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Il "Concorso" visto con gli occhi di un giurato

Annotazioni sull'edizione 2003

di Francesco Potenza

 

 

Le parole sono pietre. E’ l’intestazione del concorso di poesia e narrativa "Parole per comunicare", giunto alla sua terza edizione, mai così felice per numero di opere ed autori in gara. Già, le parole sono pietre: sembra una frase fatta, scontata, di quelle che si dicono e sentono per strada tutti i giorni, ed invece ha un significato profondo, su cui occorre riflettere.

Così bussa alla mente, nitido, un ricordo di una scena d’un film già visto, quel "Palombella rossa" di Nanni Moretti in cui l’attore e regista romano schiaffeggiava una giornalista che giocava con le parole e contemporaneamente la rimproverava tuonando "Ma come parla ! ma come parla! le parole sono importanti !".

Oppure torna in testa l’indimenticabile ultimo ciak di Massimo Troisi, quel commovente postino di Neruda che aveva imparato a toccare il cuore degli altri con i versi delle poesie e che fissava la luna nella sera, con penna e taccuino tra le mani, senza riuscire a scrivere un solo rigo. Perché le parole sono importanti, le parole sono pietre e prima che un solo verso partorisca da una penna e da un cuore occorrerebbe fare attenzione, proprio come faceva quel tenerissimo ed indimenticabile Troisi. E tanto più tale ultima riflessione acquista valore di questi tempi, in cui è sempre più facile scherzare con i sentimenti, confondere l’amore con la mortadella, l’amicizia con un pacchetto di bubble gum consumate, i sentimenti con gli oggetti. Ecco, le parole sono pietre. Le parole sono sacre, aggiungiamo noi, a maggior ragione quando con l’inchiostro si immortalano sopra un comune pezzo di carta. E sempre di più in questo tempo di spreco verbale e di consumismo sentimentale. Parlare è un diritto ma anche una responsabilità, e ci vuole attenzione in tutto quello che si fa, come mirabilmente scrisse, in un’occasione, l’eurodeputato Simone Veil.

Fare il giurato in un concorso di poesia e narrativa e decidere quale sia la migliore lirica o il miglior racconto è un compito scomodo e difficile, per quanto prestigioso. Ancor più quando il numero dei partecipanti è assai corposo, come in questa fortunata edizione del premio. L’analisi dei testi pervenuti richiede una concentrazione notevole ed il giudizio che ne deriva è il parto di una valutazione che, per quanto non possa e non debba prescindere da elementi oggettivi, finisce comunque con l’attenere alla sfera soggettiva del giurato.

Le trappole in cui un giurato può incorrere nella valutazione dei componimenti sono serie e numerose. In prima analisi, occorrerebbe stabilire quale sia in concreto il più valido ed efficace parametro di valutazione delle opere.

Si pensi, ad esempio, alla sezione poesia in lingua italiana: quale poesia premiare come vincitrice tra le centinaia esaminate ? Il parametro più logico potrebbe essere quello della poesia più bella. Ma la categoria bellezza, in poesia, è sfumata al punto tale da richiedere ulteriori definizioni e precisazioni. Qual è la poesia più bella ? Quella che parla d’amore piuttosto che d’odio (parametro del contenuto), quella che fa riferimento a fatti concreti e realmente accaduti piuttosto che a fatti immaginari, ideali, mai accaduti, quella dal linguaggio universalmente comprensibile piuttosto che quella dal linguaggio ermetico e metaforico, quella che trae spunto da vicende individuali piuttosto che collettive, quella a rime baciate piuttosto che a rime sciolte, o viceversa ? Ammesso e non concesso, dunque, che esista un parametro di valutazione universale delle opere che può identificarsi nel termine bellezza, bisogna convenire che assai arduo è raggiungere un giudizio universalmente valido sul medesimo concetto di bellezza. Ne consegue che, per quanto una giuria possa essere compatta nella individuazione e premiazione del testo migliore tra quelli pervenuti, a tale risultato la medesima perviene sempre sulla scorta di un concetto, quello di bellezza del componimento, di per sé difficilmente qualificabile, determinabile ed universalmente definibile.

Ecco perché il ruolo di un giurato costretto a premiare una tra centinaia di opere pervenute è difficile. E non solo per quanto sin qui detto, ma anche perché non sempre quanto viene espresso nella forma migliore o più bella (che dir si voglia) corrisponde ad un travaglio interiore e ad un’ispirazione autentica meritevoli di lode da parte di una giuria.

Ed è questo il dubbio più amletico che un qualsiasi giurato è chiamato a sciogliere: se, in altre parole, il premio va dato al grado più autentico dei sentimenti, allora andrebbe indistintamente assegnato a tutti i partecipanti, se non altro perché un giurato, per quanto competente, non può sempre capire se alle parole del componimento corrisponda una partecipazione totale dell’animo dell’autore, ovvero un’affinata capacità di emulazione derivante dalla costante lettura di poesie di grandi autori, o ancora la semplice capacità di creare artificiosi cocktail di parole senza una reale adesione dell’animo.

Tuttavia, il ruolo della giuria del concorso era quello di trovare un vincitore per le tre sezioni, e tale compito è stato assolto con impegno, con fatica ed in perfetta buona fede, e nella consapevolezza di adempiere ad un compito gravoso. I canoni adottati sono stati quelli soliti e cioè quelli della bellezza, dell’immediatezza e dell’importanza del messaggio contenuto nei componimenti, della musicalità dei versi (parametro decisivo soprattutto nelle liriche in vernacolo), della originalità e del ritmo narrativo (nella sezione dei racconti).

Si è trattato di un viaggio entusiasmante nel cosmo infinito dei sentimenti, espressi nelle forme più varie, talora goffamente o solennemente, talora delicatamente o in maniera sublime, da parte di autori in erba o forse già affermati nei contesti locali o nazionali.

Un viaggio alla fine del quale chi scrive sente di esprimere un grazie di cuore agli autori, tutti egualmente impegnati nel tentativo di lasciare ai fogli dei quaderni o a quelli formato pc, un frammento della loro e della nostra immortalità. Parole misurate, parole importanti, parole e sentimenti. Parole come pietre.

 

 

 

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