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Capitolo 2
Premessa
Questo paragarafo è stato sviluppato con lo scopo di conoscere
il percorso evolutivo legato alla stratigrafia ed alla interpretazione
della paleogeografia giurassica del Dominio Umbro-Marchigiano
dai primi schemi delle tre "Serie Stratigrafiche" di Centamore
et al. (1971) al più moderno approccio di studio mediante la stratigrafia
correlata alla paleogeografia.
Il progresso delle conoscenze scientifiche e lo sviluppo di sempre
nuovi metodi di ricerca e di studio, sono alla base di una corretta
interpretazione delle tracce e delle informazioni che gli eventi
geologici registrano in maniera indelebile attraverso le rocce.
Nuove teorie prendono il posto delle precedenti, altre vengono
rivalutate, ma ciascuna merita il massimo rispetto perchè rappresenta
il risultato pratico di uno studio che è intrinsecamente legato
allo stato delle conoscenze scientifiche del momento. In questo
paragrafo si vuole inoltre evidenziare come spesso le schematizzazioni
forzate di alcune situazioni, abbiano da un lato il fine di inquadrare
sinteticamente una verità geologica che presenta molteplici sfaccettature.
Così un modello rappresentativo univoco appare spesso inutilizzabile
o non applicabile in tutti i casi, causa l'esistenza di molteplici
fattori locali che rendono estremamente eterogenea ed articolata
la situazione che si vuole descrivere. D'altra parte occorre tenere
conto dell'evoluzione continua della ricerca e quindi delle continue
innovazioni che nel tempo si susseguono come risultato di approcci
di studio multidisciplinari che permettono di chiarire gli aspetti
controversi. Come è stato ampiamente descritto nel Capitolo
1, all'inizio del Giurassico il futuro Dominio Umbro-Marchigiano
faceva parte integrante di un'ampia ed estesa Piattaforma Carbonatica
Peritidale comprendente con ogni probabilità anche il futuro Dominio
Laziale-Abruzzese. La piattaforma in questione subì uno smembramento
verso il Sinemuriano superiore, per effetto del regime distensivo
(rifting) già in atto dal Trias superiore legato alla fase di
apertura della Tetide Occidentale (Bernoulli, 1972). Questa fase,
in altre posizioni della Tetide sortì i suoi effetti anche in
tempi precedenti. In una prima fase si ebbe una sorta di svincolo
tra Piattaforma Laziale-Abruzzese, che mantenne i caratteri di
una piattaforma produttiva, e Piattaforma Umbro-Marchigiana che
iniziò a dissezionarsi: in quest'ultima si venne allora a creare
un sistema strutturale rappresentato da aree bacinali (le porzioni
sprofondate) in cui sopravvenne una sedimentazione pelagica, separate
da residue ed isolate Piattaforme Carbonatiche di tipo Bahamiano,
in cui proseguì la sedimentazione di tipo "Calcare Massiccio"
(Colacicchi e Pialli, 1967; Farinacci, 1967; Bernoulli, 1971;
Centamore et al., 1971; Cecca et al., 1990).
Le porzioni più instabili di questo sistema erano le zone di paleoscarpata
che bordavano i margini delle piattaforme carbonatiche isolate
(gli alti strutturali). Ciò è evidenziato dai frequenti depositi
torbiditici e da debris flow (Marmarone Auct.), nonché
dai numerosi slumps individuabili all'interno della Corniola bacinale,
particolarmente nei settori localizzati a ridosso degli alti strutturali
(Bosso e Burano ad esempio) (Centamore et al., 1971; Jacobacci
et al., 1974; Cecca et al.,1990). Passaggio fondamentale nella
storia deposizionale Giurassica del Dominio Umbro-Marchigiano
è datato al Carixiano (Cecca et al., 1990) quando anche le residue
piattaforme carbonatiche "produttive" annegarono divenendo anche
qui luogo di una sedimentazione pelagica (Piattaforme Carbonatiche
Pelagiche = PCP sensu Santantonio (1993). In questo nuovo contesto
paleogeografico i caratteri topografici legati alla strutturazione
del sistema "graben-semigraben" influenzeranno in maniera determinante
la sedimentazione per il resto del Giurassico e anche attraverso
l'articolazione batimetrica, successivamente ereditata nel Cretacico
inferiore (Lowrie e Alvarez, 1984; Cecca et al., 1995). Tale ricostruzione,
corroborata da dati litostratigrafici e biostratigrafici deducibili
dallo studio delle facies e delle loro variazioni laterali, è
il punto di partenza verso la definizione di alcuni schemi rappresentativi
della Successione Giurassica dell Dominio Umbro-Marchigiano.
