Paul Lafargue:
Marx non limitava la propria attività al
paese nel quale era nato:
«Io sono un cittadino del mondo», egli
diceva, «e dove mi trovo opero».
Infatti in tutti i paesi dove lo spingevano gli eventi e le
persecuzioni politiche, in Francia, nel Belgio, in Inghilterra,
egli prendeva una parte eminente si movimenti rivoluzionari che
vi si sviluppavano.
Karl Marx è uno di quei rari uomini che
sapevano stare contemporaneamente in prima linea nella scienza e
nell'attività pubblica; egli le univa così intimamente che è
impossibile intenderlo senza considerarlo tanto come dotto che
come lottatore socialista.
Sebbene egli fosse d'avviso che ogni scienza debba essere
coltivata per amore della scienza e che in nessuna indagine
scientifica bisogna preoccuparsi delle sue eventuali
conseguenze, riteneva però che il dotto se non voleva
degradarsi non doveva cessar mai di partecipare
attivamente alla vita pubblica e non doveva rimanere
rinchiuso nel suo gabinetto da studio o nel suo laboratorio come
un topo nel suo formaggio, senza partecipare alla vita e alle
lotte sociali e politiche dei propri contemporanei.
«La scienza non dev'essere una
soddisfazione egoistica; quelli che sono così felici da potersi
dedicare a scopi scientifici, devono anche essere i primi a
porre le loro conoscenze a servizio dell'umanità».
Marx non permetteva a nessuno di porre in
ordine o meglio in disordine i suoi libri e le sue carte; il
dominante disordine non era però se non apparente, poiché tutto
era al suo desiderato posto e senza ricerche egli prendeva
sempre il libro o il fascicolo di cui aveva bisogno; anche
durante la conversazione egli sostava sovente per mostrare nello
stesso libro una citazione o una cifra allora menzionate. Egli
era una cosa colla sua camera da lavoro, i cui libri e le cui
carte lo ubbidivano al pari delle sue proprie membra.
Nell'ordinare i suoi libri, egli non
badava alla simmetria esteriore. Volumi in quarto ed in ottavo
ed opuscoli erano gli uni vicino agli altri; egli ordinava i
libri non secondo la loro grandezza, ma secondo il loro
contenuto. I libri erano per lui istrumenti intellettuali e non
oggetti di lusso.
«Essi sono miei schiavi e mi devono
servire secondo la mia volontà», diceva Marx.
Marx leggeva tutte le lingue europee e ne
scriveva tre: tedesco, francese ed inglese, con ammirazione dei
conoscitori di queste lingue; egli ripeteva volentieri il detto:
«La conoscenza di una lingua straniera è un'arma nella lotta per
la vita».
Amava anche molto di conversare camminando
fermandosi di tanto in tanto quando la discussione diveniva
vivace o il colloquio importante.
Io lo accompagnai per anni nelle sue
passeggiate serali in campagna: in queste passeggiate pei prati
io ricevevo da lui la mia educazione economica. Senz'avvedersene
egli sviluppava innanzi a me poco a poco il contenuto di tutto
il primo volume del Capitale e nella misura nella quale
io allora lo scrivevo.
Ritornato a casa io scrivevo sempre come
meglio potevo ciò che avevo udito; in principio mi riusciva
molto difficile il seguire il profondo e complicato corso dei
pensieri di Marx.
Purtroppo queste preziose notizie andarono smarrite; dopo la
Comune la polizia ha saccheggiate e bruciate le mie carte in
Parigi e a Bordeaux. Deploro principalmente la perdita di quelle
notizie che io raccolsi nella sera nella quale Marx aveami
esposta, con quella copia di prove e riflessioni che gli era
propria, la sua geniale teoria dell'evoluzione della società
umana.
Fu come si fosse tolto un velo dai miei occhi; per la prima
volta io sentivo chiaramente la logica della storia del mondo e
sapevo ricondurre alle loro cause materiali i fenomeni
dell'evoluzione della società e delle idee in apparenza tanto
contraddittorii. Il medesimo effetto ebbe sui socialisti di
Madrid quando io sviluppai ad essi questa teoria, la più
grandiosa delle teorie di Marx e indubbiamente una delle più
grandiose in generale che abbia mai escogitate il cervello
umano.
Per imparare a conoscere e ad amare
il cuore che batteva sotto l'involucro del dotto bisognava
vedere Marx, quando egli aveva chiusi i suoi libri e i suoi
fascicoli, nel seno della sua famiglia e le sere della domenica
nel circolo dei suoi amici. Egli si mostrava allora come il più
grato compagno, pieno di buon umore e di arguzie, che sapeva
ridere tanto di cuore.
I suoi occhi neri con folte sopracciglia
scintillavano di gioia e di scherzosa ironia quando egli udiva
una parola arguta o una risposta pronta.
Egli era un padre tenero, mite ed
indulgente.
«I figli devono educare i genitori»,
egli soleva dire.
Mai nel rapporto tra lui e le sue figlie
che lo amavano immensamente s'è fatta valere neanche l'ombra
dell'autorità paterna.
