HOMEPAGE
Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Bibliografia
Tabella 1
 
FOTOGRAFIE
 
LINK SPONSORIZZATI
 

Vuoi pubblicare un libro e non sai come fare?

Vuoi conoscere costi, tempi e avere informazioni tecniche per costruire il tuoi libro, il tuo opuscolo?

Affidati ad una società moderna, all'avanguardia per le sue tecnologie di stampa tradizionale OFFSET e DIGITALE che consentono di soddisfare qualunque utenza.

Visita il sito delle ARTI GRAFICHE EDITORIALI srl di Urbino!

AGE quando l'età fa cultura!

 
Studio Geologico DF di Davide Feduzi
 
KAUS, Centro internazionale di Incisione Artistica
 
Hostek.it: Il hosting frazionabile - All inclusive
 

Capitolo 2

Corniola
(Sinemuriano superiore - Toarciano basale)

La porzione basale della Corniola presso la cava di Pontalto mostra ancora notevole affinità con la porzione sommitale del Calcare Massiccio del Burano in termini di carattere clastico delle litofacies e di spessore degli strati (da 50 a 200 cm): questo aspetto fa si che il limite inferiore della stessa debba essere considerato graduale e coincidente con una porzione di successione spessa circa 15 metri nella quale si assiste ad una diminuzione degli spessori degli strati associata ad un aumento della componente micritica dei litotipi (Centamore et al., 1971). La base della Corniola affiora anche nel settore del Bosso a partire dalla porzione relativa al Sinemuriano sommitale, Zona a Turneri (Cecca et al., 1990). Qui ha un carattere molto più detritico rispetto al settore del Burano (Centamore et al., 1971): essendo più abbondanti i livelli slumpizzati, i depositi torbiditici e da debris-flow (Cecca et al., 1990). Queste caratteristiche sono dovute alla vicinanza con l'alto strutturale del Monte Nerone che forniva periodicamente materiale clastico che risedimentava per ricaduta nel settore adiacente del Bosso (Centamore et al., 1971). L'orientamento delle pieghe degli slumps prevede anche una provenienza "opposta" a quella del Monte Nerone (rispetto al settore del Bosso), legata ad una debole immersione verso NW del fondale marino facente parte integrante del blocco di Monte Acuto (Cecca et al., 1990). Nel periodo in cui la sedimentazione della Corniola era già in atto infatti, il settore del Monte Nerone non aveva ancora subìto l'annegamento che aveva interessato dal Simenuriano superiore i settori circostanti, permanendo fino al Carixiano inferiore come area produttiva di facies di piattaforma carbonatica. Le litofacies della porzione inferiore della Corniola sono particolarmente ricche di depositi risedimentati cosituiti in gran parte da resti di crinoidi e da granuli carbonatici originatisi in zone di acque basse e da clasti appartenenti al Calcare Massicio del Monte Nerone ("Corniola con Marmarone", Auct.). Nei settori di alto strutturale le litofacies della Corniola-equivalente sono più giovani (Carixiano medio - Toarciano basale) e mostrano differenze anche sostanziali rispetto a quelle della Corniola dei Settori del Bosso e del Burano.

L'evoluzione dalla sedimentazione carbonatica peritidale (Santantonio, 1993) a quella biomicritica caratteristica della Corniola-equivalente infatti avvenne più tardi, come è stato detto, per il perdurare fino al Carixiano basale (Cecca et al., 1990) della produttività carbonatica del Calcare Massiccio del Monte Nerone. La Corniola-equivalente è qui rappresentata da biomicriti ammonitifere, con bivalvi, crinoidi e brachiopodi, mentre la selce e i depositi risedimentatati sono completamente assenti. Lo spessore della Corniola va da circa 200 metri nel settore del Bosso (Cecca et al., 1990) a circa 170 metri in quello del Burano (Centamore et al., 1971) fino ai 12 metri relativi alla Corniola-equivalente nella sezione del Bugarone, dove al tetto dell'unità è stato riconosciuto un livello condensato a Dactylioceras evidenziato da un hard ground intensamente bioturbato contenente noduli di pirite (Cresta et al., 1988). All'interno di questa formazione sono stati infine riconosciuti e studiati numerosi orizzonti ad Ammoniti (Ferretti, 1970, 1972, 1975; Venturi, 1978; Dommergues et al., 1983; Cecca et al., 1987a, 1987b; Pallini, 1986; Faraoni et al., 1994) che hanno permesso di correlarla all'intervallo compresso tra le Zone a Turneri (Sinemuriano superiore) ed a Tenuicostatum (Toarciano inferiore).

