QUALE POLITICA ESTERA?

di Eros Capostagno

"Non entriamo in Europa, consoliamoci entrando in Albania"

  • L'Albania
  • Hat in hands

    L'Albania

    Così, pur scarrocciando nella rada di Valona, Prodi e Dini sono riusciti a sbarcare in Albania.

    E' il coronamento di una pedante attività diplomatica con la quale l'Italia è riuscita alla fine a convincere l'ONU ad autorizzare l'uso dell'etichetta "Caschi Blu" per il dislocamento di alcuni reparti dell'Esercito in terra albanese.
    L'internazionalità dell'operazione è assicurata da qualche centinaio di uomini tra greci, austriaci, bulgari... più, dicono, da un contingente francese.
    Il motivo ufficiale è l'ormai solito "aiuto umanitario", o "missione di pace".

    Abbiamo detto pedante attività diplomatica, in quanto nessun Paese, almeno tra quelli che contano all'ONU, mostrava un particolare interesse ad imbastire questa missione. Scarso interesse non tanto per la pretesa di una leadership italiana (su cui in fondo solo gli Inglesi cercavano di ironizzare per partito preso), né per l'assenza di motivazioni di strategia economica o geografica, quanto per la mancanza di qualunque motivo serio per intervenire in Albania manu militari.

    No, non è un paradosso, come può sembrare in Italia. Sappiamo bene che per settimane e settimane la TV di Stato ed i giornali italiani (con pochissime eccezioni) hanno presentato al pubblico un'Albania in preda ad una ormai irrefrenabile guerra civile, con tutte le solite conseguenze di devastazione e fame per la popolazione civile, l'accostamento psicologico alla Bosnia facendo il resto.

    Nella realtà, era ben chiaro a tutti i Governi, compreso quello italiano, che non c'era alcuna guerra civile in atto e che non vi era alcuna scarsità di cibo. Viceversa, bande di delinquenti più o meno organizzate (che, se non ne avessimo noi il marchio depositato, potremmo tranquillamente definire mafiosi o camorristi) cercavano di approfittare del malcontento della popolazione per acquisire un "controllo" ognuna su una parte del territorio, onde avere mano libera nel traffico di droga, racket e quanto altro, in maniera non dissimile, se non per la vistosità scenografica dei kalashnikov in pugno, da quanto avviene a Torre Annunziata, Quartieri Spagnoli, Villabate, Misilmeri ecc.

    Come ciliegina sulla torta, in questa situazione gli ex comunisti cerca(va)no di approfittarne per rovesciare il nuovo presidente della Repubblica e riprendere il potere, vedi Romania o Bulgaria.

    Detto ciò, crediamo che la vera ragione dell'insistenza dell'Italia per questa missione, sia molto più banale: cercare di controllare il flusso di immigranti direttamente all'origine e sotto mentite spoglie internazionali, non essendo capace politicamente di farlo da sola.
    Diciamo politicamente, non tecnicamente, essendo il Governo incapace di elaborare una qualche iniziativa a causa delle lacerazioni interne e dell'evanescenza dei suoi componenti e della sua maggioranza.

    Questo spiega l'enfasi data alla veste "unicamente umanitaria" della missione, che si riduce quindi alla semplice distribuzione di viveri e medicinali, con l'assenza di qualsiasi compito di "polizia" o di "disarmo" delle bande armate.

    Così, non sapendo come affrontare l'arrivo di qualche migliaio di boat people, ivi inclusi una parte di delinquenti, sulle nostre coste, si mandano uomini e mezzi del nostro Esercito a distribuire viveri dove non servono (se non a chi li utilizza poi per il mercato nero), con la conseguenza di:
    - buttare al vento miliardi di lire ogni giorno, per sostenere i costi della missione,
    - esporci al rischio di situazioni imbarazzanti, che sono sempre in agguato, magari nella rada di Valona,
    - mettere i nostri uomini in situazioni di rischio e di assurda impotenza (domenica scorsa hanno portato al sicuro un industriale italiano che rifiutava di pagare il pizzo ad una banda di 25 criminali, mentre hanno lasciato ammazzare, assistendo impotenti alla scena ["non rientra nei compiti della missione"], il cognato albanese dell'uomo, rimasto a difendere l'azienda dall'assalto armato della banda!).

    Se con questa missione Prodi e Dini pensavano di acchiappare due piccioni con una fava, fermare l'immigrazione clandestina e mostrare la capacità dell'Italia di gestire il proprio ruolo di media Potenza, temiamo che l'unica cosa che hanno mostrato al mondo è stata quella di aver bisogno dell'ONU per risolvere (ma fino a quando? oltretutto gli sbarchi stanno continuando come prima) un problema tutto sommato banale, di immigrazione extracomunitaria, nell'incapacità di farlo da soli.

    Se è con questo che pretendiamo il seggio al Consiglio di Sicurezza, avremo di che sospirare, hat in hands...

