100
anni dopo. Karl Radek : ruolo e funzioni
di un personaggio OSCURO.
di
Massimo Greco
Gennaio 2019
Scriveva Clara
Zetkin:
"Rosa Luxemburg ha valutato il bolscevismo nel suo insieme,
la sua importanza storica di primo piano, non ha mai mancato
di criticarne certe inclinazioni nel dettaglio e la sua
sensibilità, per coerenza politica, le impedì di agire come
le chiedeva Louise Kautsky. Questo significa riesumare
vecchie faide e vecchie sentenze proprio nel momento in cui
le spie e gli sbirri di Ebert e Noske seguono le orme di
Radek*."
[Fonte articolo "In
difesa di Rosa Luxemburg" che comparve già nel 1919 in
inglese e forse prima in russo. Fino ad oggi sembrano essere
circolate, o comunque risultano accessibili, solo la
versione in inglese ed in francese. Si tratta di un
documento importante, dalle connessioni ancora non risolte
dalla sinistra tutta e per forza di cose anche eluse ed
occultate, spesso manipolate, dalla sinistra opportunista e
degenerativa dell'ultimo secolo.]
L'allusione di
Clara Zetkin è qui importantissima e fa riferimento a L' «
Affaire Radek ». Pierre Broué in Révolution en Allemagne,
chapitre III, ne ricostruisce più compiutamente di altri la
vicenda che condurrà Rosa Luxemburg e Leo Jociches ad
adoperarsi per l'espulsione del ben noto emissario di Lenin
dal Partito Socialista di Polonia e successivamente dal SPD. Dove le implicazioni sono state anche oggetto
di scontri interpretativi, misteri e vari scontri politici
da sempre. - Nelle vicende successive di Germania il ritorno
di Karl Radek nella ben nota veste di "Kommissar für Bolschewismus", in riferimento al ruolo apertamente
nemico di Luxemburg, rappresentò poi la linea del partito
bolscevico e gli interessi dell'Unione Sovietica.
Fu durante i
lavori di traduzione nel 2012, insieme ad Angela di Rito,
per la prima edizione in italiano di questo importantissimo
scritto di Clara Zetkin, in Difesa di Rosa Luxemburg, che mi resi conto dell'importanza
di quella brevissima allusione all'"Affaire Radek". Per quanto una
visione non dogmatica e certamente da "non fedeli alla
linea" dovrebbe consentire a chiunque si volesse accostare a
questi temi storici indagando o ricercando di dubitare di
certi personaggi da Politburo anche per quel poco che già
emerse sulle vicende di Polonia con l'espulsione del pupillo
di Lenin per indegnità morale dal Partito Socialista... Va
anche detto che risultò estremamente costoso in termini di
tempo e pazienza investigare, ricercare fonti, per andare
oltre quelle poche righe al vetriolo di Clara Zetkin.
Fu subito chiaro
che sarebbe stato necessario investigare e ricercare altre
fonti all'estero, in altre lingue. Qualsiasi altra lingua
del mondo meno che l'italiano. La trattazione 'storica' in
Italia è rimasta corrotta, contesa tra pseudo-revisionisti
d'accatto accolti sotto l'ala berlusconiana o diversamente
stalinisti, geneticamente imputriditi dalla lotta per la
sopravvivenza a qualsiasi costo. Avrebbe potuto esserci
qualche speranza sul web... ma anche lì abbiamo più a che
fare con grafomani, tuttosommato anarco leninisti, ma sempre
e comunque alla ricerca ed alla rincorsa di un contingente su
cui sproloquiare quando non hanno da difendere
l'indifendibile delle proprie tradizioni di "riferimento".
Un barlume di
luce, va riconosciuto, si poteva osservare fra alcune
recensioni che giravano sul web, in italiano. Poco più di un
anno prima, proprio nel 2011, era stato pubblicato un libro
che sembrava tirarsi addosso un sacco di critiche, anche
velenose o acide, alcune delle quali si possono trovare
ancora oggi messe accuratamente anche su Amazon. Più mi ci
imbattevo tra questi saccenti commentatori e più mi veniva
voglia di saperne di più... malgrado l'evidente intenzionalità
di queste "critiche" 2.0 invitasse più o meno esplicitamente
a non comprare il libro.
Sto parlando di Autunno a Berlino, di Paolo Bertetto.
Edizioni Piemme Linea Rossa. Un thriller scritto da un
professore di cinema dell'Università La Sapienza di Roma. Va
subito detto che, alla fine del libro, troviamo una nota
dove l'autore sembra mettere le mani avanti in previsione
delle critiche o di quelle reazioni prima citate:
"Questo libro
è un romanzo, non un saggio di storia. Il suo orizzonte è
l'invenzione di una finzione, non la ricostruzione dei
fatti. Però è un romanzo storico in cui sono presenti alcuni
personaggi effettivamente vissuti e alcuni eventi accaduti.
È bene dire subito che un romanzo racconta, non ricostruisce
fatti, propone narrazioni e interpretazioni che non possono
non essere soggettive, legittime, magari persuasive, ma
soggettive. Così nel romanzo ci sono eventi davvero avvenuti
ed altri episodi plausibili, ma inventati per il racconto. E
se molti personaggi sono storici, alcuni sono il prodotto
dell'immaginazione come ad esempio il procuratore Wick..."
Si tratta di una pagina intera dove l'autore torna più volte
a ripetersi nel precisare che oltre a personaggi ed eventi
storici vi sono personaggi inventati. Per poi ancora
incessantemente ripetersi a conclusione della nota:
"Anche se
talvolta sono presenti documenti d'epoca, il registro resta
ancorato alla finzione. E gli eventi raccontati appaiono
certo in tutta la loro ambiguità ed enigmaticità. Come
racconto. Come interpretazione del narratore. Quindi il
libro non propone nessuna presunta verità storica. Non
potrebbe farlo. Prospetta solo ipotesi, congetture."
Un documento che
sembra quasi scritto sotto la minaccia di una pistola alla tempia.
Che necessità v'era di tutte queste puntualizzazioni? Chi si
accosta a certe così ricercate tematiche e letture non
dovrebbe aver certo bisogno di sentirsi fare il predicozzo
sulle differenze tra saggistica e romanzo, finzione e/o
documentazione storica. Né sembrano aver mai sentito la
necessità di fare altrettanto altri scrittori come
Pasternak, in piena era stalinista, dove già la realtà da
thriller andò ben oltre la pubblicazione nelle vicende
postume tra Feltrinelli e gli apparati sovietici se si pensa
ad un oggetto di contrattazione come
l'Archivio Tasca.
Non mi risulta neppure che abbiano sentito la stessa
necessità Diego Gabutti in Un'Avventura di Amadeo
Bordiga, edito da Longanesi nell 1982 o ad esempio
Giorgio Bona in Sangue di tutti noi che racconta
l'omicidio di Mario Acquaviva che è del 2012.
È evidente che
trattandosi di un "romanzo" l'autore non è tenuto a fornire
note a pie' di pagina o bibliografie di fonti e riferimenti
ma sarebbe interessante conoscere l'impalcatura della sua
ricerca, quella realtà fatta di "personaggi" ed eventi
"storici" dove ha collocato altri "personaggi inventati".
Ma il malumore di certi ambienti leninisti resta. Quando si
tratta di certi eventi "storici", quando si tirano in ballo
certi personaggi... perfino il più "emancipato" dei "fedeli
alla linea" può perdere il senso dell'umorismo, del
contesto ed anche la "calma" nell'era dei social...
Certamente,
se questo "romanzo" fosse diventato un film, anche con tutti
i suoi "protagonisti inventati" accostati a quelli
"reali" del contesto storico "reale".... avrebbe finito
col raccontarci molte più cose di quante ne emergono
dall'opera di
Margarethe Von Trotta,
la cui sceneggiatura sembra essere stata scritta
appositamente per compiacere e non urtare la platea di
mercato della Von Trotta stessa.
Il libro di
Bertetto risulta praticamente oggi introvabile, fuori da
qualsiasi catalogo o "non disponibile", si può riuscire ad
acquistarlo, con un po' di fortuna, nei circuiti online
dell'usato o su Amazon come ho fatto io, che sono riuscito a
trovarne addirittura una seconda copia per farne regalo ad
un caro amico.
Cosa dirà mai questo libro, questo "romanzo, fatto di
"storie e personaggi inventati" per risultare così indigesto
ai fideisti militanti ed ai tutori prezzolati di biografie e
recensioni non lo voglio anticipare, ma sarà difficile non
arrivarci dopo che avremo esaminato Fonti e bibliografie che
NON si occupano né di "cinema" e men che mai di "romanzi".
