L' Affaire Radek e l'Altare di Brest Litovsk

100 anni dopo. Karl Radek : ruolo e funzioni di un personaggio OSCURO.


di
Massimo Greco

Gennaio 2019

Scriveva Clara Zetkin:

"Rosa Luxemburg ha valutato il bolscevismo nel suo insieme, la sua importanza storica di primo piano, non ha mai mancato di criticarne certe inclinazioni nel dettaglio e la sua sensibilità, per coerenza politica, le impedì di agire come le chiedeva Louise Kautsky. Questo significa riesumare vecchie faide e vecchie sentenze proprio nel momento in cui le spie e gli sbirri di Ebert e Noske seguono le orme di Radek*."


[Fonte articolo "In difesa di Rosa Luxemburg" che comparve già nel 1919 in inglese e forse prima in russo. Fino ad oggi sembrano essere circolate, o comunque risultano accessibili, solo la versione in inglese ed in francese. Si tratta di un documento importante, dalle connessioni ancora non risolte dalla sinistra tutta e per forza di cose anche eluse ed occultate, spesso manipolate, dalla sinistra opportunista e degenerativa dell'ultimo secolo.]


L'allusione di Clara Zetkin è qui importantissima e fa riferimento a L' « Affaire Radek ». Pierre Broué in Révolution en Allemagne, chapitre III, ne ricostruisce più compiutamente di altri la vicenda che condurrà Rosa Luxemburg e Leo Jociches ad adoperarsi per l'espulsione del ben noto emissario di Lenin dal Partito Socialista di Polonia e successivamente dal SPD. Dove le implicazioni sono state anche oggetto di scontri interpretativi, misteri e vari scontri politici da sempre. - Nelle vicende successive di Germania il ritorno di Karl Radek nella ben nota veste di "Kommissar für Bolschewismus", in riferimento al ruolo apertamente nemico di Luxemburg, rappresentò poi la linea del partito bolscevico e gli interessi dell'Unione Sovietica.

Fu durante i lavori di traduzione nel 2012, insieme ad Angela di Rito, per la prima edizione in italiano di questo importantissimo scritto di Clara Zetkin, in Difesa di Rosa Luxemburg, che mi resi conto dell'importanza di quella brevissima allusione all'"Affaire Radek". Per quanto una visione non dogmatica e certamente da "non fedeli alla linea" dovrebbe consentire a chiunque si volesse accostare a questi temi storici indagando o ricercando di dubitare di certi personaggi da Politburo anche per quel poco che già emerse sulle vicende di Polonia con l'espulsione del pupillo di Lenin per indegnità morale dal Partito Socialista... Va anche detto che risultò estremamente costoso in termini di tempo e pazienza investigare, ricercare fonti, per andare oltre quelle poche righe al vetriolo di Clara Zetkin.

Fu subito chiaro che sarebbe stato necessario investigare e ricercare altre fonti all'estero, in altre lingue. Qualsiasi altra lingua del mondo meno che l'italiano. La trattazione 'storica' in Italia è rimasta corrotta, contesa tra pseudo-revisionisti d'accatto accolti sotto l'ala berlusconiana o diversamente stalinisti, geneticamente imputriditi dalla lotta per la sopravvivenza a qualsiasi costo. Avrebbe potuto esserci qualche speranza sul web... ma anche lì abbiamo più a che fare con grafomani, tuttosommato anarco leninisti, ma sempre e comunque alla ricerca ed alla rincorsa di un contingente su cui sproloquiare quando non hanno da difendere l'indifendibile delle proprie tradizioni di "riferimento".

Un barlume di luce, va riconosciuto, si poteva osservare fra alcune recensioni che giravano sul web, in italiano. Poco più di un anno prima, proprio nel 2011, era stato pubblicato un libro che sembrava tirarsi addosso un sacco di critiche, anche velenose o acide, alcune delle quali si possono trovare ancora oggi messe accuratamente anche su Amazon. Più mi ci imbattevo tra questi saccenti commentatori e più mi veniva voglia di saperne di più... malgrado l'evidente intenzionalità di queste "critiche" 2.0 invitasse più o meno esplicitamente a non comprare il libro.

Sto parlando di Autunno a Berlino, di Paolo Bertetto. Edizioni Piemme Linea Rossa. Un thriller scritto da un professore di cinema dell'Università La Sapienza di Roma. Va subito detto che, alla fine del libro, troviamo una nota dove l'autore sembra mettere le mani avanti in previsione delle critiche o di quelle reazioni prima citate:

"Questo libro è un romanzo, non un saggio di storia. Il suo orizzonte è l'invenzione di una finzione, non la ricostruzione dei fatti. Però è un romanzo storico in cui sono presenti alcuni personaggi effettivamente vissuti e alcuni eventi accaduti. È bene dire subito che un romanzo racconta, non ricostruisce fatti, propone narrazioni e interpretazioni che non possono non essere soggettive, legittime, magari persuasive, ma soggettive. Così nel romanzo ci sono eventi davvero avvenuti ed altri episodi plausibili, ma inventati per il racconto. E se molti personaggi sono storici, alcuni sono il prodotto dell'immaginazione come ad esempio il procuratore Wick..."

Si tratta di una pagina intera dove l'autore torna più volte a ripetersi nel precisare che oltre a personaggi ed eventi storici vi sono personaggi inventati. Per poi ancora incessantemente ripetersi a conclusione della nota:

"Anche se talvolta sono presenti documenti d'epoca, il registro resta ancorato alla finzione. E gli eventi raccontati appaiono certo in tutta la loro ambiguità ed enigmaticità. Come racconto. Come interpretazione del narratore. Quindi il libro non propone nessuna presunta verità storica. Non potrebbe farlo. Prospetta solo ipotesi, congetture."

Un documento che sembra quasi scritto sotto la minaccia di una pistola alla tempia. Che necessità v'era di tutte queste puntualizzazioni? Chi si accosta a certe così ricercate tematiche e letture non dovrebbe aver certo bisogno di sentirsi fare il predicozzo sulle differenze tra saggistica e romanzo, finzione e/o documentazione storica. Né sembrano aver mai sentito la necessità di fare altrettanto altri scrittori come Pasternak, in piena era stalinista, dove già la realtà da thriller andò ben oltre la pubblicazione nelle vicende postume tra Feltrinelli e gli apparati sovietici se si pensa ad un oggetto di contrattazione come l'Archivio Tasca.
Non mi risulta neppure che abbiano sentito la stessa necessità Diego Gabutti in Un'Avventura di Amadeo Bordiga, edito da Longanesi nell 1982 o ad esempio Giorgio Bona in Sangue di tutti noi che racconta l'omicidio di Mario Acquaviva che è del 2012.

È evidente che trattandosi di un "romanzo" l'autore non è tenuto a fornire note a pie' di pagina o bibliografie di fonti e riferimenti ma sarebbe interessante conoscere l'impalcatura della sua ricerca, quella realtà fatta di "personaggi" ed eventi "storici" dove ha collocato altri "personaggi inventati".

Ma il malumore di certi ambienti leninisti resta. Quando si tratta di certi eventi "storici", quando si tirano in ballo certi personaggi... perfino il più "emancipato" dei "fedeli alla linea" può perdere il senso dell'umorismo, del contesto ed anche la "calma" nell'era dei social...

Certamente, se questo "romanzo" fosse diventato un film, anche con tutti i suoi "protagonisti inventati" accostati a quelli "reali" del contesto storico "reale".... avrebbe finito col raccontarci molte più cose di quante ne emergono dall'opera di Margarethe Von Trotta, la cui sceneggiatura sembra essere stata scritta appositamente per compiacere e non urtare la platea di mercato della Von Trotta stessa.

Il libro di Bertetto risulta praticamente oggi introvabile, fuori da qualsiasi catalogo o "non disponibile", si può riuscire ad acquistarlo, con un po' di fortuna, nei circuiti online dell'usato o su Amazon come ho fatto io, che sono riuscito a trovarne addirittura una seconda copia per farne regalo ad un caro amico.

Cosa dirà mai questo libro, questo "romanzo, fatto di "storie e personaggi inventati" per risultare così indigesto ai fideisti militanti ed ai tutori prezzolati di biografie e recensioni non lo voglio anticipare, ma sarà difficile non arrivarci dopo che avremo esaminato Fonti e bibliografie che NON si occupano né di "cinema" e men che mai di "romanzi".

