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Racconto Segnalato come "meritevole di pubblicazione"

Il tailleur grigio

di Fabrizio Bianchini di Tolentino (MC)

 

 

Piove. Piove a dirotto.

Lei dorme di fianco a me, rannicchiata sul sedile. Ogni volta che incrociamo un’autovettura, cerco di approfittare del fascio di luce per sbirciare il suo viso, così stanco, così innocente, così…

Mi ritrovo a sorridere. Innocente?

La macchina corre veloce sulla statale semi deserta. Guardo l’orologio sul cruscotto, sono le 4.06 di domenica. Regolo il condizionatore, poi cerco di concentrarmi sulla guida. Un camion ci incrocia. Istintivamente i miei occhi volano a lei, alle sue gambe sode e affusolate, perfettamente depilate. La gonna del tailleur, leggermente ritirata, la rende ancora più desiderabile. Le sfioro una coscia con le dita e Sandra, così ha detto di chiamarsi, si muove quasi impercettibilmente. Alla radio suonano “I’m no angel”, di Dido. Già, “no angel”…

 

 

Era stata una settimana uguale a tutte le altre: lavoro, figli, moglie, palestra; palestra, moglie, figli, lavoro, la partita di calcetto il venerdì sera, e poi il sabato. Quel sabato. Ieri.

- Andrea, posso invitare mamma oggi, e farla fermare fino a domani? Lo sai, le piace stare con i ragazzi. Posso?

- Fai come vuoi, - rispondo sbuffando, dal bagno . – Basta che te la vai a prendere e te la riporti a casa. Io non ne voglio sapere niente. Ai figli glielo dici tu che gli hai rovinato il sabato?

Mentre applico sul mio viso l’emulsione idratante, mi scopro a pensare, guardandomi allo specchio, che sono davvero un bell’esemplare di quarantenne. E’ vero, i capelli sono spruzzati di bianco e attorno agli occhi appare qualche ruga, ma il sorriso furbetto, da simpatica canaglia, è quello di sempre, anzi, con gli anni sono convinto di averci guadagnato in classe.

Mi piace lasciarmi la barba lunga di un giorno, il sabato. Laura, mia moglie, dice che mi rende ancora più interessante. Prendo le forcine e sistemo le sopracciglia, poi con le forbici regolo la peluria del naso. Mi avvicino il più possibile allo specchio per osservarmi sopra le spalle e dietro la schiena: sì, l’estetista ieri ha fatto un buon lavoro. Non sopporto i peli superflui, nemmeno in un uomo. Cronometro trenta secondi di sciacqui con il collutorio antiplacca.

Sputo.

Esco dal bagno.

- A che ora vai a prendere la rompiscatole? – chiedo.

- Verso le 11.00, penso.

- Che allegria, almeno se li porta da casa pranzo e cena?

Si muove scalza sul parquet, indossando solo mutandine e reggiseno. Neri.

Mi avvicino di soppiatto alle sue spalle e le appioppo una sonora manata sul fondoschiena.

- Ahi, scemo, fai male!

La accosto a me e la bacio mordicchiandole il labbro inferiore.

 

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