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NORD CHIAMA SUD


Una nobile presenza italiana a Turku. La famiglia Pinello

L'unica famiglia italiana ammessa nel Corpo della Nobiltà finlandese (Riddarhus/Ritarihuone, creata in epoca zarista) è quella dei PINELLO, che si stabilì in Finlandia alla fine del XVIII secolo. I Pinello erano originari di Genova dove nacque Giovanni Battista Pinello nel 1682. All'età di 12 anni si trasferì a Leida per studiare. Da qui si recò in visita nello Slesvig dove fece amicizia con alcuni svedesi che lo invogliarono a seguirli in Svezia. Fu così che nel 1698 a soli sedici anni iniziò la sua carriera militare al servizio del re di Svezia Carlo XII, che per le sue guerre contro la Russia aveva sempre più bisogno di soldati. Il XVII e XVIII secolo furono del resto i secoli d'oro non solo degli avventurieri, ma anche dei soldati di ventura che si trasferivano da un esercito all'altro, venendo a far parte soprattutto dell'ufficialità. Fatto prigioniero dai russi nella battaglia della Poltava nel 1709, dove si era comportato eroicamente. Il poeta svedese Verner von Heidenstam (1859-1940) nei racconti cui diede il nome di Karolinerna (1897-1898), una esaltazione della svedesità, accennò alla cicatrice che Pinello portava tra due ciocche bianche, ricordo di un colpo di sciabola che lo aveva lasciato senza sensi sul campo di battaglia per due giorni, tra morti e feriti. Fu deportato in Siberia, a Tobolsk, da dove riuscì a fuggire nel 1715. Pur essendo comune che stranieri servissero nell'esercito svedese, molti venivano dalla Scozia e da altri paesi protestanti, non lo era affatto che un italiano, per di più proveniente da un paese cattolico, potesse farvi carriera. Pinello si convertirà al luteranesimo durante la prigionia in Russia e diventerà praticante, infatti Salvatore Sibilia cita la Chorographia Bohusiensis del pastore Johannes Ödman, pubblicata nel 1746, nella quale si menziona che nel 1731 il capitano Pinello, il quale teneva abitazione nella parrocchia di Svarteborg, presso il tenente Wästersäter, pur essendo nato in Italia e quindi cattolico «è ora un buon luterano». Pinello regalò un quadro e un pulpito alla chiesa di Mo, la più vicina alla sua abitazione, dove assisteva alla messa.

Le qualità di Pinello dovettero essere notevoli se riuscì a farsi strada salendo di grado nell'esercito. Nel 1745 lo troviamo servire nei ranghi del reggimento dei dragoni verdi del Bohuslän, comandato dal colonnello Anders Tugenfelt. Pinello vi prestava servizio come capitano nella compagnia di Bullaren e Sörbygden, come si chiamavano le località della regione di Bohus che dava il nome al reggimento.