Tolta questa eccezione assoluta del panorama editoriale italiano... sembrerebbe non esserci altro se non qualche operazione come quella di Piero Melograni, "Le Bugie della Storia", che la Mondadori gli lancia nel 2006, dove tra le tante amenità berlusconiane vi si trova un capitolo dove si fa menzione dell'Affaire Radek e del ruolo avuto dai Bolscevichi in Germania e dell'importanza dei trattati di Brest Litovsk. Si tratta di poche pagine ma dove dei riferimenti bibliografici vengono fuori seppur a titolo molto blando e generico se uno poi non se li va a cercare sul serio. Pier Broué è citato nella bibliografia specifica del capitolo. Ma quello che attira molto più l'attenzione e che strappa pensieri che vanno ben oltre l'"invenzione" della "soggettività"... è la nota bibliografica che dice così:

"Mi è stata di notevole aiuto la tesi di laurea del dottor Roberto Bellanca, Ombre e sospetti sull'assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, della quale fui relatore alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Perugia nell'anno accademico 1992-1993."

Queste 3-4 righe sono probabilmente le più importanti di tutto il libro di Melograni, ma siccome il dottor Roberto Bellanca ormai non sarà più certo un giovinetto servirebbero indagini da servizo segreto per rintracciarlo oggi! La sua tesi, che sicuramente non si fonda su 4 paginette come quelle dedicategli dall'illustre storico della Mondadori, risulta effettivamente negli indici di archivio dell'Università, ma non certo online. Non ci sarebbe neppure da meravigliarsi se dovesse venir fuori che per qualche futile motivo (non bisogna mai pensar male...) non ne fosse ammessa la consultazione.

A questo punto non resta altro da fare che scavalcare storici, presunti storici, blogger scribacchini ed editorialisti italiani e rivolgersi all'estero.


Yuri Felshtinsky.

Autore di numerosi libri sulla storia russa, tra cui The Bolsheviks and the Left SRs (Parigi, 1985), storico, saggista, editorialista presso importanti testate di rilievo internazionale, ha descritto il partito bolscevico come un'organizzazione simile alla mafia in cui "quasi nessuno è morto per una causa naturale".
Questa premessa, o notorietà, potrebbe indurre il saccente medio di sinistra ad accoglierlo con diffidenza come fonte. Un'atteggiamento sbagliato seppur prevedibile, anche alla luce di certa "tradizione" caratterizzatasi per certe prassi diffuse. Non è un caso che di questo storico russo di Boston non risulti neppure una versione in italiano di wikipedia così come, evidentemente, gli sono preclusi anche spazi dell'editoria che nel bel paese sono, ancora oggi, interamente affidati al controllo, al filtro ed alla "mediazione" dell'apparato "culturale" generato al tempo delle Botteghe Oscure.
Ma Felshtinsky non può essere neppure lontanamente paragonato a quella schiera di saggisti "revisionisti" schierati "a destra" come ad esempio ci ha regalato il ventennio berlusconiano, un ventennio oltretutto intriso di putinismo.
Nell'investigazione storica di Felshtinsky è dedicata enorme attenzione e sensibilità alla storia di quella sinistra europea che si è scontrata col bolscevismo. Dalla sua ricerca, come talvolta anche dalle sue conclusioni, trasuda passione che non è stata inquinata come invece avvenuto nella gran parte di 'dissidenti' che si sono buttati nelle braccia del capitalismo fino a sposarne ogni orizzonte e che tendono ad associare tutto ciò che è accostabile al marxismo come un unico grande male. Felshtinsky parla dichiaratamente di tradimento della rivoluzione senza il bisogno di fare il trotskysta. Gli va riconosciuta una obiettività intellettuale che permette di mettere meglio a fuoco gli elementi di degenerazione del leninismo e quindi la sua bibliografia con i riferimenti storiografici annessi diviene utile e preziosa per chi voglia fare ricerca ed approfondimento andando oltre l'ammucchiata di riferimenti della cosiddetta "cultura di sinistra" rimasta liturgicamente legata e vincolata al bricolage del leninismo.

Su VOPROSY ISTORII - Вопросы истории - p. 9-11, del 1997, troviamo un articolo a firma Felshtinsky dal titolo "K. Radek è stato coinvolto nella morte di K. Liebknecht e R. Luxemburg?" - [Был ли причастен К. Радек к гибели К. Либкнехта и Р. Люксембург? (Вступительная статья Ю. Г. Фельштинского)].
VOPROSY ISTORII è la più antica rivista di storia accademica sovietica e russa, pubblicata dal 1926, prima con il titolo "Istorik-Marksist" (1926-1941), poi "Istoricheski zhurnal" (1937- 1945) e infine sotto il titolo attuale (dal 1945).
È qui che inizia a delinearsi la fonte così difficilmente reperibile in italiano.

La pubblicazione non è un'accusa formale a Karl Radek di essere coinvolto nella morte di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Precisa Felshtinsky in apertura. Lo storico non può e non deve fare il 'Pubblico Ministero'. Aggiunge lo storico. Ma poi prosegue:

"Molte delle domande sono ancora senza risposta. L'omicidio dei famosi rivoluzionari tedeschi Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, il 15 gennaio 1919, è stato oggetto di dozzine di libri e indagini formali da parte del governo tedesco. Sembrerebbe che in questo caso i fatti siano chiari. Ma lasciamo che questo evento si collochi nel contesto delle relazioni tedesco-bolsceviche durante i primi mesi della Rivoluzione e il quadro cambia completamente."

Va ricordato che quasi l'intero articolo del 1997 su VOPROSY ISTORII - Вопросы истории - viene da Felshtinsky confermato nel libro del 2010, "Lenin and his comrades", dove, dopo 13 anni, l'autore resta convinto di quella ricerca che diviene un intero ricco capitolo che ci ripropone quasi lo stesso titolo, "Karl Radek and the Murders of Karl Liebknecht and Rosa Luxemburg", senza più il punto interrogativo e dove bibliografie e note di approfondimento assumono una dimensione più certa e definitiva e dove le connessioni con Brest Litovsk rappresentano la globalità di teatro del Tutto.

"L'eliminazione dei leader del Partito comunista tedesco è stata utile a Lenin.
Il trattato di Lenin di Brest-Litovsk, per quanto possa essere valutato dal punto di vista degli interessi della Russia sovietica, fu senza dubbio una pugnalata alle spalle di Liebknecht e della rivoluzione tedesca. Un "patto di pace" con il governo del Kaiser sul fronte orientale nel marzo 1918 ridusse le possibilità - come lo erano - di una rivoluzione comunista di successo in Germania."

"Qualsiasi vittoria militare" dell'esercito tedesco, scriveva Rosa Luxemburg, "significa un nuovo trionfo politico e sociale per le forze reazionarie all'interno del governo".
Fu per la questione del trattato di pace che Rosa Luxemburg e il governo sovietico guidato da Lenin ebbero i loro primi seri disaccordi. 'Le sue speranze che la rivoluzione russa portasse le armi al proletariato internazionale svanirono rapidamente', ha scritto Paul Frolich. 'La più grande paura di Rosa era che i bolscevichi facessero il gioco della diplomazia tedesca'..."

Tuttavia, né Luxemburg né Liebknecht potevano intuire che il trattato di pace di Lenin si sarebbe rivelato molto peggiore: avrebbe siglato un trattato di pace antidemocratico con gli imperialisti tedeschi, che includeva annessioni, riparazioni e ulteriori accordi utili al governo tedesco.
Naturalmente, Liebknecht e Luxemburg sottoposero le politiche di Lenin su Brest-Litovsk a severe critiche, poiché erano contrarie agli interessi della rivoluzione tedesca.
Nell'autunno del 1918, questa critica divenne esplicita e stridente:

"Il vecchio bolscevismo con i suoi obiettivi superati ... non esiste più. Avendo abbandonato la speranza di una rivoluzione immediata in Europa, si pone l'obiettivo di ricostruire l'economia russa sulla base di una combinazione di capitalismo di stato e capitalismo privato e formazioni economiche cooperative", ha scritto Luxemburg nel settembre 1918 nel noto pamphlet "La rivoluzione russa". Il trattato di Lenin di Brest-Litovsk è stato descritto da Rosa Luxemburg come un "tradimento del proletariato internazionale" riporta chiaramente Felshtinsky nei passaggi introduttivi del suo libro.

