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3.2 Ancoraggi



Ancoraggio
Fig. 80. Ancoraggio
Il primo ancoraggio deve essere messo in una posizione assolutamente sicura: da esso partira' il corrimano che porta al pozzo. Durante l'armo questo deve essere assolutamente sicuro: doppiato su un secondo ancoraggio o su un armo naturale. Si puo' usare anche un armo naturale al suo posto. Il corrimano deve essere posizionato alto, per facilitare l'avvicinamento alla partenza e l'uscita in risalita.
Il secondo ancoraggio e' quello di partenza del pozzo. Anch'esso deve essere messo alto (altezza occhi), se possibile. Viene messo in modo che la corda scenda da esso senza toccare la roccia: per verificare cio' si lascia cadere un sasso dal posto in cui si vorrebbe metterlo per vedere quanto potra' essere il tiro di corda. A volte cio' non e' possibile, e bisogna mettere un altro ancoraggio poco dopo, subito sotto. Bisogna sempre armare verso il basso: la serie degli ancoraggi deve essere in discesa, la corda deve sempre scendere. Se l'ancoraggio e` troppo alto si lascia una gassa lunga in modo che la serie dei nodi sia in discesa (figura).
Per armare in sicurezza occorre mettere sempre almeno due punti di ancoraggio indipendenti ogni volta che il cedimento di uno pregiudichi la sicurezza nella discesa come nella seguente risalita (sfregamento della corda) [254] . Ad esempio l'armo deve essere doppio nei seguenti casi Inoltre i due ancoraggi devono lavorare assieme, con un nodo coniglio per esempio, per evitare situazioni in cui, in caso di cedimento, uno sia sollecitato con fattore di caduta superiore a uno.
Armando pozzi in sequenza si puo` usare la corda dell'ultimo tiro di un pozzo per assicurare l'ancoraggio di partenza del pozzo successivo. Questo e` possibile se questo ultimo tiro non e` troppo lungo, cioe` la corda non ha troppa elasticita` da non trattenere una eventuale caduta. Inoltre i pozzi devono essere tali che un cedimento dell'ancoraggio non pregiudichi la sicurezza, cioe` la corda non sfreghi pericolosamente e non rischi di smuovere sassi.


Ripartitore di carico
Fig. 81. Ripartitore di carico
Un anello di fettuccia (o di corda) risulta utile quando si vuole attaccare un armo a piu` ancoraggi distanti, e non si vuole ricorrere al nodo a coniglio. Usa fettuccia piatta, poiche` quella tubolare si rompe piu` facilmente per usura [255] . In questo caso bisogna fare attenzione a ritorcere le spire interne in modo che se un ancoraggio cede il moschettone (con cui la corda e` attaccata all'anello) non fuoriesce dall'armo (figura), ma la spira resta avvolta attorno al moschettone. Le spire vanno ritorte tutte nello stesso verso. Alternativamente basta ritorcere una sola spira, in genere quella "esterna".
Alla giunzione delle spire si mette preferibilmente un moschettone a ghiera a base larga, in modo che le asole delle spire non interferiscano troppo fra di loro. Se gli attacchi sono molto lontani si mettono dei nodi "limitatori" sulle spire fra gli attacchi e il punto di giunzione, in modo che in caso di cedimento di un ancoraggio la caduta e` contenuta. La presenza dei nodi "limitatori" non modifica la ripartizione del carico fra i due ancoraggi, se non riducendo l'intervallo degli angoli di lavoro.
La prima differenza fra un ripartitore e un nodo coniglio e` nella ripartizione del peso sugli ancoraggi, in dipendenza dalla direzione di tiro. Questa dovrebbe essere migliore con il ripartitore, mentre con il coniglio si puo` arrivare a situazioni in cui lavora un solo ancoraggio. La seconda differenza e` nel comportamento in caso di cedimento di un ancoraggio: la caduta e` maggiore con il ripartitore, questa pero` puo` essere contenuta facendo dei nodi "limitatori", come detto sopra. Quindi il ripartitore e` utile quando la direzione di tiro puo` variare significativamente, altrimenti e meglio fare un coniglio con le gasse ben regolate. Uno dei nodi limitatori puo` essere il nodo di chiusura dell'anello: una gassa con nodo a otto inseguito dall'altro capo della corda, come in figura.