Nel 1748 il nome di Johan Baptista Pinello, kapten, Bohus läns dragonregemente, si trova nell'elenco dei decorati della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Spada (Kungliga Svärdsorden), fondato nello stesso anno con lo scopo di premiare sia gli atti di valore che il lungo ed onorato servizio militare. Nel 1751 venne nobilitato dal re di Svezia e nel 1756 registrato nel Libro d'oro della nobiltà svedese. Morì a Ramneberg nel Bohuslän nel 1775; aveva raggiunto il grado di tenente colonnello. Il ricordo più interessante che ci è restato di lui si trova nelle citate Karolinerna, una raccolta di novelle patriottiche che intendevano celebrare le imprese di Carlo XII. Pinello, nella versione heidenstamiana, non sfigura affatto accanto agli eroi svedesi. Non viene comunque descritto soltanto come soldato, infatti egli è raffigurato anche mentre nostalgicamente ricorda le donne della natia Genova. Heidenstam gli fa dire queste parole: «Esse parlano della bontà di Dio e non della cattiveria degli uomini». Al suo interlocutore Pinello dice: «Oh, vieni a vedere le donne del mio paese quando abbracciano i loro bambini o quando piangono sulle tombe dei loro cari! sembra di veder bruciare dei cuori!» Pinello dà poi un giudizio sugli svedesi e sul perché non hanno mai inondato "come un vino spumante" la carta d'Europa. La ragione sta nel fatto che gli svedesi «non hanno artigli di fuoco in cima alle loro dita». Gli svedesi erano per indole duri e ingenerosi: «la loro natura era, sul principio, come un terreno pietroso, ma noi altri rinnegati polacchi, tedeschi, francesi, italiani, abbiamo bagnato del nostro sangue di avventurieri i luoghi ove adesso gli uccelli cominciano a cantare fra le fronde degli alberi. Gocce del nostro sangue di avventurieri pendono dagli orli dei rami dei vostri più nobili alberi genealogici simili ad aranci in una quercia». E' molto interessante questo riferimento che von Heidenstam fa al contributo che il sangue straniero aveva dato alla nobiltà svedese, una parte sostanziosa della quale proveniva appunto dall'estero, dalla Francia, dai paesi baltici, dalla Germania, dalla Scozia e, perfino, ora, dall'Italia. E continua: «Oh, miei cari amici svedesi, ascoltate quello che io vi dico: quando voi troverete i nostri nomi di avventurieri, voi non dovrete-allora-dimenticare che noi abbiamo versato insieme il sangue in tanti pericoli».

Sarebbe interessante accertare la linea di discendenza genovese dei Pinello finlandesi, ma questo richiederebbe un esame di documenti d'archivio che non abbiamo potuto fare. Certo è che a Genova esisteva un ceppo nobile di Pinello, ricorderemo, primo tra tutti, il doge Agostino Pinelli (1609-1611). Il di Crollalanza così ne parla: «Famiglia patrizia, dette due dogi alla Repubblica di Genova, nelle persone di Agostino nel 1596; e di un altro Agostino nel 1609. Appartennero pure a questa illustre casa un Domenico Cardinale di S.R. Chiesa creato da Sisto V nel 1585 e Bernardo Arcivescovo di Avignone nel 1645. Arma: Di rosso, a sei pomi di pino d'oro, col gambo in basso, 3, 2, e 1». Anche i Pinello di Finlandia portano come pezza distintiva del loro stemma le pigne, come si può vedere nello stemma conservato sulla parete del salone della Riddarhus di Helsinki (n. 135).

I Pinello o Pinelli non si limitarono a commerciare stando in Genova. Famoso fu infatti il genovese Francesco Pinello o Pinelli, uno dei finanziatori, insieme ai fiorentini Berardi e Luis de Santángel, del primo viaggio alle Indie di Cristoforo Colombo, pure genovese. Francesco fu uomo di fiducia dei Re Cattolici per le questioni finanziarie. Si era trasferito da Genova prima a Valenza e poi a Siviglia. Si acquistò la riconoscenza dei sovrani di Castiglia ed Aragona prestando loro il denaro necessario alla conquista di Granada. Nel 1503 diventò Factor de la Casa de la Contratación da poco creata, pur mantenendo i propri affari privati legati al commercio con le Indie di cui era stato uno dei primi ad intravedere le potenzialità. Come scrive J.H. Parry: «il genovese d'Andalusia fornì un canale essenziale, attraverso il quale il capitale italiano, l'acume commerciale e finanziario italiano, l'esperienza e l'abilità marinare italiane furono trasmessi alla Spagna». Del resto, ricorda Paolo Emilo Taviani, «l'amicizia fra Cristoforo Colombo e Francesco Pinelli, iniziatasi sul finire degli anni Ottanta [del XV sec.], fu poi intensa e profonda; non conobbe mai interruzioni». Si sposò con Donna María de la Torres. Dal loro matrimonio nacquero Gerónimo, il quale intraprese la carriera di ecclesiastico, e Pedro del quale non conosciamo la discendenza. Francesco ebbe anche figli nati fuori del matrimonio, che verranno legittimati dal sovrano. Ricordiamo Luis Pinelo, commendatore dell'Ordine di Santiago e paggio del re Ferdinando il Cattolico, Cristobal Pinelo, giurato di Siviglia, sposatosi con Donna Alonza Gutierrez de la Caballeria; Juan Bautista Pinelo, pronotario apostolico, sposatosi con Donna Catalina Farfán de los Godos, il cui figlio Francisco Pinelo Farfán de los Godos entrò nell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (poi noto come Ordine di Malta) nel 1544 e infine Francisca Pinelo. Francesco fondò la Cappella della Vergine del Pilar nella cattedrale, dove compare il suo stemma. Una seconda copia dello stesso stemma si trova nel soffitto della biblioteca della Real Academia de Buenas Letras di Siviglia, che ha la sua sede nel palazzo appartenuto ai Pinelo o Pinelli, nella calle Abades. Così è blasonato in Spagna: «1o, dentellado de oro y azur, cargado de tres crescientes, de oro, bién ordenados, y de 2o, de gules, tres pinas de oro, puestas dos y una. Jefe general de plata, cargado de una cruz llana, de oro. Timbrado con yelmo y adornado con lambrequínes». Lo stemma è stato riprodotto in un articolo pubblicato da Adolfo de Salazar y Mir sulla rivista Nobiltà.

