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#33 LARRY BIRD      
  1979-80 ROOKIE OF THE YEAR WITH THE  BOSTON CELTICS

THE STORY (by Fabio Anderle)

Larry Bird

3� Capitolo

Con i Boston Celtics

Tutti avevano dato per scontato che Larry avrebbe firmato in breve tempo il contratto con i Boston Celtics, visto che i biancoverdi erano reduci da una stagione disastrosa e l’ex-stella di Indiana State non vedeva l’ora di giocare ai piani alti. Ma la saggezza del pur giovane atleta dell’Indiana cominci� subito a farsi notare: Bird chiese ad un gruppo di uomini di affari di Terre Haute di aiutarlo nella scelta dell’agente che avrebbe dovuto curare i suoi interessi nel corso della carriera da professionista, e dopo un’attenta selezione la scelta cadde su Bob Woolf. Residente a Boston (e la cosa non guastava) era uno dei migliori nel settore anche se ultimamente non se la stava passando benissimo. I "saggi" di Terre Haute, oltre ad apprezzarne la correttezza e la schiettezza, pensarono che la nuova opportunit� di rientrare nel "giro" dei migliori sarebbe stata un’ulteriore molla a dare il massimo. Quando il 4 aprile del 1979 a Woolf venne comunicato che aveva vinto il ballottaggio con l’altro candidato, Larry gli si avvicin� e gli disse: "Sa, signor Woolf, l’altro era troppo sveglio per me e cos� ho scelto lei…" Due giorni dopo l’atleta apparve al Garden assieme al suo agente ed a Red Auerbach, e ricevette un lungo applauso dai tifosi ormai stanchi di veder perdere i Celtics. Ma il braccio di ferro tra l’uomo dal sigaro ed il rappresentante del numero 33 cominci� subito dopo, mostrandosi in tutta la sua crudezza. Woolf aveva "sparato" alto, sapendo che altrimenti Auerbach avrebbe costretto il suo cliente ad accontentarsi degli spiccioli. Dall’altra parte della barricata, lo staff dirigenziale biancoverde non pensava che Bird si sarebbe rivelato cos� forte, e temeva di venir usato come specchietto per le allodole. Infatti, se l’accordo non fosse stato raggiunto entro un anno dalla data della scelta (cio� entro l’8 giugno), il miglior cestista universitario della stagione sarebbe stato reimmesso nel pool dei giocatori potenzialmente eleggibili nel draft del 1979, e Larry sarebbe stato ovviamente scelto solo dalla formazione che avesse potuto garantirgli il salario da lui richiesto. Chi lo avrebbe infatti chiamato a rischio di trovarsi con niente in mano se Bird non avesse per la seconda volta accettato il compenso proposto? Pertanto i Celtics erano preoccupati, ed a differenza del passato Auerbach stavolta si trovava col coltello dalla parte…. della lama. Nel mese di maggio Bird cerc� di complicarsi la vita fratturandosi l’indice della mano destra in tre punti mentre giocava a baseball con i fratelli, ma riusc� ad ingannare i sanitari bostoniani quando si present� alla visita di idoneit� e mostr� la mano sinistra: appena in palestra, termin� di rassicurare i Celtics sulle sue ottime condizioni segnando da tutte le posizioni, ma pochi anni fa ha ammesso che dal giorno della frattura in poi la sua abilit� nel tiro non era stata pi� la stessa. Auerbach e Woolf continuavano a dare fondo alla loro consumata abilit� usando tutte le armi a loro disposizione: i microfoni, la carta stampata, le voci di corridoio in una escalation di violenza verbale che in un’occasione scosse profondamente persino Larry, per caso presente ad un diverbio. Anche il mese di maggio pass�, mentre la frustrazione delle due parti traspariva dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa. Auerbach non sembrava intenzionato a muoversi dalla prima offerta dei Celtics, che prevedeva un tetto di 400 mila dollari l’anno. In realt� i "Saggi" e Woolf concordavano che il valore di mercato di Larry al momento oscillasse tra i 600 e gli 800 mila bigliettoni, ma non sarebbero stati disposti ad accettare nulla di meno anche perch� si trovavano in una posizione di forza. Quella che sulle pagine dei giornali era ormai nota come "La Guerra dei Cento Giorni" termin� a giugno quando nella trattativa si inser� il nuovo proprietario Harry Mangurian. Appena in tempo per evitare che Bird