Tolta questa
eccezione assoluta del panorama editoriale
italiano... sembrerebbe non esserci altro se non qualche
operazione come quella di Piero Melograni, "Le Bugie
della Storia", che la Mondadori gli lancia nel 2006,
dove tra le tante amenità berlusconiane vi si trova un
capitolo dove si fa menzione dell'Affaire Radek e del ruolo
avuto dai Bolscevichi in Germania e dell'importanza dei
trattati di Brest Litovsk. Si tratta di poche pagine ma dove
dei riferimenti bibliografici vengono fuori seppur a titolo
molto blando e generico se uno poi non se li va a cercare
sul serio. Pier Broué è citato nella bibliografia specifica
del capitolo. Ma quello che attira molto più l'attenzione e
che strappa pensieri che vanno ben oltre l'"invenzione"
della "soggettività"... è la nota bibliografica che dice
così:
"Mi è stata di notevole aiuto la tesi di laurea del
dottor Roberto Bellanca, Ombre e sospetti sull'assassinio di
Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, della quale fui relatore
alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Perugia
nell'anno accademico 1992-1993."
Queste 3-4 righe sono probabilmente le più importanti di
tutto il libro di Melograni, ma siccome il dottor Roberto
Bellanca ormai non sarà più certo un giovinetto servirebbero
indagini da servizo segreto per rintracciarlo oggi! La sua
tesi, che sicuramente non si fonda su 4 paginette come quelle
dedicategli dall'illustre storico della Mondadori, risulta
effettivamente negli indici di archivio dell'Università, ma
non certo online. Non ci sarebbe neppure da meravigliarsi se
dovesse venir fuori che per qualche futile motivo (non
bisogna mai pensar male...) non ne fosse ammessa la
consultazione.
A questo punto
non resta altro da fare che scavalcare storici, presunti
storici, blogger scribacchini ed editorialisti italiani e
rivolgersi all'estero.
Yuri Felshtinsky.
Autore di
numerosi libri sulla storia russa, tra cui The Bolsheviks
and the Left SRs (Parigi, 1985), storico, saggista,
editorialista presso importanti testate di rilievo
internazionale, ha descritto il partito bolscevico come
un'organizzazione simile alla mafia in cui "quasi nessuno
è morto per una causa naturale". Questa premessa, o notorietà, potrebbe indurre il
saccente medio di sinistra ad accoglierlo con diffidenza
come fonte. Un'atteggiamento sbagliato seppur prevedibile,
anche alla luce di certa "tradizione" caratterizzatasi per
certe prassi diffuse. Non è un caso che di questo storico
russo di Boston non risulti neppure una versione in italiano
di wikipedia così come, evidentemente, gli sono preclusi
anche spazi dell'editoria che nel bel paese sono, ancora
oggi, interamente affidati al controllo, al filtro ed alla
"mediazione" dell'apparato "culturale" generato al tempo
delle Botteghe Oscure. Ma Felshtinsky non può essere neppure lontanamente
paragonato a quella schiera di saggisti "revisionisti"
schierati "a destra" come ad esempio ci ha regalato il
ventennio berlusconiano, un ventennio oltretutto
intriso di putinismo. Nell'investigazione storica di Felshtinsky è dedicata
enorme attenzione e sensibilitàalla storia di quella
sinistra europea che si è scontrata col bolscevismo.
Dalla sua ricerca, come talvolta anche dalle sue
conclusioni, trasuda passioneche non è stata
inquinata come invece avvenuto nella gran parte di
'dissidenti' che si sono buttati nelle braccia del
capitalismo fino a sposarne ogni orizzontee che
tendono ad associare tutto ciò che è accostabile al marxismo
come un unico grande male. Felshtinsky parla
dichiaratamente di tradimento della rivoluzione senza il
bisogno di fare il trotskysta. Gli va riconosciuta una
obiettività intellettuale che permette di mettere meglio a
fuoco gli elementi di degenerazione del leninismo e quindi
la sua bibliografia con i riferimenti storiografici annessi
diviene utile e preziosa per chi voglia fare ricerca ed
approfondimento andando oltre l'ammucchiata di riferimenti
della cosiddetta "cultura di sinistra" rimasta
liturgicamente legata e vincolata al bricolage del
leninismo.
Su VOPROSY
ISTORII - Вопросы истории - p. 9-11, del 1997, troviamo
un articolo a firma Felshtinsky dal titolo "K. Radek
è stato coinvolto nella morte di K. Liebknecht e R.
Luxemburg?" - [Был ли причастен К. Радек к гибели К.
Либкнехта и Р. Люксембург? (Вступительная статья Ю. Г.
Фельштинского)].
VOPROSY ISTORII è la più antica rivista di storia accademica
sovietica e russa, pubblicata dal 1926, prima con il titolo
"Istorik-Marksist" (1926-1941), poi "Istoricheski zhurnal"
(1937- 1945) e infine sotto il titolo attuale (dal 1945).
È qui che inizia a delinearsi la fonte così difficilmente
reperibile in italiano.
La pubblicazione non è un'accusa formale a Karl Radek di
essere coinvolto nella morte di Karl Liebknecht e Rosa
Luxemburg. Precisa Felshtinsky in apertura. Lo
storico non può e non deve fare il 'Pubblico Ministero'.
Aggiunge lo storico. Ma poi prosegue:
"Molte delle domande sono ancora senza risposta. L'omicidio
dei famosi rivoluzionari tedeschi Karl Liebknecht e Rosa
Luxemburg, il 15 gennaio 1919, è stato oggetto di dozzine di
libri e indagini formali da parte del governo tedesco.
Sembrerebbe che in questo caso i fatti siano chiari. Ma
lasciamo che questo evento si collochi nel contesto delle
relazioni tedesco-bolsceviche durante i primi mesi della
Rivoluzione e il quadro cambia completamente."
Va ricordato che quasi l'intero articolo del 1997 su VOPROSY
ISTORII - Вопросы истории -
viene da Felshtinsky confermato nel libro del 2010,
"Lenin and his comrades", dove, dopo 13 anni, l'autore resta convinto di quella
ricerca che diviene un intero ricco capitolo che ci
ripropone quasi lo stesso titolo,
"Karl Radek and the Murders of Karl Liebknecht and Rosa
Luxemburg", senza più il punto interrogativo e dove
bibliografie e note di approfondimento assumono una
dimensione più certa e definitiva e dove le connessioni con
Brest Litovsk rappresentano la globalità di teatro del
Tutto.
"L'eliminazione dei leader del Partito comunista tedesco
è stata utile a Lenin.
Il trattato di Lenin di Brest-Litovsk, per quanto possa
essere valutato dal punto di vista degli interessi della
Russia sovietica, fu senza dubbio una pugnalata alle spalle
di Liebknecht e della rivoluzione tedesca. Un "patto di
pace" con il governo del Kaiser sul fronte orientale nel
marzo 1918 ridusse le possibilità - come lo erano - di una
rivoluzione comunista di successo in Germania."
"Qualsiasi
vittoria militare" dell'esercito tedesco, scriveva Rosa
Luxemburg, "significa un nuovo trionfo politico e sociale
per le forze reazionarie all'interno del governo". Fu per la questione del trattato di pace che Rosa Luxemburg
e il governo sovietico guidato da Lenin ebbero i loro primi
seri disaccordi. 'Le sue speranze che la rivoluzione russa
portasse le armi al proletariato internazionale svanirono
rapidamente', ha scritto Paul Frolich. 'La più grande paura
di Rosa era che i bolscevichi facessero il gioco della
diplomazia tedesca'..."
Tuttavia, né
Luxemburg né Liebknecht potevano intuire che il trattato di
pace di Lenin si sarebbe rivelato molto peggiore: avrebbe
siglato un trattato di pace antidemocratico con gli
imperialisti tedeschi, che includeva annessioni, riparazioni
e ulteriori accordi utili al governo tedesco.
Naturalmente, Liebknecht e Luxemburg sottoposero le
politiche di Lenin su Brest-Litovsk a severe critiche,
poiché erano contrarie agli interessi della rivoluzione
tedesca. Nell'autunno del 1918, questa critica divenne esplicita
e stridente:
"Il vecchio bolscevismo con i suoi obiettivi superati
... non esiste più. Avendo abbandonato la speranza di una
rivoluzione immediata in Europa, si pone l'obiettivo di
ricostruire l'economia russa sulla base di una combinazione
di capitalismo di stato e capitalismo privato e formazioni
economiche cooperative", ha scritto Luxemburg nel
settembre 1918 nel noto pamphlet "La rivoluzione russa".
