in questo ultimo intervallo dei membri calcareo
marnoso rosso e calcareo selcifero superiore è attualmente in
discussione. Risulta dunque più oggettiva una tripartizione della
formazione. Il contenuto floristico e faunistico della formazione
è rappresentato essenzialmente da nannofossili calcarei e da foraminiferi
plantonici. Studi biostratigrafici sui microfossili correlati
alla zonazione paleomagnetica sono stati sviluppati in più parti
nell'Appennino Umbro-Marchigiano (Napoleone et al., 1983; Nocchi
et al., 1986; Alvarez, 1987; Napoleone, 1988). Molto comuni sono
le tracce di bioturbazione, meno gli slumps intraformazionali
talora di notevole spessore (Cresta et al., 1989; Centamore e
Micarelli, 1991).
Scaglia Variegata
(Eocene medio p.p - Eocene superiore p.p)
Il limite inferiore è posto in corrispondenza dell'ultimo livello
di selce rossa ed è marcato dalla comparsa di marne calcareee
cinereo-verdastre o rossastre e dalla graduale scomparsa dei calcari
e dei calcari-marnosi rossastri del tetto della Scaglia Rossa
(Guerrera et al., 1987; Parisi et al., 1988). L'unità è costituita
da calcari marnosi e da marne calcaree in strati da sottili a
medi (5-10 cm) di colore variabile da rossastro a grigio-verdastro.
In base ai caratteri litologici ed in particolar modo proprio
alla colorazio-ne predominante è talora possibile suddividere
la Formazione in tre litozone, in analogia a quanto è verificabile
nella sezione di Monte Cagnero, appartenente all'anticlinale di
Monte Montiego (Guerrera et al.,1987):a) "inferiore violaceo"
(spesso 50 m circa) caratterizzato da alternanze tra calcari marnosi
rosso-violacei-verdastro e di marne calcaree violacee a cui sono
talora associati locali straterelli calcarei bianco-rosati nella
prozione basale; b) "mediano grigio-ocraceo" (spesso circa 20
m) rappresentato da alternanze di calcari marnosi e marne calcaree
da giallastre a grigio-ocra in strati nettamente distinguibili;
c) "superiore rossastro" corrispondente agli ultimi 5 metri della
formazione e rappresentato ancora da marne calcaree analoghe a
quelle dell'intervallo precedente, di color rossastro. L'associazione
faunistica della formazione è rappresentata particolarmente da
nannofossili calcarei, foraminiferi plantonici e bentonici lo
studio dei quali ha permesso di fare precise suddivisioni bio-cronostratigrafiche.
In particolare la parte superiore dell'unità è stata luogo di
studi particolareggiati legati alla definizione del limite Eocene-Oligocene
(Lowrie et al., 1982; Nocchi et al., 1986, 1988; Premoli Silva
et al., 1988; Monechi, 1986; Guerrera et al., 1987; Parisi et
al., 1988). Lo spessore complessivo della Formazione varia da
20 a 75 metri.
Scaglia Cinerea
(Eocene sup. p.p - Aquitaniano inf.)
Il limite inferiore è posizionabile, in base ai dati proposti
da (Guerrera et al., 1987; Monaco et al., 1987), al tetto dell'ultimo
livello rosato o rossastro della Scaglia Variegata e alla base
del primo staterello grigiastro calcareo-marnoso Il limite non
deve essere confuso con gli occasionali e sottili livelli rosati
presenti nella parte inferiore della Scaglia Cinerea (Guerrera
et al., 1987). Recentemente su proposta di Montanari e Odin (1989)
e di Premoli Silva e Montanari (1989) la sezione di Massignano
(Ancona) è stata promossa a "Stratotipo Mondiale per il limite
Eocene -Oligocene". La presenza di biotite fra i depositi eo-oligocenici
dell'Appennino Umbro-Marchigiano è stata segnalata in alcune sezioni
(della Valle della Contessa, di Massignano, di Monte Cagnero)
(Lowrie et al., 1982; Montanari et al., 1985; Guerrera et al.,
1987). Questa, almeno nella sezione della Valle della Contessa
pare avere una diretta relazione con le fasi argillose sia della
Scaglia Variegata che della Scaglia Cinerea (Mattias et al., 1986,1987;
Mattias et al., 1989), cosicché la presenza delle concentrazioni
di minerali di biotite in alcuni sedimenti, ha reso possibile
la datazione radioisotopica dei sedimenti stessi. L'origine della
biotite è certamente vulcanica e contemporanea alla sedimentazione
(Montanari et al., 1985; Odin, 1985, Odin et al., 1988a) e l'omogeneità
del loro chimismo esclude meccanismi di mescolamento di generazioni
successive (Montanari, 1988; Deino et al. (1988). La Formazione
è costituita da calcari marnosi alla base e marne calcaree nella
parte alta, di colore costantemente grigio, eccetto che per le
sottili intercalazioni rosate di cui sopra. La stratificazione
irregolare, da sottile a media alla base, diviene più regolare
e sottile nella parte alta. Lo spessore è variabile fra 100 a
200 metri. Questa formazione è stata ed è oggetto di studi lito-biostratigrafici
in relazione all'Oligocene ed al limite tra Oligocene e Miocene
(Carloni (1962), Cati (1964), Bizon et al. (1979), Baumann (1970),
Baumann e Roth (1969).
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