"Il
movimento rossobruno NON è
rappresentabile da una sigla, un logo o
un'etichetta verso cui puntare
facilmente il dito per magari
esorcizzare la propria rossobrunaggine
endemica e coerente... ma, appunto,
dall'insieme di contenuti, riferimenti
'geopolitici', identificazioni,
manifestazioni di identitarismo, modo di
schierarsi rispetto a qualunque
problematica di rilevanza
internazionale, dal modo di negare,
manipolare o IGNORARE la Storia e solo
alla fine, a pentola ben
scoperchiata..., dalle simbologie e
mitologie utili a tenere alto il morale
della truppa (o dell'esercito) di idioti
e fiancheggiatori."
di
Massimo Greco
Ottobre 2015
Formalmente ne prendono le distanze quasi tutti,
specialmente a 'sinistra', puntando il dito altrove ma
cercando sempre di non urtare la "sensibilità" che potrebbe
compromettere il proprio mercatino interno. Altri NON
vogliono assolutamente sentirne parlare, ne negano perfino
il fenomeno, ma guarda caso all'occorrenza reagiscono,
sempre, con fraseologie che sembrano prodotte a stampino di
fabbrica.
Altri ancora,
pochi, ne rivendicano addirittura perfin l''etichetta', ma
questo rientra nelle strategie intestine che determinano
conflittualità interne, non poche, che caratterizzano il
fenomeno.
Fatta questa doverosa premessa, panoramica, va però subito
detto che il movimento rossobruno NON è rappresentabile da
una sigla, un logo o un'etichetta verso cui puntare
facilmente il dito per magari esorcizzare la propria
rossobrunaggine endemica e coerente... ma, appunto,
dall'insieme di contenuti, riferimenti 'geopolitici',
identificazioni, manifestazioni di identitarismo, modo di
schierarsi rispetto a qualunque problematica di rilevanza
internazionale, dal modo di negare, manipolare o IGNORARE la
Storia e solo alla fine, a pentola ben scoperchiata...,
dalle simbologie e mitologie utili a tenere alto il morale
della truppa (o dell'esercito) di idioti e fiancheggiatori.
Da qui non si scappa.
Ma da quando esiste il fenomeno? È cosa recente o
vecchia? Perché non è possibile riassumerne questo
movimentismo sotto un unico feticcio da identificare
facilmente?
In molti tra
coloro che tentano di sminuire il fenomeno o che tentano di
localizzarlo lontano dalle proprie botteghe e gregariati v'è
il tentativo bislacco di storicizzarne evoluzione ed origini
compiendo autentici, y de facto, capriole di DEVIAZIONISMO.
Fra questi tentativi quello di ricondurre il tutto, sebbene
tra inconsistenti 'distinguo'..., al cosiddetto
"nazi-maoismo", i movimenti 'comunitaristi' (che tra l'altro
nessuno conosce in RAGIONE dell'irrilevanza anche storica).
Questa operazione oltre che ad essere gravemente
insufficiente è anche spesso disonesta perché
mira dichiaratamente a circoscrivere il problema su qualcosa
difficilmente focalizzabile dai più o, peggio, ad
allontanare l'attenzione dalla realtà per scopi, a questo
punto, che devono difendere una tradizione di riferimenti e
vaccate coerenti con lo stalinismo o comunque con la
degenerazione che ha distrutto e sabotato, fino a prova
contraria, l'esperienza comunista, rivoluzionaria ed
internazionalista. In questo quadro vanno inclusi anche
quanti cercano di sottovalutare il problema o a negarlo del
tutto.
Tanto in Francia quanto in Italia assistiamo a fenomenologie
molto analoghe di sottovalutazione:
« je préfère le
terme de 'confusionnisme' »... « io preferirei parlare di
"confusionismo"», in Francia è una reazione tipica
ricorrente tra i dibattiti online tra quanti non gradiscono
le implicazioni del "Rouge Bruns" e tentano ostinatamente di
circoscrivere il fenomeno, pur facendo finta di non negarlo,
relegandolo a fatto 'marginale', indefinito (o troppo
facilmente circoscrivibile). Allo stesso modo troviamo
reazioni analoghe negli ambienti della sinistra italiana
come "Rifondazione" dove si preferisce minimizzare il Tutto
riducendolo a fenomenologia di "social confusi" al solo ed
unico scopo di deviare l'attenzione dalla realtà dei dati di
fatto specie quando poi viene ad emergere che degni
esponenti di questo partito scendono in piazza, a difesa del
regime fascista di Assad, assieme alla crema del neo
nazismo. È qui che i "distinguo" di certi farabutti
finiscono col fare acqua da tutte le parti.
Per ragioni sempre e comunque insipienti medesimo ERRORE lo
si può compiere concentrando l'attenzione esclusivamente
verso alcuni personaggi noti, più o meno storici, che oggi
fanno cronaca o gregariato di riferimento sul web.
Puntare il dito separatamente, disorganicamente o
fissatamente contro un Giulietto Chiesa o un Fusaro, un
Vattimo, i Costanzo Preve... fino agli Alain De Benoist o
Dieudonné per salvarne altri (o essi stessi separatamente)
resta operazione tronfia che si rivela puntualmente nella
miseria di 'distinguo' che di volta in volta vengono
sciorinati dai rispettivi seguaci o gregariato. Sebbene
molti di questi personaggi presentino tanti elementi in
comune occorre anche ammettere che nell'arcipelago da cui
sgorgano spesso ci si accoltella a vicenda o alle spalle,
vuoi per ragioni di bottega, per insipienza teorica e con
violenza pari a quella che certo gregariato manifesta, con
bava alla bocca, quando si sente scoperchiato o tirato in
ballo da supposti "trotzkisti"... "nemici del popolo" o
"servi dell'imperialismo mondialista" della "congiura
giudaico pluto massonica del nuovo ordine mondiale"........
È, come sottolineato sin dall'inizio,
dall'individuazione dei riferimenti storico-ideologici, dal
fanatismo verso modelli sconfessati dalla Storia e dai
rispettivi Eventi che si individua il rossobruno. O il
conglomerato. È dalle convergenze 'trasversali' che si
individua l'elemento comune che caratterizza il movimento
rossobruno stesso.
Dall'atteggiamento o dal riferimento anti-internazionalista,
nelle sue varie forme e linguaggi. Dalla difesa dei BOIA del
comunismo. Dalla bavosa schizofrenia che rincorre la
suggestione di "vie nazionali", "identitarie", oltreché
dalla già fallimentare ricerca di modelli, deliri o schemi
tattici di alleanze "interclassiste" o di teorizzazioni
"geopolitiche" da contrapporre alla completezza dell'analisi
materialistico scientifica della critica dell'economia
politica.
Gli esempi storici, quindi, è riduttivo e mistificatorio
farli risalire separatamente a episodi, sigle o fenomeni
degli anni Sessanta o Settanta del '900 o solo a simbologie
fenomeniche attuali alla ricerca di nuovi mausolei da
elevare a mito spesso anche in conflitto o anche in
concorrenza bottegaia fra loro. Anche se poi auspicano di
unificare tutto certo LERDUME sotto una unica cappella....
(ed è proprio lì che poi, per fortuna, non si mettono
d'accordo).