rientrasse nelle scelte, allent� i cordoni della borsa ed allo stesso tempo evit� che Auerbach rimettesse la faccia, accordandosi con Woolf per un contratto quinquennale da 650 mila dollari a stagione. La mattina dell’8 giugno 1979, data prevista per la stipula del contratto, Larry era ospite nella casa di Brookline appartenente al suo agente. Abitudinario, si alz� alle 6 e cominci� a praticare il consueto jogging per le strade del sobborgo bostoniano. Purtroppo la sua dimestichezza con le vie del centro del Massachusetts era ancora scarsa e ad un certo punto non riusc� pi� a trovare la strada di casa. Chiese aiuto ad un motociclista che lo riconobbe e lo prese in giro dicendogli: "Non � il modo migliore per cominciare, vero?" Bird rispose con la frase che venne ripresa dai giornali e che da quel giorno lo avrebbe accompagnato testimoniando la fierezza per le sue umili origini: "Tutto sommato penso di essere sempre un contadino di French Lick". Alle 9.45, di fronte ad una folla di reporter assiepati nella sala del "Boards and Blades Club" sopra al Boston Garden, Larry Joe Bird apparve sorridente mentre apponeva la firma al suo primo contratto NBA. Anche pi� felici sembravano Red Auerbach e Bill Fitch, il nuovo allenatore dei biancoverdi. Improvvisamente il giovane cestista proveniente dall’Indiana rurale era diventato un uomo ricco, e pochi giorni dopo altro danaro cominci� arrivare dai contratti di sponsorizzazione con la Spalding e la Converse. Ma era tutto denaro meritato, anche perch� in quei giorni nessuno si rendeva conto di ci� che avrebbe significato l’entrata nel mondo dell’NBA dei due grandi protagonisti del basket college nella stagione appena conclusasi. Bisogna ricordare la lega professionistica statunitense all’epoca non godeva di grande salute. Aveva vinto la lotta fratricida con l’ABA, ma per farlo si era praticamente svenata e le cicatrici erano ancora profonde. Nemmeno le entrate televisive erano in grado di far decollare l’NBA: errori di valutazione del passato e problemi concreti (negli ultimi anni le squadre delle piazze televisive pi� appetitose come New York e Los Angeles viaggiavano a scartamento ridotto) avevano relegato le trasmissioni degli incontri in orari impossibili, e l’All Star Game e le Finali venivano messe in onda in differita. Qualcosa stava per� cambiando, e lo dimostrarono i seimila nuovi abbonamenti venduti dal "front office" dei Celtics prima ancora che il numero 33 mettesse piede in campo per il primo allenamento. Ed al "camp" per le matricole organizzato dalla squadra a Marshfield, Bird mostr� subito le sue enormi potenzialit�, ribattendo colpo su colpo le piccole provocazioni con le quali il veterano M.L. Carr (appena acquistato da Detroit) tent� di metterlo in difficolt�. Dopo il "Rookie camp" di agosto ebbe inizio il "Training camp", la serie di allenamenti a ranghi completi in preparazione alla stagione agonistica, e tutti i giocatori dei Celtics arrivarono in anticipo. Una matricola ipotizz� che lo avessero fatto perch� erano determinati a non ripetere le pessime prestazioni della stagione precedente, ma Larry non era stupido: "Vogliono tutti un pezzetto di me" comment� profeticamente. E le sfide con Carr, Cowens e soprattutto con Cedric Maxwell cominciarono a "scaldare" gli sbilenchi canestri di Camp Milbrook. Nonostante l’indice della mano destra continuasse a fargli male e la percentuale di tiro non fosse entusiasmante, si guadagn� immediatamente il rispetto di atleti ed allenatori: il giocatore si stava rivelando una sorta di diamante grezzo. Intanto il "sergente di ferro" Bill Fitch cominci� a rendere chiaro a tutti che non avrebbe accettato un impegno inferiore al 100%, e quando vide che Curtis Rowe correva svogliatamente gli disse di portare le chiappe fuori dal campo: era appena stato "tagliato". Anche il play di riserva Ernie di Gregorio, splendido passatore, non riusc� a sopportare le forche caudine imposte dal terribile Fitch, ed un giorno prese la sua roba andandosene senza voltarsi indietro. Poco prima dell’inizio della stagione un tribunale stabil� che Larry doveva provvedere al