Ripartitore di carico con nodi limitatori
Fig. 82. Ripartitore di carico con nodi limitatori

Se il nodo che chiude l'anello del ripartitore viene dotato di una gassa (fare una gassa nodo guide semplice su un capo ed inseguirla con l'altro capo entrando dalla parte dei capi, non da quella della gassa), si puo` agganciare il moschettone a questa gassa, oltre che all'anello, senza bisogno di ritorcere una spira [256] . In questo modo si ha anche una gassa per attaccare un secondo moschettone (longe). I capi liberi devono essere abbastanza lunghi, e la gassa piccola. Il ripartitore con gassa puo` essere fatto anche su ancoraggi tripli.
Nel caso di ancoraggio multiplo con punti di ancoraggio molto distanti dal punto di attacco (e fra di loro), si usano delle gasse, fatte con nodi a otto, nel punto di attacco, e dei nodi barcaioli sulla corda tra un ancoraggio e l'altro (v. figura). Le gasse nel punto di attacco devono avere differenti lunghezze per ridurne l'interferenza. Dato che il punto di attacco resta fisso, questo armo non ha ripartizione del carico fra i vari ancoraggi. Quindi distribuisce il carico fra i vari ancoraggi solo quando lavora in una determinata direzione.

Attacco multiplo con ancoraggi distanti
Fig. 83. Attacco multiplo con ancoraggi distanti

Il tempo di caduta di un sasso da` anche una stima approssimata della profondita` del pozzo (v. App. 4.C ). Una formula valida per pozzi da 25 a 100 metri e`
P [metri] = 25 t [s] - 40
Oppure piu` semplicemente P = 5 * t2 con una stima in eccesso di circa il 10 Se il sasso rimbalza la stima e` ancora piu` imprecisa (per eccesso).
La lunghezza dell'ansa di corda sopra il nodo dipende dal frazionamento. In genere si fa corta; quanto basta perche` il discensore si scarichi del peso in discesa. Durante l'armo, dopo aver posizionato il moschettone, ci si appende a questo con la longe (corta) e si fa scorrere la corda nel discensore finche` questo non si scarica. Poi si fa il nodo sulla corda e lo si mette nel moschettone. A questo punto si risale (con gli attrezzi se necessario) sulla corda per scaricare il moschettone dell'armo del peso, e lo si chiude con la ghiera. Chiudendola quando e` in tensione si rischia di chiuderla troppo e bloccarla. Poi si riprende la discesa. Se necessario si puo lasciare una ansa lunga per facilitare il passaggio del frazionamento. Questa infatti puo essere usata come appoggio per il ginocchio per tirarsi su` e staccare la longe.
La lunghezza dell'ansa dei frazionameni dovrebbe variare tra 50 e 150 cm.
I criteri principali nella scelta delle posizioni degli ancoraggi sono:
Se il pozzo "scarica", la roccia non e` buona e c'e` la possibilita` di far cadere sassi (soprattutto col sacco apppeso sotto), si arma spostandosi lateralmente, in modo da ridurre il rischio di colpire qualcuno con un sasso, e quello di colpire la corda.
Se il pozzo e` molto lungo e` bene interromperlo frazionandolo in tratte brevi, anche se la configurazione del pozzo permeterebbe di fare tiri lunghi. Questo riduce la difficolta` nella risalita (perche` ogni tratta ha una elasticita` contenuta) e la rende piu` veloce (perche` si puo` salire contemporaneamente su tiri distinti). Ogni tiro dovrebbe essere al piu` 40 m. Naturalmente cio` non e` sempre possibile.