Francesco Pinello apparteneva dunque a un ramo della famiglia genovese che, insieme ad altre grandi famiglie italiane, si erano stabilite a Siviglia. Che questo ramo fosse importante lo conferma il fatto che Castellino, Battista e Paride Pinelli, del ramo di Francesco, vengono definti da papa Innocenzo VIII (Cybo) come cives ianuenses e consanguinei nostri. Battista Pinelli era stato accolto da Innocenzo VIII tra i notai apostolici e poi nominato castellano di Castel Sant'Angelo de Urbe. Il pontefice gli fece poi attribuire l'importante monastero di San Vittoriano, della diocesi di Lerida, in Andalusia. Battista era in stretto contatto con Francesco Pinelli, che trattò a favore di Battista presso i Re Cattolici per conto del pontefice. Questo ci conferma che Francesco si trovava appunto in stretti rapporti col papa, essendone banchiere in Spagna e svolgendo anche anche la funzione di nunzio e collettore pontificio.

I Pinelli furono per molto tempo attivi nella vita pubblica genovese. Quando nel 1785 i Reali di Napoli visitarono Genova, vennero create due deputazioni, composte di otto patrizi ciascuna, con lo scopo di accoglierli e di adempiere alle dovute formalità richieste dal protocollo. Della deputazione incaricata di ricevere la Regina faceva parte Giuseppe Pinelli, come ricordato in un suo articolo da Gian Marino delle Piane.

E' da notarsi che un ramo della famiglia si era stabilito in Sicilia. Palizzolo Gravina infatti menziona una siciliana famiglia Pinelli che porta come stemma Di rosso, con sei pine d'oro ordinate 3,2,1 (vedi tav. LIX; fonte: Villabianca). Non sappiamo però quando arrivò in Sicilia da Genova. Certamente vi erano attivi, se non residenti, da tempo, infatti un Dagnano e un Giovanni Pinello mercatores ianuenses sono citati in un documento del 27 gennaio 1351 in cui l'Università (cioè l'amministrazione cittadina) di Palermo ordina di pagar loro alcune salme di frumento nuovo (documento citato negli Acta Curie felicis urbis Panormi). Nell'Elenco Ufficiale Nobiliare italiano è registrata una famiglia Pinelli di Torino (conti) e quella di Pinelli Gentile di Genova (patrizi genovesi), che continua la tradizione genealogica dei Pinello genovesi, come indicato dallo stemma che portano.