mantenimento della piccola Corrie, frutto del suo matrimonio fallito con Janet Condra, e Sports Illustrated si gett� a pesce sulla storia ricordando anche il drammatico suicidio del padre del campione (anche se non c’entrava, era un argomento che destava sempre un certo interesse tra i lettori). Il numero 33 per� non sembr� preoccuparsi di tali noie, ed esord� il 12 ottobre 1979 nella prima gara stagionale contro gli Houston Rockets. I Celtics vinsero per 114 a 108, ma il biondo dovette guardare gli ultimi minuti dalla panchina a causa di qualche fischio "stonato" da parte dell’arbitro Dick Bavetta. I suoi 14 punti, 10 rimbalzi e 5 assist non passarono comunque inosservati. Nonostante in pochi avessero pronosticato una loro presenza ai playoffs, i Celtics partirono in tromba vincendo 15 delle prime 19 gare. Larry continu� a prendere fiducia in s� stesso, ed il 23 novembre ottenne la prima delle 69 triple doppie della sua carriera. Nella risicata vittoria per 115 a 111 con i Detroit Pistons fece registrare 23 punti, 19 rimbalzi e 10 passaggi smarcanti. Gradualmente lo svantaggio in classifica dai fortissimi Sixers cominci� a diminuire, e nonostante qualche colpo a vuoto (come a Phoenix, quando nonostante i 49 punti con 19 su 32 al tiro di Bird i Celtics si fecero rimontare 9 punti negli ultimi due minuti) era chiaro che i Celtics erano ritornati nei quartieri alti del campionato. Nella lotta per la miglior matricola "Legend" era gi� in vantaggio rispetto a "Magic" secondo i sondaggi, e quando il sorridente play da East Lansing si infortun�, nessuno ebbe pi� dubbi su chi avrebbe conquistato il trofeo di "rookie" dell’anno. Nel corso del suo primo All Star Game Bird risult� determinante, e con un paio di canestri (compresa la prima "bomba" nella storia della manifestazione) ed alcuni assist incredibili guid� l’Est alla vittoria ai supplementari. Ormai al Boston Garden era quasi impossibile trovare un biglietto, ed a fine stagione la franchigia stabil� il suo primato d’incasso: Bird era riuscito a riempire l’impianto ed a riportare la squadra ai playoffs. Le vittorie continuarono a susseguirsi mentre l’intera NBA assisteva affascinata alla nascita di una stella ed alla resurrezione di una grande: i Celtics chiusero la stagione con 61 vittorie e 21 sconfitte (le 32 vittorie in pi� rispetto al campionato precedente rappresentavano un record che venne battuto solo nel 1989 dagli Spurs di David Robinson), in testa alla Atlantic Division e con due partite di vantaggio su Philadelphia che nel probabile scontro diretto avrebbe dovuto giocare l’eventuale "bella" al Garden. Bird, oltre al premio per la miglior matricola (63 preferenze contro le 3 ottenute da "Magic") ottenne anche il terzo posto nelle votazioni per il miglior giocatore dietro ai due mostri sacri Jabbar ed Erving. I Celtics saltarono il primo turno dei playoffs in virt� del loro risultato nella "regular season", e nel secondo si sbarazzarono facilmente degli Houston Rockets. Gli avversari seguenti non sarebbero stati cos� malleabili: i Philadelphia 76ers disponevano di un gruppo di ottimi giocatori ben amalgamati guidato dal coach Billy Cunningham ed ispirato dalle giocate in assenza di gravit� di "Doctor J" Julius Erving. Il "Dottore" inizi� ad "operare" i Celtics gi� nella prima partita al Garden, ed i biancoverdi persero d’un soffio, 96 a 93. Nel secondo incontro Bird evit� lo 0 a 2 con una stupenda partita, e tra i suoi 31 punti ci furono molte conclusioni decisive che diedero alla squadra di Fitch il successo per 92 a 90. Ma allo Spectrum la musica cambi� di colpo, e seppur a fatica, i 76ers si aggiudicarono le due gare per 99 a 97 e 102 a 90, vibrando un colpo durissimo alle speranze di Boston. Anche nella quinta partita al Garden le due torri di Phila, Darryl Dawkins e Caldwell Jones, dominarono sotto canestro ponendo le basi per il 105 a 94 che mand� in vacanza la squadra di Fitch. Bird rimase deluso dal risultato dei playoffs: "Avevamo il miglior record della lega e ci hanno sbattuto fuori come se fossimo nulla. Non abbiamo giocato una gara decente, nemmeno quella che abbiamo