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Immanuel Kant - teoria

Secondo K. sono due i tipi di conoscenza (sensazione e intelletto), al loro interno differenziati in un contenuto-materia e in una forma pura a priori. La rivoluzione copernicana che K. sostiene di voler portare in filosofia consiste nel fatto che si può cercare di avere qualche progresso nella conoscenza dei fenomeni solo se l'uomo pone in essi ciò che già c'è nella ragione: vale a dire le forme a priori.

K. affronta dapprima il tema della sensibilità e delle sue forme a priori (estetica trascendentale), poi la LOGICA (analitica trascendentale o delle forme pure dell'intelletto, e dialettica trascendentale riguardante l’attività' della ragione pura teoretica). Le forme pure di spazio e tempo garantiscono la scientificità della MATEMATICA, e dei giudizi sintetici a priori("345+4567111=4567456"è un giudizio sintetico a priori).

 L'intelletto produce tre tipi di giudizi: analitici, sintetici a posteriori, sintetici a priori. I giudizi ANALITICI sono tautologici cioè hanno il predicato già compreso nel soggetto (corrispondono alle leibniziane verità di ragione): contengono verità universalmente valide ma non sono suscettibili di aumento della conoscenza (aumento che può essere dato solo dall'esperienza): p. es. "i corpi sono ESTESI" è un giudizio analitico, in quanto nel concetto di corpo rientra la determinazione spaziale (non si può concepire un corpo se non nello spazio). .

L'attività SINTETICA A POSTERIORI (giudizio sintetico a posteriori) è propria dell'esperienza: dal pdv logico si ottiene con una predicazione relativamente ad un soggetto che nel suo concetto non conteneva/ nella fase precedente  l'esperienza / tale predicazione. Coincide con le verità di fatto leibniziane. P.es. "Quando il sole riscalda la pietra, questa diventa calda oppure "I corpi sono PESANTI" sono giudizi sintetici a posteriori: in quest’ultimo caso si può vedere che nel concetto di CORPO non  rientra il concetto della pesantezza (concettualmente posso pensare anche corpi in assenza di peso) la quale mi viene solo dall'esperienza.

Invece "Il sole riscalda la pietra" è un giudizio sintetico APRIORI (GSAP) in quanto generalizzo l'attività sintetica della mia esperienza (relativa ad: alcuni corpi che ho sperimentato essere scaldati) alla totalità dei corpi, attraverso la categoria (O FORMA CONCETTUALE PURA) di CAUSA che applico appunto al sole. La formula del GSAP si può condensare in "A+B=C", dove ABC stanno ad indicare concetti universalmente validi. Altro es.: 5+2=7.

I giudizi sono il prodotto della attività' dell'intelletto, che per funzionare necessita di forme pure chiamate categorie. Mentre le categorie  aristoteliche sono però considerate come facenti parte del fenomeno-oggetto-realtà, quelle kantiane sono considerate solo come  strumenti apriori posseduti dal soggetto (non dall'oggetto). Le categorie vengono costituite in 4 gruppi: di Qualità' Quantità' Relazione Modalità'. Ogni gruppo e' composto da 3 categorie; p.e. Unita' Totalità' Pluralità' appartengono al gruppo di categorie relative alla Quantità; sostanza causa relazione appartengono al gruppo della Relazione. 

La RAGIONE tenta di sintetizzare tutti i concetti in una forma superiore chiamata IDEA, che prende forma nelle tre idee di DIO ANIMA MONDO. Le idee non sono però razionalmente dimostrabili, mancando a tali forme un contenuto - il quale contenuto (p.e. il contenuto di DIO) dovrebbe essere prodotto dall’intuizione intellettuale, che però l’uomo non possiede.

Per K. la METAFISICA non è lo studio della SCIENZA SPERIMENTALE: a queste conclusioni egli arriva facendo la critica della RAGIONE TEORETICA PURA. Pura significa TRASCENDENTALE, cioè precedente l’esperienza. L’esperienza è propria del FENOMENO, che è ciò che i sensi dell’uomo passivamente recepiscono   all’interno delle due intuizione pure (=forme a priori) della sensibilità: spazio e tempo.