3.2.1 Ancoraggi naturali


Ancoraggio naturale
Fig. 84. Ancoraggio naturale
A volte capita di essere particolarmente fortunati e trovare un armo naturale, uno spuntone o una clessidra di roccia salda cui attaccarsi. In genere e` difficile perche` raramente sono nella posizione giusta; quando capita si metta un anello di fettuccia attorno alla roccia e si attacca la corda a questo anello (con un moschettone o direttamente). Spesso gli armi naturali sono usati per doppiare il primo ancoraggio artificiale (spit, fix, etc.) nei corrinami o per assicurare un armo.
Controlla la tenuta dell'ancoraggio colpendolo con la mano o col piede, o battendolo leggermente con la mazzetta. Evita un ancoraggio che potrebbe staccarsi a causa della disposizione degli strati, oppure perche` concrezione su un substrato debole. Se si tratta di una concrezione lega la corda piu` in basso possibile.
Anche una stretta fessura puo` diventare un ancoraggio naturale, con un nodo opportunamente incastrato (come fosse un nut), oppure con un sasso incastrato [4] . La fessura deve essere tale che la tensione sull'ancoraggio non possano assolutamente far fuoriuscire il nodo, o il sasso.
Gli ancoraggi naturali dovrebbere essere fatti in modo che uno speleologo in risalita non possa inavvertitamente togliere la corda dall'ancoraggio, anche se chi risale dovrebbe sempre cercare di lasciare la corda a posto sotto di lui.
Preferibilmente non fare l'ancoraggio naturale con la corda stessa. Lo sfregamento della corda sulla roccia indotto dai movimenti durante salita e discesa puo` rovinarla [257] . Meglio usare un cordino o una fettuccia e attacare la corda ad esso con un moschettone. Puoi cercare di impedire lo sfregamento della corda in un armo naturale fatto con la corda stessa su uno spuntone di roccia oppure su una concrezione utilizzando un nodo parlato. Avvolgi la corda attorno all'armo con due spire in modo che i due capi prima di uscire siano bloccati da una spira (Figura a sinistra).
Quando usi un anello di fettuccia questo deve circondare lo spuntone di roccia e possibilmente fare un giro completo attorno ad esso. Fare attenzione a che se un giro della fettuccia esce dall'armo il moschettone non fuoriesca dalla fettuccia ma resti comunque agganciato all'altro giro (Figura a destra) [258] .

Armo naturale con cordino.
Fig. 85. Armo naturale con cordino.
Ancoraggi naturali realizzati con uno spezzone di cordino non necessitano del moschettone per attaccare la corda. Lo spezzone viene passato doppio attorno all'ancoraggio, facendo passare i capi liberi nella gassa. Esegui un nodo ad otto sulla corda, e lo si collega al doppino dei capi liberi dello spezzone con un nodo del tessitore. Blocca i capi liberi con un nodo.
L'anello di fettuccia o di cordino si puo' usurare facilmente, se la roccia presenta asperita`. Per ridurre il rischio di caduta si esegue l'ancoraggio naturale con due anelli indipendenti in modo che quando il primo si rompe entra in funzione il secondo e previene la caduta. Avvertendo il cedimento del primo anello, si provvede a rimpiazzarlo quanto prima. Questo e` indispensabile in caso di ancoraggi naturali permanenti con roccia non liscia. Il doppio anello indipendente puo` essere realizzato anche con un solo spezzone di corda, formandone un anello con due gasse con nodi ad otto (uno dei due nodi e` il nodo di chiusura dell'anello).

3.2.2 Ancoraggi artificiali

Gli ancoraggi artificiali vengono realizzati fissando alla roccia tasselli, o provvisti di anelli cui attaccare il resto dell'armo, o tale da poterlo fissare tramite dadi o bulloni.
La norma EN795 prevede che gli ancoraggi in roccia siano realizzati con tasselli in acciaio inox [139] .
Quando disarmi abbi cura di lasciare rondelle e dadi nei fix, in modo che chi deve armare successivamente li trovi gia` sul posto.