vinto". Ma tutto sommato in casa Celtics tutti erano contenti. Erano passati dai disastri del 1979 alla palma di rivelazione della stagione seguente, e con la prima scelta assoluta a disposizione le prospettive sembravano ancora pi� rosee. Con l’ennesimo colpo da maestro, Auerbach scambi� quella scelta con la terza di Golden State pur di ricevere in cambio anche Robert Parish, un centro in scadenza di contratto che agli addetti ai lavori sembrava buono ma non eccezionale. Con la terza scelta mise poi le mani su Kevin McHale, un ruvido centro dall’Universit� di Minnesota dalle spalle quadrate e dalle braccia smisurate: un affarone. Come al solito, per�, Auerbach cerc� di lucrare sullo stipendio della matricola, e quando McHale si rese conto che nonostante fosse la terza scelta i Celtics volevano pagarlo come se fosse stato "chiamato" al numero dieci, accett� l’offerta della Billy Milano di effettuare un provino nello "Spaghetti Circuit". Alla fine l’accordo venne trovato, ed i delusi dirigenti milanesi augurarono comunque buona fortuna al loro "quasi-acquisto". Ne avrebbe avuto bisogno. Quando McHale si present� agli allenamenti, Fitch lo sottopose alla "cura" come aveva fatto con Larry l’anno precedente. Anche Parish era arrivato all’inizio della preparazione totalmente fuori forma, ed i due nuovi centri dovettero soffrire per guadagnare una condizione accettabile. Una volta oliato il motore, per�, i Celtics sembrarono avere una marcia in pi� rispetto alla pur ottima stagione precedente, e sotto canestro le lunghe braccia del "Capo" e della matricola da Minnesota cominciarono a rendere pi� difficoltoso l’operato degli avversari. Prima dell’inizio della stagione, altri due "grandi" non sopportarono la "cura Fitch" e svuotarono gli armadietti. Certo che se avessero saputo come sarebbe andato a finire il campionato, sia Dave Cowens che Pete Maravich forse ci avrebbero pensato un po’ sopra prima di abbandonare il basket agonistico: soprattutto quel grande solista chiamato "Pistol" avrebbe avuto l’opportunit� di lottare per quel titolo nazionale che invece non riusc� mai a conquistare.

 

1980-’81: il primo titolo

Nonostante le buone premesse, la stagione non inizi� nel migliore dei modi. Sia Tiny Archibald che Cedric Maxwell avevano cominciato ad allenarsi in ritardo a causa di dispute contrattuali che erano state risolte da poco ed erano fuori condizione. "Cornbread", dal nome della focaccia di mais di cui � ghiottissimo, si era adattato perfettamente all’arrivo del numero 33 ed aveva accettato di ricoprire un ruolo da comprimario di lusso vedendo scendere la sua produzione di punti, ma aveva ottenuto il 60.9% al tiro che rappresentava la pi� alta percentuale di realizzazione raggiunta da un giocatore dell’NBA negli ultimi sette anni. Era logico che pretendesse qualcosa in pi� visto che il suo contratto era in scadenza, ma tanto per cambiare Auerbach non sembrava disposto ad accontentare un suo giocatore. Alla fine l’accordo venne raggiunto, ma n� Archibald n� Maxwell avevano lavorato molto con il resto della squadra: i Celtics vinsero solo tre delle prime sei partite. Poi Larry si prese le sue responsabilit�, affermando che ultimamente non aveva cercato con continuit� Maxwell vicino a canestro, e da quel momento le cose cominciarono a migliorare. Philadelphia aveva un congruo vantaggio in classifica, ma "Legend" predisse quasi per scherzo che Boston avrebbe superato i rivali. In dicembre i biancoverdi vinsero 12 incontri consecutivamente, ed i Sixers cominciarono a preoccuparsi. Una serata-no capita a tutti, ed il 2 gennaio i Celtics persero ad Oakland contro i Golden State Warriors per 121 a 106. Quella partita rimase famosa perch� Larry, per l’unica volta nella sua carriera NBA non riusc� a segnare nemmeno un punto, in una prestazione incolore che pass� alla storia come "otto mattoni ed una stoppata", a ricordare lo 0 su 9 al tiro del baffo di French Lick. Nella gara seguente il nostro eroe per� dimostr� di che pasta era fatto: non era il tipo da giocare male due gare di fila, ed i Portland Trail Blazers sapevano di essere nei guai ancora