Con questo NON si
vuole attaccare o sminuire il lavoro di quanti hanno
compiuto uno sforzo di focalizzare il fenomeno mettendone
sobriamente in evidenza connessioni, covi, e riferimenti,
tirandosi dietro le nevrastenie o il linciaggio della fogna
che di volta in volta si sentiva più o meno direttamente, o
anche indirettamente, tirata in ballo.
Anzi, vi sono
preziosi contributi chiarificatori che, come recensito nella
colonna a fianco, specie nell'ultimo decennio, hanno
costituito autorevolmente anche una Breccia di Porta Pia nel
muro di connivenze, omertà e conformismi che accompagnavano
la diffusa ignoranza sull'argomento in quistione. Occorre
però fare anche lo sforzo di rendere tutto questo lavoro
meno disorganico e più intransigente nella sua globalità.
Poiché viste le connessioni ed i riferimenti con un passato
che è stato anche FORGIATORE di certe Derive è giunto il
momento di dare una spallata senza remore al motore
produttore di mostri diffusi.
Altrimenti tutto un certo sforzo non servirà che al
limitarsi alla punta dell'iceberg, protraendo così un
processo destinato di fatto alla connivenza e
all'irrisolutezza, continuando solo e soltanto ad assistere
a nuove riedizioni di Rifognazioni Staliniste. Politburinate
varie che non intendono assolutamente mettere in discussione
quel passato forgiatore continuo di mostruosità analoghe,
incluso il fetido cordone ombelicale che li lega
perversamente ad esso e che andrebbe una volta per tutte
reciso senza remore per estrarre il feto in putrefazione con
tutte le sue ripugnanti metastasi travestite di rosso e
buttarlo via.
FascINazione delle "vie nazionali" e CONVERGENZE TRASVERSALI
Occorre aguzzare
la vista ma anche l'udito ... per individuare gli elementi
che connettono, inesorabilmente, TUTTE le varianti del
movimento rossobruno, con tutti i suoi feticciati
tradizionali ed identitari, per poterne prendere rigidamente
le distanze, anche per eventuali fini progettuali.
Individuare quali sono i processi e le reazioni di fronte a
questioni chiave del movimento comunista e socialista, anche
rispetto ad eventi storici;
qual è la loro linea di condotta, il loro "giudizio"
presunto;
la consistenza analitica rispetto alle Fonti;
l'adesione più o meno fanatica a personaggi e/o teorie
elevati a protagonisti fantoccio della Storia o
l'atteggiamento rispetto ad eventi di carattere nazionale ed
internazionale.
Comparare gli elementi in comune, che caratterizzano la
realtà rossobruna, di fronte a vicende come la storia e
la storiografia sul comunismo italiano, europeo ed
internazionale, vicende come i DUE anni di alleanza
Sovietico Nazista o rispetto alla degenerazione della via
Sovietica, rispetto alla Cina, l'islam, il medioriente,
l'olocausto, il bolivarismo o bolivarianismo,
l'atteggiamento rispetto alla crema di dittatori di stati
NAZIonali spacciati per "antimperialisti".
È un utilissimo esercizio che rivelerà, SEMPRE, l'elemento
comune a tutti i Rossobruni. TUTTI. Specie quelli che
pretendono di camuffarsi meglio.
Ed è anche
consapevolezza di un atteggiamento più efficace e completo
che darà sempre delle risposte dai risultati più che
soddisfacenti rispetto ad approcci o prese di posizione
superficiali e di sottovalutazione, tramite evidenze che NON
è più tempo di sottovalutare o negare o peggio ancora
ignorare.
Porsi domande e
porle in qualunque sede anche quando si viene visti come
intrusi... e quando ci si sente rispondere che "il problema
è un altro"... oppure che "non è la sede"... o si viene
accusati di "dividere"... allora statene certi di aver colto
nel segno.
Se NON
esistessero le convergenze trasversali non esisterebbe
neppure il "movimento" rossobruno. Altrimenti sarebbe, come
ammonito a livello di introduzione, tutto riconducibile ad
un "partito" o una sigla, cosa che non ha alcun senso o
significato, specie di questi tempi.
Queste
convergenze trasversali sono contenutistiche e non di
fittizia formalità e, come già evidenziato prima, si legano
rispetto alla concezione del passato, l'adozione di miti,
culti della personalità e modello ideologico geopolitico,
identitarista ed anche di tradizione dell'immaginario
collettivo politicizzato a "sinistra".
Quindi, a scanso
di equivoci, tali trasversalità interessano di fatto
endemicamente tutti i movimenti in campo: da quelli
ambientalisti a quelli "pacifisti", i "No Muos", i "No-TAV",
i cosiddetti "antagonisti", fin anche le componenti
"anarchiche" come pure quelle "Trotzkyste", i movimenti
"viola", degli "indignati"..., del giustizialismo antimafia,
dei movimenti di "liberazione nazionale" come dei
nazionalisti fino all'ultimo dei regionalismi
"indipendentisti" o "secessionisti".
E, senza fare torto a nessuno, non possiamo non considerare
le sintesi, diciamo così, più di "arco costituzionale" o
"riformistico" che hanno saputo investire e capitalizzare,
recentemente anche con grandi numeri, su certe
"trasversalità", come il Movimento di Grillo, la Lega Nord e
l'esperienza di "Tsipras". In tutte le casistiche citate
basta voler mettere il dito nella piaga per veder sgorgare
fetido pus, allo stesso modo e senza differenza alcuna.
Razzismo, "sovranità" e "identitarismo".
L'adozione di
"sovranità" a parola d'ordine, come fenomeno ormai
definibile "massivo", è un fatto recente in termini di
propaganda ideologica. Un tempo relegato a terminologia
tipica riscontrabile essenzialmente a livello di trattati di diritto
costituzionale e marginalmente di economia monetaria per
linguaggi sconosciuti ai più, anche per via della sua
evidente connotazione da retaggio medievale, sebbene abbia
fatto comparsa già in passato nella saggistica neo nazista,
mai come nella più recente era di Internet dei social
network ha assunto proporzioni diffuse.
Come fenomeno massivo ha avuto risalto tra le frequentazioni
del Blog di Grillo (dove occorre non dimenticare che tra il
2007 e il 2008 fu censito come tra i primi 10 blog al mondo)
che propagandavano la "sovranità monetaria" facendo
proselitismo per conto di varie entità distintesi per la
lotta al "signoraggio" identificato come fonte di tutti i
mali. L'inconsistenza teorica di tale vera e propria
ideologia, con note connessioni con le più tipiche
organizzazioni di destra, anche estrema, sebbene facilmente
smontabile ha avuto diffusione grazie anche alle derive
populiste che pian piano son venute a rappresentare una
ricca fetta di mercato elettorale.
Sulle varie
connessioni anche razziste, fasciste e naziste di questo
nuovo agglomerato che ha saputo anche vendersi come
"capitalismo dal volto umano", si rimanda alle recensioni
della colonna a fianco dove vi sono indagini che hanno ben
studiato il fenomeno.