3.2.2.1 Spit


Spit
Fig. 86. Spit
Gli spit [259] [260] [261] [262] [263] [264] [265] [266] [267] [268] [269] sono tasselli (caviglie) ad espansione autoperforanti. Sono prodotti industriali per carpenteria e esistono vari produttori. Il nome completo di quelli della SPIT e` Spit Roc MF8, "M" indica che sono fatti per inserzione manuale, "8" e` il diametro del bullone. Ci sono anche i PF8 da inserire con il perforatore; con l'uso sempre piu` comune del trapano questi stanno soppiantando gli MF8.
Vengono inseriti nella roccia scavandoci prima un foro, mediante lo spit stesso: questo e` infatti dotato di dentini che servono per frammentare la roccia. Quando il foro e` fatto si inserisce lo spit con un opportuno conetto in punta: questo espandendo lo spit lo blocca nel foro. Prima di scavare il foro prepara la sede per la placchetta: spiana opportunamente la roccia, usando lo spit stesso o la becca del martello, nel punto in cui farai il foro [270] .
Il conetto deve essere adeguatamente dimensionato da espandere lo spit. A questo proposito, ricordiamo che i coni Hilti sono piu` lunghi e stretti dei coni Spit, e non vanno bene per niente con i tasselli Spit, perche` non espandono il tassello e quindi questo non tiene. In effetti vanno poco bene persino coi tasselli Hilti.