Marne di Monte Serrone
(Toarciano basale)

In località Lecceti Faraoni et al. (1994) hanno condotto uno studio lito e biostratigrafico ad Ammoniti di una serie di spezzoni raggiungibili seguendo una strada mulattiera che, superato il ponte in lamiera nei pressi dell'abitato di Secchiano, risale in direzione NE-SO la scarpata fluviale del Bosso posta in destra orografica.

La colonna litostratigrafica di figura 5 rappresenta la successione "Corniola sommitale - Marne di Monte Serrone - Rosso Ammonitico", ottenuta dalla correlazione di due spezzoni principali, esposti nella località in esame. Gli Autori pongono il limite inferiore della Formazione delle Marne di Monte Serrone al tetto dell'ultimo strato, spesso 13 cm di calcare marnoso compatto verdastro, con rare macchie rosa vinato, della Corniola ovvero alla base del primo strato marnoso di colore verde e talora rosato, spesso 10 cm. Questa litofacies perdura per circa 80 cm per poi passare ad una sequenza spessa circa 30 cm caratterizzata da straterelli marnosi e pelitici mal distinti di colorazione variabile dal giallastro al grigio scuro, in cui gli Autori non hanno rinvenuto nessun esemplare di Ammonite. In genere le Marne di Monte Serrone presentano un contenuto molto variabile di componente pelitica che, mescolandosi alla micrite, si sviluppa in litofacies da prevalentemente argillose a calcareo-marnose (Cresta et al., 1989), attraverso tutti i termini intermedi, seguendo talora un andamento ciclico.

L'aspetto paleogeografico più significativo nell'ambito dell'unità riguarda la presenza di un livello di spessore variabile, in genere inferiore al metro, costituito da marne e peliti da giallastre a nerastre molto ricche in materia organica (in "facies" bituminosa) (Centamore et al., 1971; Centamore e Micarelli, 1986; Cresta et al., 1989). Questo livello secondo Jenkyns (1985), Jenkyns et al. (1985), Jenkyns e Clayton (1986) è infatti riferibile ad un evento anossico oceanico che ha interessato il Toarciano inferiore su scala mondiale. Nell'ambito della Successione Umbro-Marchigiana tale litofacies si incontra solo nelle aree di basso strutturale dove, in questo periodo (Toarciano p.p.) si concentrarono i maggiori quantitativi di argilla di origine extrabacinale (Centamore e Micarelli, 1988). È al di sopra di questo "livello anossico" che Cresta et al. (1988) pongono il limite con la Formazione del Rosso Ammonitico. Le Marne di Monte Serrone appartengono all'intervallo compreso tra la Biozona a Mirabilis e quella di acme di Protogrammoceras bassanii, rappresentativo del Toarciano basale. Litofacies riferibili alle Marne di Monte Serrone sono state riconosciute, per spessori complessivi in genere inferiori al metro, anche nei settori marginali, come ad esempio presso il Fosso del Presale (nel Monte Nerone) (Cresta et al., 1989), ove l'unità si presenta in facies argilloso-marnosa di aspetto fittamente nodulare con nuclei diffusi e talora grossolani di pirite. Completiamo la presente descrizione ricordando che, secondo Colacicchi et al. (1996) le litofacies particolarmente argillose che caratterizzano la Formazione sono l'espressione di un approfondimento del Bacino Umbro-Marchigiano, anche se le indicazioni paleoecologiche e sedimentologiche prevedono profondità inferiori ai 200 metri (Nocchi, 1992). Infine gli spessori con cui l'unità si presenta nell'ambito della Successione Umbro-Marchigiana risultano estremamente variabili a seconda della originaria posizioni paleogeografica e per effetto di una eteropia di facies da tempo riconosciuta (Colacicchi et al., 1969; Centamore et al., 1971; Centamore e Micarelli, 1986; Cresta et al., 1988) con il Rosso Ammonitico.