Il trattato di Lenin di Brest-Litovsk è stato descritto da
Rosa Luxemburg come un "tradimento del proletariato
internazionale" riporta chiaramente Felshtinsky nei
passaggi introduttivi del suo libro.
Curioso
osservare, quindi poi constatare, quanti riferimenti siano
stati sistematicamente omertati, chirurgicamente rimossi
dalle recensioni e dalle operazioni editoriali condotte in
nome della "sinistra" dai leninisti. Ciò avviene anche 100
anni dopo. Un "tradimento del proletariato
internazionale" fatto, quindi, di traditori,
agenti senza scrupoli, operazioni di "entrismo" e nomi.
Tanti nomi.
"Quale sarebbe
stato il ruolo di Lenin in questo scenario - dal
momento che aveva appena firmato un trattato di pace
con il governo imperiale tedesco, e in precedenza
aveva accettato sussidi finanziari dai tedeschi,
come era generalmente noto in Germania - si può solo
ipotizzare.
Ma è ovvio che né i comunisti di sinistra in Russia
né i comunisti in Germania potrebbero perdonare
Lenin per il trattato di Brest-Litovsk.
La carriera politica di Lenin potrebbe essere
salvata solo dalla sconfitta della rivoluzione
tedesca. Fu per questo motivo che Lenin firmò il
trattato di Brest-Litovsk nel marzo del 1918 e
perché insistette a sostenerlo fino all'ultimo
minuto.
Per mantenere il potere in Russia, Lenin ha sabotato
la rivoluzione tedesca. Nella sua nota lettera al
partito e attivisti sovietici, pubblicata il 4
ottobre 1918, in Pravda e Izvestya, Lenin si
concentrò su due questioni pratiche: il governo
sovietico non aveva intenzione di abolire l'accordo
di Brest-Litovsk, ma poteva mobilitare tre milioni
di uomini per fornire supporto alla rivoluzione
tedesca "entro la primavera" del 1919. In altre
parole Lenin stava dicendo apertamente al governo
del Kaiser e ai comunisti tedeschi che almeno fino
alla primavera del 1919, l'Armata Rossa non aveva
intenzione di interferire nella rivoluzione tedesca
già in corso."
Oro e soldi,
seppur con la mediazione degli 'alleati'.
I
paragrafi 15 e 19 delle condizioni di pace letti
alla delegazione tedesca l'8 novembre 1918, a
Compiègne, prevedevano l'abrogazione degli accordi
di Bucarest e Brest-Litovsk, nonché accordi
integrativi ... La restituzione di denaro russo e
rumeno, confiscato dai tedeschi ". Il 13 novembre,
Sverdlov ha annunciato l'abrogazione del trattato di
Brest-Litovsk.
Il 14 dicembre, il comandante in capo dell'esercito
sovietico, Jukums Vacietis, inviò un telegramma a
Lenin, Trotsky e Krasin chiedendo il sostegno per le
unità che avanzavano verso ovest nelle regioni
precedentemente occupate dall'ex-Impero russo:
Le unità che avanzano verso occidente mancano di
sufficienti provviste alimentari, specialmente pane.
Vi consigliamo di assumervi la responsabilità
personale e di organizzare prontamente la questione
in modo che alle truppe non venga a mancare nulla.
Riferisci su cosa intraprendi.
Ma a Lenin interessava esattamente l'opposto. Il
suo messaggio al segretario di Trotsky, Sklyansky,
recitava come segue:
"Ancora e ancora: niente a ovest, un po' a est,
tutto (quasi) a sud.
Lenin."
[The Trotsky
Papers, 1917--1922, voI. 1. Hague, 1964, p. 200.]
Solo la
mancanza di interesse di Lenin per un successo della
rivoluzione tedesca può spiegare il suo approccio
contraddittorio nei confronti della politica estera:
estremamente di sinistra prima di arrivare al
potere, e poi molto di destra subito dopo averlo
conquistato.
È qui che anche
la contro-narrazione di Yuri Felshtinsky ci spiega quanto
siano strettamente collegati, e da collegare, gli eventi
simultanei della rivoluzione tedesca, Brest Litovsk, dei
bolscevichi e della tanto osannata "Terza Internazionale".
In
teoria, l'Internazionale comunista era concepita
come un'alleanza fraterna tra le parti uguali. In
pratica, Lenin intendeva trasformarlo in uno
strumento di politica estera per il governo
sovietico. Ma era difficile nascondere questi piani.
E i principali leader del movimento comunista
mondiale si schierarono contro la frettolosa
organizzazione della nuova Terza Internazionale. "Le
memorie di Paul Levi e di altri leader della Lega
Spartachista mostrano che Rosa Luxemburg era
particolarmente insistente su questo punto: non
voleva permettere al Comintern di diventare
un'appendice del Comitato Centrale di Lenin"
[Archivi del noto
socialdemocratico e storico Boris Nicolaevsky]
Allo stesso modo
di Bertram Wolfe, Yuri Felshtinsky evidenzia quanto Rosa
Luxemburg sperasse di far rivivere l'Internazionale
prebellica, che esisteva prima del 1914. Lenin al contempo
cercava di dividere la Seconda Internazionale per
organizzare una nuova Terza Internazionale sotto il
suo controllo. Ciò fu evidentemente contrastato da
un'influente ala del Partito Comunista Tedesco guidato da
Rosa Luxemburg. Il metodo di Lenin non è mai cambiato: la
Tattica era la sua visione, dividendo quelli che non
poteva controllare. E ciò è avvenuto non solo in
Germania, ma anche in Inghilterra facendo fuori Silvia
Pankhurst, negli Usa ostacolando la direzione del Partito
Comunista Americano così come fu notoriamente CONTRO l'ala
sinistra italiana guidata da Bordiga fino al 1926 che diede
origine al Partito Comunista d'Italia con la Scissione di
Livorno e che Mosca riuscì a portare totalmente sotto il suo
totale controllo solo nel gennaio 1926 col congresso di
Lione.
Acquisito il
potere in Russia restava il problema tedesco, ed anche il
rendiconto... dal momento che se si dovesse aprire il
capitolo del ruolo tedesco sulla caduta dello Zar ed il
sostegno ai bolscevichi si aprirebbero capitoli interi di
bibliografie e Dati di Fatto Storici di fronte al quale
qualunque reazione dei fideisti "fedeli alla linea" con
tutte le loro mitologie agiografiche farebbe solo sorridere:
Radek
era personalmente un uomo estremamente sgradevole e
totalmente privo di scrupoli. Le condizioni
semi-cospirative sotto le quali i socialdemocratici
operavano in Europa portarono a continue lotte,
sospetti reciproci e intrighi infiniti. Dal 1911 in
poi, Radek fu tormentato da problemi costanti. Era
sospettato di rubare cose ai suoi compagni, di
impegnarsi in imitazioni autoritarie, e persino di
fare da provocatore e collaborare con il governo
austro-ungarico. Come soggetto austriaco, Radek
apparteneva al Partito socialdemocratico del Regno
di Polonia e Lituania.
Nel
1912, Radek fu espulso dal partito con l'accusa
formale di furto. Il suo caso divenne famoso perché
sosteneva di essere stato espulso dal partito per
motivi politici. Radek era uno dei più estremisti di
sinistra nel partito polacco-lituano, e il suo
estremismo ha creato serie difficoltà ai
socialdemocratici in Europa. Il caso di Radek fu
discusso ai congressi del Partito socialdemocratico
tedesco (SPD) nel 1912 e nel 1913. Nel 1913 l'SPD
approvò una risoluzione speciale, a seguito del suo
caso, secondo cui le persone che erano state espulse
da un partito socialdemocratico potevano non
diventare membri di altri partiti socialdemocratici
appartenenti all'ufficio internazionale socialista.
I socialdemocratici tedeschi hanno cercato di
impedire a Radek di entrare nel partito
socialdemocratico russo o tedesco. Tuttavia, la
risoluzione è stata di scarsa importanza per il
lavoro e la carriera di Radek. I giornali radicali
continuarono a pubblicare i suoi scritti.
E
Lenin aveva manifestatamente preso la parte di Radek
scrivendo un articolo in difesa di Radek per il
giornale socialdemocratico tedesco Vorwarts (anche
se l'articolo non era stato pubblicato) e
accogliendo Radek nel partito bolscevico. Radek
rimase un bolscevico fino al 1936, quando fu
arrestato
di Stalin e ucciso in un campo di lavoro nel 1939.
Unendosi all'ala leninista del Partito
socialdemocratico della Russia, divenne il
rappresentante di Lenin, in particolare su questioni
relative alla Germania, di cui era considerato un
esperto.
