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Pitagora - dottrine orfiche

Nella Magna Grecia, dopo una prima fase "istituzionale", di religione civile fortemente legata ai modelli della madrepatria, compare una religione meno antropomorfizzata e più intellettuale, attraverso elaborazioni del filone "olimpico" e del filone "dionisiaco". In particolare Pitagora, pur nel rispetto formale della religione popolare, introduce da Crotone in tutta la Magna Grecia il concetto della trasmigrazione e dell'immortalità dell'anima, attraverso il rinnovo delle vite fino alla vera conoscenza che è la condizione dell'anima intellettuale totalmente libera dai vincoli corporali e quindi dalla morte. La conoscenza coinvolge quindi tutta l'esistenza (hodòs toû bìou, la "via pitagorica"), per cui dalla iniziazione rituale, attraverso comportamenti etici e politici, si arriva alla purificazione spirituale. Seguono il maestro in modo determinato coloro che vogliono fino in fondo apprendere (manthànein), chiamati per questo "matematici", mentre coloro che non sono ancora giunti al punto di non ritorno frequentano il maestro solo per ascoltare (akoùein), e sono detti "acusmatici"
Pitagora, copia romana da originale greco

. Pitagora pone come esigenza naturale quella di considerare anche la grande massa legata alla religione tradizionale, che va seguita ed educata nei suoi ritmi di maturazione, proprio utilizzando il tramite della religione che con il suo pantheon  costituisce una traccia simbolica dell'universo per la definizione dei comportamenti etici. 

L'ottica è quella della teologia apollinea. Gli uomini hanno bisogno dell'archè  tàn theòn, del governo degli dei, come freno e tutela, ordine e moderazione (v. Giamblico, Vita Pythagorica). Pitagora stesso fu assimilato ad Apollo Iperboreo. Di ambiente ionio come Pitagora era Senofane di Colofone - il più forte critico del politeismo antropomorfico dell'antichità: "uno è Dio, non simile ai mortali né per corpo né per intelletto" - che secondo la tradizione platonica avrebbe fondato la scuola eleatica. Senofane portò in Occidente una svolta verso il monoteismo. Il suo allievo (secondo la tradizione platonica) Parmenide, definito da Strabone anèr pythagòreios, parte da una profonda esperienza religiosa, confermata dalla forma del suo poema, il verso esametro della tradizione epica, che canta la "via sacra" (hierà hodòs) verso la luce della verità, che comporta il passaggio attraverso la porta custodita da Dìke, la Giustizia: la porta della conoscenza. E' la tradizione mistica della conoscenza della verità attraverso un'esperienza religiosa e intellettuale insieme. Questa caratteristica della ricerca come viaggio iniziatico, intellettuale e di salvazione è propria anche dell'orfismo, diffuso soprattutto in Magna Grecia. L'uomo è visto come elemento che ha tracce divine in sé, che emergono se egli riesce a dissetarsi alla fonte della reminescenza (v. lamina sepolcrale scoperta nel 1836 a Petelia-Strongoli nella Calabria ionica, ove il morto così si rivolge agli dei "Figlio della Terra e di Urano stellato ... ardo di sete e muoio: datemi, presto la fredda acqua  che scorre impetuosa dal lago di Mnemosine"). Sta all'uomo scegliere se far prevalere l'elemento corporeo-mortale o quello divino: il percorso iniziatico lo aiuta a "ricordare" le verità necessaria per distinguere la fonte buona a cui dissetarsi: la fonte appunto della reminescenza (Mnemosyne) della propria origine. 

FONTI

BONICELLI-BOTTACCINI 2000: Edoardo Boncinelli- Umberto Bottaccini, La serva padrona, Cortina, 2000:

GIUSTI 1999: Enrico Giusti,  Ipotesi sulla natura degli oggetti matematici,  Boringhieri 1999

MADDOLI 1996: Gianfranco Maddoli, Culti e dottrine religiose dei Greci d'Oriente, in PUGLIESE CARRATELLI 1996, 481-498

PUGLIESE CARRATELLI 1996: Giovanni Pugliese Caratelli (a c.), I Greci in Occidente, MI:Bompiani,1996 

SASSI 1996: Maria Michela Sassi, La  filosofia nel mondo greco d'Occidente, in PUGLIESE CARRATELLI 1996, 515-522

ZELLINI 1999: Paolo Zellini, Gnomone, Adelphi 1999

 

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