Una famiglia Pinelli ebbe nel Napoletano il titolo di duchi di Acerenza. Di essa fa menzione Filiberto Campanile trattando delle famiglie nobili napoletane ricordando Donna Livia Pinella figlia del duca di Acerenza, «che fu Gran Cancelliere del Regno». Così ne scrive il di Crollalanza: «Originaria di Genova. à goduto nobiltà in Napoli fuori seggio, à vestito l'abito di Malta nel 1760, ed à goduto i feudi di Acquaviva, Belluccia, Fragnito, Gioia, Giuliano, Leverano, Montesilvano, Moscuso, Spoltore, Veglie e Vicoli; la contea di Copertino; i marchesati di Civitasantangelo, Galatona e Tursi; i ducati di Acerenza e di Tocco; ed il principato di Belmonte. Cosimo e Galeazzo Pinelli furono grandi cancellieri del regno, e Giovanni fu brigadiere dei reali eserciti e governatore di Reggio Calabria. Il ramo dei principi di Belmonte si estinse in Anna maritata nel 1721 in casa Pognatelli di Monteleone, e quello dei duchi di Tocco finì nella famiglia Montalto duchi di Fragnito». L'arma è uguale a quella dei Pinelli di Genova. Il feudo di Acquaviva fu il più importante tra quelli posseduti da questo ramo della famiglia. Così scrivono Mareca e Buccino: «Acquaviva in terra di Bari. Acquistata da Paride Pinello (o Pinelli) sub hasta ad istanza dei creditori del Duca d'Atri, il Pinello ottenne R. Assenso il 4 marzo 1614 con la clausola che il titolo di Marchese concesso nel 1536 ed infisso su detta città dovesse considerarsi estinto». Il feudo cambiò però presto proprietario, infatti «sulla città d'Acquaviva fu incardinato il titolo di Principe, che Carlo de' Mari, Marchese di Assigliano, aveva ottenuto dal Re l'8 dicembre 1665, subito dopo aver acquistato la città dai creditori dei Pinelli».

Un ramo dei Pinelli potrebbe aver raggiunto prima Bologna e poi Ferrara, infatti nel Libro d'Oro di questa città venne registrata una famiglia Pinelli il cui stemma era «d'azzurro, a tre pigne accostate d'oro accompagnate in capo da tre stelle d'oro».


Nils Henrik Pinello

Torniamo ai Pinelli scandinavi. Giovanni Battista ebbe due figli dalla moglie svedese: Johan Baptist (1737-1804) e Julius Dominicus (1738-1821). Ambedue seguirono le orme paterne diventando ufficiali. Servirono, tra l'altro, nella fortezza di Viapori (Sveaborg). Julius Dominicus nel 1818 entrò a far parte del Corpo della Nobiltà finlandese (Riddarhus). Il più famoso dei Pinello è il figlio di costui, Nils Henrik (1802-1879). All'età di quindici anni passò l'esame di maturità. Nel 1823 si laureò e nello stesso anno conseguì il dottorato in filosofia presso l'università di Turku. Nel 1827 comprò la fonderia di Kirjakkala presso Perniö. Pinello non ebbe fortuna, infatti questo è l'anno del grande incendio di Turku. L'acquisto della fonderia doveva essere finanziato dalla vendita del palazzo di città, sito in Hämeenkatu che però, a causa dell'incendio, era andato in cenere. Ma forse fu un bene per lui, infatti Pinello non aveva né l'esperienza né l'interesse per condurre attività industriali e neppure agricole, infatti la vita cittadina lo attirava molto di più di quella di campagna. A causa dei debiti, dovuti in parte anche alla sua generosità, infatti prestava denaro a chi ne aveva bisogno senza preoccuparsi se poteva riottenerlo, dovette rinunciare alla fonderia e alla tenuta di campagna e tornare a vivere in città. L'esperienza maturata nel campo dell'industria gli tornerà comunque utile nei 24 anni che tracorse come segretario della Società di Economia finlandese (Suomen Talousseura). Tra l'altro si doveva occupare di tenere il registro degli avvenimenti che la riguardavano. Scrisse quindi di vari argomenti che vertevano soprattutto sui metodi di coltivazione e sull'economia. A Turku, Pinello divenne uno dei personaggi più in vista della vita culturale. Fu frequentatore assiduo del teatro, divenendo uno dei promotori della costruzione del nuovo teatro che oggi abbellisce la piazza del mercato (Åbo svenska teater). Era dunque logico che diventasse il primo presidente del consiglio di amministrazione del teatro. Fu grande appassionato di canto (forse qui più chiaramente si vedevano gli effetti della sua origine italiana). Da giovane aveva fatto parte di cori studenteschi, si interesserà poi all'attività della Società musicale (Musikaliska Sällskapet) e a quella della scuola di musica fondata nel 1838. Operò anche a favore delle belle arti nell'ambito della locale Società degli artisti (Taideyhdistys). Ma non basta: fu uno dei fondatori del corpo volontario dei vigili del fuoco, insegnò chimica presso la "Scuola pratica", una specie di istituto professionale, e collaborò alle iniziative culturali della Chiesa luterana. Non mancò di incontrare a Turku gli intellettuali di passaggio, ebbe infatti familiarietà con il poeta nazionale J.L. Runeberg. Come scrittore non ebbe molto successo e i suoi lavori teatrali e i libretti d'opera, creati sul modello danese, sono oggi dimenticati. Sono invece molto più interessanti i suoi lavori giornalistici. Nel 1836-1847 e nel 1853-1856 redasse l'ebdonomario Åbo Tidningar. Sotto lo pseudonimo di Kapten Puff pubblicò tra il 1869-1870 il Puffens Kalender med benägna bidrag (Il Calendario di Puff con gentili commenti) e gli Små berättelser och tidsbilder (Piccoli racconti e figure del tempo), 1866-1878, originariamente usciti sulla gazzetta Åbo Underrättelser. Tra le altre cose, il Puffens kalender contiene una descrizione delle aste che si tenevano dall'italiano Mozelli ogni venerdì e sabato. Gli Små berättelser riproducevano disegni caratteristici della vita in Finlandia, particolarmente interessanti perché si riferivano in parte alla città di Turku precedentemente alla sua distruzione nel grande incendio del 1827. Altro tema trattato era la vita degli studenti della città, prima che l'università venisse trasferita a Helsinki.