Curioso osservare, quindi poi constatare, quanti riferimenti siano stati sistematicamente omertati, chirurgicamente rimossi dalle recensioni e dalle operazioni editoriali condotte in nome della "sinistra" dai leninisti. Ciò avviene anche 100 anni dopo. Un "tradimento del proletariato internazionale" fatto, quindi, di traditori, agenti senza scrupoli, operazioni di "entrismo" e nomi. Tanti nomi.

"Quale sarebbe stato il ruolo di Lenin in questo scenario - dal momento che aveva appena firmato un trattato di pace con il governo imperiale tedesco, e in precedenza aveva accettato sussidi finanziari dai tedeschi, come era generalmente noto in Germania - si può solo ipotizzare.
Ma è ovvio che né i comunisti di sinistra in Russia né i comunisti in Germania potrebbero perdonare Lenin per il trattato di Brest-Litovsk.
La carriera politica di Lenin potrebbe essere salvata solo dalla sconfitta della rivoluzione tedesca. Fu per questo motivo che Lenin firmò il trattato di Brest-Litovsk nel marzo del 1918 e perché insistette a sostenerlo fino all'ultimo minuto.
Per mantenere il potere in Russia, Lenin ha sabotato la rivoluzione tedesca. Nella sua nota lettera al partito e attivisti sovietici, pubblicata il 4 ottobre 1918, in Pravda e Izvestya, Lenin si concentrò su due questioni pratiche: il governo sovietico non aveva intenzione di abolire l'accordo di Brest-Litovsk, ma poteva mobilitare tre milioni di uomini per fornire supporto alla rivoluzione tedesca "entro la primavera" del 1919. In altre parole Lenin stava dicendo apertamente al governo del Kaiser e ai comunisti tedeschi che almeno fino alla primavera del 1919, l'Armata Rossa non aveva intenzione di interferire nella rivoluzione tedesca già in corso."

Oro e soldi, seppur con la mediazione degli 'alleati'.

I paragrafi 15 e 19 delle condizioni di pace letti alla delegazione tedesca l'8 novembre 1918, a Compiègne, prevedevano l'abrogazione degli accordi di Bucarest e Brest-Litovsk, nonché accordi integrativi ... La restituzione di denaro russo e rumeno, confiscato dai tedeschi ". Il 13 novembre, Sverdlov ha annunciato l'abrogazione del trattato di Brest-Litovsk.
Il 14 dicembre, il comandante in capo dell'esercito sovietico, Jukums Vacietis, inviò un telegramma a Lenin, Trotsky e Krasin chiedendo il sostegno per le unità che avanzavano verso ovest nelle regioni precedentemente occupate dall'ex-Impero russo:

Le unità che avanzano verso occidente mancano di sufficienti provviste alimentari, specialmente pane. Vi consigliamo di assumervi la responsabilità personale e di organizzare prontamente la questione in modo che alle truppe non venga a mancare nulla. Riferisci su cosa intraprendi.

Ma a Lenin interessava esattamente l'opposto. Il suo messaggio al segretario di Trotsky, Sklyansky, recitava come segue:

"Ancora e ancora: niente a ovest, un po' a est, tutto (quasi) a sud.
Lenin."
[The Trotsky Papers, 1917--1922, voI. 1. Hague, 1964, p. 200.]

Solo la mancanza di interesse di Lenin per un successo della rivoluzione tedesca può spiegare il suo approccio contraddittorio nei confronti della politica estera: estremamente di sinistra prima di arrivare al potere, e poi molto di destra subito dopo averlo conquistato.

È qui che anche la contro-narrazione di Yuri Felshtinsky ci spiega quanto siano strettamente collegati, e da collegare, gli eventi simultanei della rivoluzione tedesca, Brest Litovsk, dei bolscevichi e della tanto osannata "Terza Internazionale".

In teoria, l'Internazionale comunista era concepita come un'alleanza fraterna tra le parti uguali. In pratica, Lenin intendeva trasformarlo in uno strumento di politica estera per il governo sovietico. Ma era difficile nascondere questi piani. E i principali leader del movimento comunista mondiale si schierarono contro la frettolosa organizzazione della nuova Terza Internazionale. "Le memorie di Paul Levi e di altri leader della Lega Spartachista mostrano che Rosa Luxemburg era particolarmente insistente su questo punto: non voleva permettere al Comintern di diventare un'appendice del Comitato Centrale di Lenin" [Archivi del noto socialdemocratico e storico Boris Nicolaevsky]

Allo stesso modo di Bertram Wolfe, Yuri Felshtinsky evidenzia quanto Rosa Luxemburg sperasse di far rivivere l'Internazionale prebellica, che esisteva prima del 1914. Lenin al contempo cercava di dividere la Seconda Internazionale per organizzare una nuova Terza Internazionale sotto il suo controllo. Ciò fu evidentemente contrastato da un'influente ala del Partito Comunista Tedesco guidato da Rosa Luxemburg. Il metodo di Lenin non è mai cambiato: la Tattica era la sua visione, dividendo quelli che non poteva controllare. E ciò è avvenuto non solo in Germania, ma anche in Inghilterra facendo fuori Silvia Pankhurst, negli Usa ostacolando la direzione del Partito Comunista Americano così come fu notoriamente CONTRO l'ala sinistra italiana guidata da Bordiga fino al 1926 che diede origine al Partito Comunista d'Italia con la Scissione di Livorno e che Mosca riuscì a portare totalmente sotto il suo totale controllo solo nel gennaio 1926 col congresso di Lione.

Acquisito il potere in Russia restava il problema tedesco, ed anche il rendiconto... dal momento che se si dovesse aprire il capitolo del ruolo tedesco sulla caduta dello Zar ed il sostegno ai bolscevichi si aprirebbero capitoli interi di bibliografie e Dati di Fatto Storici di fronte al quale qualunque reazione dei fideisti "fedeli alla linea" con tutte le loro mitologie agiografiche farebbe solo sorridere:

Fu a tal fine che Karl Radek il nemico personale di Luxemburg dei tempi pre-rivoluzionari fu inviato segretamente a Berlino alla fine del dicembre 1918. Com'è iniziata questa inimicizia?

Radek era personalmente un uomo estremamente sgradevole e totalmente privo di scrupoli. Le condizioni semi-cospirative sotto le quali i socialdemocratici operavano in Europa portarono a continue lotte, sospetti reciproci e intrighi infiniti. Dal 1911 in poi, Radek fu tormentato da problemi costanti. Era sospettato di rubare cose ai suoi compagni, di impegnarsi in imitazioni autoritarie, e persino di fare da provocatore e collaborare con il governo austro-ungarico. Come soggetto austriaco, Radek apparteneva al Partito socialdemocratico del Regno di Polonia e Lituania.

Nel 1912, Radek fu espulso dal partito con l'accusa formale di furto. Il suo caso divenne famoso perché sosteneva di essere stato espulso dal partito per motivi politici. Radek era uno dei più estremisti di sinistra nel partito polacco-lituano, e il suo estremismo ha creato serie difficoltà ai socialdemocratici in Europa. Il caso di Radek fu discusso ai congressi del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) nel 1912 e nel 1913. Nel 1913 l'SPD approvò una risoluzione speciale, a seguito del suo caso, secondo cui le persone che erano state espulse da un partito socialdemocratico potevano non diventare membri di altri partiti socialdemocratici appartenenti all'ufficio internazionale socialista. I socialdemocratici tedeschi hanno cercato di impedire a Radek di entrare nel partito socialdemocratico russo o tedesco. Tuttavia, la risoluzione è stata di scarsa importanza per il lavoro e la carriera di Radek. I giornali radicali continuarono a pubblicare i suoi scritti.

E Lenin aveva manifestatamente preso la parte di Radek scrivendo un articolo in difesa di Radek per il giornale socialdemocratico tedesco Vorwarts (anche se l'articolo non era stato pubblicato) e accogliendo Radek nel partito bolscevico. Radek rimase un bolscevico fino al 1936, quando fu arrestato
di Stalin e ucciso in un campo di lavoro nel 1939. Unendosi all'ala leninista del Partito socialdemocratico della Russia, divenne il rappresentante di Lenin, in particolare su questioni relative alla Germania, di cui era considerato un esperto.

