Paul Lafargue. ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA PROPRIETÀ.

Paul Lafargue.
ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA PROPRIETÀ.
Scarica qui il Saggio introduttivo di Arturo Peregalli - Edizioni UNICOPLI Milano. http://www.nonukes.it/rnanews/docu/lafargue001.pdf
Non correte dietro ai deviazionismi NEO nazisti e RAZZISTI di chi si riempie la bocca di "geopolitica" o del grillismo rossobruno nazi auritiano.
Oltre 100 Anni fa (ma già anche Marx ed Engels) Paul Lafargue spiegava le dinamiche di spersonalizzazione del Capitale.

 

Arturo Peregalli:
 

"La produzione industriale -- afferma Lafargue --, l'agricoltura, il commercio e la finanza capitalista hanno potuto sorgere e svilupparsi solo distruggendo il carattere essenziale della proprietà privata, trasformando quest'ultima in proprietà impersonale..."

Ed è talmente impersonale che egli definisce il capitalismo come "collettivismo capitalistico".

Riprendendo le indicazioni di Marx e di Engels, sparse nei loro scritti, Lafargue sottolinea il carattere sempre più sociale e sempre più anonimo assunto dalla proprietà nella fase capitalista.

La dinamica del capitale lo rende, nel suo processo di concentrazione e centralizzazione, sempre più anonimo e sempre più slegato dal diretto proprietario fisico.

"E' la soppressione -- come aveva scritto anche Marx --del capitale come proprietà privata nell'ambito del modo di produzione capitalistico stesso".

Se questo fatto non era immediatamente percepibile nella fase iniziale del capitalismo, in cui l'imprenditore si presentava come l'attore principale e l'eroe dell'accumulazione, lo sviluppo della finanza e della società per azioni si sono incaricati di lacerare gli ultimi veli che ancora mascheravano questa impersonalità.

Nella visione di Marx il capitalista è considerato né più né meno che una semplice funzione dello sviluppo del capitale, che mette in movimento il capitale che si autovalorizza, facendo produrre plusvalore agli operai impiegati nel processo produttivo attraverso una loro remunerazione sotto forma di salario.

Ora l'azionista di un'impresa capitalista è ormai completamente scisso dalla sua "proprietà", non viene mai a contatto con essa; non ha bisogno né di vederla né di conoscere la sua ubicazione e neppure di rappresentarsela mentalmente; egli se la rappresenta solamente con pezzi di carta variamente stampata e colorata.

È importante sottolineare questo aspetto della compenetrazione Stato-Capitale, cioé della sottomissione sempre maggiore dello Stato al Capitale, perché si è sempre teso a presentare qualsiasi statizzazione o nazionalizzazione di un certo peso come un superamento della società capitalista o perlomeno un mutamento qualitativo del capitalismo stesso.

In realtà per Lafargue, come per Marx ed Engels prima, il capitale nelle mani dello Stato, con la conseguente scomparsa della figura fisica del capitalista imprenditore, non era che il derivato naturale e conseguente dello sviluppo del capitalismo.

Ciò che invece non compresero i vari Lassalle prima e tutti i socialisti riformisti poi fino ai rifognatici svendoliani o bolivaristi di oggi.

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