Rosso Ammonitico
(Toarciano inferiore p.p. - Toarciano superiore p.p )

In Centamore et al. (1971) il limite inferiore del Rosso Ammonitico era stato considerato graduale ovvero rappresentato dal passaggio progressivo da litofacies calcareo-marnose caratteristiche della porzione sommitale della Corniola ad altre marnoso-argillose rappresentative del Rosso Ammonitico. Il passaggio da una litofacies all'altra si sviluppa in un intervallo di circa 8 metri. Nell'ambito dell'area in esame, come è stato detto in occasione della descrizione della unità precedente, il limite inferiore del Rosso Ammonitico è posizionabile convenzionalmente al tetto del livello anossico grigio-giallastro. Centamore et al. (1971) ammisero l'esistenza di un Rosso Ammonitico solo nei settori di basso strutturale. Jacobacci et al. (1974), Centamore e Deiana (1986), Centamore e Micarelli (1991) parlano in genere di Formazione del Bosso per rappresentare il Rosso Ammonitico stesso assieme alle successive Marne a Posidonia, sempre e solo come unità individuabile nei settori di basso strutturale. Cresta et al. (1989) estendono la denominazione di Rosso Ammonitico anche ai "Calcari nodulari e marne verdi" (figura 6) di Centamore et al. (1971) che caratterizzano i settori di alto strutturale. Distingueremo da ora il Rosso Ammonitico dei settori bacinali, da un Rosso Ammonitico-equivalente dei settori di alto strutturale. L'unità è caratterizzata da calcari, calcari marnosi, marne, con noduli di dimensioni centimetriche a contorno da netto a sfumato rispetto alla matrice argilloso-marnosa circostante (Centamore et al., 1971; Cresta et al., 1989). La colorazione è variabile da rosso intenso a grigio-giallastro. Data la posizione paleogeografica, è tipica l'assoluta assenza, nel Rosso Ammonitico-equivalente, di depositi risedimentati riconosciuti invece in abbondanza soprattutto al tetto del Rosso Ammonitico (Cresta et al., 1988; Cecca et al., 1990). Il Rosso Ammonitico-equivalente contiene anche abbondanti noduli di pirite e di solfuri: questi ultimi potrebbero stare ad indicare locali condizioni di scarsa circolazione (Farinacci et al.,1981a). Lo studio biostratigrafico con Ammoniti (ricchissime in entrambe le unità) condotto da Cresta et al. (1988, 1989) e da Cecca et al. (1990) ha permesso di riferire il Rosso Ammonitico-equivalente all'intervallo biostratigrafico compreso tra le Zone a Serpentinus e ad "Erbaense" (Toarciano medio-superiore). Il Rosso Ammonitico è invece ristretto alle Zone a Bifrons e ad "Erbaense". Secondo Cecca et al. (1990) infatti, almeno nel Settore del Bosso, la Zona a Serpentinus è rappresentata dalle Marne di Monte Serrone. Alcune evidenze derivanti dalla conoscenza della ecologia dei foraminiferi e dal riconoscimento di alcune strutture sedimentarie (Hummocky cross stratification) (Nocchi, 1992; Monaco et al., 1994), sarebbero indicative di una diminuzione relativa delle profondità di sedimentazione; anche la velocità di sedimentazione subì una drastica diminuzione raggiungendo valori minimi di 0.2/0.4 cm per 1000 anni (Cecca et al., 1990).

Hosted by www.Geocities.ws

1