Spit: posizionamento
Fig. 87. Spit: posizionamento
In genere gli spit devono essere distanti almeno una spanna dai bordi delle placche di roccia, e fra di loro [265] . Prima di mettere uno spit si prova la qualita` della roccia col martello fino a trovare della roccia buona: la roccia marcia ha in genere un suono ottuso. Se e` il caso si lavora la roccia con la becca per rimuovere eventuale roccia superficiale poco consistente e per spianarla perche` la piastra deve appoggiare bene alla roccia.
Per verificare che la corda scenda senza sfregare si lascia cadere un sassolino dal punto in cui si vorrebbe mettere l'ancoraggio e si vede se sbatte contro la roccia o meno. Prima del punto in cui il sasso rimbalza contro la roccia dovremo pensare ad un frazionamento (se non siamo gia` in fondo al pozzo). In realta` questa regola e` approssimata: bisogna tener conto pure dello scostamento dalla verticale dovuto allo speleologo durante la risalita e la discesa. Questo fattore permette di fare brevi tratte d'armo, soprattutto nei corrimano e vicino alle partenze, tuttaltro che verticali in quanto la corda e` mantenuta discosta dalla roccia dalla naturale posizione dello speleologo.
Un altro modo per valutare la posizione dell'ancoraggio, valido per pozzi brevi, e` di lasciar penzolare la corda dal punto dove vorresti fare l'ancoraggio e vedere se scende libera.
C'e` una altra regola. Prima di mettere un ancoraggio bisogna pensare a dove andra` anche il prossimo (se possibile). In genere un armo di un pozzo non e` una sequenza di ancoraggi scollegata, ma gli ancoraggi devono essere "pianificati" come una successione di punti che soddisfano i criteri sopra esposti. Naturalmente non e` possibile pensare all'intero armo di un pozzo lungo. E` tuttavia importante pensare almeno all'ancoraggio successivo, a come si verra` a disporre la corda, e a frazionare quando e` il momento. Queste son tutte cose che si perfezionano con la pratica.
All'inizio si martella leggermente per formare l'imbocco del foro senza svasare troppo questo. Un foro troppo svasato (oltre 2 mm) riduce drasticamente la tenuta dello spit (circa 50% in meno a 4 mm). Inoltre bisogna girare costantemente il piantaspit in modo che i dentini dello spit frantumino la roccia poco a poco, e pulire frequentamente dalle polveri, sia lo spit battento sul piantaspit in aria, sia il foro soffiandoci dentro (magari con la pompetta!). Il foro deve risultare un paio di millimetri piu' profondo dello spit, in modo che inserendo il cono ed espandendo lo spit questo non sporga dalla roccia. Meglio un millimetro in dentro che uno in fuori. Uno spit che fuoriesce di 2 mm ha il carico di rottura ridotto del 20% (circa 1600 Kgp), uno che rientra di 2 mm mantiene il carico di rottura.
Il foro dovrebbe risultare perpendicolare alla parete, ma va bene (anzi meglio) anche se e` leggermente inclinato (dieci gradi al piu`) verso l'alto entrando, cosicche` lo spit lavori un poco ad estrazione. D'altro canto e` sconsigliato fare il foro inclinato verso il basso entrando, poiche` la placca non aderisce bene alla parete e lavora a flessione sulla parte esterna dello spit. La superficie intorno allo spit puo' essere resa un poco liscia (per favorire il fissaggio della piastra) scalpellandola con un altro spit (Figura).
Spittare non e` difficile, ma e` facile farlo male e stancarsi subito. Il piantaspit deve essere impugnato saldamente e premuto contro la roccia altrimenti l'energia del colpo del martello non si trasmette completamente alla punta dello spit. (Lo stesso principio vale quando si usano mazza e punta per rompere la roccia nelle disostruzioni). Il colpo con il martello viene impartito col movimento del braccio, a polso fermo; al momento in cui la massa battente raggiunge il piantaspit il muscolo deve essere disteso, decontratto.
Molto importante: quando si espande lo spit bisogna controllare che nella roccia non si formino crepe. Se cio` succede lo spit non e` affidabile. Se ritieni che per qualche motivo lo spit non e` ben messo (roccia crepata, suono sordo, spit troppo in fuori o in dentro, cono non espanso bene, ...) devi martellarlo a tal punto da renderlo chiaramente inutilizzabile, per evitare che ignari speleologi che verranno dopo di te lo usino credendolo buono.
E` molto pericoloso quando la piastra non appoggia bene alla roccia e lo spit deve lavorare a taglio. Il bollone tende a lavorare a flessione invece che a trazione e risulta piu' debole.
Se il piantaspit si blocca e non si riesce a ruotarlo con la mano si batte leggermente sulla apposita barra trasversale. Certi piantaspit ne sono sprovvisti, ma hanno un dado da 13 mm sull'innesto del tassello. Quindi si puo` far girare il piantaspit bloccato usando la chiave del 13. Se sei proprio sfortunato da non avere la chiave o non riuscire ad usarla poiche` lo spit e` ormai dentro la roccia, fai un nodo a bocca di lupo (oppure Prusik) con un anello di cordino attorno all'impugnatura del piantaspit e fallo routare, facendo leva con un moschettone o con il manico della mazzetta.
A volte occorre allontanare il moschettone dalla piastra poiche` la corda sfregherebbe se questo fosse inserito nella piastra, per esempio quando si mette lo spit in una rientranza della parete (poiche` la roccia e` buona solo li`). In tal caso bisogna separare il moschettone dalla piastra mediante un anello di fettuccia (o cordino), in modo che la corda non sfreghi sulla roccia. Se abbiamo un anello troppo lungo, si puo` fare un doppio anello. Se non abbiamo l'anello di fettuccia, ma abbiamo dei moschettoni si puo` fare una catena di moschettoni (o maglie rapide): due o tre sono di solito sufficienti.
In caso di armi permanenti si utilizza invece una catena. Resiste molto meglio allo sfregamento contro la roccia. Le catene hanno pero` alti carichi di rottura ma bassa elasticta`, pertanto bisogna fare attenzione a contenere il fattore di caduta. Se la catena collega due piastrine, una delle quali e` di sicura all'altra, esse devono essere posizionate uno sopra l'altra con la catena abbastanza tesa, in modo da ridurre il fattore di caduta in caso di cedimento della piastra inferiore.
Una osservazione: dove tenere il cono mentre si pianta lo spit? Se non ci si trova in un posto comodo dove si possono appoggiare i materiali in giro, ma si e` appesi ad una parete magari tesi in fuori in un armo difficile, quando si prepara lo spit si prende anche il cono e si puo` tenerlo in bocca mentre si pianta lo spit. Unico inconveniente sputarlo mentre si soffia per liberare il foro dalle polveri.
Tasselli ben messi restano affidabili per anni (comprovato per almeno sette anni). Cause di deterioramento sono l'usura dei filetti, la ruggine, e l'accumulo di materiale (fango e sassolini) all'interno.
Dato che il trapano e` ormai entrato in uso corrente in grotta ricordiamo che non si puo` fare un foro per spit col solo trapano poiche` il fondo del foro non risulta piatto, e conseguentemente il cono non puo` entrare completamente nello spit. Quindi non si ha una espansione completa del tassello e ne risulta una minor pressione di tenuta. Questa non incide tanto sulla forza a taglio, che resta perlopiu` invariata, quanto su quella ad estrazione che si riduce (del 26a circa 2200 Kgp).

