Passa per iniziatore dell'averroismo latino, in realtà il suo intento era un'interpretazione autentica di Aristotele (all'epoca erano conosciuti solo gli scritti del medio e tardo Aristotele, quello dei "trattati didattici"). Le sue opere ("Quaestiones de anima intellectiva" opera principale, diretta contro Tommaso, gli Impossibilia, il De aeternitate mundi) sono state pubblicate solo nel '900 [Mandonnet 1908], per effetto dell'ostracismo ecclesiastico. Gli stessi manoscritti risultano più volte manomessi e sovrascritti. Notevole la tecnica di discussione con gli allievi (presente negli Impossibilia): dovevano confutare le tesi paradossali presentate dal maestro: quod deus non est, quod omnia quae nobis apparent sunt simulacra et sicut somnia, ecc. Sigieri dimostrava l'inconciliabilità del pensiero aristotelico con la dottrina cristiana. Il mondo non è creato ed è eterno; l'anima come forma del corpo non sopravvive al corpo (e comunque in quanto pura forma non potrebbe soffrire le pene dell'aldilà); la volontà umana non è libera ma retta dalla cosmica determinazione razionale, che si riflette nel corso degli astri; Dio non conosce che sé medesimo, quindi non sa nulla del mondo e non provvede ad esso.
Sostiene anche la trascendenza totale dell'intelletto - non solo attivo ma anche passivo - rispetto all'anima umana, e la dottrina della "doppia verità" (non direttamente riscontrabile in Averroè ma attribuibile alla sua dottrina), secondo la quale la vera filosofia è da tenere del tutto separata dalla verità teologica, in sé indimostrabile e quindi non congruente con la prima.
VITA Fiammingo, all'università di Parigi [situata in rue Fouarre (paglia), presso la piazza Maubert] leggeva Aristotele tentandone un'interpretazione autentica, scontrandosi con il coevo Tommaso nel periodo del rientro di quest'ultimo a Parigi (1268-72). Una serie di sue tesi fu condannata dal vescovo di Parigi Tempier nel 1270 e 77. Citato a giudizio dal grande inquisitore di Francia, si recò a Orvieto presso la corte papale, qui - in attesa della sentenza definitiva - morì pugnalato dal chierico che gli faceva da segretario, colto da una crisi di follia. |
Elogio di Sigieri di Brabante (per bocca
del Tommaso dantesco)
Questi, onde a me ritorna il tuo sguardo, Dante avverte la grandezza umana e mentale di Sigieri, anche se dal punto di vista filosofico si schiera con Tommaso (oppure non conosce a fondo le tesi di Sigieri). V. Bruno Nardi, S. di B.nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Dante, in "Rivista di filosofia neoscolastica", 1911-12. |
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MANDONNET 1908: P. Mandonnet, S. de B. et l'averroïsme latin au XIII siècle, Lovain 1908 (collez. Le philosophes belges, vol VIII).