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Secondo K. sono due i
tipi di conoscenza (sensazione e intelletto), al loro interno differenziati in
un contenuto-materia e in una forma
pura a priori. La rivoluzione copernicana che K. sostiene di voler portare in
filosofia consiste nel fatto che si può cercare di avere qualche progresso
nella conoscenza dei fenomeni solo se l'uomo pone in essi ciò che già c'è
nella ragione: vale a dire le forme a priori. K. affronta dapprima il
tema della sensibilità e delle sue forme a priori (estetica trascendentale),
poi la LOGICA (analitica trascendentale o delle forme pure dell'intelletto,
e dialettica trascendentale riguardante l’attività' della ragione pura
teoretica). Le forme pure di spazio e tempo garantiscono la scientificità della MATEMATICA, e dei giudizi sintetici a
priori("345+4567111=4567456"è un giudizio sintetico a priori). L'attività SINTETICA A
POSTERIORI (giudizio sintetico a posteriori) è propria dell'esperienza: dal pdv
logico si ottiene con una predicazione relativamente ad un soggetto che nel suo
concetto non conteneva/ nella fase precedente
l'esperienza / tale predicazione. Coincide con le verità di fatto
leibniziane. P.es. "Quando il sole riscalda la pietra, questa diventa calda
oppure "I corpi sono PESANTI" sono giudizi sintetici a posteriori: in
quest’ultimo caso si può vedere che nel concetto di CORPO non
rientra il concetto della pesantezza (concettualmente posso pensare anche
corpi in assenza di peso) la quale mi viene solo dall'esperienza. Invece "Il sole
riscalda la pietra" è un giudizio sintetico APRIORI (GSAP) in quanto
generalizzo l'attività sintetica della mia esperienza (relativa ad: alcuni
corpi che ho sperimentato essere scaldati) alla totalità dei corpi, attraverso
la categoria (O FORMA CONCETTUALE PURA) di CAUSA che applico appunto al sole. La
formula del GSAP si può condensare in "A+B=C", dove ABC stanno ad
indicare concetti universalmente validi. Altro es.: 5+2=7. I giudizi sono il
prodotto della attività' dell'intelletto, che per funzionare necessita di forme
pure chiamate categorie. Mentre le categorie
aristoteliche sono però considerate come facenti parte del
fenomeno-oggetto-realtà, quelle kantiane sono considerate solo come
strumenti apriori posseduti dal soggetto (non dall'oggetto). Le categorie
vengono costituite in 4 gruppi: di Qualità' Quantità' Relazione Modalità'.
Ogni gruppo e' composto da 3 categorie; p.e. Unita' Totalità' Pluralità'
appartengono al gruppo di categorie relative alla Quantità;
sostanza causa relazione appartengono al gruppo della Relazione. La RAGIONE tenta di
sintetizzare tutti i concetti in una forma superiore chiamata IDEA, che prende
forma nelle tre idee di DIO ANIMA MONDO. Le idee non sono però razionalmente
dimostrabili, mancando a tali forme un contenuto - il quale contenuto (p.e. il
contenuto di DIO) dovrebbe essere prodotto dall’intuizione intellettuale,
che però l’uomo non possiede. Per K. la METAFISICA
non è lo studio della SCIENZA SPERIMENTALE: a queste conclusioni egli arriva
facendo la critica della RAGIONE TEORETICA PURA. Pura significa TRASCENDENTALE,
cioè precedente l’esperienza. L’esperienza è propria del FENOMENO, che è
ciò che i sensi dell’uomo passivamente recepiscono
all’interno delle due intuizione pure (=forme a priori) della
sensibilità: spazio e tempo. Si può fare scienza (=
giudizio sintetico a priori, GSAP, applicato ai concetti) solo sul fenomeno (che
colpisce la nostra sensibilità).L’uomo non può invece fare scienza del
NOUMENO, cioè del “pensabile”. Il Noumeno rimane per l’uomo un
“concetto limite” indicante l’essenza causale della natura fenomenica
(“mondo fisico”) in se stessa, e come tale sarebbe dimostrabile solo
attraverso un’intuizione intellettuale che l’uomo non possiede.
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2.