"Sovranità nazionale", identitaria, perfino "Sovranità
alimentare", il nauseabondo riferimento alle "radici" e
"tradizioni" assieme al desueto concetto di
"Autodeterminazione Nazionale" (già demolito un secolo fa da
Rosa Luxemburg nella sua critica a Lenin...) sono di fatto
divenuti, appunto, parole d'ordine dei
Cozzari
dell'Anticapitalismo che sono andate oltre la dimensione
apparentemente "virtuale" delle amenità da social network
per fare capolino nelle piazze, fino a divenire slogan
elettorale e poi addirittura logo su cui mettere la crocetta
quando si va a votare. Oggi è estremamente evidente quanto
siano emblematiche le convergenze trasversali, prima
esposte, anche rispetto a tutti i riferimenti che girano
attorno all'uso della "sovranità" come parola d'ordine.
Altre
interessanti riflessioni sulle derive razziste che implicano
gli aspetti del movimento rossobruno che gravitano attorno
all'utilizzo (o alla strumentalizzazione) delle questioni
identitarie, di difesa della tradizione, del concetto stesso
di patria, "terra", "appartenenza" le possiamo trovare
grazie all'indagine di Jean-Loup Amselle, antropologo, in "LES
NOUVEAUX ROUGES-BRUNS. Le racisme qui vient"
o nell'opera di René Gallissot, Mondher Kilani e Annamaria
Rivera: "L'Imbroglio etnico in quattordici parole
chiave" pubblicata in Italia dalle Edizioni Dedalo e
qui recensita da Rosa Luxemburg Social Page.
In
CONTRO LE "RADICI", "tradizioni",
"identità", "memoria", Edizioni il
Mulino, Maurizio Bettini spiega quanto il tema delle
radici sia diventato assillante: noi saremmo le nostre
radici, la nostra identità sarebbe costituita dalla
tradizione, dal passato che perdura e viene conservato
nell'oggi. Questa ossessione per l'identità e le radici è
senza dubbio la risposta reattiva all'omologazione delle
culture che caratterizza il mondo contemporaneo, in
Occidente come altrove.
Mentre per
restare sempre in tema di Atti Contro Natura come i
concetti deliranti di "sovranità", "nazione", "tradizione",
"identità" l'opera di
Marco Aime,
"LA MACCHIA DELLA RAZZA - Storie
di ordinaria discriminazione", Ed.
Elèuthera, resta sempre un utile strumento attuale per
meglio comprendere i meccanismi che spiegano le implicazioni
delle convergenze trasversali.
Cronache tipicamente rossobrune.
NON
solo Syria, ma ideologia di riferimento 100%. Nel
Gennaio 2012, a Berlino, vi sono stati scontri durante le
commemorazioni dell'assassinio di Rosa Luxemburg. Componenti
internazionaliste avevano posto il problema della presenza
di stalinisti e 'NAZIonalitaristi' che imperversavano
durante le manifestazioni gestite altrettanto
strumentalmente dai socialdemocratici tedeschi. Spiccano
infatti, in qualsiasi reportage, gli striscioni dei
leninisti, PCML, stalinisti che tentano di imporre i propri
mausolei e feticci da culto della personalità ad ogni
anniversario. Certo è che il solo fatto di tollerare la
presenza di certi energumenati di riferimento che dopo
averla fatta assassinare....... e fatta mettere al bando
come "luxemburghismo" nella Russia Nazista di Stalin inficia
ogni genuinità e serietà di una ricorrenza. Una ennesima
manipolazione della storia da parte dei più "fedeli alla
linea" in quanto integralisti fanatici sostenitori del
Capitale.
Gli internazionalisti parteciparono all'evento con uno
striscione recante la scritta "Nein, nein, das ist nicht der Kommunismus"...
I
fascio-leninisti, quindi i ROSSOBRUNI, reagirono
tipicamente come nella tradizione dei mazzieri fascisti.
Devastando le targhe dedicate a Rosa Luxemburg e Karl
Liebnecht e aggredendo gli internazionalisti che avevano
osato così tanto... e del resto non è certo la prima volta.
Bene, quindi, hanno fatto le componenti di sinistra, quindi
internazionaliste, a DIVIDERE l'evento, a partire dal 2013
con una seconda manifestazione in contrapposizione alle
parate inquinate da ufficialità e componenti fasciste
nazionalitariste nostalgiche del NAZIonal bolscevismo di era
Staliniana.
È NOTO che i
fascio-leninisti, quindi stalinisti, odiano da sempre Rosa
Luxemburg per le sue ben note posizioni internazionaliste e
per la sua forte critica delle degenerazioni bolsceviche
espressa anche poco tempo prima di essere messa a tacere per
sempre. È quindi quanto meno curioso... che siano lasciati
imperversare durante una ricorrenza da cui dovrebbero essere
tenuti alla larga senza esitazione*. [*La cover qui
pubblicata in alto è tratta proprio dai momenti dell'attacco
rossobruno alla manifestazione di Berlino]. La odiano anche
a livello RAZZIALE. NON è un mistero. Anzi.... è pura
tradizione NAZIonal partitocratica, riconosciuta e perfin
RIVENDICATA. La loro missione storica è quella di Denigrare
Rosa Luxemburg innanzitutto etichettandola come "ebrea", e
poi di screditarla come "NEMICO del popolo" e delle "vie
NAZIonali". Tutto qui.
Rossobruni e
complottismo.
La Grande Menzogna, a qualunque livello, si è sempre fondata
su tante piccole verità. Possiamo anche sostenere che è
proprio grazie all'uso strumentale di tante piccole "verità"
che la Grande Menzogna ha più possibilità di successo. Ma
allo stesso tempo diviene anche più facilmente
sbugiardabile, perché quelle "piccole verità" a cui si
ricorre sono spesso, appunto, "piccole", parziali,
inconsistenti, scollegate o facilmente riconoscibili come
banali e quindi strumentali. A quel punto entra in gioco il
fattore del fanatismo e della Fede.
Anche il complottismo, come ogni propaganda politica o di
Regime, ha spesso bisogno di ricorrere a piccole verità
strumentali su cui fondare la propria Grande Menzogna. Lo
sappiamo tutti. Sappiamo anche che ciò avviene per celarne
ben altre di verità. O quantomeno sarebbe ora di rendersene
conto. Con questo non si vuole sostenere che il complottismo
non sia intriso anche di menzogne al 100% che non poggiano
neppure su qualche piccola verità ma occorre riconoscere che
anche le bufale più notoriamente artefatte (strafatte) sono
costrette a strumentalizzare aspetti rubati alla realtà per
decontestualizzarli, in tutti i sensi, per meglio ingannare.
Iniziamo con un
esempio di economia spicciola:
Sappiamo tutti che il Denaro è legato, sempre e comunque, a
leggi fisiche dell'economia che a loro volta determinano
qualsiasi funzionalità della moneta, del Mercato, qualsiasi
valore "di scambio", dei processi di valorizzazione, ecc. La
piccola verità può essere rappresentata dall'oggettività che
una moneta è una moneta, che può esistere un territorio
delimitato da confini detto anche "Nazione" o "Stato
Sovrano"..., che la situazione la si DEVE comunque
"governare"..., ma se tutto questo deve essere poi spacciato
per "Comunismo" o "anticapitalismo" allora sappiamo che
siamo di fronte alla Grande Menzogna. Così come per osare
ancor di più sulla specificità: se su di una moneta o
banconota vi è stampato il muso o il faccione di qualche
mausoleo elevato a Mito... questo non dimostra assolutamente
che sia stato abolito il capitalismo o che ci troviamo in un
contesto di "comunismo realizzato"... o sulla sua "via"...