Non è
impossibile, naturalmente, che Rosa Luxemburg
sospettasse già Radek di collaborare con
l'intelligence austriaca o tedesca, e quindi che i
leader del Partito democratico polacco, russo, e in
seguito i partiti democratici federali tedeschi
combatterono per l'espulsione di Radek a causa di un
furto insignificante. Ma dopo aver espulso Radek dal
partito, era diventata anche il suo nemico
personale.
La
Luxemburg non era isolata nelle sue richieste. La
commissione, che aveva indagato sulle attività di
Radek, era diretta da Felix Dzerzhinsky, un
rivoluzionario russo-polacco e futuro capo della
Cheka, che come Luxemburg, ha insistito nel ritenere
Radek responsabile di spendere ingenti somme di
denaro del partito e del sindacato. Ma Dzerzhinsky
non parlò mai apertamente contro Radek in pubblico
come aveva fatto Rosa Luxemburg.
Alla
fine del 1914, per evitare di essere arruolato
nell'esercito come cittadino austriaco, Radek si
trasferì in Svizzera. A Berna divenne amico di Lenin
e del suo gruppo e abbracciò la linea del partito
bolscevico su tutte le questioni fondamentali. È
vero che ha differito con Lenin sulla questione
nazionale entrando in disaccordo con le sue opinioni
sul passaggio dalla guerra imperialista alla guerra
civile. Ma alle conferenze socialiste di Zimmerwald
(1915) e Kienthal (1916), Radek si unì apertamente a
Lenin e Zinoviev come leader del gruppo radicale
noto come Sinistra Zimmerwald.
Nel 1916, in un articolo intitolato "Nella Morsa
delle Contraddizioni", Radek polemizzò contro un
ignoto socialdemocratico che scrisse sotto il nome
di "Junius", sostenendo che era assurdo aspettarsi
"spontanea azione radicale di massa" dopo due anni
di guerra. Secondo Radek, i socialdemocratici
potevano contare solo su una struttura di partito
monolitica rigida e ideologica.
Allontanandosi dalle concezioni di Rosa Luxemburg,
che erano basate sulla nozione di un "partito
rivoluzionario delle masse", Radek si era
chiaramente spostato verso l'idea di Lenin di un
"partito dei quadri" - un'organizzazione di
rivoluzionari, con una struttura simile alla mafia .
Più tardi emerse che "Junius" era il nome d'arte di
Rosa Luxemburg. L'inimicizia tra Radek e Luxemburg
si chiuse così, ora anche su un livello teorico:
erano nemici sia personalmente che ideologicamente.
Quando nell'aprile del 1917 il gruppo di Lenin tornò
in Russia - passando per la Germania e altri paesi
europei - Radek scese "dal treno" a metà strada. A
Stoccolma, assunse la direzione del quartier
generale internazionale dei bolscevichi -
l'organizzazione che avrebbe dovuto diventare il
legame tra la nascente rivoluzione proletaria in
Russia e il suo "alleato più leale e affidabile": il
proletariato tedesco. Oltre a Radek e a sua moglie,
l'organizzazione includeva anche i ben noti
bolscevichi dell'ala leninista come Ganetsky e
Borovsky.
Parvus (Alexander Gelfand), che a ragione si
considerava un quarto membro dell'organizzazione, ha
fatto frequenti visite. Tramite Parvus, il professor
Gustav Mayer e il socialista svizzero Karl Moor che
Radek conosceva dal 1904 (quando scrisse per il
giornale Bemer Tagwacht, che Moor pubblicò), il
gruppo rimase in contatto con il governo tedesco. Ha
pubblicato due giornali tedeschi a Stoccolma:
Korrespondenz-Pravda e Bote der Russischen
Revolution. La maggior parte degli articoli su
entrambi i giornali sono stati scritti da Radek.
Su
richiesta di Lenin, Radek inviò articoli sulla
politica estera alla Pravda, cercando di sopprimere
le tendenze antileniniste all'interno del movimento
Zimmerwald e creare un'organizzazione indipendente
di sinistra (è stato assistito dalla comunista
italiana Angelica Balabanova e da alcuni esponenti
della sinistra scandinava).
Grazie ai loro sforzi, Stoccolma divenne il sito di
una conferenza non dell'intero socialismo
internazionale, come si aspettavano i partiti
socialisti dell'Europa, ma solo del movimento di
Zimmerwald.
I tentativi del movimento di Zimmerwald di
pubblicare un manifesto che puntava ad uno sciopero
generale internazionale non hanno avuto successo.
Dopo
essere tornato in Russia, Radek ha occupato vari
incarichi di rilievo nel governo sovietico. Il suo
lavoro principale era di propaganda sulla
rivoluzione mondiale.
Dopo essere entrato in conflitto con Lenin per la
prima volta sulla questione dell'accordo di
Brest-Litovsk e rifiutando di sostenere la politica
di Lenin a Brest-Litovsk, Radek ha affermato in un
discorso del 7 ottobre 1918, in seguito all'inizio
della rivoluzione in Germania, che solo la classe
operaia tedesca e gli operai europei potevano
aiutare la Russia sovietica a finire ciò che era
iniziato. 'Senza di loro, non vinceremo, e quindi è
nostro compito aiutarli a vincere, e quindi,
compagni, stiamo entrando nel più grande ma anche il
più pericoloso periodo della rivoluzione russa."
Con l'evolversi
degli eventi di Germania e con la prima fase della
Rivoluzione di Novembre le frange più filo bolsceviche del
Consiglio dei lavoratori di Berlino premevano per una più
stretta collaborazione con i russi. Rosa Luxemburg era
rimasta in carcere fino all'8 novembre 1918 e fu proprio in
questa fase, durante la sua assenza per detenzione, che si
innescarono una serie di contatti e collegamenti tra Berlino
e Mosca, in programma per il dicembre 1918 vi era il
Primo Congresso tedesco dei Consigli dei lavoratori e dei
Soldati.
La
delegazione sovietica che partì per Berlino alla
fine di dicembre era composta da cinque persone:
Bukharin, Rakovsky, Joffe (espulso dalla Germania il
4 novembre dal governo di Max von Baden per
l'organizzazione di attività rivoluzionarie), Radek
e Ignatyev (il segretario della delegazione).
Tuttavia, il personale militare tedesco a Minsk
rifiutò di lasciare che la delegazione attraversasse
la linea di demarcazione. Bukharin, Rakovsky, Joffe,
e Ignatyev tornarono a casa. Radek entrò
illegalmente nel paese, sotto il suo vero nome,
Sobelsohn, che a quel tempo era completamente
sconosciuto. Era accompagnato da due comunisti
tedeschi, Ernst Reuter e Felix Wolf.
“Wir brauchen
keinen Kommissar für Bolschewismus, die Bolschewisten mögen
mit ihrer Taktik zu Hause bleiben”.
“Non abbiamo bisogno di un Commissario per il
bolscevismo, i bolscevichi possono restarsene a casa con le
loro tattiche”.
Con queste parole Rosa Luxemburg
commentava l'arrivo di Radek, il quale, proveniente da
Mosca, si presentava alla sede dello Spartakusbund il 19
dicembre 1918. Parole che rivelano tutta l'ostilità di Rosa
Luxemburg, con tutte le sue riserve, per i bolscevichi di
Lenin, il cui emissario Radek era ormai in Germania con
ruoli, scopi e funzioni volti ad interferire nella piega
degli eventi di quei giorni. Parole che, allo stesso tempo,
esprimevano la sfiducia quasi istintiva che Rosa Luxemburg
ha sempre provato nei confronti della persona di Radek.
Siamo nel pieno degli eventi della Rivoluzione Tedesca, a
pochi giorni dall'esplosione della rivolta spartachista e
mancavano ormai poche settimane all'epilogo tragico di
Gennaio.
I
preparativi per l'assassinio di Liebknecht e
Luxemburg risalgono probabilmente a novembre o agli
inizi di dicembre del 1918. Durante un'indagine
sugli omicidi di Liebknecht e Luxemburg condotti nel
1920 dal governo della Repubblica di Weimar, Anton
Fischer - che era stato deputato da Otto Wels, il
militare comandante di Berlino - ha dato
testimonianza scritta che nel novembre del 1918 la
sua agenzia iniziò a "cercare e perseguire"
Liebknecht e Luxemburg per impedire loro di
impegnarsi in agitazioni e attività organizzative.
"La notte del
9 dicembre 1918, i soldati della seconda guarnigione
irruppero negli uffici editoriali del giornale
spartachista Die Rote Fahne, con l'intenzione di
uccidere Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
Ma non erano presenti.