Non è impossibile, naturalmente, che Rosa Luxemburg sospettasse già Radek di collaborare con l'intelligence austriaca o tedesca, e quindi che i leader del Partito democratico polacco, russo, e in seguito i partiti democratici federali tedeschi combatterono per l'espulsione di Radek a causa di un furto insignificante. Ma dopo aver espulso Radek dal partito, era diventata anche il suo nemico personale.

La Luxemburg non era isolata nelle sue richieste. La commissione, che aveva indagato sulle attività di Radek, era diretta da Felix Dzerzhinsky, un rivoluzionario russo-polacco e futuro capo della Cheka, che come Luxemburg, ha insistito nel ritenere Radek responsabile di spendere ingenti somme di denaro del partito e del sindacato. Ma Dzerzhinsky non parlò mai apertamente contro Radek in pubblico come aveva fatto Rosa Luxemburg.

Alla fine del 1914, per evitare di essere arruolato nell'esercito come cittadino austriaco, Radek si trasferì in Svizzera. A Berna divenne amico di Lenin e del suo gruppo e abbracciò la linea del partito bolscevico su tutte le questioni fondamentali. È vero che ha differito con Lenin sulla questione nazionale entrando in disaccordo con le sue opinioni sul passaggio dalla guerra imperialista alla guerra civile. Ma alle conferenze socialiste di Zimmerwald (1915) e Kienthal (1916), Radek si unì apertamente a Lenin e Zinoviev come leader del gruppo radicale noto come Sinistra Zimmerwald.
Nel 1916, in un articolo intitolato "Nella Morsa delle Contraddizioni", Radek polemizzò contro un ignoto socialdemocratico che scrisse sotto il nome di "Junius", sostenendo che era assurdo aspettarsi "spontanea azione radicale di massa" dopo due anni di guerra. Secondo Radek, i socialdemocratici potevano contare solo su una struttura di partito monolitica rigida e ideologica.
Allontanandosi dalle concezioni di Rosa Luxemburg, che erano basate sulla nozione di un "partito rivoluzionario delle masse", Radek si era chiaramente spostato verso l'idea di Lenin di un "partito dei quadri" - un'organizzazione di rivoluzionari, con una struttura simile alla mafia . Più tardi emerse che "Junius" era il nome d'arte di Rosa Luxemburg. L'inimicizia tra Radek e Luxemburg si chiuse così, ora anche su un livello teorico: erano nemici sia personalmente che ideologicamente.

Quando nell'aprile del 1917 il gruppo di Lenin tornò in Russia - passando per la Germania e altri paesi europei - Radek scese "dal treno" a metà strada. A Stoccolma, assunse la direzione del quartier generale internazionale dei bolscevichi - l'organizzazione che avrebbe dovuto diventare il legame tra la nascente rivoluzione proletaria in Russia e il suo "alleato più leale e affidabile": il proletariato tedesco. Oltre a Radek e a sua moglie, l'organizzazione includeva anche i ben noti bolscevichi dell'ala leninista come Ganetsky e Borovsky.
Parvus (Alexander Gelfand), che a ragione si considerava un quarto membro dell'organizzazione, ha fatto frequenti visite. Tramite Parvus, il professor Gustav Mayer e il socialista svizzero Karl Moor che Radek conosceva dal 1904 (quando scrisse per il giornale Bemer Tagwacht, che Moor pubblicò), il gruppo rimase in contatto con il governo tedesco. Ha pubblicato due giornali tedeschi a Stoccolma: Korrespondenz-Pravda e Bote der Russischen Revolution. La maggior parte degli articoli su entrambi i giornali sono stati scritti da Radek.

Su richiesta di Lenin, Radek inviò articoli sulla politica estera alla Pravda, cercando di sopprimere le tendenze antileniniste all'interno del movimento Zimmerwald e creare un'organizzazione indipendente di sinistra (è stato assistito dalla comunista italiana Angelica Balabanova e da alcuni esponenti della sinistra scandinava).

Grazie ai loro sforzi, Stoccolma divenne il sito di una conferenza non dell'intero socialismo internazionale, come si aspettavano i partiti socialisti dell'Europa, ma solo del movimento di Zimmerwald.
I tentativi del movimento di Zimmerwald di pubblicare un manifesto che puntava ad uno sciopero generale internazionale non hanno avuto successo.

Dopo essere tornato in Russia, Radek ha occupato vari incarichi di rilievo nel governo sovietico. Il suo lavoro principale era di propaganda sulla rivoluzione mondiale.
Dopo essere entrato in conflitto con Lenin per la prima volta sulla questione dell'accordo di Brest-Litovsk e rifiutando di sostenere la politica di Lenin a Brest-Litovsk, Radek ha affermato in un discorso del 7 ottobre 1918, in seguito all'inizio della rivoluzione in Germania, che solo la classe operaia tedesca e gli operai europei potevano aiutare la Russia sovietica a finire ciò che era iniziato. 'Senza di loro, non vinceremo, e quindi è nostro compito aiutarli a vincere, e quindi, compagni, stiamo entrando nel più grande ma anche il più pericoloso periodo della rivoluzione russa."

Con l'evolversi degli eventi di Germania e con la prima fase della Rivoluzione di Novembre le frange più filo bolsceviche del Consiglio dei lavoratori di Berlino premevano per una più stretta collaborazione con i russi. Rosa Luxemburg era rimasta in carcere fino all'8 novembre 1918 e fu proprio in questa fase, durante la sua assenza per detenzione, che si innescarono una serie di contatti e collegamenti tra Berlino e Mosca, in programma per il dicembre 1918 vi era il Primo Congresso tedesco dei Consigli dei lavoratori e dei Soldati.

La delegazione sovietica che partì per Berlino alla fine di dicembre era composta da cinque persone: Bukharin, Rakovsky, Joffe (espulso dalla Germania il 4 novembre dal governo di Max von Baden per l'organizzazione di attività rivoluzionarie), Radek e Ignatyev (il segretario della delegazione). Tuttavia, il personale militare tedesco a Minsk rifiutò di lasciare che la delegazione attraversasse la linea di demarcazione. Bukharin, Rakovsky, Joffe, e Ignatyev tornarono a casa. Radek entrò illegalmente nel paese, sotto il suo vero nome, Sobelsohn, che a quel tempo era completamente sconosciuto. Era accompagnato da due comunisti tedeschi, Ernst Reuter e Felix Wolf.

“Wir brauchen keinen Kommissar für Bolschewismus, die Bolschewisten mögen mit ihrer Taktik zu Hause bleiben”.
Non abbiamo bisogno di un Commissario per il bolscevismo, i bolscevichi possono restarsene a casa con le loro tattiche”. Con queste parole Rosa Luxemburg commentava l'arrivo di Radek, il quale, proveniente da Mosca, si presentava alla sede dello Spartakusbund il 19 dicembre 1918. Parole che rivelano tutta l'ostilità di Rosa Luxemburg, con tutte le sue riserve, per i bolscevichi di Lenin, il cui emissario Radek era ormai in Germania con ruoli, scopi e funzioni volti ad interferire nella piega degli eventi di quei giorni. Parole che, allo stesso tempo, esprimevano la sfiducia quasi istintiva che Rosa Luxemburg ha sempre provato nei confronti della persona di Radek. Siamo nel pieno degli eventi della Rivoluzione Tedesca, a pochi giorni dall'esplosione della rivolta spartachista e mancavano ormai poche settimane all'epilogo tragico di Gennaio.

I preparativi per l'assassinio di Liebknecht e Luxemburg risalgono probabilmente a novembre o agli inizi di dicembre del 1918. Durante un'indagine sugli omicidi di Liebknecht e Luxemburg condotti nel 1920 dal governo della Repubblica di Weimar, Anton Fischer - che era stato deputato da Otto Wels, il militare comandante di Berlino - ha dato testimonianza scritta che nel novembre del 1918 la sua agenzia iniziò a "cercare e perseguire"
Liebknecht e Luxemburg per impedire loro di impegnarsi in agitazioni e attività organizzative.

"La notte del 9 dicembre 1918, i soldati della seconda guarnigione irruppero negli uffici editoriali del giornale spartachista Die Rote Fahne, con l'intenzione di uccidere Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
Ma non erano presenti.

