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Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Bibliografia
Tabella 1
 
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Capitolo 2

Formazione del Bugarone sensu Cresta et al. (1988) (Toarciano superiore-Titoniano)

Come sarà ampiamente descritto nel paragrafo successivo, le unità rappresentative della sedimentazione giurassica di alto strutturale al di sopra del Calcare Massiccio del Monte Nerone furono cartografate da Jacobacci et al. (1974) come un'unica formazione denominata Formazione del Bugarone, dalla località in cui è esposta la sezione tipo. L'identificazione di una Corniola-equivalente e di un Rosso Ammonitico-equivalente ha portato Cresta et al. (1988) a limitare la definizione dell'unità del Bugarone alla successione compresa tra il tetto del Rosso Ammonitico-equivalente e la base della Maiolica, corrispondente alle unità dei "Calcari nodulari nocciola" e dei " Calcari nodulari ad Aptici" di Centamore et al. (1971) e quindi di Jacobacci et al. (1974). La Formazione del Bugarone (sensu Cresta et al.,1988), che presso la sezione tipo omonima raggiunge uno spessore di 16 metri, è rappresentata da litotipi calcarei e calcareo-marnosi con una diffusa nodularità, prevalente nelle porzioni superiori, con tracce di processi bioturbativi e con una più o meno intensa dolomitizzazione. Quest'ultima produce delle tonalità beige nei litotipi che in generale hanno una colorazione grigio-verdastra. Solo attraverso la distribuzione delle faune ad Ammoniti Cresta et al. (1988) hanno potuto riconoscere un'ampia lacuna stratigrafica per la quale si è reso necessario suddividere la Formazione in due unità: il Bugarone inferiore spesso 12,5 metri nella sezione tipo e appartenente all'intervallo compreso tra le Zone a Meneghinii (Toarciano superiore) ed a Humphriesianum (Bajociano inferiore) ed il Bugarone superiore (3,5 metri rimanenti) di età compresa tra le Zone a Divisum (Kimmeridgiano inferiore) ed a Volanense (Titonico inferiore). Di fatto le datazioni sulle quali si basarono Centamore et al. (1971) attraverso dati micropaleontologici non permise agli stessi di riconoscere questo importante hiatus. Nei settori marginali degli alti strutturali a queste due unità sono intercalate sottili intervalli di Marne a Posidonia e di Calcari Diasprigni. Alcune caratteristiche macro e microscopiche (Cecca 1993) permettono di riconoscere anche ai non ammonitologi, in campagna, il limite di separazione delle due unità : a) gli strati sommitali del Bugarone inferiore hanno in genere aspetto nodulare, a differenza degli strati basali del Bugarone superiore; b) il Bugarone inferiore contiene filaments sottilissimi,forse riferibili a gusci di lamellibranchi tipo Posidonia (visibili con una lente a dieci ingrandimenti), mentre il Bugarone superiore ne contiene di più spessi ed abbondanti certamente riferibili a frammenti di gusci di Ammoniti; c) Il Bugarone inferiore contiene abbondanti e spesso addensate "Globigerinidi" (Giovagnoli e Schiavinotto, 1987) riconoscibili, sempre con la lente a 10x, per la caratteristica conformazione a tre camerette; queste sono rarissime e in genere assenti nei litotipi del Bugarone superiore dove invece sono più abbondanti i radiolari riconoscibili per il tipico aspetto rotondeggiante;

d) talora già negli strati basali del Bugarone superiore si possono rinvenire placche e noduli di dimensioni millimetriche in genere, fino a centimetriche (Pian del Sasso), di glauconite. Questo minerale autigeno è completamente assente nel Bugarone inferiore. Nel Bugarone superiore, oltre alle abbondanti Ammoniti, molto comuni anche nel Bugarone inferiore, sono presenti abbondanti resti di Saccocoma, di Aptici, rari sono gli esemplari di Brachiopodi e di Belemniti e molto importanti dal punto di vista paleogeografico sono i Coralli hermatipici rivenuti entro strati appartenenti alla Zona a Darwini (Titonico inferiore p.p.) (Cecca et al., 1990). La lacuna di cui si è accennato prima è stata riconosciuta in tutto il Dominio Umbro-Marchigiano e copre un intervallo cronologico corrispondente a circa 21 Ma in base alla scala di Westermann (1984) e a 25 Ma in base a quella di Kent e Gradstein (in Relmer, 1983). L'interpretazione di questo hiatus è a tutt'oggi uno dei maggiori "rompicapo" per quanto concerne il Giurassico Umbro-Marchigiano-Sabino. Baumgartner (1987, 1988) descrive il comportamento idrodinamico dei gusci di Radiolari ed ipotizza che, in un momento in cui questi erano gli unici costituenti dei sedimenti giurassici, la loro rimobilitazione possa spiegare sia l'assenza di depositi silicei sugli alti strutturali (a parte sottili cunei presenti in alcuni settori marginali degli alti strutturali (Cecca et al., 1990) sia gli elevati spessori di questi nelle aree bacinali adiacenti. Per la rimobilitazione Cecca et al. (1990) propongono due meccanismi legati:
a) a forti correnti in grado di regolare l'asporto dei gusci radiolaritici. Questa ipotesi è in contrasto con l'assenza di tracce di mineralizzazioni che invece si sviluppano "in tempi brevi" sugli attuali altifondi non deposizionali (Mailfait e Van Andel, 1980);
b) all'esistenza di ambienti a debole energia in cui sottili veli di sedimenti radiolaritici potessero venire rimossi attraverso minimi incrementi di energia: l'assenza di mineralizzazioni sarebbe allora legata al periodico rideporsi di altri veli effimeri di gusci radiolaritici. Il meccanismo però non è applicabile per i gusci di "Posidonia" che, più pesanti, avrebbero richiesto livelli di turbolenza maggiore (vedi quindi punto a) Un'altra ipotesi, suggerita da Farinacci et al. (1981b), prevede la emersione come causa di questa e di altre lacune riconosciute nell'Appennino Umbro-Marchigiano, legata a variazioni relative del livello marino e quindi a meccanismi di più ampia portata, in grado cioè di condizionare in maniera generalizzata l'intero bacino. Secondo Cecca et al. (1990) mancano le evidenze sedimentologiche per potere attribuire ad una emersione la lacuna Bajociano-Kimmeridgiana (mancanza di tracce di depositi continentali, di paleosuoli, di paleocarsismo, oppure migrazione di depositi di spiaggia

 

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