Il problema della conoscenza come sintesi a-priori
e la natura come
realtà fenomenica. L'empirismo rimprovera al razionalismo la sua
sterilità; il
razionalismo rimprovera all'empirismo la mancanza validità oggettiva, ossia di
universalità e necessità. Kant
rileva che il presupposto comune all'una e all'altra posizione è questo: che ci
sia un ordinamento naturale per sé stante, ossia un sistema di leggi inerenti
alla realtà quale è indipendentemente dal nostro conoscere, e compito della
scienza sia scoprire un tale sistema di leggi. L'empirismo finisce col
rinunziare a scoprirlo (scetticismo); il razionalismo pretende costruire un
ordine di ideale che è vero, perché coincide con l'ordine delle cose, ma non
vede che per stabilire l'adeguazione del primo al secondo, bisognerebbe averli
presenti tutti e due, e invece la mente conosce soltanto il primo, non potendo
essa uscire fuori di sé per raggiungere il secondo. |
Critica della ragione pura | |
facoltà | facoltà di conoscere (VERO) | |
principi a priori | forme pure dell'intuizione (spazio e tempo) e dell'intelletto (categorie) | |
ambito di applicazione | Natura (mondo fenomenico) |
Bisogna
dunque, conclude Kant, abbandonare il presupposto comune
all'empirismo e al razionalismo, e ammettere che l'ordine naturale
c'è nella misura In cui la nostra stessa coscienza lo costruisce
nell'atto che conosce. E solo così è possibile soddisfare entrambe le esigenze
poste dall'empirismo e dal razionalismo; la conoscenza è sintesi a priori:
sintesi perché è organizzazione o connessione di dati sensibili (che
sono la materia del conoscere), come l'empirismo esige; a priori, perché
il principio di quest'organizzazione è la nostra coscienza, la quale nel
costituirla agisce secondo leggi essenziali alla
sua natura, e
perciò universali e necessarie - secondo l'esigenza del razionalismo, modi di
funzionare della nostra mente, ossia modi di ordinare le impressioni sensoriali,
di dar forma alla materia dell'esperienza.
Quali
sono le forme a priori della conoscenza? Kant distingue come tre gradi nel processo del conoscere: l’intuizione, l'intelletto
e la ragione
propriamente detta; ogni grado ha le sue forme a priori. Ogni grado ha le
sue forme
a priori. Le forme
a priori dell'intuizione sono lo spazio e il tempo: questi sono esigenze a
priori della nostra coscienza, per cui ci appare come una necessità questa,
che, qualunque sensazione venga ad impressionarci, non può non essere intuita accanto
a un'altra o almeno non può non essere intuita accanto a un'altra o
almeno non può non essere collocata prima o dopo un'altra. L'intelletto unifica
con nuovi legami quelle impressioni che esso trova sparse in uno spazio indefinito
e in un tempo indefinito. L'intelletto ne costituisce «oggetti» definibili
ognuno per quel che è in sé stesso e
rispetto agli
altri, in altri termini forma concetti di cose. E questo è possibile in quanto
l'intelletto funziona anch'esso secondo leggi proprie della sua natura, esprime
cioè esigenze ordinatrici necessarie e universali, per cui ad esempio certe
qualità sensoriali costantemente coesistenti nello spazio si trasformano in proprietà
d'una sostanza, oppure certe qualità sensoriali che costantemente
seguono ad altre nel tempo, si trasformano in effetto d'una causa.
Codesti modi di funzionamento dell'intelletto nella sua opera di sintesi sono da
Kant detti categorie (e causa e sostanza sono appunto due
di queste categorie).
Siffatte
forme diverse di unificazione sono tutte alla loro volta unificate nella
coscienza che l'io ha di sé stesso, come centro di riferimento di tutte quante
le impressioni sensoriali e come attività sintetizzatrice unica e identica, nel
variare delle rappresentazioni. «Io penso» è la categoria suprema, che
organizza secondo regole universali tutte le rappresentazioni possibili che
attraversino tutte le possibili coscienze empiriche («io trascendentale»).