Nel corso dell'indagine nel 1922, diversi testimoni hanno riportato che già a quell'epoca Liebknecht e Luxemburg avevano una taglia di 100.000 marchi sulle loro teste. Una ricompensa che era stata promessa da Philipp Scheidemann, uno dei leader dei socialdemocratici di destra, che dal febbraio al giugno 1919 era stato il capo del governo tedesco, e dal suo intimo amico Georg Sklarz, un uomo d'affari che era diventato ricco durante il guerra come fornitore di armi in Germania.
Dal momento che il governo del Kaiser consentiva ai suoi agenti di arricchirsi con gli ordini del governo, e poiché gli ordini del governo erano il modo più semplice di creare fondi segreti non registrati per finanziare tutte le attività illegali che il governo poteva ritenere necessario, era evidente che Georg Sklarz era stato un Agente del governo tedesco sin dai tempi del Kaiser.

Sklarz era anche un collaboratore del famoso attivista politico, rivoluzionario e agente governativo tedesco Alexander Parvus (alias Alexander Helfand o Gelfand). Così, l'assassinio di Liebknecht e Rosa Luxemburg fu organizzato da tre persone:
Scheidemann, il futuro capo del governo tedesco;
Parvus, il socialdemocratico tedesco-russo e agente del governo imperiale tedesco;
e il suo collaboratore Georg Sklarz, un rivoluzionario e un uomo d'affari.

Era Sklarz che doveva pagare una ricompensa di 50.000 marchi per ogni vittima! "

Si è scoperto che un "certo barone russo" aveva fornito fondi per istituire la Lega anti-bolscevica guidata da von Tyzka. Fu questa lega che aveva tentato senza successo di assassinare Liebknecht e Luxemburg all'inizio del dicembre 1918. Con il permesso del consiglio dei lavoratori della città, nel gennaio 1919, la divisione di Cavalleria delle Guardie, che partecipò all'arresto e all'omicidio di Liebknecht e del Luxemburg, occupò l'Hotel Eden e istituì il servizio di aiuto dei socialdemocratici, la cosiddetta Sezione 14.

Nel 1922, durante un esame del caso von Tyzka, fu stabilito che la Sezione 14 era stata guidata da Scheidemann e Georg Sklarz, e che una ricompensa di 100.000 marchi era stata effettivamente offerta da loro.
Secondo la tardiva testimonianza del dipendente della Sezione 14 Hassel, il suo contabile Sonnenfeld e l'ufficiale Krasnik riporta:

"Il nipote di Fritz Henk-Scheidemann ci ha confidato che c'era un prezzo sulle loro teste e che l'intera ricompensa era in suo possesso".

Ciò è stato confermato anche da un gruppo di lavoratori del Reichstag durante il processo.

L'ordine di uccidere Liebknecht e Luxemburg è stato dato oralmente.

Fu accertato che Liebknecht e Luxemburg dovevano essere consegnati in albergo vivi o morti e che quelli che li avrebbero consegnati avrebbero ricevuto 100.000 marchi.

I detective hanno cercato entrambi i rivoluzionari, competendo l'uno con l'altro.
Il procuratore Weissman, che coordinava le loro azioni, sedeva nell'ufficio del comandante, fu nominato segretario di stato da Ebert a gennaio.
Queste erano le conclusioni - piuttosto spiacevoli per i socialdemocratici della Germania - raggiunte durante l'inchiesta.

Era ovvio per tutti che le persone coinvolte nel tentativo di assassinio del 9-10 dicembre 1918 furono molto probabilmente responsabili dell'omicidio avvenuto il 15 gennaio 1919.

Ma, come per molte altre cose, la Storia non finisce qui. Esiste una persona che risulterebbe praticamente sconosciuta ai recensionisti di sempre ed a quella "narrazione" che TROPPO genericamente, senza mai fare nomi, ci ha sempre parlato di responsabilità socialdemocratiche e di "Freikorps".... e di "aquile".... Questa persona si chiama Theodor Liebknecht1. Fratello di Karl. Persona non sconosciuta a Felshtinsky come a Boris Nicolaevsky e a chiunque non sia affetto da quella rognosa completa fiducia nelle verità "ufficiali" o di Partito.

Ma c'è stata, a quanto pare, un'altra persona coinvolta nell'organizzazione dell'omicidio di Liebknecht e Luxemburg il 15 gennaio: il bolscevico Karl Radek. Questa conclusione è stata raggiunta dal fratello di Karl Liebknecht, Theodor, noto avvocato e socialdemocratico tedesco, che ha trascorso molti anni a indagare sull'omicidio in modo non ufficiale.


1. Theodor Liebknecht - Figlio di Wilhelm Liebknecht e fratello di Karl Liebknecht , Theodor Liebknecht ha studiato giurisprudenza e ha lavorato come avvocato a Berlino dal 1899 in poi, diventando politicamente attivo dopo l'omicidio di suo fratello nel gennaio 1919.
Liebknecht era un membro del Partito socialdemocratico indipendente della Germania (USPD), contrario alla fusione con il KPD e l'adesione del Comintern ma anche alla riunificazione del partito con l' SPD , ha continuato nell'USPD come partito indipendente con Georg Ledebour fino alla sua fusione nel Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands (SAPD, "Partito socialista operaio della Germania") nel 1931.
Si oppose all'introduzione di schemi di organizzazione leninisti nel partito. Dopo l' ascesa al potere nazista , emigrò a Basilea , in Svizzera , nel 1933 e successivamente fu assunto dall'International Institute of Social History ad Amsterdam dal 1936 al 1939. Fu un sostenitore della Seconda Internazionale .
Theodor Liebknecht morì a Altendorf , Brome, in Germania , nel 1948.

Nel 1947 Boris Nicolaevsky2, noto storico russo e collezionista di archivi, scrisse una lettera a Theodor Liebknecht. Nicolaevsky era interessato a una questione completamente diversa, che era impopolare e pericolosa al tempo. Stava cercando senza successo di dimostrare che il rivoluzionario socialdemocratico Karl Moor3 era stato un agente del governo tedesco, lavorando sotto il nome in codice "Baier":

"Il nome di Karl Moor mi è ben noto. Era un agente dell'intelligence militare tedesca e durante gli ultimi anni era associato al colonnello Nicolai.
Ho sentito che ha svolto un certo tipo di ruolo nel movimento operaio svizzero, ma ciò che mi interessa è il seguente: ho informazioni da persone assolutamente affidabili che questo Karl Moor una volta (nel 1917) aveva collegato Lenin ai tedeschi e organizzato il passaggio dei bolscevichi attraverso la Germania. D'altra parte, era anche collegato a Karl Radek e al colonnello Max Bauer quando [Radek] fu arrestato a Berlino nel febbraio 1919.
Ho tutte le ragioni per supporre che tuo fratello Karl si sia incontrato di persona con Radek e Karl Moor poco prima l'ultimo arresto e ha avuto una lite molto seria con Moor."

 

In risposta a ciò, Theodor Liebknecht fornì a Nicolaevsky informazioni che dovevano essere definite sensazionali, che perfino Nicolaevsky rifiutò di credere. Le informazioni riguardavano il ruolo di Radek negli omicidi di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.


2. Boris Ivanovich Nicolaevsky ( russo : Борис Иванович Николаевский ) (1887-1966) fu un rivoluzionario attivista, archivista e storico marxista russo . Nicolaevsky è ricordato come uno dei principali intellettuali menscevichi del ventesimo secolo. Nicolaevsky divenne membro dell'ala menscevica del Partito operaio socialdemocratico russo quando era ancora giovane. Successivamente fu arrestato otto volte e mandato in esilio siberiano per tre volte dal governo zarista.
Dopo la rivoluzione russa del 1917, Nicolaevsky divenne il capo dell'Istituto Marx-Engels di Mosca .
Come attivista menscevico, Nicolaevsky fu arrestato dalla polizia segreta sovietica nel 1921 e deportato dalla Russia sovietica nel 1922. In seguito si trasferì a Berlino, dove fu associato all'Istituto Marx-Engels, prima di diventare direttore del Istituto internazionale di storia sociale di Amsterdam, depositario degli archivi dell'Internazionale socialista .
Molti individui di tutte le carnagioni politiche hanno affidato i loro tesori d'archivio a lui. Le negoziazioni fallite sull'offerta sovietica di acquistare l' archivio Marx - Engels e il furto politicamente motivato dall'ufficio di Nicolaevsky sugli archivi di Leon Trotsky lo influenzarono molto nel 1936. La sua vasta collezione di documenti rivoluzionari è ora conservata dagli Archivi dell'Hoover Institution di Palo Alto, California.