Nel corso
dell'indagine nel 1922, diversi testimoni hanno
riportato che già a quell'epoca Liebknecht e
Luxemburg avevano una taglia di 100.000 marchi sulle
loro teste. Una ricompensa che era stata promessa da
Philipp Scheidemann, uno dei leader dei
socialdemocratici di destra, che dal febbraio al
giugno 1919 era stato il capo del governo tedesco, e
dal suo intimo amico Georg Sklarz, un uomo d'affari
che era diventato ricco durante il guerra come
fornitore di armi in Germania.
Dal momento che il governo del Kaiser consentiva ai
suoi agenti di arricchirsi con gli ordini del
governo, e poiché gli ordini del governo erano il
modo più semplice di creare fondi segreti non
registrati per finanziare tutte le attività illegali
che il governo poteva ritenere necessario, era
evidente che Georg Sklarz era stato un Agente del
governo tedesco sin dai tempi del Kaiser.
Sklarz era
anche un collaboratore del famoso attivista
politico, rivoluzionario e agente governativo
tedesco Alexander Parvus (alias Alexander Helfand o
Gelfand). Così, l'assassinio di Liebknecht e Rosa
Luxemburg fu organizzato da tre persone:
Scheidemann, il futuro capo del governo tedesco;
Parvus, il socialdemocratico tedesco-russo e agente
del governo imperiale tedesco;
e il suo collaboratore Georg Sklarz, un
rivoluzionario e un uomo d'affari.
Era Sklarz che
doveva pagare una ricompensa di 50.000 marchi per
ogni vittima! "
Si è
scoperto che un "certo barone russo" aveva fornito
fondi per istituire la Lega anti-bolscevica guidata
da von Tyzka. Fu questa lega che aveva tentato senza
successo di assassinare Liebknecht e Luxemburg
all'inizio del dicembre 1918. Con il permesso del
consiglio dei lavoratori della città, nel gennaio
1919, la divisione di Cavalleria delle Guardie, che
partecipò all'arresto e all'omicidio di Liebknecht e
del Luxemburg, occupò l'Hotel Eden e istituì il
servizio di aiuto dei socialdemocratici, la
cosiddetta Sezione 14.
Nel
1922, durante un esame del caso von Tyzka, fu
stabilito che la Sezione 14 era stata guidata da
Scheidemann e Georg Sklarz, e che una ricompensa di
100.000 marchi era stata effettivamente offerta da
loro.
Secondo la tardiva testimonianza del dipendente
della Sezione 14 Hassel, il suo contabile Sonnenfeld
e l'ufficiale Krasnik riporta:
"Il nipote di
Fritz Henk-Scheidemann ci ha confidato che c'era un
prezzo sulle loro teste e che l'intera ricompensa
era in suo possesso".
Ciò è
stato confermato anche da un gruppo di lavoratori
del Reichstag durante il processo.
L'ordine di uccidere Liebknecht e Luxemburg è stato
dato oralmente.
Fu
accertato che Liebknecht e Luxemburg dovevano essere
consegnati in albergo vivi o morti e che quelli che
li avrebbero consegnati avrebbero ricevuto 100.000
marchi.
I
detective hanno cercato entrambi i rivoluzionari,
competendo l'uno con l'altro.
Il procuratore Weissman, che coordinava le loro
azioni, sedeva nell'ufficio del comandante, fu
nominato segretario di stato da Ebert a gennaio.
Queste erano le conclusioni - piuttosto spiacevoli
per i socialdemocratici della Germania - raggiunte
durante l'inchiesta.
Era
ovvio per tutti che le persone coinvolte nel
tentativo di assassinio del 9-10 dicembre 1918
furono molto probabilmente responsabili
dell'omicidio avvenuto il 15 gennaio 1919.
Ma, come
per molte altre cose, la Storia non finisce qui. Esiste
una persona che risulterebbe praticamente sconosciuta ai
recensionisti di sempre ed a quella "narrazione" che TROPPO
genericamente, senza mai fare nomi, ci ha sempre parlato di
responsabilità socialdemocratiche e di "Freikorps".... e di
"aquile".... Questa persona si chiama Theodor Liebknecht1.
Fratello di Karl. Persona non sconosciuta a Felshtinsky come
a Boris Nicolaevsky e a chiunque non sia affetto da quella
rognosa completa fiducia nelle verità "ufficiali" o di
Partito.
Ma
c'è stata, a quanto pare, un'altra persona coinvolta
nell'organizzazione dell'omicidio di Liebknecht e
Luxemburg il 15 gennaio: il bolscevico Karl Radek.
Questa conclusione è stata raggiunta dal fratello di
Karl Liebknecht, Theodor, noto avvocato e
socialdemocratico tedesco, che ha trascorso molti
anni a indagare sull'omicidio in modo non ufficiale.
1. Theodor Liebknecht - Figlio di Wilhelm
Liebknecht e fratello di Karl Liebknecht ,
Theodor Liebknecht ha studiato giurisprudenza e
ha lavorato come avvocato a Berlino dal 1899 in
poi, diventando politicamente attivo dopo
l'omicidio di suo fratello nel gennaio 1919.
Liebknecht era un membro del Partito
socialdemocratico indipendente della Germania (USPD),
contrario alla fusione con il KPD e l'adesione
del Comintern ma anche alla riunificazione del
partito con l' SPD , ha continuato nell'USPD
come partito indipendente con Georg Ledebour
fino alla sua fusione nel Sozialistische
Arbeiterpartei Deutschlands (SAPD, "Partito
socialista operaio della Germania") nel 1931.
Si oppose all'introduzione di schemi di
organizzazione leninisti nel partito. Dopo l'
ascesa al potere nazista , emigrò a Basilea , in
Svizzera , nel 1933 e successivamente fu assunto
dall'International Institute of Social History
ad Amsterdam dal 1936 al 1939. Fu un sostenitore
della Seconda Internazionale .
Theodor Liebknecht morì a Altendorf , Brome, in
Germania , nel 1948.
Nel
1947 Boris Nicolaevsky2,
noto storico russo e collezionista di archivi,
scrisse una lettera a Theodor Liebknecht.
Nicolaevsky era interessato a una questione
completamente diversa, che era impopolare e
pericolosa al tempo. Stava cercando senza successo
di dimostrare che il rivoluzionario
socialdemocratico Karl Moor3
era stato un agente del governo tedesco, lavorando
sotto il nome in codice "Baier":
"Il nome di Karl Moor mi è ben noto. Era un agente
dell'intelligence militare tedesca e durante gli
ultimi anni era associato al colonnello Nicolai.
Ho sentito che ha svolto un certo tipo di ruolo nel
movimento operaio svizzero, ma ciò che mi interessa
è il seguente: ho informazioni da persone
assolutamente affidabili che questo Karl Moor una
volta (nel 1917) aveva collegato Lenin ai tedeschi e
organizzato il passaggio dei bolscevichi attraverso
la Germania. D'altra parte, era anche collegato a
Karl Radek e al colonnello Max Bauer quando [Radek]
fu arrestato a Berlino nel febbraio 1919.
Ho tutte le ragioni per supporre che tuo fratello
Karl si sia incontrato di persona con Radek e Karl
Moor poco prima l'ultimo arresto e ha avuto una lite
molto seria con Moor."
In
risposta a ciò, Theodor Liebknecht fornì a
Nicolaevsky informazioni che dovevano essere
definite sensazionali, che perfino Nicolaevsky
rifiutò di credere. Le informazioni riguardavano il
ruolo di Radek negli omicidi di Karl Liebknecht e
Rosa Luxemburg.
2. Boris Ivanovich Nicolaevsky ( russo :
Борис Иванович Николаевский ) (1887-1966) fu un
rivoluzionario attivista, archivista e storico
marxista russo . Nicolaevsky è ricordato come
uno dei principali intellettuali menscevichi del
ventesimo secolo. Nicolaevsky divenne membro
dell'ala menscevica del Partito operaio
socialdemocratico russo quando era ancora
giovane. Successivamente fu arrestato otto volte
e mandato in esilio siberiano per tre volte dal
governo zarista.
Dopo la rivoluzione russa del 1917, Nicolaevsky
divenne il capo dell'Istituto Marx-Engels di
Mosca .
Come attivista menscevico, Nicolaevsky fu
arrestato dalla polizia segreta sovietica nel
1921 e deportato dalla Russia sovietica nel
1922. In seguito si trasferì a Berlino, dove fu
associato all'Istituto Marx-Engels, prima di
diventare direttore del Istituto internazionale
di storia sociale di Amsterdam, depositario
degli archivi dell'Internazionale socialista .