(Grande Menzogna) ma di fronte all'affermazione, quella sì
realizzata, dell'esatto contrario.
Un altro esempio:
L'esercito
israeliano colpisce dei civili usati, tradizionalmente, come
scudi umani da Hamas a Gaza durante un'operazione militare
sotto tutte le telecamere del mondo. Per quanto possa
succedere tanto agli israeliani quanto ai russi nei fatti
più recenti di Siria... ci sono delle vittime civili? Certo.
Ci sono delle vittime di Hamas o dell'IS? Certo. Israele è
uno Stato Nazionale, con al suo interno tante
componenti anche nazionaliste come in qualsiasi angolo del
pianeta? Ma CERTO che è banalmente Vero. Ma queste sono
piccole verità.
La Grande Menzogna è quando si pretende di parlare di
Genocidio o sterminio etnico quando, invece, certe cose
avvengono da tutt'altra parte.
Altro esempio
purtroppo valido in molte epoche e a frequentissima
attualità:
"C'è Crisi"... "ci sono delle conflittualità", "c'è
sfruttamento", "c'è addirittura una o più guerre".....
sono tutte Piccole "verità".
"C'è la rivoluzione dietro l'angolo", o il crollo del
sistema.... è invece la Grande Menzogna.
I rossobruni
utilizzano il complottismo e se ne servono per negare
fonti, fatti ed evidenze anche scientifiche per affermare e
meglio gestire, in termini di propaganda, la propria Grande
Menzogna.
E qui che entra
in gioco, sul serio, il cosiddetto "confusionismo". Non
siamo semplicemente di fronte all'"appropriazione"
'indebita' di qualche simbologia o strumentale riferimento.
Siamo di fronte a deliberate operazioni politicamente
organizzate
volte al deviazionismo quanto all'imbroglio.
Si spaccia
facilmente quindi il nero per rosso. Il capitalismo di Stato
o NON di stato per comunismo.... Il Mercato per NON-mercato
e qualsiasi tipo di MERCE (in quanto tale) per bene
"liberato", i genocidi dove non esistono per poi negarli
dove invece esistono con tutta la loro più evidente
spettacolarità... gli imperialismi di concorrenza come
"antimperialismi" e così via.
Ma il "complottismo"
deve servirsi anche di un altro genere di Menzogna per poter
affermarsinella Société du Spectacle : Il Negazionismo. Tutto diventa facilmente negabile in
quanto "prodotto della propaganda sionista" o della
"congiura plutaico american massonica" ed altri deliri di
gran lunga sempre più connessi ed abusati dalle derive
UFOlogiche di molte correnti complottiste. Resta comunque il
fatto che il Negazionismo è un'arma tattica, politica, di
propaganda,
altrettanto deviazionistica.
Anche nel caso di questo 'articolo' il tutto sarà facilmente
etichettabile come "propaganda sionista"... le fonti citate
(tutte) altrettanto fino a ricorrere alla negazione della
loro esistenza stessa, se necessario, e l'autore bollato
come "pagato dalla CIA", o "dal Mossad" o altre classiche
farneticazioni del repertorio rossobruno e fascio
complottista.
Già in altre circostanze, condivise con altri, mi son
trovato a giungere alla netta conclusione che I nazisti si
sono fatti più furbi.
"Concretisticamente" sono andati ad occupare tutti i campi
dove la vigliaccheria sinistrata dei "figli della borghesia
coi sensi di colpa" si è mostrata sempre più Latitante in
nome del "concretismo" opportunista o di romanticismi
schizoidi da birreria.
Sono capaci di parlare, ormai, in modo vincente ed
"efficace" a più livelli.
Essi parlano a proletari e sottoproletari in un modo.
Ai ceti medi in un altro.
Ai livelli più alti in un altro ancora... anche perché ne
devono poi rispondere...
Nazional
sovranismi e territori delimitati da "confini"... ovvero
MURI e fili spinati.
È noto il solidarismo dei rossobruni (come di tutte le
componenti coinvolte a livello di convergenze ormai
INFINITE) con figure e riferimenti nazionali, spesso
mitizzati propagandisticamente, che vanno dalle coalizioni
bolivariste del Sud America, a figure come Orban (idolatrato
non solo dai grillini) o Aleksandr Lukašenko, senza
dimenticare le tifoserie sfegatate per la Serbia di
Milosevic, l'Iran di Ahmadinejād, le simpatie geopoliticanti
per i RAIS di Birmania, Thailandia e Korea del Nord....
Si critica Israele come entità-Nazione, il suo "Muro" in
CisGiordania... ma ci si volta dall'altra parte rispetto
all'infinità di Muri spuntati come funghi in ogni angolo del
mondo, per meglio sostenerli. Così come avvenuto ancor più
recentissimamente rispetto al Muro di Orban elevato ai
confini con la Serbia, Romania e Croazia o quello annunciato
dalla
Macedonia
più in chiave di conflittualità con la Grecia che per
ragioni strettamente connesse ai fenomeni di immigrazione.
Per avere un'idea di quanto sia demagogica e fuorviante la
pretenziosità attentiva della propaganda rossobruna in
materia di Muri... frontiere e fili spinati vi è uno studio
di Angela Di Rito:
I MURI DELLA VERGOGNA: Un Crimine
Contro l'Umanità - del 2011, una
rassegna sulle cosiddette “Barriere di Separazione” elevate
in nome ora della "sovranità", del concetto di "patria",
"identità", "tradizione" o dei protezionismi nazionali di
mercato: recinzioni difensive militarizzate, costruite con
lo scopo di controllare, limitare ed impedire il movimento
delle persone attraverso un determinato confine e/o per
separare popolazioni.
Uno studio che ha
il pregio di focalizzare proprio il fatto che certe
"strutture" sono state realizzate nel nome di qualsivoglia
“sovranità”, che sia della razza o della cultura, che sia di
dio, patria, identità, tradizione, nazione, territorio… che
sia di moneta o di mercato… e che in nome anche di una sola
di queste "sovranità", tanti Muri e Barriere dell’Odio,
dell’Indifferenza e del Denaro sono stati alzati nel mondo.
Un lavoro utile a comprendere quante cose si finisce con
l'oscurare quando si tenta di manipolare l'informazione
tramite l'uso monotematico o propagandistico della
seperatezza e del deviazionismo speso nelle strumentalità
del contingente.
Il Nazional
Bolscevismo contemporaneo e cordoni ombelicali.
Al di là delle iconografie feticiste facilmente reperibili
sul web, il fenomeno non è assolutamente virtuale ma è
diffusissimo. Mentre in Europa si caratterizza sotto
numerose sigle soprattutto in Germania, Russia ed ex Paesi
del Patto di Varsavia, in Italia è emerso più recentemente
con l'ideologia "eurasica" ma già aveva fatto capolino con
le prime manifestazioni di "Terza Posizione" anni indietro.