prima che l’arbitro alzasse la palla a due. Infil� i primi cinque tiri, si tuff� su ogni pallone, segn� 33 punti e suon� la carica in quell’importante vittoria. Un infortunio al polpaccio rimediato contro Darryl Dawkins nello scontro diretto (peraltro vinto per 104 a 101) rallent� un po’ la marcia del team del trifoglio, ma quando l’asso dell’Indiana si riprese Philadelphia ricominci� a tremare. L’11 febbraio i Celtics violarono il Forum di Los Angeles per 105 a 91, e Larry lasci� tutti a bocca aperta, compreso il general manager californiano Jerry West che in precedenza si era dimostrato scettico sulle reali possibilit� del ragazzo di Indiana State di sfondare a livello NBA. Ma lo "score" di 15 su 17 al tiro, 21 rimbalzi, 6 assists, 5 palle recuperate e 3 stoppate da lui fatto registrare in quella gara costrinse West a rimangiarsi tutto. "Non sono stati i 36 punti ad impressionarmi – comment� West – ma il fatto che capiva prima degli altri ci� che sarebbe accaduto in campo". Pochi giorni dopo per� il lato "bollente" del suo carattere ebbe il sopravvento quando Allan Bristow dei Jazz lo provoc� e Larry non seppe mantenere i nervi saldi. Reag� sferrando un pugno all’avversario, e quando i due giocatori vennero espulsi i Celtics si squagliarono come neve al sole perdendo per 104 a 89. Bird rientr� in squadra pi� "feroce" che mai, Boston vinse sei incontri consecutivamente e si present� all’ultima partita con una sola gara di svantaggio in classifica dai Sixers. E quale sarebbe stato l’ultimo incontro in programma della stagione? Boston-Phila, ovviamente! Vincendo, gli atleti di Fitch avrebbero superato gli avversari in graduatoria in virt� di un miglior bilancio nelle gare dell’Atlantic Division. Davanti a 18.030 tifosi urlanti sotto le bandiere del Garden, i biancoverdi superarono i 76ers per 98 a 94 grazie ai 24 punti del loro ispiratissimo "baffo". Era stato un finale di stagione decisamente incredibile, e la squadra poteva ora sfruttare al meglio il riposo garantito ai vincitori di Division mentre le altre squadre dovevano subito impegnarsi nelle "mini-serie" al meglio delle tre partite. Ma i Celtics erano giovani, affamati di vittorie e sprizzavano una tale energia che i Chicago Bulls, primi avversari di quei playoffs, vennero spazzati via in quattro incontri. Nell’ultimo incontro di quella serie Bird aggiunse un altro episodio alla sua leggenda: "Eravamo pari all’inizio dell’ultimo quarto - ricorda Larry - e 20.000 tifosi stavano facendo un baccano infernale. Coach Fitch durante il timeout ci disse di fare qualcosa per calmare quel pubblico, ed io lo presi in parola". Dopo pochi secondi infil� un tiro da tre punti, e sul susseguente attacco dei Bulls intercett� un passaggio per andare a depositare la palla nel canestro. Immediatamente nello "Stadium" cal� un silenzio irreale, ed i padroni di casa non riuscirono pi� a rientrare in partita. La finale di Conference li rimise di fronte ai loro vecchi avversari: per l’ottava volta negli ultimi quindici anni la classica sfida tra Boston e Philadelphia divenne la serie di cartello. Come nei playoffs del 1980 i Celtics si complicarono immediatamente la vita perdendo l’incontro d’apertura per 105 a 104. Nella seconda gara uno strepitoso "Legend" mise in ginocchio i Sixers dall’alto dei suoi 34 punti, 16 rimbalzi e 5 assists e diede alla franchigia biancoverde il 118 a 99 del pareggio. Ma lo Spectrum si dimostr� ancora una volta tab� per la pattuglia di Fitch che, pur lottando strenuamente, si ritrov� sotto in un batter d’occhio per 3 partite a 1. Nella storia della lega, solo 3 volte su 67 occasioni la squadra in svantaggio era riuscita a ribaltare la situazione, ma se c’era qualcuno che poteva farlo, disse Larry a degli amici, quelli erano i suoi Celtics. Anche l’allenatore Fitch confidava nella forza mentale dei suoi, e quando lo confid� ai giornalisti aggiunse solo che era un vero peccato che una di queste due splendide squadre dovesse venir eliminata. Chi assistette alla prima met� del quinto incontro, per�, avrebbe avuto dei dubbi a credergli: la squadra del trifoglio era in svantaggio per 