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Schemi di Centamore et al. (1971)
delle "tre Serie", di Jacobacci et al. (1974)
delle "tre Successioni" e di Cresta et al. (1988) delle "cinque
Successioni"
In figura 7
è rappresentato un quadro di confronto tra i tre schemi di rappresentazione
della Successione giurassica Umbro-Marchigiana.
Nella figura
8 vengono descritte le caratteristiche essenziali degli
schemi di Centamore et al. (1971) e di Jacobacci et al. (1974)
delle tre "serie" e delle tre "successioni" stratigrafiche e viene
proposta anche la corrispondenza esistente tra i due.
In figura 9
è invece rappresentato lo schemo proposto da Cresta et al. (1988)
per rappresentare le cinque successioni stratigrafiche che gli
Autori hanno definito in base ai nuovi dati riconosciuti attraverso
nuovi studi stratigrafici effettuati su un vasto numero di sezioni
giurassiche dell'Appennino Umbro-Marchigiano.
L'analisi biostratigrafica ad ammoniti condotta da Cresta et
al. (1988) ha permesso inoltre agli stessi di riconoscere nuove
e importanti lacune, anche all'interno delle successioni ritenute
fino a quel momento continue, per la mancanza di efficaci mezzi
d'indagine, (Centamore et al., 1971; Jacobacci et al., 1974).
Gli Autori hanno anche riconosciuto le eteropie di facies e le
principali interdigitazioni tra le unità litostratigrafiche della
Successione Umbro-Marchigiana con l'ausilio di indicatori biostratigrafici
supplementari negli intervalli in cui le associazioni ad ammoniti
non sono rappresentate (Cresta et al., 1988). Ad esempio l'unità
dei Calcari Diasprigni è stata correlata alla scala cronostratigrafica
attraverso l'uso delle associazioni a Radiolari (Baumgartner,
1984, 1987, 1989). Cresta et al. (1988) estendono la denominazione
di Corniola e di Rosso Ammonitico alle unità, denominate "Calcari
stratificati grigi" e "Calcari nodulari e marne verdi" da Centamore
et al. (1971) (figura
6). Queste mostrano differenze in termini di litofacies
e di caratterizzazione biostratigrafica rispetto alle corrispondenti
unità di basso strutturale, ma nel contesto paleogeografico in
cui si trovano rappresentano di fatto l'evoluzione laterale, presso
gli alti strutturali, delle stesse.
Le successioni di tipo 1 sono rappresentative di aree in cui
si accumulavano prevalentemente depositi risedimentati a cui si
intercalavano depositi pelagici. Tali aree si localizzano ai piedi
dei piendii e collegano le adiacenti aree di PCP (Santantonio,
1993) con le aree bacinali. Le successioni di tipo 3, 4 e gran
parte di quelle appartenenti al tipo 5 si svilupparono proprio
in ambienti di PCP che rappresentavano l'area sorgente dei sopracitati
sedimenti pelagici risedimentati delle successioni di tipo 1.
Infine le successioni di tipo 2 occupano posizioni intermedie
tra quelle viste e completano il quadro paleogeografico che gradualmente,
dalle successioni 1 a quelle di tipo 5, delinea i caratteri morfologici
dei paleosistemi alto-basso strutturale. Ad evidenziare questo
andamento transizionale contribuiscono, in maniera talora eclatante,
le chiusure laterali delle Marne del Serrone, dei Calcari e Marne
a Posidonia e dei Calcari Diasprigni (vedi settore di Pieia-Fondarca
nel Capitolo 3).
Il sistema deposizionale giurassico del Bacino Umbro-Marchigiano
risulta dunque essere caratterizzato dalle interdigitazioni delle
varie litofacies descritte che risultano influenzate in maniera
determinante dal controllo tettonico subìto dal sistema stesso.
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