Astronomia in Egitto

 

Più di seimila anni fa, nella Valle e nel Delta del Nilo,i primi sguardi curiosi dell’uomo al cielo vennero cristallizzati in una serie di miti che costituiscono la base della religione egiziana. Dal momento che le principali divinità erano creature celesti, i sacerdoti erano i depositari della capacità di prevedere il tempo e il luogo delle apparizioni di tali divinità. Questa pratica, una forma rudimentale di astronomia posizionale, era responsabile dell’istituzione di una unità temporale di 365 giorni, la suddivisione del giorno e della notte in dodici segmenti ciascuno, e il concepimento di un calendario lunare relativamente sofisticato che veniva utilizzato per determinare i momenti da dedicare ai riti religiosi e oblazioni . In seguito, il progresso economico sollecitò la semplificazione di questo calendario religioso , in modo che il popolo egizio potesse più facilmente manipolarlo per lo svolgimento dei propri affari. Questo calendario civile di dodici mesi di trenta giorni, con l’aggiunta di un unità di cinque giorni è il più antico predecessore del nostro calendario occidentale.

Molti di questi obiettivi erano già stati raggiunti prima dell’unificazione dell’Alto(Valle del Nilo) e del Basso(Delta del Nilo) Egitto, intorno al 3000 a.C., una grande impresa se si pensa alla mancanza di un ben sviluppato sistema di scrittura.

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Periodo Predinastico e Periodo Trinita

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Dal momento che il dio sole Ra era la divinità più importante, il moto annuo del sole lungo l’orizzonte osservato all’alba era seguito accuratamente dagli antichi Egizi, che prendevano nota delle sue estreme posizioni, rispettivamente settentrionale e meridionale, chiamate solstizi. Quasi tutta l’astronomia e la religione egiziane derivano in ultima analisi da questo semplice movimento all’orizzonte.

 

 

 

 

 

 

Una delle più importanti leggende della mitologia egiziana, la storia della Regina dei cieli Nut ,da cui nasce Ra, ha influenzato sia lo sviluppo delle tecniche di misurazione del tempo, sia il calendario, suggerendo il concetto di sovranità, e istituendo l’eredità al trono per linea materna.

 

Nut era rappresentata come una figura femminile nuda distesa nei cieli. Il sole era raffigurato mentre entra nella sua bocca, attraversa il suo corpo punteggiato di stelle, ed esce dal condotto vaginale.

 

 

 

 

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In cielo, il braccio esterno della nostra galassia, la Via Lattea, pare fosse percepito come una raffigurazione della dea. Il grande cerchio indica il cammino più corto  che il bambino Ra dovrebbe seguire dopo essere uscito dal corpo della madre fino al punto della sua apparizione sull’orizzonte al levarsi del sole. L’aspetto più notevole di questi eventi, un convincente legame con le effettive osservazioni astronomiche, è che il numero di giorni fra l’equinozio di primavera e il solstizio d’inverno è pari al periodo della gestazione umana!

Queste correlazioni chiariscono due aspetti della cultura egizia fra loro collegati, uno religioso, l’altro legato alla sovranità. 

Gli Egizi consideravano Ra come una divinità autogeneratasi, ma in realtà, la raffigurazione celeste, mostra Ra che entra dentro Nut al tramonto durante l’equinozio di primavera (il concepimento)

Nove mesi dopo, il parto, in occasione del solstizio di inverno.

Da notare che il concepimento avviene per via orale, come spesso si trova nelle credenze delle società primitive.

Sebbene Ra sia quindi  creatore di sé stesso, egli non può portare a termine questo compito senza l’assistenza della divinità.

Questo punto cruciale influirà nelle epoche successive sul comportamento dei re egizi. 

Tali miti sono stati raccolti in svariati "libri ",il più importante dei quali è il Libro delle Porte. Si tratta per lo più di una serie di incantesimi che i defunti dovevano correttamente eseguire per attraversare incolumi gli Inferi.

Erano dodici i portali che il carro solare  di Ra doveva attraversare. Ogni porta, corrispondente a ciascuna delle dodici ore della notte, era controllata da un demoniaco custode e da numerosi servitori. Ra doveva recitare correttamente i nomi della porta, del custode e dei suoi servitori attraverso una formula magica prima di passare alla porta successiva.In seguito, il faraone defunto doveva declamare la recitazioni per unirsi nella salvezza al padre Ra. 

Gli Egizi identificarono le stelle meno brillanti con i servitori, quella più luminosa con il portiere, e la loro posizione celeste con il portale stesso. La recitazione rituale che consisteva nel pronunciare i nomi di queste divinità erano inizialmente solo un accorgimento mnemonico che assicurava il riconoscimento di ogni gruppo di stelle.Quando gli Egizi trasferirono nella scrittura questi racconti, essi descrissero separatamente ogni gruppo associato alla propria porta. 