Si può fare scienza (= giudizio sintetico a priori, GSAP, applicato ai concetti) solo sul fenomeno (che colpisce la nostra sensibilità).L’uomo non può invece fare scienza del NOUMENO, cioè del “pensabile”. Il Noumeno rimane per l’uomo un “concetto limite” indicante l’essenza causale della natura fenomenica (“mondo fisico”) in se stessa, e come tale sarebbe dimostrabile solo attraverso un’intuizione intellettuale che l’uomo non possiede.

   

 

2. Il problema della conoscenza come sintesi a-priori e la natura come realtà fenomenica. L'empirismo rimprovera al razionalismo la sua sterilità; il razionalismo rimprovera all'empirismo la mancanza validità oggettiva, ossia di universalità e necessità.

Kant rileva che il presupposto comune all'una e all'altra posizione è questo: che ci sia un ordinamento naturale per sé stante, ossia un sistema di leggi inerenti alla realtà quale è indipendentemente dal nostro conoscere, e compito della scienza sia scoprire un tale sistema di leggi. L'empirismo finisce col rinunziare a scoprirlo (scetticismo); il razionalismo pretende costruire un ordine di ideale che è vero, perché coincide con l'ordine delle cose, ma non vede che per stabilire l'adeguazione del primo al secondo, bisognerebbe averli presenti tutti e due, e invece la mente conosce soltanto il primo, non potendo essa uscire fuori di sé per raggiungere il secondo.  

Critica della ragione pura
facoltà facoltà di conoscere (VERO)
principi a priori forme pure dell'intuizione (spazio e tempo) e dell'intelletto (categorie)
ambito di applicazione Natura (mondo fenomenico)

Bisogna dunque, conclude Kant, abbandonare il presupposto comune all'empirismo e al razionalismo, e ammettere che l'ordine naturale c'è nella misura In cui la nostra stessa coscienza lo costruisce nell'atto che conosce. E solo così è possibile soddisfare entrambe le esigenze poste dall'empirismo e dal razionalismo; la conoscenza è sintesi a priori: sintesi perché è organizzazione o connessione di dati sensibili (che sono la materia del conoscere), come l'empirismo esige; a priori, perché il principio di quest'organizzazione è la nostra coscienza, la quale nel costituirla agisce secondo leggi essenziali alla sua natura, e perciò universali e necessarie - secondo l'esigenza del razionalismo, modi di funzionare della nostra mente, ossia modi di ordinare le impressioni sensoriali, di dar forma alla materia dell'esperienza.

 Quali sono le forme a priori della conoscenza? Kant distingue come tre gradi nel processo del conoscere: l’intuizione, l'intelletto e la ragione propriamente detta; ogni grado ha le sue forme a priori. Ogni grado ha le sue forme a priori. Le forme a priori dell'intuizione sono lo spazio e il tempo: questi sono esigenze a priori della nostra coscienza, per cui ci appare come una necessità questa, che, qualunque sensazione venga ad impressionarci, non può non essere intuita accanto a un'altra o almeno non può non essere intuita accanto a un'altra o almeno non può non essere collocata prima o dopo un'altra. L'intelletto unifica con nuovi legami quelle impressioni che esso trova sparse in uno spazio indefinito e in un tempo indefinito. L'intelletto ne costituisce «oggetti» definibili ognuno per quel che è in sé stesso e rispetto agli altri, in altri termini forma concetti di cose. E questo è possibile in quanto l'intelletto funziona anch'esso secondo leggi proprie della sua natura, esprime cioè esigenze ordinatrici necessarie e universali, per cui ad esempio certe qualità sensoriali costantemente coesistenti nello spazio si trasformano in proprietà d'una sostanza, oppure certe qualità sensoriali che costantemente seguono ad altre nel tempo, si trasformano in effetto d'una causa. Codesti modi di funzionamento dell'intelletto nella sua opera di sintesi sono da Kant detti categorie (e causa e sostanza sono appunto due di queste categorie).

Siffatte forme diverse di unificazione sono tutte alla loro volta unificate nella coscienza che l'io ha di sé stesso, come centro di riferimento di tutte quante le impressioni sensoriali e come attività sintetizzatrice unica e identica, nel variare delle rappresentazioni. «Io penso» è la categoria suprema, che organizza secondo regole universali tutte le rappresentazioni possibili che attraversino tutte le possibili coscienze empiriche («io trascendentale»). E' quest'io il legislatore della natura. Criterio di verità è che la rappresentazione d'un fatto si presti ad essere inserita armonicamente in quella trama dì rapporti che il nostro intelletto costituisce secondo le sue leggi per ridurre a unità la molteplicità, dei dati intuibili.