3.2.2.2 Fix

Usando il trapano si possono mettere i fix al posto degli spit. I fix [271] [272] [273] [274] [267] sono tasselli provvisti di un manicotto per bloccarli nel foro. Sono disponibili in varie misure; le piu` usate sono da 8 mm. I fix da 6 mm non sono sicuri: hanno carichi di rottura troppo ridotti anche se fatti con acciaio inox. Risulatno migliori degli spit in rocce deboli (es. gessose) e poco compatte. Su questo i tasselli a collante chimico (v. sotto) sono ancor meglio.
Anche questi sono costruiti da vari produttori. Quelli di SPIT si chiamano Spit Fix M8-10. La sigla "M8" indica il diametro esterno del filetto; il "10" e` lo spesore massimo filettabile [148] . Ci sono fix fatti di acciaio piu` morbido di quello degli spit, e fix inox, di acciaio migliore, quasi comparabile a quello degli spit. Usare solamente fix di acciaio inox. Quelli di acciaio non inox si ossidano invecchiando e possono rompersi. Prima di usare un fix precedentemente posizionato bisogna verificarne la tenuta, martellandolo leggermente in modo che entre nel foro alcuni millimetri, e quindi mettendolo in trazione stringendo il dado. Se il gambo e` ossidato dovrebbe cedere.
Usare fix con il filetto fuso e non tornito, poiche` sono piu` resistenti.
Per posizionarli, prima si saggia la roccia con la mazzetta, e la si spiana eventualmente con la becca: la piastra deve appoggiare bene alla roccia come quando si mettono gli spit. Si esegue un foro col trapano, profondo almeno quanto il fix (si puo` segnare la lunghezza con un poco di vernice sulla punta del trapano). In tal modo, se il fix non risulta affidabile, lo si puo` conficcare completamente nel foro, evitando rischi che qualcuno lo usi inavvertitamente. Si inizia trapanando senza percussione per non svasare il foro, poi dopo qualche millimetro si procede a percussione. Evitare di allargare il foro con movimenti impropri della punta: il foro deve avere il diametro giusto altrimenti il fix gira nel foro e il manicotto non fa presa sulla roccia.
Si inserisce il fix (gia` provvisto di piastra e dado) nel foro battendolo leggermente con la mazzetta. Quindi si serra il dado, con una coppia di 2 Kgm. Se si applica una coppia inferiore il dado non risulta ben stretto e si allenta, compromettendo la tenuta del fix a causa del lavoro a flassione del gambo. Con una coppia superiore a 4 Kgm si rischia di rompere il gambo filettato del fix. La parte filettata deve restare inserito almeno 7 mm (meglio se resta di piu`). Se il fix viene estratto troppo serrando il dado e` inservibile.
La Commissione Tecnica Materiali del CNSAS suggerisce di mettere prima il fix da solo, con rondella e dado, stringere il dado in modo da espandere il fix, poi togliere il dado, inserire la piastra e rimettere il dado stringendolo.
Sui fix si possono mettere anche gli anelli. Dato che questi sono piu` spessi delle piastre occorre utilizzare fix con gambo lungo. Inoltre bisogna inserire e bloccare prima il fix da solo, poi togliere il dado e mettere l'anello. Questa operazione e` piu` laboriosa che non il posizionamento del fix con piastrina. Pertanto per le risalite si usano fix con piastre (d'acciaio, perche` quelle in lega non sono sicure ad estrazione).
I fix possono presentare un problema negli armi fissi poiche` se il foro si amplia (per la roccia non abbastanza consistente, per manovre di progressione improprie, per i continui armi e disarmi) il fix puo` perdere parte della sua tenuta. Pertanto armi permanenti con fix richiedono maggiore manutenzione che non quelli con spit.
Ulteriori informazioni su i fix si trovano nella Sez. 10.1 .