Oggi questo movimento è rappresentato in Europa da un certo
numero di organizzazioni, ispirate ai pensieri di Nicolas
Ustrialov, Ernst Niekisch e Jean Thiriart. Più di recente,
il 'geo-politico' russo Aleksandr Dugin ha voluto unire
l'idea politica nazional-bolscevica con il disegno
geopolitico eurasiatico. Pertanto, tutti questi partiti sono
ora definiti come eurasici (o euroasiatici) e si battono per
la creazione di un'Europa che va da Reykjavik a Istanbul, da
Gibilterra a Vladivostok.
I
nazional-bolscevichi russi (chiamati Nazbols in Russia) si
allineano con un'ideologia che si richiama al 'comunismo
nazionalista'. In pratica Sono i tipici nostalgici della
'Grande URSS' e su questo fanno leva per il consenso.
I
nazional-bolscevichi dell'Europa occidentale possono, a loro
volta, essere considerati come gli eredi della tendenza
nazional-socialista del NSKD "National Sozialistiche
Kampfgemeinschaft Deutschland" o Fronte Nero di Otto
Strasser e la rete Widerstand Ernst Niekisch, principale
teorizzatore del nazionalbolscevismo.
I
nazional-bolscevichi fanno anche riferimento (e rivendicano)
al patto* tedesco-sovietico fatto tra Hitler e Stalin nel
1939 e che durò fino al 1941. Cosa tra l'altro estremamente
diffusa ancora oggi anche nella sinistra stalinista italiana
sotto forma giustificazionista e di "tattica". Ciò avviene
prevalentemente nelle componenti scissioniste derivate dal
"PCI di Gramsci-Togliatti-Berlinguer" post 1926...
Essi sono spesso
considerati sostenitori del totalitarismo statalista. A
livello ideologico, alcuni analisti classificano
naturalmente questo movimento all'estrema destra dello
spettro politico, in particolare a causa delle posizioni
nazionaliste. Alcuni seguaci del Nazionalbolscevismo
rifiutano formalmente l'etichetta "estrema destra" accusando
di "sionismo" chi li colloca in questo modo. Un
atteggiamento tipicamente rossobruno.
Essi pretendono di sostenere che il nazionalismo non è un
criterio discriminante del diritto di posizionamento a
sinistra e tentano di contrapporre aspetti "anticapitalisti"
o "antimperialisti" come collocazione di sinistra pur
basandoli, esclusivamente, non solo come "vie nazionali"
alla rivoluzione ma addirittura pretendendo di spacciare
obiettivi che restano immobili all'interno della concezione
del capitalismo di Stato come "anticapitalismo".
Il che sarà anche
coerente con la tradizione "marxista-leninista" dello
stalinismo ma che con Marx non ha nulla a che vedere.
Il
Nazionalbolscevismo è quindi un movimento politico che vuole
riunire 'oppositori' del sistema di sorta. Rifiutando sia il
capitalismo ma anche e soprattutto l'internazionalismo,
questo movimento è talvolta chiamato anche "terzista"
(riferendosi alla terza via che offre).
"1939-1941: 2
ANNI DI ALLEANZA SOVIETICO NAZISTA, politica, militare e
commerciale" - In questo documentario la
ricostruzione degli eventi grazie alle ricerche di Arturo
Peregalli ['Il Patto Hitler-Stalin e la spartizione della
Polonia' - Ed. Erre-Emme, Roma, 1989] e gli archivi di
Angelo Tasca ['Due Anni di Alleanza Germano-Sovietica,
1939-1941" - Ed. La Nuova Italia, Firenze, 1952 -
edizione italiana di: 'Deux Ans D'Alliance
Germano-Sovietique, 1939-1941' - Ed Fayard, Paris,
1949].
Se da un lato
resta difficile spiegare il fenomeno rossobruno agli
americani, per numerose ragioni, fra cui quelle che vedono
non a caso la diffusione su quel territorio di partiti
'comunisti' solamente stalinisti (guarda caso) o comunque
legati alla derivazione stessa dello stalinismo nella rigida
dimensione del "marxismo-leninismo" , per via della totale
assenza di esperienze o movimenti internazionalisti, come invece è
avvenuto nell'evoluzione marxista europea, esistono comunque
correnti radicali, minoritarie ma attive, più aggiornate e che ben
conoscono il fenomeno.
Benché recenti, vanno riconosciute situazioni di dibattito,
anche in forum come da noi in Italia, dove ad esempio sono
circolati documenti di Germano Monti sulla Siria tradotti in
inglese addirittura dal tedesco [in "A
red-brown alliance for Syria" su en.qantara.de -
The Syrian Conflict'] o comunque dove si svolgono
dibattiti sulla questione rossobruna, "red-brown", come ad
esempio sulle connivenze del magazine "geopolitico" "CounterPunch"
che ha sede in Canada ["CounterPunch
and the Red-Brown Front" in "The Red-Brown
Alliance" dibattito proposto su www.rigorousintuition.ca]. Pur permanendo una difficoltà
oggettiva a riscontrare lo stesso dibattito in materia,
anche opere come quella di Thierry Wolton sono state recensite
correttamente ed il termine "Red-Brown" è stato indirizzato
e spiegato nella giusta dimensione anche su alcuni
quotidiani.
È
proprio sulle vicende della Polonia, conseguenti pure quelle
qui trattate, che anche negli USA ha trovato diffusione lo
studio sulle fenomenologie "rossobrune" di Mikolaj Stanislaw
Kunicki in BETWEEN THE BROWN AND THE RED: Nationalism,
Catholicism, and Communism in Twentieth-Century Poland —The
Politics of Boleslaw Piasecki [Polish and
American Studies Paperback – September 2013].
In questo studio del rapporto tra nazionalismo, comunismo,
autoritarismo e religione nella Polonia del XX secolo,
Mikolaj Kunicki mostra come i governanti 'comunisti' del
paese hanno cercato di adattare il comunismo alle tradizioni
locali, con particolare riferimento al nazionalismo
etnocentrico e al cattolicesimo. Concentrandosi sulla
carriera politica di Boleslaw Piasecki, un politico
nazionalista polacco che ha iniziato il suo percorso come
fascista prima della guerra per poi diventare un attivista
'comunista', Kunicki dimostra come i comunisti polacchi
abbiano rafforzato l'autodefinizione etnocentrica e, come il
caso di Piasecki dimostra, perpetuato fino ad oggi
l'esistenza della destra nazionalista.
"Between Brown and Red" cattura la natura
multiforme dei rapporti Chiesa-Stato nella Polonia di era
staliniana e brezneviana, le relazioni che oscillavano tra
le convergenze di un confronto reciproco, gli
"accasamenti"..., e l'inciucio vero e proprio piuttosto che
la stagnazione in uno stato di conflittualità presunte.
Contrariamente alle supposizioni, sotto il comunismo
cosiddetto, il legame tra religione e nazione in Polonia si
fece più forte.
Ma
l'opera più esaustiva nell'inquadrare tanto le origini
storiche dei fondamenti ideologici rossobruni quanto i punti
di riferimento attuali che ne caratterizzano tutte le
manifestazioni più recenti è, senza dubbio, quella di
Thierry Wolton e risale al 1999:
"ROUGE BRUN. Le mal du siècle." Già di per sé
il titolo è roboante per un'epoca di gran lunga antecedente
rispetto a quanto recensibile a tutt'oggi, per esempio, in
Italia.