    A meno che, nella fervida mente dei nostri ex-comunisti non vi fosse anche la speranza o il proposito, con la missione in Albania, di dare una mano agli ex compagni albanesi per tornare al potere.
    Chiedere all'on. Fassino per delucidazioni.

    Hat in hands

    La storia del 3% di Maastricht per la moneta unica ci ha stomacato.

    Da mesi era noto che l'Italia sarebbe rimasta fuori dalla lista dei papabili in questa prima fase, indipendentemente dai decimali in più o in meno, vuoi per evitare l'impatto negativo sull'opinione pubblica tedesca nell'anno elettorale, vuoi per l'evidente artificiosità dei conti italiani, ottenuti con manovre fiscali e di make up finanziario piuttosto che con misure strutturali, vuoi perchè al di là del mitico 3% esistono anche altri parametri fissati a Maastricht, di cui si fa finta di dimenticare l'esistenza e che non solo non sono stati rispettati ma che addirittura continuano ad andare nella direzione opposta (rapporto debito pubblico/PIL al 60%, mentre ci troviamo ancora al 120% con tendenza all'aumento visto il calare del PIL), vuoi perché tenere gli attuali governanti italiani al guinzaglio, mentre sbavano per ottenere la carota, può giovare alle economie franco-tedesche.

    Su quest'ultimo punto ci siamo già soffermati nel N.8 (v. Taiwan): costringere Prodi a drenare tutte le risorse del Paese nella rincorsa ai parametri di Maastricht, facendogli distruggere le capacità produttive dell'industria italiana, ed impedendo ogni ribasso competitivo della lira, non può che giovare infatti alla concorrenza franco-tedesca, sempre a disagio difronte all'aggressività e competitività delle imprese italiane (compito facilitato dall'aiuto interno fornito dai comunisti, rifondati e non).

    Sarà una coincidenza, o un segno del destino, ma lo stesso giorno della "esclusione" dell'Italia, il Commissario europeo ai Trasporti, Neil Kinnock, ha bocciato il piano di ristrutturazione dell'Alitalia, nel momento in cui la compagnia di bandiera, attualmente terzo vettore in Europa per dimensioni, si appresta a lanciare una nuova fase di espansione, con l'acquisto di nuovi aerei e l'apertura di nuovi scali, e nello stesso momento in cui la British Airways si lancia massicciamente sul mercato italiano.

    Che l'Europa che conta abbia voluto dare un ennesimo schiaffo a Prodi e al suo governo è dimostrato, come noto, dal fatto che l'Italia è stata esclusa perché ferma al 3,2%, mentre sono stati ammessi tutti gli altri Paesi che si trovano nella stessa situazione!

    Ci duole, perché il disprezzo che cade su Prodi ed il Governo cade in realtà su tutto il Paese ed i suoi cittadini, ma non può meravigliarci: è la logica conseguenza di chi prima cerca di fare il furbo con gli stranieri, prendendo gli schiaffi di Aznar e Chirac (v. Convergenze Parallele), poi si rivolge agli stessi col cappello in mano (cfr. "Italy with hat in hands" in Lettera dall'Europa) per avere soccorso e comprensione.
    La Storia d'Italia si ripete senza fine!

    E come se non bastasse, i bambini stizziti si lasciano andare pubblicamente a fulminanti dichiarazioni di orgoglio ferito.

    Non contento del "...gli faremo vedere i sorci verdi!", Prodi minaccia Kohl ricordandogli "ciò che l'Italia sa fare nei supplementari" (sai che paura...) e ordinando alla Farnesina di boicottare per ripicca l'avvicinamento dei Paesi ex-comunisti dell'Est all'UE, che tanto sta a cuore alla Germania.

    Per non parlare del Presidente della Repubblica che, avendo ormai evidentemente invertito i tempi delle esternazioni e dei silenzi imbarazzati, invita pubblicamente il Governo a ribellarsi all'applicazione di trattati liberamente sottoscritti dall'Italia, trovando stupido (il termine è nostro) "interpretarli da ragionieri!".

    Nessuno si è chiesto invece perché l'Italia sia stata il primo Paese a ratificare subito il trattato di Maastricht, con tutti i suoi parametri, senza alcun dibattito nell'opinione pubblica e senza nessuna seria riflessione sulle conseguenze per il nostro Paese al momento di applicarlo: ma perché meravigliarsi, è la stessa superficialità, pressappochismo e incompetenza che portarono ad accettare le "quote latte", senza probabilmente sapere di cosa si stesse parlando, il contingentamento del vino, il libero uso del nome "pasta" per schifezze prodotte a buon mercato non-si-sa-dove, e così via.

    Per inciso, è divertente vedere come questi sempreverdi "democratici antifascisti" prendano a modello per le loro reazioni, le analoghe reazioni del Regime Fascista alle "Inique Sanzioni"...

    Invece di fare i ridicoli con simili reazioni stizzite, pensassero i nostri governanti ad acquisire autorità "sul campo", riacquistando con i fatti, non con le chiacchiere e le "tasse per l'Europa", la dignità perduta!

    Già, la dignità...

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