3.2.2.3 Ancoraggi con collante chimico


Fittone
Fig. 88. Fittone

Gli ancoraggi con collante chimico [275] [276] [277] [278] [279] sono chiodi (fittoni) con la testa ad anello che vengono incollati dentro un buco scavato nella roccia. Utilizzare solo chiodi d'acciaio fabbricati a stampo (quelli fatti per fusione potrebbero avere difetti interni non visibili all'esterno). Dati i notevoli tempi di attesa per l'asciugatura del collante, il loro uso in grotta ci sembra alquanto inappropriato in esplorazione. Sono pero` adatti per armi esterni dato che resistono alle variabili condizioni atmosferiche (pioggia, gelo, etc.) molti piu` anni degli spit, e per armi permanenti. Dunque anche lo speleologo puo` ricordarsi di ricorrere ai fittoni se deve armare in modo permanente un accesso esterno ad una grotta che si apre in parete.
I vantaggi dei fittoni sono Gli svantaggi sono
I fittoni potrebbero rivelarsi migliori di spit e fix nel caso di rocce poco compatte, poiche` essi vengono incollati alla roccia e la tenuta avviene per adesione invece che per l'attrito dovuto all'espansione del cono. La forza di adesione dipende dal collante utilizzato: per quelli in commercio e` superiore a 200 Kgp/cm2.
I fittono sono chiodi col gambo da 10 a 14 mm di diametro, e terminanti con un anello cui si attacca il moschettone d'armo, o con un filetto per il bullone (meno impatto visivo). Per posizionarli si toglie la roccia friabile superficiale, e si scava un buco di diametro 2 mm piu` del chiodo e profondo 3-5 mm piu` del chiodo (la resina deve riempire fino in fondo al foro). Si pulisce bene il foro, soffiandoci aria (anche con la peretta) o con uno spazzolino rotondo. La polvere che resta nel foro riduce l'incollamento della resina con la roccia.
Si inserisce il collante chimico (una speciale resina epossica) nel foro fino a meta` di questo, senza lasciare bolle d'aria. La resina e` disponibile in tre formati: cariche per pistola (tipo la pistola per il silicone), componenti da miscelare (come le colle speciali a due componenti: base e induritore), fiale gia` preparate (anche come dose). Le fiale vengono inserite nel foro, quindi se ne spezza il gambo. Dopo aver verificato che il gambo del fittone e` ben pulito e sgrassato lo si inserisce nel foro ben a fondo (anche a martellate) e lo si ruota su se stesso una decina di volte per assicurare una buona miscelazione del collante. Il ganbo del chiodo deve risultare al centro del foro. L'anello deve arrivare ben dentro la roccia e il collante deve apparire in superficie in modo uniforme. L'assenza di efflusso di collante indica che qualcosa non va bene: foro troppo profondo o collante insufficiente. Occorre togliere il fittone, aggiungere altro collante, e rimetterlo.
Posizionare il fittone in modo che lavori a trazione o a estrazione e non per torsione.
Nel caso di posizionamenti a soffitto, bisogna tenere il fittone in posizione finche` il collante non e` indurito bloccandolo con un piccolo cuneo. Per evitare che il collante esca fuori dal foro si puo` mettere una "rondella" di plastica (o camera d'aria) che viene poi tolta quando il collante e` indurito.
A questo punto bisogna aspettare che il collante indurisca. I tempi di indurimento variano col tipo di resina (per esempio, per la pistola a caricatore ci sono due tipi di resine) e con la temperatura.
Con le resine si possono utilizzare anche gambi filettati (in acciaio 8.8 o 18.8 inox) su cui si attacca una piastrina con un dado, come si fa con i fix. Il gambo viene inserito nel foro montandolo su un adattatore messo sul piantaspit.
Evitare il contatto della resina con la pelle e in particolare occhi e bocca.
Verificare che il collante non sia scaduto.
Temperatura 10°C 5°C 0°C
fiale 0.5 - 1 h 2 h 2 h
pistola a caricatore 36 h 48 h -
1 h 1.5 h 3 h
collante a due componenti 72 h 96 h ?