49 a 59 e non sembrava in grado di contrastare efficacemente gli avversari. Una sfuriata di Fitch negli spogliatoi serv� allo scopo, e nella ripresa Bird e compagni reagirono portandosi in vantaggio. Andrew Toney, la guardia dal tiro mortifero che era stata soprannominata "lo strangolatore di Boston" perch� contro i Celtics dava sempre il meglio di s�, infil� alcune conclusioni dalla distanza, cambiando l’inerzia della partita. Ad 1’ e 51" secondi Phila conduceva di sei lunghezze, ed aveva in pugno il passaggio alla Finale. Ed allora accadde l’incredibile. Toney venne stoppato da Maxwell, ed Archibald in contropiede segn�, sub� fallo e trasform� il tiro libero supplementare. Sulla rimessa in gioco, Philadelphia si trov� in difficolt�, e fu costretta a spendere due timeout per evitare di perdere il possesso. Ma sull’ennesimo tentativo di rimessa, Larry fu velocissimo nel rubare il tempo agli avversari e ad andare a mettere a segno il canestro del –1. L’arcigna difesa dei Celtics rientr� in azione, forzando un’altra palla persa, e sul tiro fallito da Bird M.L. Carr fu pronto a catturare il rimbalzo subendo fallo. Entrambi i tiri liberi andarono a bersaglio, portando i Celtics in vantaggio per 109 a 110. I Sixers erano ormai palesemente nervosi, e, dopo aver "lavorato" per quasi 24" senza trovare sbocchi alla manovra, fu Bobby Jones a tentare la conclusione. La presenza di Parish lo costrinse per� a "sbracciare" per evitare la stoppata, ed il rimbalzo fu preda del solito Carr che venne immediatamente bloccato da un fallo. Segn� il primo tiro libero e sbagli� il secondo su ordine della panchina, ed i Celtics portarono a casa l’importante vittoria per 111 a 109. Ma la vera "bestia nera" dei biancoverdi era lo Spectrum, "casa" dei 76ers: Bird non vi aveva mai vinto, e nelle ultime otto gare disputatevi i Celtics avevano sub�to altrettante sconfitte. Tentando di spezzare la maledizione, Fitch fece cambiare i suoi in uno spogliatoio diverso dal solito e fece loro praticare la ruota di riscaldamento nel canestro solitamente usato dai Sixers. Tutto ci� sembr� non bastare quando Philadelphia se ne and� per l’ennesima volta, e sul 51 a 42 Phila a met� gara il tabellone elettronico inform� i tifosi locali che avrebbero potuto acquistare i biglietti per le Finali subito dopo la gara. I Celtics non erano per� ancora morti: Maxwell si accapigli� con un tifoso, il pubblico ulul� la sua disapprovazione, la squadra ebbe un fremito d’orgoglio e la gara si riapr�. "Cornbread" reag� alla grande e diede il vantaggio ai suoi, ma i Sixers erano ancora l�, incollati. Toney, ancora una volta si prepar� a "strangolare", si lanci� in palleggio ma McHale gli allent� una stoppata "siderale" salvando gara e serie: 100 a 98 Boston. Un centinaio di tifosi salut� i vincitori all’aeroporto Logan di Boston e li incoraggi� in vista dello scontro decisivo. La settima partita sarebbe entrata dalla porta principale nella pur ricca storia dell’NBA: davanti al Boston Garden prima dell’incontro i bagarini stavano spuntando cifre superiori ai 100 dollari per un biglietto, chi li acquist� non ebbe ragione di pentirsene. Ancora una volta Philadelphia usc� a razzo dal cancelletto di partenza, stavolta per� i biancoverdi non permisero che il vantaggio assumesse proporzioni esagerate. Il margine rimase sempre di 4-5 punti, ma nell’ultimo quarto gli ospiti produssero lo sforzo massimo ed il tabellone elettronico prese le loro parti: 82 a 89 con 5’23" da giocare. Da quel momento i Sixers non segnarono pi� su azione, Bird rub� tre palloni ed i Celtics si riportarono a –1. Ed � qui che la "Leggenda" conobbe un altro momento d’oro: Dawkins sbagli� un tiro a 63" dalla fine, Larry cattur� l’ennesimo rimbalzo, si lanci� in contropiede sul lato sinistro del campo e concluse con un morbido "bank-shot", un tiro che colp� il tabellone infilandosi dolcemente. Boston aveva ottenuto il primo vantaggio dell’incontro, e non se lo lasci� sfuggire: i giocatori di Philadelphia erano peraltro sotto shock per l’ennesima occasione gettata alle ortiche e non riuscirono a controbattere. Mentre la sirena suonava