3. Karl Moor - (11 dicembre 1852 a Friburgo - 14 giugno 1932 a Berlino) - Banchiere svizzero e comunista svizzero che ha contribuito a finanziare la rivoluzione bolscevica. Figlio di aristocratici. Nella primavera del 1881 fu espulso dalla Baviera e si trasferì a Basilea . Lì divenne uno degli eminenti funzionari della socialdemocrazia svizzera . Nel 1889 visse a Berna , dove curò il giornale social-democratico Berner Tagwacht. Durante questo periodo prestò assistenza a molti esiliati politici dalla Russia, così come ai leader del primo partito socialista polacco , al " proletariato " e ai bolscevichi-Lenintsev.
Di lui ha scritto anche H. Schurer: Karl Moor - Agente tedesco e amico di Lenin // The Journal of Contemporary History. 1970. Vol. 5. 2.

Felshtinsky riassume e riconosce che l'anno 1947 non fu il momento migliore per rivelazioni sensazionali di questo tipo. Radek, che era morto nelle purghe, era considerato una vittima del regime di Stalin e quindi evidentemente "santificato" per questo in Occidente.
Nicolaevsky non disse altro sull'argomento per dieci anni. Solo dopo la morte dello stesso Theodor Liebknecht, dopo la morte di Stalin, dopo le rivelazioni del XX Congresso del Partito, e infine, dopo la pubblicazione nel 1956, 1957 e 1958 di documenti che rivelavano le connessioni che esistevano durante la prima guerra mondiale tra i bolscevichi (incluso Radek), da un lato, e il governo del Kaiser e i suoi agenti (soprattutto Parvus), dall'altro, Nicolaevsky cominciò a discutere delle conclusioni di Theodor Liebknecht nelle sue lettere.
Va assolutamente anche ricordato che la casa ufficio di Theodor Liebknecht andò distrutta nel 1943 e l'importante archivio di Nicolaevsky subì anche un attentato.

Il primo riferimento, a quanto pare, risale al 1957. Ecco cosa ha scritto Nicolaevsky all'ex capo del Partito comunista francese, Boris Souvarine:
 

Ho parlato molto di questi argomenti con Theodor Liebknecht, che credeva che sia Radek che Karl Moor fossero agenti dell'esercito tedesco.
Mi ha assicurato che Karl Liebknecht era giunto alla stessa conclusione su Radek.


Theodor gli parlò dell'ultima volta che si incontrarono.

Secondo Theodor, Karl era stato assolutamente sopraffatto dall'informazione che aveva ricevuto da qualcuno a un certo punto - Theodor non sapeva da chi.
Theodor considerava Moor il più pericoloso dei due.


Tre anni dopo, Nicolaevsky scrisse sullo stesso argomento a Ryszard Wraga (Jerzy Niezbrzycki), che aveva lavorato negli anni 1934-1935 per l'intelligence polacca:

Radek deve essere trattato separatamente. Theodor Liebknecht mi ha detto che Karl Liebknecht gli aveva raccontato durante l'ultimo incontro (un giorno prima dell'arresto di Karl) di aver appreso "cose ​​mostruose" su Radek, che era appena arrivato illegalmente da Mosca, a proposito del quale aveva promesso di dirgli di più in un successivo incontro, forse il giorno dopo. Non si erano mai più rivisti e Theodor credeva che Radek avesse tradito Karl. In generale, Theodor ha raccolto materiali sui segreti dell'esercito tedesco. Dovrei avere delle lettere (se non sono state distrutte ...). Sai qualcosa del ruolo di Karl Moor? Theodor Liebknecht pensava di essere il principale agente dell'esercito tedesco tra i socialisti.

In una lettera alla socialista italiana Angelica Balabanova del 20 aprile 1962, Nicolaevsky specifica maggiormente ciò che Karl Liebknecht conosceva riguardo a Radek:

Riporto spesso le mie conversazioni con Theodor Liebknecht, che ha cercato di dimostrarmi che Radek aveva tradito Karl. Il giorno prima che Karl Liebknecht fosse arrestato, aveva incontrato Theodor per strada e gli aveva detto di avere informazioni sui legami di Radek con i circoli militari e di considerarlo un traditore. Si sarebbero incontrati il ​​giorno seguente, quando Karl avrebbe dovuto dargli maggiori dettagli, ma quella notte Karl Liebknecht fu arrestato e ucciso.
Per anni, Theodor ha raccolto i materiali e mi ha detto che era convinto dell'accuratezza dei sospetti di suo fratello .... Anche Moor è apparso nelle storie di Theodor come una persona che, praticamente dalla fine del 1880, era stata un agente dell'intelligence militare tedesca in Svizzera. Moor esercitò influenza su Radek, ma quest'ultimo aveva anche legami diretti con Nicolai e altri leader dell'intelligence militare tedesca.

Nel 1962, Nicolaevsky cominciò a scrivere di Radek e Moor con notevole frequenza:

Per quanto riguarda il fatto che Karl Moor era un agente pagato dell'intelligence militare tedesca per un periodo di molti anni, non credo ci siano più dubbi.
L'ho saputo per la prima volta circa quarant'anni fa da Theodor Liebknecht. Penso che Liebknecht lo abbia riportato anche sulla stampa, nel settimanale che stava pubblicando a Berlino (sotto il titolo Volkswille, credo), dove ha condotto una campagna per indagare sull'omicidio di suo fratello, Karl.

Dovrei avere le lettere di Theodor su questo argomento, ma non riesco a trovarle al momento. In ogni caso, "Baier" è davvero Karl Moor. Ma qui si arriva alla domanda più critica della storia di quel periodo, vale a dire, la questione di come i tedeschi hanno corrotto i bolscevichi.

Nicolaevsky scrisse diverse lettere a M. N. Pavlovsky, che stava studiando i legami tedesco-bolscevichi durante la prima guerra mondiale:

Le storie di Theodor Liebknecht non riguardano i collegamenti con il ministero degli esteri, ma i collegamenti con l'intelligence militare, i cui archivi non hanno raggiunto i servizi segreti britannici e americani.
E, naturalmente, Radek non ha partecipato direttamente all'uccisione [di Karl Liebknecht].
Il succo era che Radek aveva dato a loro [l'intelligence tedesca] l'indirizzo di Liebknecht e che, in cambio di questa assistenza, avevano salvato lo stesso Radek dall'arresto ..

Devo dire che non sono convinto che tutto nelle storie di Theodor Liebknecht sia sbagliato. Era indubbiamente un uomo onesto, sapeva molto, era del tutto corretto nei confronti di Karl Moor, aveva scoperto molto sull'assassinio di suo fratello, con alcune buone fonti.

Che Radek avesse legami con "persone di alto livello nell'intelligence tedesca, non ho alcun dubbio che Stalin non gli avesse sparato nel 1937, senza dubbio, perché stava pianificando di gestire quelle vecchie connessioni", e quindi possiamo ancora scoprire molto di più.

Per quanto riguarda i documenti recentemente scoperti negli archivi tedeschi, molte questioni devono essere riconsiderate. In particolare, c'è molto da dire su Lenin stesso, che doveva sapere da dove provenivano i soldi che Ganetsky gli stava mandando - centinaia di migliaia e persino milioni - e che sapeva ancora di più su Radek.
Ricordo spesso le mie vecchie conversazioni con Theodor Liebknecht, che cercò di dimostrarmi che Radek aveva tradito Karl [Liebknecht].
Per anni, Theodor ha raccolto i materiali e mi ha detto che era convinto dell'accuratezza dei sospetti di suo fratello.

Ammetto, con rammarico, che al momento non ho preso abbastanza sul serio le storie di Theodor e non le ho scritte; ma devo averne alcune delle sue ultime lettere dalla Svizzera. Queste storie coinvolgevano anche Moor, una persona che dalla fine del 1880 era stata un agente dell'intelligence militare tedesca, che stava cercando un'alleanza con i bolscevichi per una campagna contro la Francia.