3.2.2.4 Altri ancoraggi

Mentre sembra assodato l'impiego della corda, la ricerca di nuovi tipi di ancoraggi non viene mai accantonata nel mondo speleo. Lo sviluppo degli ancoraggi ha origine nel mondo dell'edilizia, e gli speleologi finora hanno solo sperimentato e adattato le soluzioni esistenti nell'edilizia alle loro necessita`, come e` stato per spit, fix, e chiodi a collante chimico.
Un altro tipo di ancoraggio sono i tasselli autofilettanti [280] [281] .
Il loro impiego in grotta e` in fase "sperimentale". Si tratta di viti autofilettanti per cemento con testa esagonale, con un filetto esterno come nei chiodi da ghiaccio. Si esegue un foro di diametro pari a quello interno del tassello con il trapano (profondita` leggeremente superiore alla lunghezza del tassello), e si avvita il tassello nel foro girandolo con una chiave, in modo da filettare la roccia.
La tenute dei tasselli autofilettanti si basa sulla filettatura. E` importante che questa sia di qualita` adeguata. I risultati riportati si riferiscono al tassello MultiMonti.
I tasselli 7.5x60 (foro di diametro 6 mm) hanno una tenuta comparabile a spit e fix. Quelli 10x60 (foro di diametro 8 mm) hanno una tenuta superiore. Le placchette devono avere un foro abbastanza grande per farci passare il gambo del tassello. Con i tasselli 7.5x60 bisogna evitare di stringere troppo altrimenti si rischia di rompere il tassello.
Dopo essere posizionati possono essere tolti svitandoli, e (forse) riutilizzati (eccetto nel granito). Potrebbero essere quindi una buona soluzione per le risalite in artificiale, evitando cosi` di lasciare fix lungo tutta la risalita.
Rispetto agli altri tasselli hanno maggior resistenza, poiche` non hanno la filettatura interna che riduce la sezione di tenuta del gambo. Tengono di piu` dei tasselli a collante chimico poiche` e` la roccia a bloccare il filetto, e questa ha maggior sforzo di coesione del collante chimico. Altri vantaggi sono l'assenza di tensioni permanenti (cono di espansione di spit e fix), la maggior tenuta in rocce deboli (tufo, scaglia rossa) e fratturate, e la minor dimensione del foro (piu` fori oppure trapano piu` leggero).
Tipicamente il cedimento avviene per rottura sotto la testa esagonale oppure per estrazione del tassello (lasciando un cono di estrazione piu` o meno profondo e largo). Gli intervalli dei valori di resistenza a taglio e a estrazione sono 46-77 kgp/mm2 e 75-98 kgp/mm2, rispettivamente (per l'acciaio 8.8 sono 64 e 88 kgp/mm2 rispettivamente).

marco corvi - Tue Sep 16 22:12:16 2008
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