Il processo di unificazione dell'Europa Quali sono le condizioni nelle quali il processo si può concludere con la cessione della sovranità dagli Stati nazionali ad uno Stato federale europeo?Una trasformazione storica di enorme portata come questa non può comunque essere realizzata in una situazione nella quale l'opinione pubblica e i politici sono anestetizzati da una situazione di diffuso benessere e di apparente sicurezza. Perché essi escano dall'anestesia è necessaria una crisi acuta, o una sua minaccia concreta e immediata: quindi una situazione paragonabile a quella che ha portato alla fine dell'Unione Sovietica o a quella che ha scosso anni fa l'Argentina. Si deve sottolineare che le crisi non si risolvono da sole per una sorta di dinamica interna: esse sono momenti della scelta, cioè quelli in cui si manifesta la libertà nella Storia, quando l'azione umana consapevole può decidere se in certo luogo viene imboccata la strada della promozione dei grandi valori politici e sociali o quella della decadenza e del caos. Ma quando ha mosso lentissimamente i primi passi il processo di integrazione europea? La Rivoluzione americana del 1776 che poi portò alla
nascita del primo Stato federale al mondo nel 1787 influenzarono
profondamente la storia europea contribuendo alla Rivoluzione francese,
ma non seppero essere d'esempio per le nostre istituzioni. Anche il tentativo di "Unione Europea" alla fine degli anni '20 da parte del ministro degli esteri francese Aristide Briand (1862-1932) e del conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972) andò incontro al fallimento. Pure l'iniziativa degli inglesi nel secondo dopoguerra con l'istituzione del Consiglio d'Europa non ebbe miglior fortuna nonostante le grandi speranze iniziali. Si seppe solo creare un'organizzazione politica talmente insignificante che la maggior parte degli europei la confonde con il Consiglio Europeo (che invece è la riunione dei Capi di Stato e di governo della UE.) Siamo invece pienamente coinvolti nelle istituzioni che presero origine dalla Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, alla quale seguì la messa in comune, limitata ma reale, di parte della sovranità degli Stati. Davvero il XXI secolo vedrà finalmente l'unità
politica del nostro Continente?
Curiosità . Si può riconoscere anche per le banconote la stamperia di provenienza. Si tratta di mettere in ordine alfabetico nella propria lingua i nomi dei Paesi, e poi di attribuire una lettera in ordine alfabetico inverso, escludendo però la O e la Q. Quindi: Belgio=Z, Grecia=Y, Germania=X, Danimarca=W, Spagna=V, Francia=U, Irlanda=T, Italia=S, Lussemburgo=R, Paesi Bassi=P, Austria=N, Portogallo=M, Finlandia=L, Svezia=K e Regno Unito=J. Vocabolario dell'euro. Nel Regolamento Europeo n. 1103/97 del Consiglio Europeo del 17 giugno 1997 relativo a talune disposizioni per l'introduzione dell'euro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. L 162 del 19/06/1997 si considera al punto (2) che "nella riunione del Consiglio europeo a Madrid (15 dic 1995, N.d.R.) è stato deciso che" [...] "la denominazione della moneta unica deve essere la stessa in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea, tenuto conto dell'esistenza di alfabeti diversi". Queste regole sono state adottate per il disegno e la stampa di monete e banconote, e dunque quando anche la Bulgaria adotterà l'euro su monete e banconote comparirà anche un "EBPO", oltre agli attuali "EURO" e "EYPΩ". Si ribadisce questo concetto al punto (3) del Regolamento Europeo n. 974/98 del Consiglio Europeo del 3 maggio 1998 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. L 139 del 11/05/1998 e si aggiunge anche: "che l'euro in quanto moneta degli Stati membri partecipanti sarà diviso in cento unità divisionali denominate "cent"; che la scelta del nome "cent" non esclude l'utilizzo delle varianti linguistiche di tale termine in uso comune negli Stati membri". Quindi si parla di "unica denominazione", non di "plurale invariabile". Dal sito dell'Unione Europea è
possibile d'altra parte scaricare un documento datato 8 gennaio 1999 in cui si elencano
gli "Spelling of the words "euro" and "cent" in the official
Community languages - to be used when drawing up Community Legislative
acts". Fin qui il quadro comunitario. In Italia l'Accademia
della Crusca disse anni fa che "gli euri" sarebbe stato più
corretto (come riportato da Repubblica del 5 gennaio 1999) salvo poi cambiare idea nell'autunno del 2001 perorando la
causa de "gli euro", mentre il 20 novembre 2001 anche il Parlamento
italiano in occasione della conversione del Decreto Legge n.350 del 25
settembre 2001 (sull'introduzione dell'euro) correggeva da "euri" ad
"euro" ogni riferimento alla moneta unica, e il plurale invariato oggi
pare aver l'utilizzo prevalente anche nel parlar comune. La partecipazione
all'euro implica saper tener i conti sotto controllo. |
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