I risultati più importanti di questo concetto del sapere sono due: 

1) La scienza fisico-matematica ha il fondamento della sua obiettività. appunto nell'universalità e necessità dei legami a-priori che l'io pone tra i dati sensoriali: siccome nessuna impressione può esser ricevuta dalla nostra coscienza se non secondo le forme dello spazio e del tempo, e la matematica lavora su entità costruite nello spazio e nel tempo, le 1eggi della matematica valgono per tutte le impressioni possibili, sono condizioni necessarie e universali di ogni esperienza possibile. Analogamente la fisica lavora sulla trama costituita dal rapporti della causalità e della sostanza, che sono leggi a priori dell'intelletto, alle quali dunque non può sfuggire nessun evento, perché questo è un fatto di esperienza solo in quanto rientra in quella trama che l'intelletto stesso viene tessendo. 

2) Il nostro sapere è conoscenza di fenomeni, e non di cose in sè; Kant ammette una realtà anche fisica, un mondo materiale da cui ci provengono le impressioni sensoriali (non avrebbe veramente il diritto di farlo date le sue premesse); ma aggiunge che questa realtà viene da noi quale appare alla nostra coscienza attraverso le lenti colorate dello spazio e del tempo, che sono forme della nostra soggettività.

Comunque, la nostra scienza è limitato all'esperienza, e l'esperienza è sistemazione di fenomeni. Ed è una sistemazione non compiuta, fatta di una concatenazione di condizioni e condizionati che si estende all’infinito, come infinito è lo spazio e il tempo in
cui tutti 1 fenomeni vengono intuiti. Eppure la mente vorrebbe raggiungere delle sintesi definitive, vorrebbe organizzare i concetti in sistemazioni compiute, espressioni dell' incondizionato e dell' assoluto. Questa esigenza è ciò che Kant chiama ragione propriamente detta, e le idee di essa (l'anima, il mondo come un tutto, Dio) sono appunto espressioni di quest'esigenza. Ma tale esigenza e tali idee hanno valore solo in quanto additano all'intelletto l'infinitudine del cammino ch'esso deve percorrere, e lo spingono nel suo compito infinito come se esso potesse concludersi in una sistemazione compiuta; le idee servono come regola alla mente, come ideale nella sua opera di unificazione dell'esperienza ("uso regolativi”). Ma quando la mente crede che esistano oggetti corrispondenti a quelle idee e vuole servirsi di essi come termini conclusivi dell'esperienza (e per esempio fa intervenire Dio per spiegare i fenomeni della natura), essa è vittima di una  illusione: si serve di concetti come quelli di sostanza e di causa (che valgono. per collegare un fenomeno con altro entro l'esperienza) per costruire esseri che sarebbero fuori dall'esperienza (esempio: un'anima sostanziale, un Dio causa prima). Da ciò derivano le antinomie e i sofismi in cui la ragione urta,  quando per questa via vuol costruire una metafisica. La critica della ragione condanna come ingiustificata l'affermazione della realtà di quegli esseri soprasensibili: quantunque, per lo stesso motivo, non abbia poi nessun argomento per negare questa realtà (e non è poco).

Le antinomie della cosmologia razionale
  Tesi Antitesi  
Quantità il mondo è limitato nello spazio  e nel tempo il mondo è infinito nello spazio  e nel tempo proposizioni contrarie (possono essere entrambe false, NON possono essere entrambe Vere)
Qualità ogni sostanza nel mondo consta di parti semplici (atomismo) nessuna cosa nel mondo consta di parti semplici, e in esso non esiste niente di semplice
Relazione è necessario ammettere la libertà non c'è nessuna libertà (determinismo) proposizioni entrambe VERE: la Tesi a livello noumenico, l'Antitesi a livello fenomenico

(non c'è quindi violazione del principi di non-contraddizione)

Modalità il mondo presuppone un essere assolutamente necessario non c'è nessun essere assolutamente necessario


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