Egli non le comandava mai ma le pregava
pel desiderato come di un favore o accennava ad esse di non fare
ciò che voleva vietare. E nondimeno raramente un padre potrebbe
aver trovato più ascolto di lui.
Le sue figlie lo consideravano come un
loro amico e conversavano con lui come con un compagno; esse non
lo chiamavano padre ma «moro», un soprannome che egli aveva
ricevuto per la sua carnagione bruna e per la sua barba ed i
suoi capelli neri-castagni.
I membri della Lega comunistica prima del
1948 lo chiamavano invece «padre Marx», sebbene egli non avesse
ancora raggiunto il trentesimo anno di età.
Egli passava lunghe ore a scherzare coi suoi figli.
Questi ricordano ancora adesso le
battaglie navali e gli incendi di intere flotte di vascelli di
carta che Marx fabbricava per essi e che poi con loro vivo
giubilo egli consegnava alle fiamme in una gran secchia d'acqua.
La domenica le figlie non permettevano a
Marx di lavorare ed egli apparteneva ad esse per tutta la
giornata. Quando il tempo era bello, tutta la famiglia usciva
per una lunga passeggiata sui campi, riposandosi in semplici
osterie per mangiare pane e formaggio e bere birra.
Quando le sue figlie erano ancora bambine,
Marx abbreviava ad esse la lunga via con narrazioni di favolette
che egli inventava passeggiando e le cui complicazioni erano da
lui aumentate secondo la lunghezza della via, in modo che le
bambine dimenticassero la loro stanchezza nell'ascoltarle.
In tutta la sua vita, sua moglie gli fu
una compagna, nel più vero e nel più completo senso della
parola. Ambedue avevano imparato a conoscersi da bambini ed
erano cresciuti insieme.
Nessuno ha posseduto mai in una misura più
elevata il sentimento dell'eguaglianza quanto la signora Marx,
sebbene fosse nata ed educata in una famiglia di aristocratici
tedeschi.
Non esistevano per essa differenze e
classificazioni sociali.
Nella sua casa, alla sua tavola essa
riceveva operai in camiciotto da lavoro colla stessa cortesia ed
affabilità come fossero stati principi e baroni.
Molti operai di tutti i paesi hanno
imparato a conoscere la sua cordiale ospitalità ed io son
convinto che nessuno di essi ha mai pensato che la donna, dalla
quale essi erano ricevuti con così schietta e franca cordialità,
discendesse in linea femminile dalla famiglia dei duchi di
Argyll e che suo fratello fosse stato ministro del re di
Prussia.
La signora Marx non curava tutto questo,
essa aveva abbandonato tutto per seguire il suo Carlo e mai
neanche nei tempi della più dura miseria essa deplorò di averlo
fatto.
PUNTO
Una versione completa
delle 30 pagine di introduzione di Paul Lafargue al compendio
sul Capitale di Gabriel Deville sarà, quanto prima resa,
disponibile nella sua interezza in formato PDF come accessibile
a chiunque.
Il compendio di Gabriel Deville al Capitale è così
strutturato:
Sezione Prima:
MERCE E MONETA
(valore d'uso e valore di cambio, sostanza del valore)
La moneta, gli scambi e la circolazione delle merci.
La connotazione di merce.
Sezione Seconda:
LA TRASFORMAZIONE DEL DENARO IN CAPITALE.
La formula generale del
Capitale e sue contraddizioni - Compravendita della forza
lavoro.
Sezione Terza:
LA PRODUZIONE DEL
PLUSVALORE ASSOLUTO
Produzione di valori
d'uso e del plusvalore - Capitale costante e capitale variabile
- Saggio del plusvalore - La giornata di lavoro - Saggio e
quantità del plusvalore.
Sezione Quarta:
LA PRODUZIONE DEL
PLUSVALORE RELATIVO.
Il plusvalore relativo -
Cooperazione - Divisione del lavoro e manifattura - Macchinismo
e grande industria
Sezione Quinta:
ULTERIORI INDAGINI SULLA
PRODUZIONE DEL PLUSVALORE
Plusvalore assoluto e
plusvalore relativo - Variazioni nel rapporto di grandezza tra
il plusvalore ed il valore della forma di lavoro - Le
espressioni del saggio del plusvalore
Sezione Sesta:
IL SALARIO
Trasformazione del
valore, ossia del prezzo della forza di lavoro, in salario - Il
salario a tempo - Il salario a fattura - Differenze nel saggio
dei salari nazionali
Sezione Settima:
ACCUMULAZIONE DEL
CAPITALE
Circolazione del
capitale - Riproduzione semplice del capitale - Trasformazione
del plusvalore in capitale - Legge generale dell'accumulazione
capitalista
Sezione Ottava:
L'ACCUMULAZIONE
PRIMITIVA
Il segreto
dell'accumulazione primitiva - Origine del capitalista
industriale - Tendenza storica dell'accumulazione capitalistica
- La moderna teoria della colonizzazione
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