Nel
1976, alla pubblicazione, sospetta di "bordighismo", ne fu
contrapposta un’altra per conto della Newton Compton editori con
una nuova "introduzione" a cura di Giuseppe Bedeschi, fatta
tradurre a una certa Liliana La Mattina.
Pubblicazione che fu poi redatta, in
seconda edizione, nel 1977, fra le
pubblicazioni settimanali dei "Paperbacks marxisti" n.32, sempre
per conto della Newton Compton.
Le due pubblicazioni recano lo stesso
titolo in copertina, ma nell’operazione editoriale condotta
sotto la Newton Compton, si mettono le mani avanti rispetto al
titolo che precede l’introduzione del Bedeschi: " e pagine
sparse riferite al "Capitale"".
Oggi, entrambe le pubblicazioni restano un raro oggetto per
collezionisti o ricercatori delle bancarelle d’antiquariato.
Ora, a noi interessa illustrare
certamente il perché dell’importanza di questo capitolo celato
all’emancipazione, alla progettualità ed agli indirizzi della
storia evolutiva dei comunisti e della classe operaia stessa. Lo
faremo, però, tenendo conto anche delle differenze con cui tale
Capitolo è stato presentato.
L’operazione doveva essere volta a rendere
accessibile quanto in precedenza era stato celato. Paragonando
le due diverse operazioni editoriali, la differenza salta subito
in evidenza rispetto all’uso e quindi all’indirizzo che si
intendeva dare alle pubblicazioni.
L’edizione della Nuova Italia si avvale di una presentazione
dello stesso traduttore: Bruno Maffi [già traduttore
dell’Accumulazione del Capitale di Rosa Luxemburg]; l’operazione
editoriale condotta, invece, per mezzo della Newton Compton
ricorre alla presentazione curata da una persona ed alla
traduzione curata da un’altra.
Non solo.
La Newton Compton non si limita ad una
presentazione dell’opera, ma malgrado gli anni di ritardo nel
recepirne l’importanza editoriale, contrappone una introduzione
(che è ben altra cosa). Ora possiamo passare ad esaminare in
cosa consistono questa presentazione, quella a cura di Bruno
Maffi, e l’introduzione (quella affidata dalla Newton Compton a
Giuseppe Bedeschi).
Nella presentazione, Bruno Maffi si limita ad una lucida sintesi
dell’opera inedita di Marx, ne lascia solo intuire le
implicazioni politiche dovute alla novità e ne inquadra l’opera
come un prologo compiuto a quello che sarebbero poi state le
ricerche e gli appunti incompiuti del secondo e terzo libro del
Capitale. L’unico personaggio citato è lo stesso Marx o al
massimo le opere e gli stessi personaggi citati da Marx. Le
implicazioni dovute all’inedito emergono e vengono subito
anticipate con entusiasmo ed onestà come avviene nel foglio XVII:
["Il mito va in frantumi: "Il capitale non è una cosa più che
non lo sia il denaro. Nell’uno come nell’altro, determinati
rapporti produttivi sociali fra persone appaiono come rapporti
fra cose e persone, ovvero determinati rapporti sociali appaiono
come proprietà sociali naturali delle cose. Senza salariato,
dacché gli individui si fronteggiano come persone libere
[noti il lettore come volino i pezzi, uno dopo l’altro e tutti
insieme, gli "eterni principi" della rivoluzione democratica
borghese] , niente produzione di plusvalore; senza produzione
di plusvalore, niente produzione capitalistica, quindi niente
capitale e niente capitalisti!".
Non v’è capitale senza lavoro
salariato; non v’è lavoro salariato senza capitale.
Ne tragga l’economista borghese la
conclusione che, dunque, non v’è lavoro che non sia salariato,
come non v’è oggetto e mezzo di lavoro che non sia capitale; la
classe operaia ne trarrà l’altra lezione, formulata proprio in
quegli anni (1865) da Marx: " Abolizione del lavoro salariato!".
