Iakov Levi
 

Pinocchio e il culto degli alberi

30 Sett. 2003

Supplemento al saggio Pinocchio. Il rito iniziatico di un burattino.


essi, i loro re, i loro capi,
i loro sacerdoti e i loro profeti.
Dicono a un albero: Tu sei mio padre,
e a una pietra: Tu mi hai generato
(Geremia, 2:27)

I miti e le fiabe si servono dei simboli che sono rappresentazioni sintetiche e condensate cariche di energie. Da qui il grande sforzo che dobbiamo investire per decodificarne i significati.
Karl Abraham ha definito il mito un sogno collettivo ("Psicoanalisi ed etnologia"  in Opere, B.Boringhieri, Torino 1975 e 1997, Vol.II, pp.509 sgg.).
Come nei sogni, a ogni livello se ne condensa un altro, fino a che la tensione non trova un suo equilibrio nella rappresentazione finale che ne emerge. E’ energia che diventa materia. Analizzare un sogno significa scomporre nuovamente la sintesi della materia in energie.

Non è un caso che sia Giuseppe, il padre di Gesù, che Geppetto fossero falegnami, e Geppetto crei l’uomo da un albero.
Quando il mito ci dice che Giuseppe era un falegname, allude al fatto che anche lui aveva fatto l’uomo da un albero.
 Abbiamo visto come Gesù fu impiccato alla croce che è l’albero della vita, per aver profanato l’albero della conoscenza, che è il corpo – genitale del dio.
A proposito, il Talmud non parla di crocifissione. Menzionando Gesù dice: “Impiccarono Gesù  alla vigilia di Pasqua” (Sinhedrin 43a).
Non crocifissero, bensì impiccarono, come Pinocchio che fu impiccato alla Quercia Grande.

Nel Deuteronomio leggiamo:

Quando cingerai d’assedio una città per lungo tempo, per espugnarla e conquistarla, non ne distruggerai gli alberi colpendoli con la scure, ne mangerai il frutto, ma non li taglierai, perché l’albero della campagna è forse un uomo, per essere coinvolto nell’assedio ? (20,19)
Apparentemente la domanda è retorica, ma l’associazione è chiara, uomo = albero.
In Ezchiele:
Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso; faccio segare l’albero verde e germogliare l’albero secco, Io, il Signore, ho parlato e lo farò. (17,24)
Ovvero, il Signore crea l’uomo, che è un albero, e ne fa quello che vuole.

Nel libro dei Giudici:
"Si misero in cammino gli alberi
per crearsi un re"
(9,8)

Dalle citazioni menzionate impariamo che un albero = dio = uomo. Dall'albero - dio viene l'uomo - albero, come è scritto: "Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio" (Gen., 5,2).
Quando il Profeta si lamenta: "e con il clamore delle sue prostituzioni ha contaminato il paese; ha commesso adulterio davanti alla pietra e davanti agli alberi" (Geremia, 3,9) intende dire che Israele ha commesso peccato, idolatrando le pietre e gli alberi con la prostituzione sacra che era il culto principale degli antichi ebrei, come lo era dei cananei.
I Profeti fecero del culto degli alberi, molto diffuso tra gli Israeliti, un culto idolatra a posteriori, ma  questa era la loro religione originale, e non una saltuaria prevaricazione.

Ed ecco che Pinocchio è un pino- cchio, ovvero, un albero di pino.

Il Natale si festeggia con un albero = pino- cchio.
Il culto dei pini e degli abeti era legato a Dioniso, e nella Siria ellenista durante il solstizio d’inverno, che corrisponde al Natale, festeggiavano la risurrezione di Dioniso, il bambino sbranato dai Titani e ricomposto da Demetra, con grandi fiaccolate (le candeline sull’albero di Natale) nelle foreste di abeti sacri a Dioniso.

Ma la condensazione non finisce qui. Dioniso era all’inizio il capro sacro, il padre Totem delle tribù greche, equivalente al capro Jahveh, totem delle tribù ebraiche, e ancora nelle monete elleniste Dioniso bambino appare con lo stesso volto di Zeus.
Nel mito orfico, Dioniso nasce da Persefone con le corna. Nella rappresentazione del Presepe le corna sono apparentemente sparite, ma la tensione energetica si scarica spostandole sul bue vicino al Bambino Gesù.
Quando un elemento viene rimosso, continua a premere per un riconoscimento e riesce a emergere nelle maniere più strane.
Vediamo che come Dioniso, Capro e Padre, si condensa con Dioniso bambino sbranato dai Titani, così l’albero che era il corpo del dio - Padre, si condensa nel corpo del dio – Figlio. Geppetto albero e falegname diventa Pino – cchio.

Che l’albero fosse all’inizio il corpo - genitale del dio-Padre è stato sufficentemente provato da Theodor Reik in Myth and Guilt (G. Braziller, New York 1957). Il peccato originale, cibarsi dell'albero della conoscenza, corrisponde, quindi, all'atto di aggressione cannibalistico primordiale verso il pene paterno.
Reik ha parlato dell'albero della conoscenza. Ma vi erano nel Giardino dell'Eden due alberi: L'albero della conoscenza e l'albero della vita. Il primo è il Padre, il secondo è la Madre. Infatti, il Signore teme che l'uomo prenda dell'albero della vita solo dopo essersi impadronito della conoscenza genitale paterna, non prima ( Gen. 3,22).

In Israele, quando i bambini vogliono dire che parlare con una determinata persona è inutile, dicono: “E’ come parlare con gli alberi e con le pietre”.
L’inversione è bellissima, poiché i nostri avi parlavano proprio con gli alberi e con le pietre (un’altra rappresentazione del dio, vedi Theodor Reik, "Il Mosè del Michelangelo e gli avvenimenti nel Sinai", supplemento a "Lo Shofar" in Il rito religioso, Bollati Boringhieri, Torino 1969 e 1977) per essere ascoltati ed esauditi.

Nessuno ha mai pensato che l'espressione "albero genealogico", che indica la linea di discendenza dagli avi, non rappresenta una formula astratta, ma tradisce la concezione inconscia arcaica e concreta che noi tutti veniamo da un albero, il nostro primo avo e dio, e che ne facciamo parte, siamo i suoi rami. Nel nostro inconscio non esistono astrazioni, ma solo concetti concreti, che poi vengono interpretati come se fossero astratti ed allegorie, come parte del processo di sovrapposizione e resistenza. Quello che Freud ha chiamato "resistenza" alla decodificazione dei contenuti inconsci, la quale si serve dell'isolamento dell'affetto dalle sue radici concrete.

La verità è praticamente indistruttibile. Anche sotto infiniti strati di sovrapposizioni e razionalizzazioni, soffusioni, archetipi e mitologemi il cui unico scopo è creare un isolamento dei contenuti originali e resistere la loro essenza pulsionale e concreta, alla fine il gatto viene sempre fuori dal sacco.
(A proposito di gatti e di volpi e il loro pene nascosto, che alla fine “viene sempre fuori dal sacco”)

P.S.: Sembra che Benedetto Croce abbia detto che "il legno da cui è stato intagliato Pinocchio è l'umanità stessa".
Associazione illuminante. Non è forse così?


Links
Isolamento e qualche gatto
Una storia di sassi. Dalla teoria cloacale al parricidio primordiale
Sapere e conoscenza. Dai riti iniziatici alla filosofia platonica



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