sancendo il 92 a 90 finale, Larry si mise le mani nei capelli e salt� di gioia: i tifosi sciamarono sul campo e gioirono per aver assistito ad un’altra pagina di gloriosa storia biancoverde. "Non c’era nessun altro posto al mondo dove avrei voluto la palla se non le mie mani" dichiar� Bird quando gli chiesero informazioni sul tiro vincente. Del resto aveva dominato la serie, dimostrando di meritare il titolo di MVP della stagione pi� di Erving al quale aveva imposto la legge del pi� forte. Con cifre di 26.7 punti, 13.4 e 4.6 assist a partita, era risultato il miglior giocatore della serie, ma quello che pi� contava si era dimostrato determinante nei momenti decisivi. Tra lui ed il suo primo titolo NBA restavano solo gli Houston Rockets, che dopo aver sorpreso i Lakers nel primo turno per 3 a 2, avevano eliminato a fatica i San Antonio Spurs (4 a 3) e si erano quindi liberati dei Kansas City Kings (4 a 1). Boston sembr� aver lasciato tutte le sue energie nella serie coi Sixers, e gli increduli Rockets si trovarono in vantaggio per gran parte del primo incontro. Dal 57 a 51 per gli uomini di Del Harris si pass� all’83 a 76 alla fine del terzo quarto, ed i tifosi cominciarono ad essere preoccupati. Larry Bird semplicemente si rifiut� di perdere. Inizi� l’ultimo tempo con un tiro dal "gomito" destro della lunetta che il suo difensore, Robert Reid, pot� solo guardare. Il numero 33 si accorse immediatamente che la sua conclusione era imprecisa, e si lanci� in avanti per catturare il rimbalzo: la palla colp� il cerchio e schizz� a destra dove lui la cattur� al volo. Bird si rese per� conto che la spinta del suo salto lo stava portando fuori dal campo, ed istintivamente cambi� mano portando la sfera dalla destra alla sinistra prima di eseguire una morbida palombella che trov� il canestro mentre il tiratore finiva fuori dal rettangolo di gioco. Questa incredibile giocata serv� da sprone ai Celtics che si portarono avanti e vinsero per 98 a 95 grazie ad un altro canestro di Larry da sotto misura. Negli spogliatoi l’argomento principe fu proprio l’exploit del 33 bianco, e fece quasi passare in secondo piano quella che era stata la quarta vittoria consecutiva "coming from behind", in rimonta da parte di Boston. Fitch era preoccupato, ed i suoi timori si rivelarono giustificati quando i Rockets presero il comando anche in gara due. Nemmeno la rabbia dell’allenatore (che nell’intervallo spacc� la lavagna con un cazzotto) riusc� stavolta a risvegliare i biancoverdi dal torpore, e Houston riusc� ad aepugnare il Garden per 91 a 90. Bird non stava tirando con grande precisione, forse stanco dopo la durissima serie con Philadelphia, e Malone stava dominando sotto canestro. La terza gara vide i Celtics finalmente uscire dal "coma", prendere un largo vantaggio e costringere i Rockets al loro peggior punteggio di sempre proprio davanti ai loro tifosi, al Summit. Bird gioc� bene (13 rimbalzi, 8 assist e 5 recuperi ) ma tir� male, segn� solo 8 punti e si invischi� pure in una specie di rissa con Reid che stava usando tutti i mezzi pi� o meno leciti per limitarlo. Boston vinse comunque per 94 a 71, ma nell’incontro seguente riprese a giocare in "letargo" e venne superata per 91 a 86 mentre Larry continuava a litigare con avversari e canestro: per la seconda volta consecutiva segn� 8 punti (conditi da 12 rimbalzi), e Reid cominci� a venire indicato come l’unico in grado di fermarlo. In realt�, anche se non voleva ammetterlo, il numero 33 era stanco. Nel corso della stagione regolare aveva giocato 284 minuti in pi� rispetto all’anno da matricola (l’equivalente di 6 partite) e nei playoffs era risultato decisivo sia nella "sweep", il "cappotto" a Chicago, sia nell’incredibile recupero contro i Sixers. Probabilmente aveva sparato le sue ultime cartucce nella prima partita di finale, ed ora avrebbe avuto bisogno di rifiatare un po’. Un fatto per� diede nuova linfa ai Celtics: di solito nei playoffs � buona norma per giocatori o allenatori non rilasciare dichiarazioni che potrebbero fornire spinte emotive o motivazioni particolari agli avversari. Forse per aiutare i suoi