Per i contemporanei di questi eventi quindi - i socialdemocratici Theodor Liebknecht, Bertram Wolfe e Boris Nicolaevsky - l'interesse del governo sovietico per l'eliminazione di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht era evidente. Felshtinsky invita a seguire alcuni passaggi di Bertram Wolfe:

"Il 15 gennaio, poco più di due mesi dopo essere stata scarcerata, Rosa Luxemburg fu arrestata e sequestrata insieme a Karl Liebknecht e Wilhelm Pieck.
Ufficiali reazionari assassinarono Karl Liebknecht e Luxemburg "mentre li portavano in carcere". Pieck fu risparmiato, per diventare, come si sa, uno dei governanti fantoccio della Germania orientale controllata da Mosca oggi.
Leo Jogiches trascorse i giorni successivi a denunciare l'omicidio, fino al suo arresto. Fu condotto nella prigione di Moabit, dove vi era anche Radek, l'emissario di Lenin in Germania con cui il sovrano russo "avrebbe potuto fare affari" con le forze tedesche. A marzo, Jogiches fu trascinato fuori dal carcere ed assassinato, ma a Radek, corazzato dall'investitura del potere governativo di Lenin, fu permesso di vivacchiare nella sua cella, tenendo banco per ufficiali ed influenti industriali tedeschi e comunisti tedeschi, e cominciando i negoziati che hanno portato all'accordo segreto militare dell'Armata Rossa del Reichswehr, prefigurando il futuro Patto Hitler-Stalin.
  A suo modo, il destino dell'emissario russo Radek e del Pieck "russificato" da un lato, e quello di Rosa Luxemburg dall'altro, sono i simboli più emblematici delle differenze tra le concezioni di Rosa Luxemburg e Lenin del rapporto tra principi socialisti e potere."

In altre parole, Wolfe vide l'eliminazione di Liebknecht, Luxemburg e Jogiches (e il fatto che a Wilhelm Pieck fosse stato permesso di vivere, essere subito rilasciato e fuggire) non come un incidente, ma come un atto del tutto deliberato, organizzato dai governi tedesco e sovietico attraverso l'intelligence militare tedesca, da una parte, e Radek, dall'altra.

Questa teoria apparentemente fantastica ha inaspettatamente trovato conferma negli stessi ricordi di Wilhelm Pieck degli ultimi giorni e ore della vita di Rosa Luxemburg. Pieck riferisce che Liebknecht e Luxemburg inizialmente usarono un appartamento a Neukölln, ma il loro lavoro era troppo vistoso, e in un giorno o due dovettero spostarsi.

La mossa avvenne la sera del 14 gennaio ed era estremamente rischiosa, dal momento che i soldati fermavano tutti i veicoli alla ricerca di armi (questo era il motivo per cui Luxemburg e Liebknecht non potevano lasciare Berlino). Tuttavia, scrive Pieck, "a causa di un tradimento che non è stato ancora risolto, le Guardie Bianche avevano già occupato il giorno successivo il nuovo nascondiglio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht."

Quando è stato arrestato, Pieck diede un nome falso. Fu portato dapprima nel deposito della divisione di Cavalleria delle Guardie e il giorno seguente in un deposito vicino allo zoo e infine nel quartier generale della polizia, da dove, venerdì 17 gennaio, Pieck riuscì misteriosamente a fuggire nella Svizzera neutrale.

Ma non accuseremo Pieck di vigliaccheria o di tradimento senza una sufficiente motivazione, precisa Yuri Felshtinsky. Sembra che fosse pronto a scappare. E se si vuole credere a Wolfe, questo non è stato affatto un incidente. Ciò che è importante per noi è stabilire che, secondo Pieck, anche Liebknecht e Luxemburg sono stati arrestati e uccisi a seguito di un "tradimento irrisolto". Un'allusione al tradimento di Radek:

Moor stava diventando un venditore politico itinerante che stava cercando di ottenere la fiducia del governo sovietico lavorando diligentemente per cementare un'alleanza, come la definiva Radek, tra i generali revanchisti tedeschi ei comunisti militanti sovietici per collaborare contro l'Occidente.
Questo fu un periodo importante nella biografia di Karl Moor che inizia quando, il 7 marzo 1919, egli si presentò a Stoccolma con le istruzioni di Lenin. Fu lui a organizzare gli incontri tra Radek e ufficiali militari e dell'intelligence tedesca, che Radek descrive nei suoi ricordi su "Novembre" in Germania.
Dal suo arresto a Berlino, all'inizio del febbraio 1919, Radek smise di nascondere i suoi legami con il governo tedesco. Con la fine del procedimento giudiziario ufficiale del governo tedesco contro di lui con l'accusa di impegnarsi in attività sovversive, l'isolamento di Radek in una cella di prigione tedesca, finì pure.

Rimase ancora al carcere di Moabit, ma gli fu concesso di recuperare un numero illimitato di visitatori nel vecchio appartamento della guardia della prigione. Il "Salon" di Radek era frequentato da ufficiali tedeschi di alto livello, da una parte, e dal Partito Comunista Tedesco, dall'altra.

Tra gli ospiti di alto rango del "Salon" di Radek c'era Walther Rathenau, il futuro ministro degli esteri della Germania, che firmò il trattato di Rapallo con il governo sovietico nel 1922 e fu ucciso per averlo fatto da estremisti di destra, quello stesso anno .
Rathenau vide Radek per discutere i termini per il rinnovo delle relazioni diplomatiche tra la Germania e la Russia sovietica. Moor portò anche il barone Eugen von Reibnitz a incontrare Radek.

Il barone era un amico di Ludendorff del corpo dei cadetti. Dopo aver vissuto per qualche tempo con Reibnitz, Radek chiamò Reibnitz il primo rappresentante del "Nazional Bolscevismo".

(L'attuale termine "Nazional Bolscevismo" sembra aver avuto origine da Radek).

Reibnitz sosteneva infatti in modo accondiscendente un'alleanza con la Russia sovietica volta a liberare la Germania dal trattato di Versailles. Tuttavia, le idee del bolscevismo nazionale hanno risuonato non solo tra ufficiali e accademici, ma anche con il Partito comunista tedesco, soprattutto ad Amburgo.
Gli incontri di Radek furono organizzati e i passaporti falsi per i suoi visitatori furono procurati dal suo vecchio collaboratore e socialdemocratico svizzero e agente del governo tedesco-Karl Moor, che si era recato in Russia poco dopo il colpo di stato bolscevico e con brevi interruzioni rimase lì per quasi un anno e mezzo.

Nel marzo 1919, andò a Berlino e cercò di far sì che il governo tedesco si unisse a un'azione congiunta sovietico-tedesca contro le potenze alleate e contemporaneamente divenne il principale messaggero tra Radek e il mondo esterno. Moor ottenne la autorizzazione delle autorità tedesche per parlare a Radek individualmente e divenne il suo corriere e intermediario. Una descrizione di come erano stati organizzati gli incontri con Radek è stata fornita da Ruth Fischer (Elfriede Friedlander, nata Eisler), una leader austriaca e fedele al Partito Comunista Tedesco, trasferitasi da Vienna a Berlino nell'agosto del 1919:

"Radek voleva incontrarmi e mandò Moor a portarmi nella prigione di Moabit.
Con mia grande sorpresa, Moor mi portò al quartier generale dell'esercito a Bendlerstrasse, dove tutte le porte si aprirono automaticamente davanti a noi. Un ufficiale mi diede un passaporto con un nome falso e informazioni biografiche, e con questo passaporto avevo il diritto di visitare Radek nella sua cella tre volte a settimana."

Secondo Ruth Fischer, Radek stava iniziando ad appoggiarsi al Nazional Bolscevismo nell'ottobre 1919.

A quel tempo, ancora in prigione, si stava preparando per le peggiori notizie dalla Russia - il crollo del governo sovietico - e sperando di raggiungere un accordo con certi circoli nell'esercito tedesco per assicurarsi protezione per se stesso dalle forze alleate che avrebbero potuto chiedere - e anzi esigevano - la sua estradizione come nemico delle potenze alleate.
Fu in quel momento che iniziò a ricevere due importanti rappresentanti del Nazional Bolscevismo tedesco (Amburgo), Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim. Due mesi dopo, nella casa del barone Von Reibnitz e nell'appartamento del commissario di Schnberg Schrnidt, in attesa di partire per la Russia, parlò dell'idea del Nazional Bolscevismo con un ufficiale dell'intelligence militare tedesco, il colonnello Bauer e il contrammiraglio Hintze, sostenendo, come già fece nel suo "Salon", che "Lenin vuole un'alleanza con la Germania contro le nazioni vittoriose in Occidente".