Le origini astronomiche di questi due miti principali ci forniscono utili indicazioni per comprendere lo sviluppo del calendario egiziano.Un calendario riguarda un periodo elementare la cui unità fondamentale è normalmente il periodo di rivoluzione della Terra.

Il ciclo sacro per gli antichi Egizi era ovviamente pari al tempo impiegato da Ra per fare ritorno ogni anno al suo luogo di nascita, presso l’orizzonte sud-orientale durante il solstizio di inverno.

 L’accurata determinazione di questo periodo(pari a 365 giorni) attraverso un semplice conteggio,  (probabilmente utilizzando paletti di legno, corde e osservando le ombre), si può far risalire al 4500 a.C.

L’ Antico Regno

L’Antico Regno, a volte chiamato l’Epoca della Piramidi, beneficiò di un doppio sistema calendariale, un’economia robusta e la presenza di ceti religiosi, tutto ciò grazie essenzialmente alle osservazioni del sole della luna e delle stelle.

Il Medio Regno

La nostra conoscenza fondamentale dell’astronomia del Medio Regno ci viene da una serie di feretri di legno, principalmente appartenenti alla Nona e alla Decima Dinastia, i cui coperchi contenevano scene decorative sul lato interno, che sono in realtà tavole di stelle nascenti.

Si tratta di 36 stelle nascenti, ognuna delle quali indica in successione un’ "ora" per un intervallo di dieci giorni. Queste ore , tuttavia, erano formate soltanto de 40 minuti(24/36x 60). Chiamate "decani", queste stelle occupavano una larga fascia di cielo a sud dell’eclittica, e tutte restavano invisibili per un intervallo di settanta giorni.

L’unico decano oggi identificabile senza ambiguità è Sirio (Sepdet).Anche la costellazione di Orione(Sah) è ben identificabile, nonostante rimanga indeterminata l’associazione di nomi alle sue singole stelle. I feretri inoltre forniscono l’unica altra identificazione certa delle costellazioni conosciute dagli antichi Egizi, e il solo esempio in cui la stelle sono effettivamente disegnate approssimativamente nella configurazione nota.. Estranea al sistema dei decani o alle mappe celesti, una delle raffigurazioni decorative presenta le stelle del Gran Carro(Ursa Major), sotto forma di una gamba di bue ed è chiamata Meskhetiu.

Il Nuovo Regno

L’astronomia del Nuovo Regno è caratterizzata da una grande varietà di decorazioni funerarie e dall’ introduzione dell’orologio ad acqua . Due elementi fanno la loro comparsa nelle scene raffigurate nelle tombe. Il primo è la disposizione dei gruppi di stelle secondo rappresentazioni zodiacali, cioè sotto forma di animali e divinità; l’altro consisteva nella raffigurazione di personaggi rivolti verso l’osservatore e seduti davanti ad una griglia contenente stelle e nomi di stelle su di un lato.

Questi zodiaci , a differenza della loro controparte nel periodo tolemaico, hanno contrastato tutti i tentativi di decifrazione fatta eccezione per gli esempi noti di Sepdet, Sah e Meskhetiu.

Durante le ore diurne, il tempo era misurato da orologi ad ombra, i precursori della meridiana di epoca medievale. Sebbene esistano molti esemplari di epoca successiva, l’ origine di questo strumento deve risalire ai primi tentativi di computo del tempo.

Il Periodo Tolemaico

Nei templi, monumenti e papiri che sopravvivono sono visibili le influenze greche e babilonesi. Lo zodiaco greco-babilonese è accorpato all’ arte stilistica egiziana e fa la sua comparsa su templi e monumenti. I papiri greci e demotici contengono oroscopi astrologi e auspici di origine babilonese.

L’eredità dell’ Egitto

Gli storici della scienza attribuiscono un interesse scientifico a due soli elementi appartenenti all’eredità lasciataci dagli antichi egiziani: in calendario civile di 365 giorni usato persino in epoca tarda da Copernico durante il Medioevo, e la suddivisione sia del giorno che della notte in dodici ore. Questi contributi fondamentali possono sembrare a molti relativamente limitati, a dispetto dell’ ingegneria delle piramidi e della conservazione dei templi. Ma dobbiamo anche includere in questa eredità ciò che essi ci hanno tramandato, vale a dire perché e come utilizzavano le loro concezioni astronomiche per regolare la loro esistenza sia religiosa che secolare. Ci è stata così offerta una prospettiva più realistica di una società che è durata più di 3000 anni.

Ornella Olivieri

 

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