compagni a "crederci" un po’ di pi�, Malone dichiar�: "Potrei prendere quattro tipi dalle strade di Petersburg in Virginia a battere i Celtics. Non penso siano cos� forti". Se i Celtics si erano fino ad allora cullati sui pronostici e sui pezzi giornalistici che ne esaltavano le prestazioni passate, quello fu il momento in cui tornarono con i piedi per terra. "L’uomo ci ha sfidato – comment� Cedric Maxwell – e la nostra � una squadra che sa accettare le sfide". In gara 5 i Rockets si trovarono avanti per 18 a 15, ma quella fu l’ultima volta. Maxwell fu infermabile, ed i biancoverdi dominarono chiudendo sul 109 a 80. Larry gioc� ancora una volta bene nonostante non riuscisse a metterla neppure in una vasca: 12 punti ma 12 rimbalzi. Era il migliore in assist, rimbalzi e recuperi nella serie, ma il tiro proprio non andava. Malone per� non aveva capito la lezione, e dopo il quinto incontro rincar� la dose: "Rispetto Boston, ma non sono poi cos� forti. Non berranno champagne dopo gara 6, ma Gatorade per recuperare le forze per la partita decisiva". I tifosi del Summit speravano che stavolta il loro centro avesse ragione, ed invece i Celtics partirono bene sospinti anche dalla ritrovata vena offensiva di Bird. A met� gara il vantaggio era di 6 punti, 53 a 47, ma nel terzo quarto raggiunse le 15 lunghezze. I Rockets a quel punto diedero tutto e con un parziale di 16 a 4 si riportarono a ridosso degli avversari sull’83 a 86. Ancora una volta Larry prese per mano la squadra in un momento decisivo: segn� da quattro metri, sub� un fallo di sfondamento da Tom Henderson , e mise dentro un tiro dalla lunetta che port� Boston sul 90 a 83. L’ennesima reazione di Houston frutt� ai padroni di casa quattro tiri liberi realizzati a 2’20" dalla fine, e sul rovesciamento di fronte Bird imbecc� Maxwell col lob del 92 a 87. Calvin Garrett rispose in sospensione: gli uomini di Del Harris erano pronti a giocarsi tutte le loro carte, ma "Legend" non voleva proprio saperne di vedersi scivolare il titolo dalle mani. Si ritrov� libero nell’angolo sinistro mentre la folla urlava e fischiava, fece un passo indietro per portarsi al di l� dell’arco dei tre punti, e tranquillamente piazz� la "bomba" che chiuse la partita. I tifosi rimasero muti, ed i Celtics tornarono campioni con il 102 a 91 finale. Bill Russell, nella sua veste di commentatore, vide cos� la prodezza del suo "nipotino": "Larry sapeva che quel tiro sarebbe entrato, perch� nella sua mente lo aveva provato centinaia di volte". Nello spogliatoio lo champagne (povero Malone) scorse a fiumi, ed il numero 33 fece qualcosa che nessuno aveva osato fare prima: visto Red Auerbach col sigaro in bocca, "scipp�" dalle labbra del suo mentore il prezioso simbolo della vittoria e se lo ficc� con impertinenza tra le labbra mentre con le dita mostrava la "V". Non era ancora abituato ai pestilenziali accessori del suo "boss", e toss� mentre annunciava "Siamo i campioni" e tutti scoppiavano a ridere. Il premio per miglior giocatore dei playoffs, a causa delle difficolt� incontrate da Larry contro Houston, venne assegnato a Cedric Maxwell, anche se tutti furono concordi nel ritenere che Bird avesse giocato meglio nel corso della post-season. All’asso di French Lick importava pi� che Boston avesse il quattordicesimo titolo in bacheca, e non se la prese: sapeva che prima o poi il suo momento sarebbe arrivato. I festeggiamenti furono incredibili. Si stim� che circa un milione di persone avessero atteso lungo le vie di Boston la "motorcade", la parata dei campioni, e che da quaranta a centomila tifosi si fossero dati appuntamento alla "City Hall" dove i Celtics indirizzarono loro un saluto via microfono. Bird, quando venne il suo momento, disse che c’era solo un posto al mondo dove avrebbe preferito essere quel giorno, French Lick. Larry quell’estate torn� proprio l�, nel cuore dell’Indiana, con un obiettivo ben definito nella mente. Voleva vincere un altro titolo e diventare il miglior giocatore nella NBA, ed avrebbe lavorato duramente per raggiungere quel traguardo.
(3- continua)

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