E' quest'io il legislatore della natura. Criterio di verità è che la
rappresentazione d'un fatto si presti ad essere inserita armonicamente in quella
trama dì rapporti che il nostro intelletto costituisce secondo le sue leggi per
ridurre a unità la molteplicità, dei dati intuibili.
I risultati più importanti di questo concetto del sapere sono due:
1) La scienza
fisico-matematica ha il fondamento della sua obiettività. appunto
nell'universalità e necessità dei legami a-priori che l'io pone tra i dati
sensoriali: siccome nessuna impressione può esser ricevuta dalla nostra
coscienza se non secondo le forme dello spazio e del tempo, e la matematica
lavora su entità costruite nello spazio e nel tempo, le 1eggi della matematica
valgono per tutte le impressioni possibili, sono condizioni necessarie e
universali di ogni esperienza possibile. Analogamente la fisica lavora sulla
trama costituita dal rapporti della causalità e della sostanza, che sono leggi
a priori dell'intelletto, alle quali dunque non può sfuggire nessun evento, perché
questo è un fatto di esperienza solo in quanto rientra
2) Il nostro sapere è conoscenza di fenomeni, e non di cose in sè;
Kant ammette una realtà anche fisica, un mondo materiale da cui ci
provengono le impressioni sensoriali (non avrebbe veramente il
diritto di farlo date
le sue premesse); ma aggiunge che questa realtà viene da noi quale appare
alla nostra coscienza attraverso le lenti colorate dello spazio e del tempo, che
sono forme della nostra soggettività.
Comunque, la nostra scienza è limitato all'esperienza, e l'esperienza è
sistemazione di fenomeni. Ed è una sistemazione non compiuta, fatta di una
concatenazione di condizioni e condizionati che si estende all’infinito, come
infinito è lo spazio e il tempo in cui tutti
1 fenomeni vengono intuiti. Eppure la mente vorrebbe raggiungere delle sintesi
definitive, vorrebbe organizzare i concetti in sistemazioni compiute,
espressioni dell' incondizionato e dell' assoluto. Questa esigenza è ciò che
Kant chiama ragione propriamente detta, e le idee di essa (l'anima, il mondo
come un tutto, Dio) sono appunto espressioni di quest'esigenza. Ma tale esigenza
e tali idee hanno valore solo in quanto additano all'intelletto l'infinitudine
del cammino ch'esso deve percorrere, e lo spingono nel suo compito infinito come
se esso potesse concludersi in una sistemazione compiuta; le idee servono
come regola alla mente, come ideale nella sua opera di unificazione
dell'esperienza ("uso regolativi”). Ma quando la mente crede che
esistano oggetti corrispondenti a quelle idee e vuole servirsi di essi come
termini conclusivi dell'esperienza (e per esempio fa intervenire Dio per
spiegare i fenomeni della natura), essa è vittima di una
illusione: si serve di concetti come quelli di sostanza e di causa (che
valgono. per collegare un fenomeno con altro entro l'esperienza) per costruire
esseri che sarebbero fuori dall'esperienza (esempio: un'anima sostanziale, un
Dio causa prima). Da ciò derivano le antinomie e i sofismi in cui la ragione
urta, quando per questa via vuol
costruire una metafisica. La critica della ragione condanna come ingiustificata
l'affermazione della realtà di quegli esseri soprasensibili: quantunque, per lo
stesso motivo, non abbia poi nessun argomento per negare questa realtà (e non
è poco).
Le antinomie della cosmologia razionale | |||
Tesi | Antitesi | ||
Quantità | il mondo è limitato nello spazio e nel tempo | il mondo è infinito nello spazio e nel tempo | proposizioni contrarie (possono essere entrambe false, NON possono essere entrambe Vere) |
Qualità | ogni sostanza nel mondo consta di parti semplici (atomismo) | nessuna cosa nel mondo consta di parti semplici, e in esso non esiste niente di semplice | |
Relazione | è necessario ammettere la libertà | non c'è nessuna libertà (determinismo) | proposizioni entrambe VERE: la
Tesi a livello noumenico, l'Antitesi a livello fenomenico
(non c'è quindi violazione del principi di non-contraddizione) |
Modalità | il mondo presuppone un essere assolutamente necessario | non c'è nessun essere assolutamente necessario |
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