Il ricordo più tangibile che abbia lasciato è il ristorante Pinella, che iniziò a costruire nel 1848, quando venne eretto il padiglione in legno, inizialmente adibito a caffè. Svante Dahlström ha pubblicato la lettera che Pinello mandò al sindaco di Turku, con la quale chiedeva la licenza di costruire un locale dove si potesse vendere «caffe, the, selters och sodavatten, limonad, glace, konfityrer, m.m. anhåller undertecknad ödmjukast». Pinella fu edificato nella cosiddetta vecchia piazza di Turku, nelle vicinanze della cattedrale, dove ora si trova la statua di H.G. Porthan. Nel 1863 il locale dovrà infatti essere spostato verso l'esterno della piazza per lasciare spazio proprio alla statua del professore della Vecchia Accademia. Il 9 settembre del 1864 la statua di Porthan sarà inaugurata in presenza dello stesso Pinello, il quale aveva ricevuto 150 rubli in risarcimento delle spese sostenute per il trasferimento del proprio caffè, che oramai era diventato un ristorante dopo i lavori di reinstallazione e gli ampliamenti curati dall'architetto P.J. Gyllich e poi da G.T. Chiewitz. Nel 1870 un ulteriore ampliamento fu progettato da C.J. Heideken. Divenne il centro della vita elegante della città. Qui si riunivano anche gli intellettuali di Turku e al suo caffè si sedettero Elias Lönnrot, Sakari Topelius e Fredrik Cygnaeus.

Alla morte di Nils Henrik, il ristorante passò al figlio Julius Dominicus Pinello (1836-1910), avuto da Anna Juliana Schmidt. Costui era un militare di carriera; arruolatosi nel 1855, divenne prima tenente e poi capitano di stato maggiore; è stato definito «uno dei migliori ufficiali di Finlandia». Nel 1860 si sposò con Carolina Sundwall, figlia di un alto funzionario governativo. Nel 1868 lasciò il servizio e si occupò del ristorante, che nel 1870 veniva ulteriormente abbellito nella facciata prospiciente il parco e in quella dalla parte del fiume. Il locale poteva ora restare aperto anche d'inverno e fu nello stesso anno che prese il nome ufficiale di Pinella. Nel 1876 Pinella ottenne la licenza di vendere acquavite. Era diventato il luogo preferito di incontro della buona borghesia di Turku. Avvocati, giudici, insegnanti del liceo, commercianti vi si trattenevano a bere un bicchierino (magari più di uno) e a fumare. Si creò un circolo di amici che si riuniva regolarmente da Pinella. Si racconta che un sindaco quando l'orologio stava per battere le una, licenziava i suoi interlocutori per affrettarsi a prendere il caffè con i frequentatori abituali di Pinella.