Anche il dato di fatto stesso che l'opera di Wolton sui
rossobruni sia stata pubblicata e recensita nel resto del
mondo, meno che in italiano.... la dice lunga sulle
resistenze, dovute a connivenze, che certe analisi possono
incontrare in Italia non solo negli ambienti dell'editoria,
ma soprattutto nei circuiti politici che troppo timidamente
hanno affrontato il problema (se lo hanno mai affrontato).
Dall'imperversare dei nazionalismi nell'Europa dell'est a
seguito della bancarotta sovietica alle derive razziste che
ogni ideologia che faccia riferimento a parole d'ordine come
"sovranità" si tira dietro.
Wolton
fornisce un resoconto esaustivo e globale delle somiglianze
tra i sistemi totalitari e derive "Rouge-Brun" che hanno già
sfregiato il secolo passato. Wolton lo fa riproponendo
proprio la vicenda dell'alleanza Hitler-Stalin e, come già
ben documentato da Angelo Tasca ed Arturo Peregalli, ne
mette in evidenza anche il lungo periodo storico di
convergenze diplomatiche, ideologiche e commerciali che
precedettero il Patto di Spartizione della Polonia.
NON solo: Anche dopo il 1941 l'invasione tedesca della
Russia, Stalin ha ripetutamente ricercato un compromesso di
"pace" con l'ex alleato nazista, offrendo addirittura
vasti territori in cambio di un cessate il fuoco, tanto da
sembrare di non aver mai capito perché Hitler avesse rotto
il patto del '39 attaccando anche la Russia. Questa evidenza
storica smentisce anche il solito conto revisionista
dell'invasione secondo cui le truppe di Stalin avevano
assunto un "atteggiamento offensivo" provocando così Hitler
ed allo stesso tempo conferma le documentazioni TUTTE
pubblicate anni prima da Tasca e Peregalli.
Wolton come
Peragalli e ancor prima Angelo Tasca, mette quindi in
rilievo le più naturali conseguenze della relazione
consolidata nel 1939 dall'alleanza sovietico-nazista. Emerge
che Stalin era talmente affidabile alleato di Hitler, al
punto da fornire armi che sono state usate contro i
comunisti tedeschi, organizzando un'attiva cooperazione tra
la Gestapo e la polizia segreta sovietica in Polonia con
ripercussioni che hanno determinato anche gli esiti della
Guerra di Spagna in termini anti-internazionalisti. Ora se
tutte queste realtà storiche non vengono esposte in una
indagine sui "Rouges-Bruns" dove altro allora?
E se tutte queste evidenze storiche risultano indigeste a
chi si nutre di mitologie da gregariato aggiungiamo pure che
numerose conferme analoghe si possono trovare anche in
italiano e fanno parte di dirette testimonianze tedesche e
fasciste d'archivio pubblicate solo grazie a chi non aveva
feticciati da difendere né mercatini "fedeli alla linea" da
tutelare:
"L'amicizia tra i
popoli dell'Unione Sovietica e della Germania, suggellata
col sangue, ha ogni ragione per essere salda e duratura".
[Stalin - Izvstjia - 25 dicembre 1939]
"La chiarezza è stata la base di ogni decisione: le zone di
influenza tra Russia e Germania sono state delimitate senza
possibilità di malintesi" [Ciano, L'Europa, p. 469]
Nel marzo 1940 Ribbentrop può confermare che Stalin ha
"rinunciato ai propositi di una rivoluzione mondiale" e che
l'Unione Sovietica è molto "avanti sulla via di divenire uno
Stato Nazionale e normale".
NON solo:
Comunicazione segreteria Esteri a Gafencu, ministro degli
esteri rumeno 21 marzo 1940: "Ribbentrop era rientrato da
Mosca con la convinzione che la Russia non avesse più un
regime bolscevico, ma si dirigesse , a grandi passi, sotto
la direzione di un Fürer chiaroveggente, verso un regime
nazionalista a base socialista".
[Otto Abetz - ambasciatore nazista in francia, Biblio 1939,
Hachette, Paris e Jean Zay, Souvenirs et solitudes, Paris
1945]
Il 18 Giugno 1940, il giorno in cui la Francia capitola e
chiede l'armistizio, Molotov convoca il Nazista Schulenburg
nel proprio ufficio per esprimergli "le più calorose
congratulazioni del governo sovietico per gli splendidi
successi degli eserciti tedeschi".
Negli stessi giorni in cui le truppe tedesche entrano a
Parigi i sovietici occupano Estonia, Lettonia e Lituania.
[NSR, Nazi-Soviet Relations 1939-41 (Documenti della Withelmstrasse - William L. Shirer) NSR, p154, ADAP, D, IX,
pp, 495-496, Shirer, II, p. 1211] L'Alleanza Politica è economica, è militare, è commerciale. Gli scambi
a tutti livelli (armamamenti, totale messa a disposizione
delle acciaierie russe alle esigenze militari tedesche sul
fronte occidentale, distrazione di derrate alimentari
distratte dal popolo russo per foraggiare l'intraprendenza
tedesca...).
E... DULCIS IN FUNDO:
È Stalin IN PERSONA che va a rincuorare i dirigenti nazisti: "Se noi - Russia e Germania - continuiamo a collaborare in
questo modo ancora per quattro o cinque anni, la Russia sarà
in condizione di produrre abbastanza materie prime per
rifornire due Germanie".
[Da. C. Poole - "Light on Nazi Foreign Policy", in "Foreign
Affairs", ottobre 1946.]
Scusate se è
poco.
L'indagine di
Thierry Wolton non si ferma qui. A differenza di molti
analisti del fenomeno rossobruno la sua indagine non si è
mai fermata e le sue pubblicazioni hanno proseguito l'opera
di demistificazione. Un esempio tra i più recenti riguarda
proprio la Cina che, come noto, rappresenta da sempre non
solo un elemento emblematico nella miseria della tradizione
dei riferimenti della sinistra più "tradizionale" ma anche
un baluardo "antimperialista" della ciarlataneria rossobruna.
Pur risalendo in prima edizione al 2008, in Le
grand bluff chinois : Comment Pékin nous vend sa «
révolution » capitaliste, Thierry WOLTON demistifica
il travestimento di rosso del capitalismo cinese e ne
evidenzia anche le caratteristiche fittizie del
supercapitalismo cinese "dopato" che emergeranno
massicciamente agli onori delle cronache mondiali qualche
anno dopo nel 2015. Edito anche in italiano il titolo
sostanzialmente non cambia: Il grande bluff della
Cina. Dal latte alle olimpiadi, come Pechino ci vende la sua
rivoluzione capitalista.
È un vero peccato che opere di questo genere restino
sconosciute al grande pubblico pseudo politicizzato dei
social network mentre diviene oggetto di preziosa ricerca
fra operatori economici ed intellighentia geopoliticante. Ma
è anche vero che il populismo gioca le sue carte vincenti
sulle menzogne e il fetidume da elevare a mito. Il
"proletariato", del resto, va nutrito a colpi di imbecillità
e fandonie per meglio essere gestito e 'aggregariato'.
