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Storiografia

Spunti  sulla filosofia della storia e della filologia alla luce di questioni d'attualità. 
vedi anche biografie degli storici. e autobiografia,  storiografia italiana , storia del sistema di potere e sistema forense, sulla storia d'Italia 8 settembre 1943 .

De Zuazo, azzurro astratto, 1969

Un contributo di Umberto Santino sulla mafia.  Sulla memoria vedi il testo di Le Goff (file.zip (c) Einaudi 1977)06/01/99 21.31 

  Escono con il titolo “Storia, misura del mondo” a cura della moglie,  le lezioni di Fernand Braudel tenute in  prigionia a Magonza e Lubecca tra il ’40 e il 45, centrate sulla storia sociale collettiva. Introduce le lezioni proprio con la distinzione tra aspetto “evenemenziale” cioè superficiale, e aspetto profondo, che è quello delle strutture. Per ogni vittoria dei nazisti, si diceva su questa stregua: “Non è che un evento!”. La storia “misura del mondo.

21/10/01 Anche dopo l'attacco dei fondamentalisti alle Twin Towers e al Pentagono, Francis Fukuyama (John Hopkins School of Advanced International Studies) ribadisce in un articolo su The Wall Street Journal la sua tesi della "fine della storia" (formulata nel 1989, alla vigilia del crollo del sistema sovietico del "socialismo reale"). Nel '900 il "treno merci" della storia è arrivato infine all'ultima stazione, rappresentata dall'edizione democratica dell'economia di mercato. Integrato, perfetto teorico della globalizzazione selvaggia, Fukuyama fa coincidere la "fine della storia" con l'inizio del "regno del calcolo economico e della ricerca di soluzioni tecniche" (FUKUYAMA 1992), su una strada aperta già da HAYEK 1944 che identificava lo stato con la "via della servitù". 

 Ora secondo F. "l'attacco perfettamente riuscito al centro del capitalismo globale" non può mettere in discussione l'universalità dell'economia di mercato (che è stata  preceduta da un'universalità culturale, rappresentata dal cristianesimo). Coloro che "votano con i piedi", vale a dire gli immigrati dal terzo mondo verso liberi mercati, sarebbero la riprova che  la combinazione di economia politica liberale e di democrazia costituisce la tendenza dominante a livello planetario, e che i regimi integralisti e totalitari sono destinati a soccombere in quanto non offrono alternative generalizzabili. "Restiamo alla fine della storia perché c'è solo un sistema che continuerà a dominare le politiche mondiali: quello dell'occidente liberale e democratico. Il crollo delle torri rappresenta solo un'azione di retroguardia da parte di società la cui tradizionale esistenza è minacciata dalla modernizzazione". Se la sovrastruttura ideologica, e in particolare l'apparato secolare costituito dalle chiese cristiane, è stata inseparabilmente connessa al lo sviluppo del capitalismo nelle varie fasi di espansione globale, non si può ridurre alla struttura economica l'idealità  propria di una religione universalistica. Già quest'ultima aveva  preparato la fine dell'impero romano. Nel momento in cui la visione globale dell'economia e dell'informazione consente di evidenziare sprechi e ingiustizie, emerge più radicale il messaggio dell'equilibrio e della giustizia umana portato avanti anche dal cristianesimo. Senza nulla togliere alle contraddizioni  - che F. non analizza - strutturalmente connesse del capitalismo, per cui il mercato "libero" e tale da consentire uno sviluppo costante rimane un'utopia che perde ogni sostanza di fronte allo storico susseguirsi di guerre, crisi cicliche, monopoli, dipendenza dello stato rispetto al poter economico. Oggi un presidente Usa votato alla deregulation, alla riduzione -in nome del "mercato" - di ogni intervento statale sia all'interno che all'estero,  ricorre ad interventi statali che sovrastano ogni possibile budget privato, al fine di sostener la caccia mondiale al "terrorismo islamico". Contemporaneamente Bush realizza un'alleanza a carattere militare mondiale (con Europa, Cina, Russia, Arabi moderati) mai vista in precedenza (per sostenere la quale è anche disposto ad allentare i legami diretti con Israele e addirittura a riconoscere uno stato palestinese) e si preoccupa della stabilizzazione dei regimi arabi moderati dai quali dipende il fabbisogno petrolifero del libero mercato per i prossimi 20 anni. Contemporaneamente attacca l'Afganistan, crocevia del flusso dell'ultima riserva mondiale petrolifera-energetica, l'unica a poter garantire ossigeno all'economia mondiale fino al 2050, riserva presente nei paesi orientali dell'ex Unione Sovietica. Bush mette giù in conto, per condurre a termine la neutralizzazione dei terroristi, la riduzione allo stremo per fame e la morte di milioni di afgani (previsioni Alto Commissario Rifugiati ONU). Oggi il libero mercato non può permettere che potenze non integrate nel mercato stesso mettano le mani sui rubinetti del petrolio (per questo motivo era nata l'operazione Desert Storm, che - sotto egida ONU - ha portato alla morte per fame di un milione di irakeni). Le guerre in corso non sono che i risultati delle esigenze di espansione a livello mondiale del capitalismo, che ha creato un proletariato e un sottoproletariato "mondiali". Non occorre rifarsi a Marx per indicare quindi nella logica del capitalismo la radice di eventi dialettici e di contraddizioni che si possono risolvere solo nel flusso storico, non al di fuori di esso ipostatizzando - come fa F. - quale unico valore il capitalismo "democratico". Forse si avvicina di più alla "fine della storia" il comunismo quale viene prefigurato da alcuni marxisti, esito cioè della soluzione delle contraddizioni del capitalismo se e in quanto il proletariato prende coscienza di essere forza di trasformazione mondiale, attraverso la rivoluzione strutturale dei mezzi di produzione ed il superamento dello stato in quanto apparato di controllo che nega l'autonoma realizzazione dell'uomo come produttore e soggetto della prassi trasformatrice della natura, della vita, della storia. Bisogna però osservare che una visione escatologica di questo tipo non era propria di Marx, secondo il quale il comunismo è lontano da ogni ideologia e da ogni meccanica visione di un futuro diverso, essendo esso la prassi che cambia lo stato di cose presente. 

L'abbattimento delle torri di N.Y. è il primo atto della prima guerra mondiale del XXI secolo, guerra tecnologica, in tempo reale, effetto del controllo macro-politico chiamato da Paul Virilio "globalitarismo" (totalitarismo più globalizzazione), basato sulla contrazione della memoria, sulla mondializzazione del tempo appiattito sull'istante e sul live, sulla miniaturizzazione dell'energia (un solo aereo come una sola bomba all'idrogeno - che fa migliaia di morti). Si tratta di avvenimenti (évènements) che evidenziano la fragilità del sistema, e il fatto che il mondo tecnologico è appiattito sull'immediato (Virilio, in quanto architetto, aveva subito preso coscienza, dopo l'attentato alle torri del febbraio 1993 operato con un camioncino pieno di esplosivo, che urbanisti, tecnici e politici avevano semplicemente rimosso l'eventualità che si ripetesse un fatto del genere).  

10.8.2000 Tutta la storia degli Stati Uniti disponibile sul Web: http://www.apogeonline.com/news/2000_06_09d.html

vedere rivista: Cromohs - Cyber Review of Modern Historiography

 

fonti

FUKUYAMA 1992  Fine della storia e l'ultimo uomo, MI:Rizzoli, 1992

HAYEK 1944   La via della servitù, 1944

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