Solo allora anche il prodotto, che per il produttore coinvolto
nel processo di produzione immediato capitalisti
co è ed appare alla fine del ciclo—ironicamente capovolto come
gli erano apparsi i mezzi di produzione ed i mezzi di
sussistenza—quale oggettivazione di lavoro altrui, prodotto del
capitale, "potenza estranea ed ostile", tornerà ad essere—alla
scala sociale, non individuale e soggettiva—la creatura delle
sue mani, e del suo cervello.] Quindi oltre alla illustrazione
dei cicli, il Maffi ne sottolinea gli elementi che, dopo la
lettura, produrranno l’inevitabile conclusione e raccomandazione
di Marx:
Il comunismo dovrà essere, non solo abolizione del denaro, ma
rappresentare, in ogni senso, anche la riap-propriazione sociale
del prodotto sociale. Altrimenti resteremo nella sfera del
capitale e delle sue perverse regole.
Quindi la traduzione, ovvero la verifica della traduzione viene
sì, lasciata ad un tecnico (la traduttrice Liliana La Mattina)
che nulla può se non ripetere, sotto stretta sorveglianza, il
lavoro di Maffi per poi scomparire in un minuscolo
riconoscimento in corpo 6; ma la gestione dell’operazione
editoriale viene affidata ad un tecnico della fuorvianza
politica, il Bedeschi appunto, al quale verrà raccomandato il
massimo della confusione.
L’unica sintesi degli argomenti in oggetto
[quindi per capire di cosa si tratta] il Bedeschi riesce a
fornirla citando stralci dell’introduzione di Maffi... poi, il
manipolatore di nomina democratica e di sinistra, viene al
dunque con una biografia di Adorno, cercando di recuperare Hegel
e là dove possibile cercherà di ficcarci Sweezy (come se fosse
un contemporaneo a cui Marx doveva far riferimento).
Vediamo, quindi, qual è il perno attorno al quale gira
l’introduzione piccista (pag. XI) al VI capitolo inedito del
primo libro del Capitale di Marx:
[..] " Il debito verso Hegel è innegabile, poiché il concetto di
alienazione o di estraniazione (Entausserung, Entfremdung) è
stato elaborato per la prima volta in modo ampio e sistematico
da Hegel, fino a farne il concetto centrale di una sua celebre
opera, la Fenomenologia dello Spirito*.]
[*] Già da questa fraseologia classica del corrotto didatticismo
della cultura di sinistra, il lettore può dedurne l’intento
manipolatore e fuorviante anche se già dagli "spunti" e dai
personaggi arbitrariamente tirati in ballo si può comprendere il
fine dell’operazione editoriale.
Poi la porcata prosegue :
..."Qui l’alienazione sorge dal rapporto dell’autocoscienza con
l’oggettività in quanto tale, storica ed empirica: attraverso
l’alienazione, dice Hegel, la coscienza pone la "cosalità", e
ciò ha un significato negativo e un significato positivo. Ha un
significato negativo perché l’autocoscienza, alienandosi nell’oggetività,
in qualche modo perde se stessa (almeno in un primo momento), si
scinde e diventa altro da se stessa; ma ha un significato
positivo, in quanto in questa alienazione pone se* come oggetto
o, in forza dell’inscindibile unità dell’esser-per-sé, pone
l’oggetto come sé stessa.]
[*] L’uso degli accenti è fedele all’edizione della Newton
Compton.
Per ragioni di buon gusto preferiamo risparmiare ai lettori le
stravaganze di un linguaggio che sembra provenire dalle labbra
di un drogato freackettone reduce da un viaggio in India negli
anni ‘70. Così come vi risparmiamo i voli verso Sweezy ed i
disperati recuperi di Adorno.
È evidente che l’idealismo metafisico di Hegel non c’entra
assolutamente con le trattazioni in materia economia del
Capitolo VI inedito del Capitale di Marx.
Oltretutto Marx aveva ormai l’età che aveva... quando pose mano
a quelle che furono le righe più pericolose del suo lavoro,
quindi non è neppure giusti-ficabile ricercare l’influenza che
avrebbe potuto avere un Hegel quando Marx non era più un
giovinetto.Resta invece in piedi la sacrosanta materia che è
oggetto della più censurata e celata trattazione di Marx:
lo studio della merce, i risultati del
processo di produzione immediato, l’analisi del modo di
produzione capitalistico e le conclusioni a cui dovevano
giungere i comunisti e la classe operaia: La riappropriazione
sociale del prodotto sociale, quindi: il comunismo.
|