Julius Pinello morì il 18 dicembre del 1910. Non avendo eredi maschi, decise di vendere il locale alla Città. Così nel 1912 Pinella passò in proprietà al Comune di Turku per la modesta somma di mille marchi a causa delle cattive condizioni dell'edificio, i cui lavori di restauro furono valutati per una spesa quattro volte superiore. Iniziava il suo lento declino. Tra il 1951 e il 1968 fu gestito dalla Società degli Artisti di Turku (Turun Taitelijaseura). Nel 1973 il ristorante fu restaurato ripristinando lo stile degli anni 1880. Nel 1975 anche i locali che si trovano dalla parte del fiume furono restaurati (in passato erano stati adibiti a magazzino e perfino a distributore di benzina per le barche da diporto) a cura di Harri Fagerström, che li aveva preso in affitto. Su progetto dell'architetto Benito Casagrande il ristorante venne riportato aall'aspetto che aveva negli anni Ottanta del XIX secolo. Nel 1975 anche i locali sottostanti l'edificio in legno, quelli che si affacciano sul colonnato dorico disegnato da Gyllich, furono adibiti a ristorante, sempre su progetto di Casagrande. Pinella diventava così il primo ristorante con tavolini all'aperto della città di Turku. Nel 1986 la corporazione studentesca di Åbo akademi, l'università di lingua svedese, prese in gestione il pub nella parte inferiore del complesso, mentre il locale situato nella parte superiore, quella in legno, continuava come ristorante. Nel 1995 Pinella fu dato in affitto ad un privato, il ristoratore olandese Jerome van Breemen, il quale creò il ristorante Ribs nella parte inferiore, mentre in quella superiore il ristorante funzionava solo in occasioni particolari. L'attività di van Breemen cessò il 25 settembre del 2004. Il Comune aveva nel 2003 cercato di vendere i locali, ma a causa degli elevati costi di spesa per i necessari e improrogabili restauri, non fu trovato un acquirente. Nello stesso anno alcuni uomini d'affari di Turku, facenti parte del cosiddetto gruppo Caribia dal nome delle terme da esso gestito, tra cui il console onorario d'Italia Benito Casagrande, offrirono di rilevare i locali, senza però costi di affitto, proposta rifiutata dal Comune. Oggi Pinella attende di essere restaurato e di tornare alla sua funzione di ristorante di classe e, aggiungiamo, di erede di una splendida tradizione culturale italiana. Per fortuna sono passati gli anni della sfrenata speculazione edilizia e della "barbarie" architettonica. Pinella rischiò infatti più volte di essere demolito. Se la cavò quindi meglio del vecchio edificio dell'università nella piazza del mercato o di tanti altri gioielli dell'architettura ottocentesca e Jugend di Turku, che tra gli anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso finirono sotto le ruspe dei palazzinari.

La famiglia Pinello si estinse nel 1910 nel ramo maschile e nel 1945 in quello femminile. E' registrata quindi tra le famiglie nobili finlandesi estinte. Nell'Adels-kalender (l'Albo d'Oro della nobiltà finlandese), per l'anno 1906, si legge: «Pinello. Adliga ätten N:o 135. Italiensk adlig ätt: naturaliserad i Sverige 1751; introd. 1756 under n:o 1964. Immatrikulerad på Riddarhuset i Finland 1818. JULIUS DOMINICUS (son af Fil. Doktorn Nils Henrik Pinello och Anna Juliana Schmidt), f. den 4 oktober 1836; Stabskapten; Gift 1860 (med Carolina Sundvall); Enkl. 1866; Borgå. Hans dotter, Alice, f. 4/10 1862; Se adl. ätten Haartman, N:o 168».

Con Alice Pinello aveva termine una famiglia che aveva onorato il nome dell'Italia prima in Svezia e poi in Finlandia.

Luigi G. de Anna


BIBLIOGRAFIA


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