Molti individui di tutte le carnagioni politiche
hanno affidato i loro tesori d'archivio a lui.
Le negoziazioni fallite sull'offerta sovietica
di acquistare l' archivio Marx - Engels e il
furto politicamente motivato dall'ufficio di
Nicolaevsky sugli archivi di Leon Trotsky lo
influenzarono molto nel 1936. La sua vasta
collezione di documenti rivoluzionari è ora
conservata dagli Archivi dell'Hoover Institution
di Palo Alto, California.
3. Karl Moor - (11 dicembre 1852 a Friburgo - 14
giugno 1932 a Berlino) - Banchiere svizzero e
comunista svizzero che ha contribuito a
finanziare la rivoluzione bolscevica. Figlio di
aristocratici. Nella primavera del 1881 fu
espulso dalla Baviera e si trasferì a Basilea .
Lì divenne uno degli eminenti funzionari della
socialdemocrazia svizzera . Nel 1889 visse a
Berna , dove curò il giornale social-democratico
Berner Tagwacht. Durante questo periodo prestò
assistenza a molti esiliati politici dalla
Russia, così come ai leader del primo partito
socialista polacco , al " proletariato " e ai
bolscevichi-Lenintsev.
Di lui ha scritto anche H. Schurer: Karl Moor
- Agente tedesco e amico di Lenin // The
Journal of Contemporary History. 1970. Vol. 5.
2.
Felshtinsky
riassume e riconosce che l'anno 1947 non fu il momento
migliore per rivelazioni sensazionali di questo tipo.
Radek, che era morto nelle purghe, era considerato una
vittima del regime di Stalin e quindi evidentemente
"santificato" per questo in Occidente.
Nicolaevsky non disse altro sull'argomento per dieci
anni. Solo dopo la morte dello stesso Theodor Liebknecht,
dopo la morte di Stalin, dopo le rivelazioni del XX
Congresso del Partito, e infine, dopo la pubblicazione
nel 1956, 1957 e 1958 di documenti che rivelavano le
connessioni che esistevano durante la prima guerra
mondiale tra i bolscevichi (incluso Radek), da un lato,
e il governo del Kaiser e i suoi agenti (soprattutto
Parvus), dall'altro, Nicolaevsky cominciò a discutere
delle conclusioni di Theodor Liebknecht nelle sue
lettere.
Va assolutamente anche ricordato che la casa ufficio di
Theodor Liebknecht andò distrutta nel 1943 e
l'importante archivio di Nicolaevsky subì anche un
attentato.
Il primo riferimento, a quanto pare, risale al 1957.
Ecco cosa ha scritto Nicolaevsky all'ex capo del Partito
comunista francese, Boris Souvarine:
Ho parlato molto di questi argomenti con Theodor
Liebknecht, che credeva che sia Radek che Karl Moor
fossero agenti dell'esercito tedesco.
Mi ha assicurato che Karl Liebknecht era giunto alla
stessa conclusione su Radek.
Theodor gli parlò dell'ultima volta che si
incontrarono.
Secondo Theodor, Karl era stato assolutamente
sopraffatto dall'informazione che aveva ricevuto da
qualcuno a un certo punto - Theodor non sapeva da
chi.
Theodor considerava Moor il più pericoloso dei due.
Tre anni dopo,
Nicolaevsky scrisse sullo stesso argomento a Ryszard
Wraga (Jerzy Niezbrzycki), che aveva lavorato negli
anni 1934-1935 per l'intelligence polacca:
Radek deve essere trattato separatamente. Theodor
Liebknecht mi ha detto che Karl Liebknecht gli aveva
raccontato durante l'ultimo incontro (un giorno
prima dell'arresto di Karl) di aver appreso "cose
mostruose" su Radek, che era appena arrivato
illegalmente da Mosca, a proposito del quale aveva
promesso di dirgli di più in un successivo incontro,
forse il giorno dopo. Non si erano mai più rivisti e
Theodor credeva che Radek avesse tradito Karl. In
generale, Theodor ha raccolto materiali sui segreti
dell'esercito tedesco. Dovrei avere delle lettere
(se non sono state distrutte ...). Sai qualcosa del
ruolo di Karl Moor? Theodor Liebknecht pensava di
essere il principale agente dell'esercito tedesco
tra i socialisti.
In una
lettera alla socialista italiana Angelica Balabanova
del 20 aprile 1962, Nicolaevsky specifica
maggiormente ciò che Karl Liebknecht conosceva
riguardo a Radek:
Riporto spesso le mie conversazioni con Theodor
Liebknecht, che ha cercato di dimostrarmi che Radek
aveva tradito Karl. Il giorno prima che Karl
Liebknecht fosse arrestato, aveva incontrato Theodor
per strada e gli aveva detto di avere informazioni
sui legami di Radek con i circoli militari e di
considerarlo un traditore. Si sarebbero incontrati
il giorno seguente, quando Karl avrebbe dovuto
dargli maggiori dettagli, ma quella notte Karl
Liebknecht fu arrestato e ucciso.
Per anni, Theodor ha raccolto i materiali e mi ha
detto che era convinto dell'accuratezza dei sospetti
di suo fratello .... Anche Moor è apparso nelle
storie di Theodor come una persona che, praticamente
dalla fine del 1880, era stata un agente
dell'intelligence militare tedesca in Svizzera. Moor
esercitò influenza su Radek, ma quest'ultimo aveva
anche legami diretti con Nicolai e altri leader
dell'intelligence militare tedesca.
Nel 1962,
Nicolaevsky cominciò a scrivere di Radek e Moor con
notevole frequenza:
Per quanto riguarda il fatto che Karl Moor era un
agente pagato dell'intelligence militare tedesca per
un periodo di molti anni, non credo ci siano più
dubbi.
L'ho saputo per la prima volta circa quarant'anni fa
da Theodor Liebknecht. Penso che Liebknecht lo abbia
riportato anche sulla stampa, nel settimanale che
stava pubblicando a Berlino (sotto il titolo
Volkswille, credo), dove ha condotto una campagna
per indagare sull'omicidio di suo fratello, Karl.
Dovrei avere le lettere di Theodor su questo
argomento, ma non riesco a trovarle al momento. In
ogni caso, "Baier" è davvero Karl Moor. Ma qui si
arriva alla domanda più critica della storia di quel
periodo, vale a dire, la questione di come i
tedeschi hanno corrotto i bolscevichi.
Nicolaevsky scrisse diverse lettere a M. N.
Pavlovsky, che stava studiando i legami
tedesco-bolscevichi durante la prima guerra
mondiale:
Le storie di Theodor Liebknecht non riguardano i
collegamenti con il ministero degli esteri, ma i
collegamenti con l'intelligence militare, i cui
archivi non hanno raggiunto i servizi segreti
britannici e americani.
E, naturalmente, Radek non ha partecipato
direttamente all'uccisione [di Karl Liebknecht].
Il succo era che Radek aveva dato a loro
[l'intelligence tedesca] l'indirizzo di Liebknecht e
che, in cambio di questa assistenza, avevano salvato
lo stesso Radek dall'arresto ..
Devo dire che non sono convinto che tutto nelle
storie di Theodor Liebknecht sia sbagliato. Era
indubbiamente un uomo onesto, sapeva molto, era del
tutto corretto nei confronti di Karl Moor, aveva
scoperto molto sull'assassinio di suo fratello, con
alcune buone fonti.
Che Radek avesse legami con "persone di alto livello
nell'intelligence tedesca, non ho alcun dubbio che
Stalin non gli avesse sparato nel 1937, senza
dubbio, perché stava pianificando di gestire quelle
vecchie connessioni", e quindi possiamo ancora
scoprire molto di più.
Per quanto riguarda i documenti recentemente
scoperti negli archivi tedeschi, molte questioni
devono essere riconsiderate. In particolare, c'è
molto da dire su Lenin stesso, che doveva sapere da
dove provenivano i soldi che Ganetsky gli stava
mandando - centinaia di migliaia e persino milioni -
e che sapeva ancora di più su Radek.
Ricordo spesso le mie vecchie conversazioni con
Theodor Liebknecht, che cercò di dimostrarmi che
Radek aveva tradito Karl [Liebknecht].
Per anni, Theodor ha raccolto i materiali e mi ha
detto che era convinto dell'accuratezza dei sospetti
di suo fratello.
Ammetto, con rammarico, che al momento non ho preso
abbastanza sul serio le storie di Theodor e non le
ho scritte; ma devo averne alcune delle sue ultime
lettere dalla Svizzera. Queste storie coinvolgevano
anche Moor, una persona che dalla fine del 1880 era
stata un agente dell'intelligence militare tedesca,
che stava cercando un'alleanza con i bolscevichi per
una campagna contro la Francia.