Senza una profonda revisione critica della storia, del
proprio passato, dei fallimenti, delle degenerazioni, dei
miti, dei riferimenti, dei propri interessi... non è
possibile accedere ad una nuova progettazione...
Continuare a
perpetuare trasversalità come quelle qui esaminate oltre che
a NON portare qualsiasi genere di 'novità" allontana
strumentalmente qualsiasi ipotesi di ricomposizione
autentica.
Solo liberandosi dai feticci e simulacri di una 'tradizione'
che non ha nulla da salvare (leninismo incluso, stalinismo,
laicismi retrò illuministi) si può avere la pretesa di
affrontare e smascherare la menzogna liberale e borghese.
Altrimenti non nascerà nulla di nuovo.
[Massimo Greco]
Una
motivazione più esauriente in riferimento ai contenuti ed
agli intenti propositivi la si può ritrovare ne l’Anticritica di questa edizione.
Claudia Cernigoi. "Cinquanta
sfumature di rossobruno" - Dossier n. 49 - Ed.“La Nuova
Alabarda”, Trieste 2014:
Il fenomeno del cosiddetto “nazimaoismo”
non è ancora stato sufficientemente approfondito né dagli storiografi
del neofascismo, né dai politici e dai militanti della sinistra. La
“simpatia” che certi settori della destra estrema hanno spesso rivolto a
contenuti ed associazioni di sinistra è però qualcosa da tenere
d’occhio, perché può degenerare in situazioni pericolose per chi milita
in certi settori.
Già negli anni ‘20 in Germania si sviluppò il movimento dei “nazionalbolscevichi”,
che abbracciava problematiche di sinistra con indicazioni nazionaliste
(praticamente la posizione di Jean-Marie Le Pen, che ha dichiarato di
essere “socialmente a sinistra, economicamente a destra e nazionalista
francese”); vagheggiavano, tra l’altro, un’alleanza con l’Unione
Sovietica. Furono eliminati dal nazismo, né più né meno che gli
oppositori del regime.
Dopo varie peripezie, che narreremo brevemente
più avanti, a partire dall’anno 2000
gli eredi di questi nazionalbolscevichi (“comunitaristi” e “comunisti
nazionalitari”) hanno iniziato a frequentare ed a cercare contatti con
gli ambienti della sinistra antimperialista ed internazionalista, i cui
militanti molto spesso, o per non conoscenza, o per pragmatismo, non
hanno preso le distanze da loro.
Riporta lo stesso Evangelisti: “Questo
breve articolo di tono divulgativo, apparso sul numero di giugno della
rivista Su la testa, legata al PRC, non doveva apparire su Carmilla.
Esistono in rete inchieste sullo stesso tema molto più accurate, di cui
fornirò i riferimenti. Se mi risolvo a pubblicarlo qui è perché, a
scoppio ritardato, ha causato nei diretti interessati reazioni
scomposte, ai limiti dell’isteria. In particolare, ciò è avvenuto per le
tre righe piuttosto neutre consacrate a Costanzo Preve, elencato tra i
marxisti sedotti dall’ipotesi rosso-bruna.”
I FASCISTI NOGLOBAL
Da un dossier diffuso dal sito del Nodo Sociale Antifascista (Bologna).
Dai travestiti di rosso al fenomeno piu' recente dell'Islamo Nazismo
Eurasico e Nazi comunitarista. Questo documento pubblicato da "No Nukes"
(su FB) e diffuso tramite il circuito RNA, NunVeReggaeCchiu' e La pagina
di Rosa Luxemburg è stato CENSURATO facendo bannare No Nukes tramite
interventi in branco di utenze che hanno tentato, per tutta l'Estate
2010, di far chiudere RNA.
STRANI COMUNISTI ROSSOBRUNI
Questo articolo comparso nel Novembre 2013 sul sito de “La Nuova
Alabarda, diretto da Claudia Cernigoi”, ha rappresentato un altro
notevole squarcio nel muro di omertà sul fenomeno delle derive e/o delle
infiltrazioni nazifasciste nei movimenti e soprattutto nelle
organizzazioni più emblematiche o rappresentative della sinistra,
dell'estrema sinistra e nelle cosiddette aree dell' "antagonismo". Lo
dimostrano anche le reazioni reazionarie (per giunta prevedibili) di
quanti chiamati in causa e dei rispettivi gregariati di riferimento.
CAMMINANO FRA NOI... I CAMALEONTI DEL NUOVO
FASCISMO
Pubblicato dal PCL di Forlì-Cesena nell'aprile 2011. Scomparve subito
dalla rete ma fu subito riproposto dalla social page del magazine online
di satira pesante Nunvereggacchiù. Ancora disponibile sotto forma di
nota su facebook si legge questa introduzione: “Questo articolo del PCL, benché recente, è già divenuto raro
da reperire sul web se non come "copia cache" rintracciabile, non si sa
per quanto ancora, su google.
Risultano incomprensibili le ragioni per cui sul blog http://pcl-fc.blogspot.com/
hanno deciso di rimuoverlo. Essendo le nostre "priorità" DIVERSE dalle
loro, lo riproponiamo.”
Successivamente, fra i commenti, è
qualcuno che interviene a nome di PCL Forlì a chiarire le ragioni della
scomparsa del documento:
“Ho visto solo ora che avete
riportato un nostro articolo. Vi ringraziamo. Non è questione di
priorità, lo abbiamo rimosso per evitare beghe giudiziarie. I fascisti
hanno la querela facile, R.Fiore ad esempio ne ha fatto una delle sue
fortune finanziarie. Noi, che non abbiamo nè tempo nè soldi da perdere
in tribunale lo abbiamo rimosso. In ogni caso il testo è stato letto 214
volte sul nostro blog, è stato pubblicato su BellaCiao ed è "girato" su
altri mezzi d'informazione [Emoticon wink]”
Fermo restando che ad oggi, a parte una sola circostanza che però
ripropone la stessa "intro" di Nunvereggaecchù, non v'è più traccia
della pubblicazione su "Bella ciao" e su qualsiasi altra fonte web...
dobbiamo dedurne che per oscure e/o svariate ragioni... e NON-risolti...
storici.... il problema dei rossobruni resta un tabù o grattacapo
interno anche per i Trotzkysti all'italiana.
SIRIA: LE RELAZIONI PERICOLOSE TRA I ROSSOBRUNI E
IL NEGAZIONISMO “ANTIMPERIALISTA”
Sorprendente quanto "INATTESA" diffusione di "FREEDOM FLOTTILLA-Italia".
Sorprendente ed inaspettata poiché l'articolo di Germano Monti, anche
se non completamente esaustivo e determinato per spiegare tutti i
risvolti legati alla deriva filo islamica, oltre la questione siriana,
delle sinistre e sulle ambiguità storiche che si tirano dietro le
tradizionali tifoserie sul medioriente, riapre in materia proprio la
centralità dei riferimenti rossobruni.
Sorprendente ed inaspettata poiché trova spazio e diffusione proprio a
partire da una fonte la cui stessa sigla ha rappresentato se non un mito
un riferimento, una occasione per campagne di stampa antisemite tipiche
di quanti vedono la questione palestinese, di Gaza e del medioriente
l'unico luogo di conflitti e/o presunti genocidi per occultare allo
stesso tempo quelli di ogni angolo del mondo.