Non per infierire ulteriormente... ma il lettore attento comprenderà anche il perché, il come mai..., Rosa Luxemburg abbia definito Radek come una "Puttana Bolscevica".....

Yuri Felshtinsky conclude il suo "Lenin and His Comrades: The Bolsheviks Take Over Russia 1917-1924", un'investigazione storica durata anni, con una sintesi che ci spiega più che chiaramente le implicazioni che in tutta questa vicenda hanno avuto fino alla seconda guerra mondiale:

Questa fu una continuazione della politica di Lenin a Brest-Litovsk.

Il suo fondamento risiedeva nei legami clandestini tedesco-bolscevichi formatisi prima della rivoluzione.

Il suo futuro divenne il trattato di Rapallo, la segreta collaborazione militare sovietico-tedesca che minò con successo il sistema di Versailles.

Il suo apogeo fu il patto russo-sovietico per dividere l'Europa, firmato nel 1939 da Molotov e Ribbentrop.

"La linea di relazioni politiche tra Germania e Russia, che porta da Brest-Litovsk al 23 agosto 1939 e il 22 giugno 1941 ... esteriormente così capriccioso, è in realtà perfettamente lineare:

è la linea di un accordo segreto, di un patto criminale! "

Così finisce il diario di Theodor Liebknecht, che ha passato la vita a indagare sull'omicidio di suo fratello.

Questo è l'Altare di Brest Litovsk su cui furono sacrificati non solo Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht e Leo Jociches assieme ai rivoluzionari tedeschi che furono trucidati nella rivoluzione Spartachista ma anche la stessa rivoluzione comunista e Marx stesso.

Massimo Greco - 13 Gennaio 2019.

 


Traduzioni: Massimo Greco 2018-2019

Ulteriori Fonti e riferimenti:

Chi interessato può reperire gli scritti di Felshtinsky anche sul web in russo ed inglese.
Su google libri vi è disponibile in inglese, anche se in forma non completa, l'edizione "Lenin and His Comrades: The Bolsheviks Take Over Russia 1917-1924"

Di seguito l'intera bibliografia di riferimento del Capitolo "Karl Radek and the Murders of Karl Liebknecht and Rosa Luxemburg":

Paul Frolich. Rosa Luxemburg. Gedanke und Tat. Europaische Yerlagsanstalt, Frankfurt am Main, 1967, S. 284.
Nicolaevsky’s collection, box 6, folder 12. Rosa Luxemburg on the Bolsheviks. Russian Social Democradc Labor Party leaflet. Reprinted from Sotsialisticheskii vestnik., No 1, 1922. Published by the Petrograd RSDLP committee, February 1922, p. 2.

A. Varsky. Rosa Luksemburg. Takticbeskieproblemy, Hamburg, 1922, p. 7.

Bertram Wolfe (1896-1977) was the head of a facdon in the American Communist Party and in 1929 was expelled from the party for factionalism. Until the end of 1937, he supported the charges made at the Moscow trials against the “opposition.” At the end of 1937, he publicly renounced his former views and came out against the trials. Later, he renounced Communist activity altogether and became a respectable professor. He is the author of a number of books, the most of famous of which is Three Who Made a Revolution.

Paul Levi published a book with the title Russkaya revolutsiya. Kriticheskaya otsenka slabosti Royr Luksemburg [The Russian Revolution. A Critical Assessment of Rosa Luxemburg’s Weakness]. Berlin, 1922.

Wolfe. ‘Rosa Luxemburg and V. I. Lenin: The Opposite Poles of Revolutionary Socialism.” The Antioch Review, Summer, 1961. The Antioch Press, Yellow Springs, Ohio, p. 222.

V. Lenin. The Complete Collected Works, 5th ed., vol. 37, p. 99.

The Trotsky Papers, 1917—1922, vol. 1. Hague, 1964, p. 200.

Nicolaevsky’s collection, box 510, folder 1.

Delo Radeka. — Voprosy Istorii, No. 9, 1997, pp. 15-34;

Marie-Louise Goldbach. Karl Radek und die deutsch-sonyetischen Beziehungen 1918-1923. Verlag Neue Gesellschaft GmbH. Bonn- Bad Godesberg, 1973.

K. Radek. Der Zusammenbruch des Imperialismus. 1919, s. 44.

Eberlein, who fled from Hitler to the Soviet Union, was shot in 1937.

Gustav Strubel. Ich babe sie richten lassen (article devoted to the seventieth anniversary of the assassination of Luxemburg and Liebknecht) — Die Zeit, January 13, 1989, p. 41.

S. Haffner. Revolutsiya v Germanii 1918/19. Kak eto bylo v deistvitelnosti? Trans, for the German. M., Progress, 1983, pp. 158,163.

Delo Georga Sklartsa— Voprosy istorii, No 10, 1997, pp. 33-33; No 11, 1997, pp. 3-24.

Zapiski Teodora Libknehta. — Voprosy istorii, No. 2, 1998, pp. 3-29.

Nicolaevsky’s collection, box 489, folder 2. Letter from Nicolaevsky to Th. Liebknecht from December 16, 1947. One page in German.

Nicolaevsky’s collection, box 489, folder 3. Letter from Nicolaevsky to M. N. Pavlovsky from March

IISH (Amsterdam), Suvarin’s collection, letter from Nicolaevsky to Suvarin from April 11, 1957.

Nicolaevsky’s collection, box 508, folder 48. Letter from Nicolaevsky to R. (Jerzy Niezbrzycki) Wraga from July 15, 1960. One page.

Nicolaevsky’s collection, box 496, folder 3. Letter from Nicolaevsky to Pavlovsky from November 16, 1961. One page.

Colonel Walter Nicolai was the head of the third bureau—Germany’s military intelligence. After WWT, fonnallv retired, he remained in the intelligence service. Records indicate that in July 1932 he traveled from Berlin to Munich in order to meet with Nazi leaders, including Himmler and Hess, at the apartment of Ernst Rohm, the commander of the German SA.

IISH (Amsterdam), Balabanova collection, letter from Nicolaevsky to Balabanova from April 20, 1962. One page.

Nicolaevsky’s collection, box 500, folder 19. Letter from Nicolaevsky to Otto Schuddekopf from August 25, 1962; one page. Box 478, folder 21. Letter from Nicolaevsky to H. Eckert from April 14, 1954, one page, in which he quotes his own letter to Schuddekopf.

Nicolaevsky’s collection, box 496, folder 3. Letter from Nicolaevsky to Pavlovsky from September 2, 1962. One page.
Nicolaevsky’s collection, box 496, folder 3. Letter from Nicolaevsky to Pavlovsky from August 11, 1962. Two pages.

Rosa Luxemburg Ein Leben fur die Freiheit. Reden — Schriften — Briefe. Ein Lesebucb. Herausgegeben von Frederik Hetmann. Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main, 1980, pp. 308-309.

Nicolaevsky’s collection, box 478, folder 21. Letter from Nicolaevsky to H. Eckert from December 26, 1962, p. 2.

Rathenau did not have much regard for his partner at the negotiating table. In February 1922, Rathenau said the following about Radek in conversation with Lord D’Abernon, the British ambassador in Berlin: “This is a slovenly character, a sleazy little Jew.” Lenin once said that after talking to Radek, he always had an urge to wash himself from head to foot.

Nicolaevsky’s collection, box 18, folder 27. From the press office of the RSFSR’s authorized representation in Estonia. August 9, 1921, p. 2.

Ruth Fischer. Stalin und der Deutsche Kommumsmus. Frankfurt am Main, 1950, S. 251.

Gustav Strubel. Ich babe sie ricbten lassen (article devoted to the seventieth anniversary of the assassinaion of Luxemburg and Liebknecht) — Die Zeit, January 13, 1989, No. 3.
 


 

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Power and the Soviet Elite: "The letter of an old Bolshevik"   Nikolaevsky, Boris I. (1965). "Letter of an Old Bolshevik". Power and the Soviet Elite: "The letter of an old Bolshevik" and other essays by Boris I. Nikolaevsky.

Ruth Fischer   Ruth Fischer, nata Elfriede Eisler, è stata una politica e agente segreta tedesca e austriaca. Fu la figlia del filosofo austriaco Rudolf Eisler. Fondò nel 1918 il Partito Comunista d'Austria. Il link di approfondimento è a wikipedia in inglese poiché quello in italiano è omertosamente scarso quanto insufficiente.


 


 


 

 

 

 

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