Per i
contemporanei di questi eventi quindi - i socialdemocratici
Theodor Liebknecht, Bertram Wolfe e Boris Nicolaevsky -
l'interesse del governo sovietico per l'eliminazione di Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht era evidente. Felshtinsky invita
a seguire alcuni passaggi di Bertram Wolfe:
"Il 15 gennaio, poco
più di due mesi dopo essere stata scarcerata, Rosa Luxemburg fu arrestata e sequestrata insieme a Karl
Liebknecht e Wilhelm Pieck.
Ufficiali reazionari assassinarono Karl Liebknecht e
Luxemburg "mentre li portavano in carcere". Pieck fu
risparmiato, per diventare, come si sa, uno dei governanti
fantoccio della Germania orientale controllata da Mosca
oggi.
Leo Jogiches trascorse i giorni successivi a denunciare
l'omicidio, fino al suo arresto. Fu condotto nella prigione
di Moabit, dove vi era anche Radek, l'emissario
di Lenin in Germania con cui il sovrano russo "avrebbe
potuto fare affari" con le forze tedesche. A marzo, Jogiches
fu trascinato fuori dal carcere ed assassinato, ma a Radek,
corazzato dall'investitura del potere governativo di Lenin,
fu permesso di vivacchiare nella sua cella, tenendo banco
per ufficiali ed influenti industriali tedeschi e comunisti
tedeschi, e cominciando i negoziati che hanno portato
all'accordo segreto militare dell'Armata Rossa del
Reichswehr, prefigurando il futuro Patto Hitler-Stalin.A suo modo, il destino dell'emissario russo Radek e del
Pieck "russificato" da un lato, e quello di Rosa Luxemburg
dall'altro, sono i simboli più emblematici delle differenze
tra le concezioni di Rosa Luxemburg e Lenin del rapporto tra
principi socialisti e potere."
In altre parole, Wolfe
vide l'eliminazione di Liebknecht, Luxemburg e
Jogiches (e il fatto che a Wilhelm Pieck fosse stato
permesso di vivere, essere subito rilasciato e
fuggire) non come un incidente, ma come un
atto del tutto deliberato, organizzato dai governi
tedesco e sovietico attraverso l'intelligence
militare tedesca, da una parte, e Radek, dall'altra.
Questa teoria apparentemente fantastica ha
inaspettatamente trovato conferma negli stessi
ricordi di Wilhelm Pieck degli ultimi giorni e ore
della vita di Rosa Luxemburg. Pieck riferisce che
Liebknecht e Luxemburg inizialmente usarono un
appartamento a Neukölln, ma il loro lavoro era
troppo vistoso, e in un giorno o due dovettero
spostarsi.
La mossa avvenne la
sera del 14 gennaio ed era estremamente rischiosa,
dal momento che i soldati fermavano tutti i veicoli
alla ricerca di armi (questo era il motivo per cui
Luxemburg e Liebknecht non potevano lasciare
Berlino). Tuttavia, scrive Pieck, "a causa di un
tradimento che non è stato ancora risolto, le
Guardie Bianche avevano già occupato il giorno
successivo il nuovo nascondiglio di Rosa Luxemburg e
Karl Liebknecht."
Quando è stato arrestato, Pieck diede un nome falso.
Fu portato dapprima nel deposito della divisione di
Cavalleria delle Guardie e il giorno seguente in un
deposito vicino allo zoo e infine nel quartier
generale della polizia, da dove, venerdì 17 gennaio,
Pieck riuscì misteriosamente a fuggire nella
Svizzera neutrale.
Ma non
accuseremo Pieck di vigliaccheria o di tradimento senza una
sufficiente motivazione, precisa Yuri Felshtinsky. Sembra
che fosse pronto a scappare. E se si vuole credere a Wolfe,
questo non è stato affatto un incidente. Ciò che è
importante per noi è stabilire che, secondo Pieck, anche
Liebknecht e Luxemburg sono stati arrestati e uccisi a
seguito di un "tradimento irrisolto". Un'allusione al
tradimento di Radek:
Moor stava diventando un venditore politico
itinerante che stava cercando di ottenere la fiducia
del governo sovietico lavorando diligentemente per
cementare un'alleanza, come la definiva Radek, tra i
generali revanchisti tedeschi ei comunisti militanti
sovietici per collaborare contro l'Occidente.
Questo fu un periodo importante nella biografia di
Karl Moor che inizia quando, il 7 marzo 1919, egli
si presentò a Stoccolma con le istruzioni di Lenin.
Fu lui a organizzare gli incontri tra Radek e
ufficiali militari e dell'intelligence tedesca, che
Radek descrive nei suoi ricordi su "Novembre" in
Germania.
Dal suo arresto a Berlino, all'inizio del febbraio
1919, Radek smise di nascondere i suoi legami con il
governo tedesco. Con la fine del procedimento
giudiziario ufficiale del governo tedesco contro di
lui con l'accusa di impegnarsi in attività
sovversive, l'isolamento di Radek in una cella di
prigione tedesca, finì pure.
Rimase ancora al carcere di Moabit, ma gli fu
concesso di recuperare un numero illimitato di
visitatori nel vecchio appartamento della guardia
della prigione. Il "Salon" di Radek era frequentato
da ufficiali tedeschi di alto livello, da una parte,
e dal Partito Comunista Tedesco, dall'altra.
Tra gli ospiti di alto rango del "Salon" di Radek
c'era Walther Rathenau, il futuro ministro degli
esteri della Germania, che firmò il trattato di
Rapallo con il governo sovietico nel 1922 e fu
ucciso per averlo fatto da estremisti di destra,
quello stesso anno .
Rathenau vide Radek per discutere i termini per il
rinnovo delle relazioni diplomatiche tra la Germania
e la Russia sovietica. Moor portò anche il barone
Eugen von Reibnitz a incontrare Radek.
Il barone
era un amico di Ludendorff del corpo dei cadetti.
Dopo aver vissuto per qualche tempo con Reibnitz,
Radek chiamò Reibnitz il primo rappresentante del "Nazional
Bolscevismo".
(L'attuale termine "Nazional Bolscevismo" sembra
aver avuto origine da Radek).
Reibnitz sosteneva infatti in modo accondiscendente
un'alleanza con la Russia sovietica volta a liberare
la Germania dal trattato di Versailles. Tuttavia, le
idee del bolscevismo nazionale hanno risuonato non
solo tra ufficiali e accademici, ma anche con il
Partito comunista tedesco, soprattutto ad Amburgo.
Gli incontri di Radek furono organizzati e i
passaporti falsi per i suoi visitatori furono
procurati dal suo vecchio collaboratore e
socialdemocratico svizzero e agente del governo
tedesco-Karl Moor, che si era recato in Russia poco
dopo il colpo di stato bolscevico e con brevi
interruzioni rimase lì per quasi un anno e mezzo.
Nel marzo 1919, andò a Berlino e cercò di far sì che
il governo tedesco si unisse a un'azione congiunta
sovietico-tedesca contro le potenze alleate e
contemporaneamente divenne il principale messaggero
tra Radek e il mondo esterno. Moor ottenne la
autorizzazione delle autorità tedesche per parlare a
Radek individualmente e divenne il suo corriere e
intermediario. Una descrizione di come erano stati
organizzati gli incontri con Radek è stata fornita
da Ruth Fischer (Elfriede Friedlander, nata Eisler),
una leader austriaca e fedele al Partito Comunista
Tedesco, trasferitasi da Vienna a Berlino
nell'agosto del 1919:
"Radek voleva incontrarmi e mandò Moor a portarmi
nella prigione di Moabit.
Con mia grande sorpresa, Moor mi portò al quartier
generale dell'esercito a Bendlerstrasse, dove tutte
le porte si aprirono automaticamente davanti a noi.
Un ufficiale mi diede un passaporto con un nome
falso e informazioni biografiche, e con questo
passaporto avevo il diritto di visitare Radek nella
sua cella tre volte a settimana."
Secondo
Ruth Fischer, Radek stava iniziando ad appoggiarsi
al Nazional Bolscevismo nell'ottobre 1919.
A quel
tempo, ancora in prigione, si stava preparando per
le peggiori notizie dalla Russia - il crollo del
governo sovietico - e sperando di raggiungere un
accordo con certi circoli nell'esercito tedesco per
assicurarsi protezione per se stesso dalle forze
alleate che avrebbero potuto chiedere - e anzi
esigevano - la sua estradizione come nemico delle
potenze alleate.