Dove l'autore, nell'introduzione, coglie
anche l'occasione per ricordare le prevedibili "reazioni e mal di pancia
di varia entità" che hanno provocato le prime due parti pubblicate su
www.freedomflotilla.it. A tal proposito racconta di come "qualcuno,
sul web, ha additato l’autore come un agente della NATO o un infiltrato
sionista. Qualcun’altro, sempre sul web, ha affermato di saperlo con
assoluta certezza al soldo dell’onnipresente Emiro del Qatar. Altri
ancora hanno semplicemente richiesto precisazioni, come è nel loro
diritto."
La questione esplode anche, finalmente,
in Francia e dove l'analisi del fenomeno trova conferma anche nella
definizione che, come in Italia, ha dato fastidio a non pochi per via,
anche, delle stesse implicazioni: "ROUGE-BRUNS".
de Jean-Loup Amselle, a été édité
par Lignes, en 2014. 96 pages.
Entre les commentaires des journaux il
est celle de Laurent Joffrin écrit pour
Libération, en Octobre 2014, qui se lit:
Jean-Loup Amselle, anthropologue, étudie ainsi, dans un petit livre
indispensable à la compréhension de ce nouveau paysage, ce qu’il appelle
«les nouveaux rouges-bruns», ces responsables, ces militants ou ces
intellectuels qui font prospérer à gauche des idées depuis longtemps
situées à l’extrême droite. Point de liste noire ou d’amalgame dans ce
texte précis qui analyse les idées bien plus qu’il ne cherche à dénoncer
de nouveaux ennemis. Bien sûr, on comprend qui est visé, sans
agressivité aucune, d’ailleurs : des intellectuels comme Christophe
Guilluy ou Jean-Claude Michéa, qui donnent à leur réflexion un tour très
identitaire, ou encore des militants comme les «Indigènes de la
République», petit groupe virulent qui pourfend une France
«postcoloniale». Avec les armes de l’anthropologue, Amselle se tient,
néanmoins, à la réfutation rationnelle et se garde de toute dénonciation
nominale.
Son réquisitoire tient en une phrase : en usant des mêmes concepts
identitaires que leurs adversaires, ces intellectuels et ces militants
de gauche leur donnent des armes en croyant les combattre. En défendant
telle communauté au nom de son identité, ils avalisent d’un coup les
concepts de communauté et d’identité qui sont les bases de l’intolérance
et souvent du racisme. Ils oublient que la seule ligne de défense solide
contre le racisme réside dans l’universalisme républicain, qui défend
les hommes pour leur humanité et non pour leur identité. Ainsi, en
dénonçant une France postcoloniale «blanche», on avalise la division du
pays sur une base ethnique, qui est l’argument essentiel du Front
national...
de Thierry Wolton, Éditions
Jean-Claude Lattès, 1999.
✔ Purification ethnique dans les Balkans,
chemises noires à Moscou, ultra-nationaliste ailleurs : dix ans après la
chute du communisme, fascisme, xénophobie et racisme se sont emparés des
esprits à l'Est, et frappent à nos portes. Rouges ou Bruns ?
Rouges et Bruns, répond Thierry Wolton qui dévoile la parenté originelle
et l'alliance des totalitarismes au cours de notre siècle. Un livre qui
décrypte l'histoire en révélant les vrais dessous du pacte
Staline-Hitler contre les démocraties : archives inédites, pans inconnus
de l'entre-deux guerres, généalogie des liens intellectuels, relations
politiques, militaires, personnelles entre les Rouges et les Bruns...
Mais ce livre interroge aussi le mal, ses racines et ses prolongements,
à travers les idées politiques des Lumières à aujourd'hui.
Cette enquête forte et novatrice démontre, pas à pas, l'éternelle
logique des ennemis de la liberté.
Thierry Wolton en examine enfin les plus récentes métamorphoses, y
compris religieuses, qui menacent désormais aux quatre coins du monde
les idéaux démocratiques.
Un livre qui brasse deux siècles d'Histoire pour mieux comprendre les
enjeux à venir.
✔ Thierry Wolton, journaliste de formation (Libération, Radio France
internationale, Le Point), est un essayiste et écrivain français né en
1951. Il est l'auteur d'une vingtaine d'ouvrages consacrés aux relations
internationales, à l'histoire des pays communistes et à la politique
française. Il enseigne depuis 2007 l'histoire du communisme et de la
guerre froide à l'École supérieure de commerce de Paris.
✔ Nel nome di qualsivoglia
“sovranità”, che sia della razza o della cultura, che sia di dio,
patria, identità, tradizione, nazione, territorio… che sia di moneta o
di mercato… in nome di una di queste sovranità, sono stati alzati nel
mondo tanti Muri e Barriere dell’Odio, dell’Indifferenza e del Denaro.
Da sempre gli uomini innalzano muri e
fortificazioni con lo scopo di proteggersi da "barbari nemici". Il Muro
è simbolo per antonomasia di “protezione”: difende, protegge, nasconde…
ma al tempo stesso separa, reclude, soffoca sogni e reprime emozioni ed
esperienze.
Il Muro circoscrive lo spazio… delimita il dentro e il fuori… definisce
il tempo… custodisce memorie… e racconta storie… (per chi vuole
ascoltare).
Ce ne sono di svariati tipi: da quelli invisibili, virtuali, mentali, a
quelli “reali” fatti di cemento o acciaio, controllati da soldati,
protetti da mine o filo spinato.
Ora
Ne Parlano, Veramente, TUTTI:
Ormai sono così
in tanti a parlare di rossobruni che c'è da perdersi. Basta fare una
ricerca è si comprende l'entità. Ora, a parte la truppa di code di
Paglia che regisce sovranamente.... va evidenziato che leggere quanto
scrivono, in materia, sulle colonne del Manifesto o tra le Botteghe
Oscure a deriva confindustriale... è come assistere allo spettacolo
penoso del Bue che cerca di dare del Cornuto all'Asino.
Interessante intervista
al Prof Stefano Azzarà, professore di storia della filosofia
contemporanea e storia della filosofia politica all’Università di Urbino
e direttore della rivista “Materialismo storico”, che spiega ad un
gramscio-togliattiano cosa è, in realtà, il rossobrunismo:
“Rossobruni” sono in realtà quelli di SEL, del Manifesto, una parte del
PD: diritti umani e bombe Nato, universalismo astratto e immediato.
“Rozzobruni” sono invece quelli che di rosso non hanno proprio più
nulla, se mai hanno avuto qualcosa, perché sono stati egemonizzati dalla
destra e vi si sono tuffati senza nemmeno che questa dovesse andarli a
cercare. E ora affrontano le tematiche nazionali, dell’immigrazione, dei
diritti civili, all’insegna di un particolarismo plebeo e reattivo che
li colloca dall’altra parte della barricata. Queste problematiche
esistono, ma la differenza tra destra e sinistra – che c’è - consiste
proprio nell’affrontarle diversamente dalla destra. Invece, dopo essere
stati per 20 anni subalterni ai liberali contro il fascismo
berlusconiano, adesso stiamo diventando subalterni di Lega e 5Stelle
contro il fascismo europeista (anche per questo uso disinvolto, la
categoria di fascismo è oggi fuori luogo).