Fu in quel momento che iniziò a ricevere due
importanti rappresentanti del Nazional Bolscevismo
tedesco (Amburgo), Heinrich Laufenberg e Fritz
Wolffheim. Due mesi dopo, nella casa del barone Von
Reibnitz e nell'appartamento del commissario di
Schnberg Schrnidt, in attesa di partire per la
Russia, parlò dell'idea del Nazional Bolscevismo con
un ufficiale dell'intelligence militare tedesco, il
colonnello Bauer e il contrammiraglio Hintze,
sostenendo, come già fece nel suo "Salon", che
"Lenin vuole un'alleanza con la Germania contro le
nazioni vittoriose in Occidente".
Non per
infierire ulteriormente... ma il lettore attento comprenderà
anche il perché, il come mai..., Rosa Luxemburg abbia
definito Radek come una "Puttana Bolscevica".....
Yuri Felshtinsky
conclude il suo "Lenin and His Comrades: The Bolsheviks
Take Over Russia 1917-1924", un'investigazione storica
durata anni, con una sintesi che ci spiega più che
chiaramente le implicazioni che in tutta questa vicenda
hanno avuto fino alla seconda guerra mondiale:
Questa fu una continuazione della politica di Lenin
a Brest-Litovsk.
Il suo fondamento risiedeva nei legami clandestini
tedesco-bolscevichi formatisi prima della
rivoluzione.
Il suo futuro divenne il trattato di Rapallo, la
segreta collaborazione militare sovietico-tedesca
che minò con successo il sistema di Versailles.
Il suo apogeo fu il patto russo-sovietico per
dividere l'Europa, firmato nel 1939 da Molotov e
Ribbentrop.
"La linea di relazioni politiche tra Germania e
Russia, che porta da Brest-Litovsk al 23 agosto 1939
e il 22 giugno 1941 ... esteriormente così
capriccioso, è in realtà perfettamente lineare:
è la linea di un accordo segreto, di un patto
criminale! "
Così finisce il diario di Theodor Liebknecht, che ha
passato la vita a indagare sull'omicidio di suo
fratello.
Questo è
l'Altare di Brest Litovsk su cui furono sacrificati non solo
Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht e Leo Jociches assieme ai
rivoluzionari tedeschi che furono trucidati nella
rivoluzione Spartachista ma anche la stessa rivoluzione
comunista e Marx stesso.
Di seguito l'intera bibliografia di
riferimento del Capitolo "Karl Radek and
the Murders of Karl Liebknecht and Rosa
Luxemburg":
Paul Frolich. Rosa Luxemburg. Gedanke
und Tat. Europaische Yerlagsanstalt, Frankfurt
am Main, 1967, S. 284. Nicolaevsky’s collection, box 6, folder
12. Rosa Luxemburg on the Bolsheviks. Russian
Social Democradc Labor Party leaflet. Reprinted
from Sotsialisticheskii vestnik., No 1, 1922.
Published by the Petrograd RSDLP committee,
February 1922, p. 2.
A. Varsky. Rosa Luksemburg.
Takticbeskieproblemy, Hamburg, 1922, p. 7.
Bertram Wolfe (1896-1977) was the head of
a facdon in the American Communist Party and in
1929 was expelled from the party for
factionalism. Until the end of 1937, he
supported the charges made at the Moscow trials
against the “opposition.” At the end of 1937, he
publicly renounced his former views and came out
against the trials. Later, he renounced
Communist activity altogether and became a
respectable professor. He is the author of a
number of books, the most of famous of which is
Three Who Made a Revolution.
Paul Levi published a book with the title
Russkaya revolutsiya. Kriticheskaya otsenka
slabosti Royr Luksemburg [The Russian Revolution.
A Critical Assessment of Rosa Luxemburg’s
Weakness]. Berlin, 1922.
Wolfe. ‘Rosa Luxemburg and V. I. Lenin:
The Opposite Poles of Revolutionary Socialism.”
The Antioch Review, Summer, 1961. The Antioch
Press, Yellow Springs, Ohio, p. 222.
V. Lenin. The Complete Collected Works,
5th ed., vol. 37, p. 99.
The Trotsky Papers, 1917—1922, vol. 1.
Hague, 1964, p. 200.
Nicolaevsky’s collection, box 510, folder
1.
Delo Radeka. — Voprosy Istorii, No. 9,
1997, pp. 15-34;
Marie-Louise Goldbach. Karl Radek und
die deutsch-sonyetischen Beziehungen 1918-1923.
Verlag Neue Gesellschaft GmbH. Bonn- Bad
Godesberg, 1973.
K. Radek. Der Zusammenbruch des
Imperialismus. 1919, s. 44.
Eberlein, who fled from Hitler to the
Soviet Union, was shot in 1937.
Gustav Strubel. Ich babe sie richten
lassen (article devoted to the seventieth
anniversary of the assassination of Luxemburg
and Liebknecht) — Die Zeit, January 13, 1989, p.
41.
S. Haffner. Revolutsiya v Germanii
1918/19. Kak eto bylo v deistvitelnosti? Trans,
for the German. M., Progress, 1983, pp. 158,163.
Delo Georga Sklartsa— Voprosy istorii, No
10, 1997, pp. 33-33; No 11, 1997, pp. 3-24.
Nicolaevsky’s collection, box 489, folder 2.
Letter from Nicolaevsky to Th. Liebknecht from
December 16, 1947. One page in German.
Nicolaevsky’s collection, box 489, folder 3.
Letter from Nicolaevsky to M. N. Pavlovsky from
March
IISH (Amsterdam), Suvarin’s collection,
letter from Nicolaevsky to Suvarin from April
11, 1957.
Nicolaevsky’s collection, box 508, folder 48.
Letter from Nicolaevsky to R. (Jerzy Niezbrzycki)
Wraga from July 15, 1960. One page.
Nicolaevsky’s collection, box 496, folder 3.
Letter from Nicolaevsky to Pavlovsky from
November 16, 1961. One page.
Colonel Walter Nicolai was the head of
the third bureau—Germany’s military
intelligence. After WWT, fonnallv retired, he
remained in the intelligence service. Records
indicate that in July 1932 he traveled from
Berlin to Munich in order to meet with Nazi
leaders, including Himmler and Hess, at the
apartment of Ernst Rohm, the commander of the
German SA.
IISH (Amsterdam), Balabanova collection,
letter from Nicolaevsky to Balabanova from April
20, 1962. One page.
Nicolaevsky’s collection, box 500, folder
19. Letter from Nicolaevsky to Otto
Schuddekopf from August 25, 1962; one page.
Box 478, folder 21. Letter from Nicolaevsky
to H. Eckert from April 14, 1954, one page, in
which he quotes his own letter to Schuddekopf.
Nicolaevsky’s collection, box 496, folder 3.
Letter from Nicolaevsky to Pavlovsky from
September 2, 1962. One page. Nicolaevsky’s collection, box 496, folder 3.
Letter from Nicolaevsky to Pavlovsky from August
11, 1962. Two pages.
Rosa Luxemburg Ein Leben fur die Freiheit.
Reden — Schriften — Briefe. Ein Lesebucb.
Herausgegeben von Frederik Hetmann. Fischer
Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main, 1980, pp.
308-309.
Nicolaevsky’s collection, box 478, folder 21.
Letter from Nicolaevsky to H. Eckert from
December 26, 1962, p. 2.
Rathenau did not have much regard for his
partner at the negotiating table. In February
1922, Rathenau said the following about Radek in
conversation with Lord D’Abernon, the British
ambassador in Berlin: “This is a slovenly
character, a sleazy little Jew.”Lenin
once said that after talking to Radek, he always
had an urge to wash himself from head to foot.
Nicolaevsky’s collection, box 18, folder 27.
From the press office of the RSFSR’s authorized
representation in Estonia. August 9, 1921, p. 2.
Ruth Fischer. Stalin und der Deutsche
Kommumsmus. Frankfurt am Main, 1950, S. 251.
Gustav Strubel. Ich babe sie ricbten
lassen(article devoted to the
seventieth anniversary of the assassinaion of
Luxemburg and Liebknecht) — Die Zeit, January
13, 1989, No. 3.
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Nikolaevsky, Boris I. (1965). "Letter
of an Old Bolshevik". Power and the Soviet Elite: "The
letter of an old Bolshevik" and other essays by Boris I.
Nikolaevsky.
Ruth Fischer, nata Elfriede Eisler, è
stata una politica e agente segreta tedesca e austriaca. Fu
la figlia del filosofo austriaco Rudolf Eisler. Fondò nel
1918 il Partito Comunista d'Austria. Il link di
approfondimento è a wikipedia in inglese poiché quello in
italiano è omertosamente scarso quanto insufficiente.